Sull'argomento segnalo dal MESSAGGERO ABRUZZO di martedì 10 maggio 2005 la bela pagina regionale dedicata all'argomento
GRAN SASSO UNA MONTAGNA DI ENIGMI
Ambientalisti cauti sullo stop al terzo traforo. Srour: «Massima vigilanza» L’assessore: «Commissario e Infn dicano cosa intendono fare. E siano convincenti»
di CLAUDIO VALENTE
PESCARA - Pare che il terzo traforo del Gran Sasso sia un progetto ormai cancellato, pare. Pare, eh. Perchè quel che è certo è che un’ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri ha cambiato la destinazione dei 60 milioni di euro riservati per legge (366/90) alla progettazione e alla realizzazione del terzo traforo, milioni tolti all’Anas e affidati al commissario straordinario per il Gran Sasso, Angelo Balducci, e che dovranno servire alla messa in sicurezza dei Laboratori dell’Infn-Istituto nazionale di Fisica nucleare. Solo questo è certo. «Il terzo traforo non si farà, il buon senso prevale sulla logica dei grandi appalti», esultava Legambiente sabato scorso. Calma, calma. Già, perchè se sembra indubitabile che i soldi per il traforo non ci siano più (sia per il cambio di destinazione, sia perchè sono passati quindici anni dalla legge 366/90 ed ora costruire il traforo costerebbe ben più di 60 milioni), non è detto che in futuro non possano esserne trovati altri: l’ordinanza governativa non modifica in alcun modo l’impianto legislativo (la 366/90, la successiva legge-obiettivo e l’accordo Stato-Regione) che ha sancito la necessità del terzo traforo, e poi tra i ”progetti di messa in sicurezza” dei Laboratori, affidati al commissario ma tutt’altro che specificati, chissà che non spunti di nuovo quello che oggi si ritiene cancellato ma che (per legge, lo ricordiamo) era stato valutato come indispensabile per i Laboratori. Fatte queste considerazioni il Wwf, l’Abruzzo social forum e il Comitato per la tutela delle acque del Gran Sasso hanno preferito condividere solo parzialmente l’entusiasmo palesato da Legambiente, dicendosi «cautamente soddisfatti» dall’ordinanza governativa. Dante Caserta, presidente regionale del Wwf: «Noi saremo soddisfatti solo quando quell’impianto legislativo sarà smantellato, e quando il commissario straordinario ed i Laboratori mostreranno d’aver cambiato rotta. Ricordiamo che il progetto del terzo traforo è bloccato da una sentenza del Tar Abruzzo contro il quale Anas e Infn hanno opposto ricorso al Consiglio di Stato: ecco, ritirare quel ricorso sarebbe un gesto di buona volontà. Come lo sarebbe che l’Infn si aprisse ad un confronto per spiegare ai cittadini quali sostanze pericolose sono stoccate sotto il Gran Sasso, e quali rischi si corrono. Nessuno ha dimenticato il caso-borexino, lo sversamento di quel liquido pericoloso nelle acque del Gran Sasso, il 16 agosto del 2002. E il commissario, poi: ha poteri illimitati, ma da due anni si sottrae ad ogni confronto. Cos’ha fatto in questi due anni, e quali progetti ha in mente, ora che disporrà di tutti questi soldi? Perchè si nasconde?». Piero Angelini e Corrado Di Sante (Comitato per la tutela delle acque e Asf) incalzano: «L’unica cosa che ci conforta è che i soldi non ci sono più, o comunque sono ormai troppo pochi per il traforo. Ma il commissario e l’Infn debbono uscire allo scoperto, tirar fuori i loro progetti, spiegare quali esperimenti si stanno conducendo, dire ai cittadini cosa si nasconde sotto la montagna. Il ministro Lunardi ha portato l’Infn ad affidare allo studio Lombardi di Lugano la realizzazione del progetto per il terzo traforo, e quel progetto è sempre là, se non ci sarà la volontà politica per fermarlo potremmo ritrovarcelo di nuovo davanti. Forse la nuova Giunta regionale dovrebbe battere un colpo». La nuova Giunta regionale. E per essa l’assessore alle Opere pubbliche, Mahmoud ”Mimmo” Srour, ingegnere e aquilano d’adozione, che se c’è da parlare di Gran Sasso non si tira indietro. E batte il colpo richiesto: «Questa vicenda la conosco bene, anche se non conosco ancora bene il testo dell’ordinanza governativa, ma l’avrò presto tra le mani. E comunque: la decisione di stornare quei milioni era nell’aria». Una decisione che non cancella l’impianto legislativo pro-traforo. «Per forza, il Governo non può abrogare una legge con un semplice atto». E allora? «Allora adesso il commissario straordinario dovrà convocare una conferenza di servizi sulla messa in sicurezza dei Laboratori, messa in sicurezza che ritengo urgente, indifferibile. Alla conferenza di servizi partecipano tutti gli enti interessati al problema, compresa la Regione, sia pure con un ruolo consultivo». Può far poco, allora. «Eh, no: può far molto. Può vigilare strettamente, e potete scommetterci che lo faremo. Sono cambiate tante cose, è cambiato il ”vento” politico in Abruzzo e in Italia, ed è cambiata anche l’impostazione scientifica su quel che può servire a rendere i Laboratori più sicuri». Insomma, il terzo traforo potrebbe semplicemente essere superato come misura di protezione dei Laboratori. «Ecco». Ma non è detto. «Non è detto. E allora noi aumenteremo la vigilanza, perchè l’acqua del Gran Sasso è preziosa per gran parte della comunità che amministriamo. La salute degli abruzzesi ci riguarda, dobbiamo dfenderla a tutti i costi. E lì sotto, nei Laboratori, può succedere di tutto: e noi non lo vogliamo. Per questo il commissario e l’Infn dovranno spiegarci con chiarezza tutto quel che intendono fare, e dovranno essere convincenti. Noi non cederemo di un metro. Ci aspettiamo collaborazione e trasparena. Anzi: le pretendiamo. Si regolino».
