"Mandati" contro 25 disobbedienti tra i quali Nunzio D'Erme.
Si sono presi un bel po' di tempo, i giudici romani del Riesame. Per un mese hanno scavato nella "carriera" degli inquisiti del 6 novembre, quelli che erano entrati in massa in un ipermercato della periferia di Roma e poi in una megalibreria del centro mentre sfilava un grande corteo contro precarietà e carovita. Poi hanno accolto, anche se parzialmente, la richiesta di un pm iperattivo: cinque arresti domiciliari e quindici obblighi di firma per ventitré attivisti di centri sociali romani, il più noto senz'altro è Nunzio D'Erme, quarantatreenne, consigliere comunale disobbediente. Salvatore Vitello è uno che vorrebbe vedere in gabbia anche i senza-casa che occupano stabili fatiscenti prima che siano preda di speculatori. Infatti è per loro che ha coniato il reato di associazione a delinquere finalizzata all'occupazione di casa. Poi vorrebbe anche chiudere un sito, Indymedia, per una vignetta satirica sul nuovo papa. Insomma è uno che ha la parola pronta per definire i partecipanti a ogni forma di lotta sociale: delinquenti. All'indomani del 6 novembre, Vitello, non aveva avuto dubbi a cucire su una sessantina di manifestanti un reato paradossale: rapina aggravata. Perfino al gip, però, la richiesta di arresti era sembrata spropositata ma Vitello è ricorso al Tribunale della libertà. E lo stesso ha voluto fare per gli "associati a delinquere" di Action. Le due liste di "delinquenti", quelli del Panorama e quelli delle case occupate, hanno tre nomi in comune e il Riesame si pronuncerà il 23 maggio sulla eventuale convalida di misure cautelari. E' evidente quel «tentativo di comprimere gli spazi di agibilità per i movimenti», che denuncia Guido Lutrario, portavoce dei disobbedienti romani.
I cinque per i quali si vorrebbero i domiciliari sono, oltre a D'Erme, Luca Blasi, Francesco Brancaccio, Paolo Do e Giovanna Cavallo mentre Guido Lutrario, Maurizio Precoma, Francesco Raparelli, Giordano Luparelli, Vanessa Turri, Guido Farinelli, Lorenzo Sansonetti, Francesco Saverio Ciacciarelli, Giorgiana Viccaro, Emiliano Viccaro, Antonio Salerno Piccirino, Anubi D'Avossa Lussurgiu e Alberto De Nicola. Entro cinque giorni ricorreranno in Cassazione. Fino all'udienza resteranno in libertà. Ci vorranno mesi, forse, da sfruttare, come propone l'avvocato Marco Lucentini, per una campagna contro il codice Rocco e per un'amnistia per i 10mila tra operai, studenti, antifascisti, disobbedienti, tramvieri, denunciati negli ultimi anni per aver scioperato o manifestato mentre tutta la sensibilità garantista del governo viene applicata in favore dei bancarottieri. Ultimi, in ordine di tempo, i 21 disobbedienti denunciati ieri per l'occupazione dell'aeroporto di Rimini contro i "voli di morte" dell'esercito Usa. «C'è una generazione politica criminalizzata, se ne deve occupare il Parlamento», dice anche Michele De Palma, coordinatore nazionale dei Giovani comunisti.
I 23 - disobbedienti di Action, precari e studenti di Esc, Strike e Acrobax, occupanti del Corto Circuito, di Spartaco e dell'Astra - sono una "goccia" del mare che inondò quel centro commerciale, con carrelli della spesa colmi di beni inaccessibili (lo avevano chiamato il "paniere precario") per chi ha un reddito basso e intermittente. Perciò alle casse chiesero sconti massicci e lo stesso fecero, sempre senza violenza e a volto scoperto, alla Feltrinelli di Largo Argentina. Una strana "rapina", perdipiù annunciata nei giorni precedenti e compiuta alla presenza di decine di agenti digos e giornalisti. Che però, a differenza dei clienti di passaggio (non pochi si unirono alla protesta), non compresero granché la novità tanto che, sui giornali dei giorni seguenti, fu un revival sul '77 per nascondere il dramma di masse enormi condannate alla precarietà e alla miseria.
Che sia giustizia "a orologeria" o pura coincidenza, gli arresti stabiliti ieri sono bombe che piovono troppo vicino all'imminente pronunciamento sugli occupanti di case ed esplodono proprio mentre a Roma si fa forte la pressione sulle case occupate. E contemporaneamente, a Bologna, c'è un sindaco che chiede a Rifondazione un'abiura delle pratiche di occupazione del suolo pubblico e degli edifici. E fu proprio un ordine del giorno di quel comune a condannare per primo le azioni del 6 novembre.
Tutti questi nessi sono emersi, ieri pomeriggio, nella conferenza stampa partecipatissima convocata in un palazzo occupato nel quartiere S. Lorenzo. Con i "rapinatori" c'erano consiglieri comunali, provinciali e regionali, deputati di Rifondazione e verdi, esponenti di Cobas e Rdb. «La scelta della procura favorisce i poteri forti - ha detto Nunzio D'Erme - andando a colpire gli esperimenti di rappresentanza e le azioni di redistribuzione della ricchezza». Lo "shopsurfing metropolitano" (così erano state definite le azioni del 6 novembre) altro non è che la «forma nuova dello sciopero all'altezza delle forme nuove del lavoro - ha spiegato Francesco Raparelli di Esc - Vitello vuole colpire una pratica politica pubblica e, con la richiesta di arrestare Nunzio, prende di mira anche l'attraversamento conflittuale della rappresentanza». Un binomio - lotta e rappresentanza - che esprime l'«anomalia romana» richiamata anche da Patrizia Sentinelli, della segreteria nazionale Prc, quando coglie il nesso con un'altra pressione, stavolta sul quadro politico, di chi incita a rinnegare l'illegalità: «Ma Roma non è Bologna. Per noi è inaccettabile l'uso del codice penale per cancellare il conflitto sociale». C'è chi chiede un atto coraggioso di solidarietà alla neonata Giunta Marrazzo, chi - le Rdb - coglie l'urgenza di spazi di nuova contrattazione sociale, e chi nota come l'operazione della magistratura «si incunea nella dialettica interna al centrosinistra, con Cofferati che tenta la criminalizzazione dei movimenti e il Campidoglio che prova a percorrere altre strade». Lo spiega Nando Simeone (Prc), vicepresidente del Consiglio provinciale, ricordando la trattativa in corso per evitare gli sgomberi di case a Roma e varare una delibera per canoni sociali.
Infine, per chi fosse affezionato al concetto di legalità, nell'accezione di Vitello e Cofferati, può essere utile sapere che anche i primi scioperi erano illegali e che fu il movimento operaio a imporre una nuova legalità. Così ha ricordato il verde Cento mentre Miliucci dei Cobas ha spiegato che due terzi dei reati sanati dalle 17 amnistie che si sono succedute fino al 1989 riguardavano gli oneri illegali dei lavoratori. Il conflitto sociale è una risorsa, non un problema di ordine pubblico. «Compito della sinistra radicale - dice Russo Spena, deputato Prc - sarà quello di lavorare a una dialettica unitaria fra lotte e programma».
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