TERAMO/I DUBBI DI CRISCI
di CLAUDIO FAZZI
TERAMO - Il terzo tunnel del traforo del Gran Sasso non sarà più realizzato? «Prudenza e cautela» sono le parole d’ordine del parlamentare teramano dei Ds, Nicola Crisci. Una valutazione prudente e una soddisfazione con cautela. Crisci, infatti, non è affatto convinto che l’ordinanza della presidenza del Consiglio dei Ministri, con cui si «autorizza l’Anas a trasferire al commissario delegato le risorse finanziarie della legge 366 del 1990 per il proseguimento delle iniziative di carattere urgente finalizzate alla messa in sicurezza dei laboratori del Gran Sasso e per la eventuale bonifica delle aree inquinate», significhi l’automatica rinuncia alla realizzazione della terza canna del traforo. Anzi, il timore di Crisci, ed ecco perchè annuncia un controllo parlamentare, è che si possa realizzarla adesso, attraverso una delega piena al commissario, senza particolari ”attenzioni”, adducendo motivazioni di emergenza ed urgenza. «Non sta scritto da nessuna parte che la terza canna non sarà più realizzata» spiega il parlamentare, primo firmatario, tra l’altro, di una proposta di legge per la modifica della 366, in materia di completamento ed adeguamento del laboratorio di fisica nucleare del Gran Sasso, che indicava la strada del trasferimento delle risorse per la realizzazione del terzo tunnel alla messa in sicurezza e ai parchi. La legge prevede(va) «la realizzazione di due nuove sale laboratorio in sotterraneo, una galleria carrabile di accesso e servizio per il collegamento autonomo del laboratorio dell’Infn con l’esterno sul versante aquilano e l’ampliamento e l’adeguamento del centro direzionale - laboratorio esterno di Assergi». «L’ordinanza non specifica granchè» afferma Crisci. «Okay - aggiunge -, l’Anas è autorizzata a trasferire al commissario delegato le risorse finanziarie, ma qual è il progetto di intervento? Che tipo di messa in sicurezza il commissario per l’emergenza vuole realizzare? E se il commissario ritenesse di dover realizzare, proprio per questioni di emergenza, anche un tunnel perchè quest’opera, come già ritenuta in passato, fa parte del progetto della messa in sicurezza? D’altra parte, all’Anas erano già stati destinati undici miliardi di lire perchè provvedesse alla realizzazione di opere per il miglioramento delle zone dei lavori, mentre cinque miliardi erano per il Consorzio, quattro per il museo, novanta per le sale del laboratorio e il terzo tunnel. Perchè ad un commissario, che avrebbe dovuto gestire il momento di emergenza, vengono trasferite tutte le risorse? Sono d’accordo, naturalmente, sulla messa in sicurezza, ma i termini così massicci dell’intervento consigliano cautela ed attenzione. La delega al commissario Angelo Balducci, nominato per l’emergenza, impone una conoscenza dell’intervento e non una secretazione. Non vorrei, insomma, che venisse pregiudicato ulteriormente il sistema Gran Sasso. Se, poi, serve solo la messa in sicurezza, perchè non vengono precisate le somme necessarie per i singoli interventi?» «La legge 366, che non condividevamo, è stata svuotata con un’ordinanza - conclude -. Erano, dunque, fondati i nostri timori sulla sicurezza, ma bisogna vigilare sulla natura dell’intervento».
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