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Roma, la polizia carica i pacifisti
by dal liberazione (3/06) Saturday, Jun. 04, 2005 at 11:13 AM mail:

Bloccata e aggredita la "controparata". Ferito un assessore municipale del Prc. Scusa ufficiale: c'è uno striscione "non autorizzato".

Sulla rotaia del tram che va a Trastevere il sangue resterà a lungo, seccato dal sole di giugno. Qualcuno prova a fare ombra su Gualtiero Alunni, stramazzato tra due auto e ferito alla nuca da una manganellata, con una bandiera dei Cobas. Al S. Camillo gli metteranno sette punti ma, ha perso troppo sangue, passerà la notte in ospedale. Alunni, 52 anni, è un assessore municipale di Rifondazione, lo conoscono tutti. Ha le idee chiare e un carattere dolce.
Sono appena passate le 13. La furia di 200 tra agenti e carabinieri in assetto di guerra non è durata molto. Quanto bastava per mandare all'ospedale Alunni, ferire un altro ragazzo e lasciare segni su altre schiene e teste. Manganelli impugnati alla rovescia che fanno più male. Manganelli che sfasciano macchine parcheggiate. Inorridisce il capo di gabinetto di Veltroni, Luca Odevaine, che tenta di avvicinare il responsabile della piazza. Ma in quel momento il funzionario sembra posseduto da uno spirito maligno. Gli dà del «testa di cazzo», come a chiunque altro gli capiti a tiro. A pochi metri due agenti in borghese, superdotati e ben armati, minacciano pesantemente il vicepresidente del consiglio provinciale, Nando Simeone (Prc), che tiene il tesserino bene in vista mentre cerca di verificare le condizioni di Michele Monopoli, 38 anni, malconcio e ammanettato come un animale in un Ducato della celere. Diranno di averlo fatto solo per identificarlo. Diranno tante cose, perfino che non ci sono state cariche ma solo reazione a insulti e lanci di sassi e bastoni. Tenteranno di far credere che 200 robocop surriscaldati siano stati circondati da un centinaio, tante ne erano rimaste, di persone abbigliate come per andare al mare. Un video della questura mostra qualche pacifista indignato che alza la voce. I tg conieranno l'inedita frase di "striscione non autorizzato".

Forse, però, è il caso di iniziare dal principio. Sono passate da poco le 11 quando 200 pacifisti muovono da Porta S. Paolo verso Campo de' Fiori per sfiorare appena la zona rossa della parata militare che celebra la partecipazione italiana alla guerra globale. Pochi minuti dopo il brusco stop da parte di un cordone massiccio di agenti con i rinforzi che arrivano sgommando dalla Bocca della Verità. La versione ufficiale, sciorinata in piazza dai dirigenti di ps, recita di uno striscione avvistato dall'elicottero. Dicono che rappresenterebbe un vilipendio. Lo andiamo a leggere: "Pisanu: la vergogna dell'Italia, chiudiamo i Cpt". E' un lenzuolo striminzito parecchio dietro il camion d'apertura che reca la parola d'ordine del corteo: meno spese militari, più spese sociali. Il poco popolo che gli va dietro è fatto da gente di Rdb, Cobas, Rifondazione, centri sociali, Action, collettivi universitari, alcuni venuti anche da Napoli come Francesco Caruso, altri da Milano. Lo striscione "non autorizzato" è stato scritto dagli stessi antirazzisti che, pochi giorni fa, hanno protestato fino a convincere la compagnia aerea Blu Panorama a non fornire velivoli per i rimpatri forzati di migranti. Ora cercano di mettere in piedi un osservatorio su Ponte Galeria, il Cpt romano, e un'unità di crisi nazionale.

Il diktat delle polizie di consegnare lo striscione ricorda a qualcuno quello che succedeva quando Kossiga era presidente e non gradiva che si ricordasse quello che fece a Giorgiana Masi. La trattativa è concitata. Russo Spena, deputato Prc, chiede in base a quale legge sia possibile la sospensione di una manifestazione. E chi lo sa!, rispondono candidi i funzionari lasciando intendere che l'ordine viene dall'alto, più in alto dell'elicottero dalla vista aguzza. Il prefetto, interpellato telefonicamente, declina ogni responsabilità, il questore non avrebbe saputo fornire spiegazioni.

Si decide così di portare in testa lo striscione e di iniziare una pressione simbolica sulla muraglia di caschi, anfibi e optional che, però, non fa una piega. Volano parole e spintoni ma sembra finita lì, dopo un lungo faccia a faccia dove la muraglia blu mostra perfino un minimo di umanità. Il corteo gira su se stesso e fa per tornare sui suoi passi passando per le strade interne di Testaccio. E' allora che i cordoni di guardie perdono la testa. Non ci vuole granché ad accerchiare i pochi manifestanti rimasti. Manganelli rovesciati e giù botte e insulti e una poliziotta arraffa lo striscione, ormai celebre, e scappa come una rugbista. La vista del sangue sembra placare celerini e carabinieri. Può passare l'ambulanza per Gualtiero, può aver luogo una prima assemblea all'ombra della Piramide per ragionare insieme sull'impressionante salto di qualità della repressione. Si dirà del deficit democratico di un paese dove non si può dire che i Cpt siano una vergogna (Fiom), verrà denunciata l'assenza di certa sinistra - i grandi giornali hanno ignorato completamente la controparata - che ha lasciato i pacifisti in balìa del regime (Bastaguerra) sacrificandoli a un rapporto più morbido con la guerra e il governo (Progetto comunista del Prc). Naturalmente Cobas, Action, e Rifondazione chiedono anche di risalire alla filiera delle responsabilità, domandano una presa di posizione del centrosinistra. Martedì prossimo alla Provincia ci sarà una grande assemblea cittadina.


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Russo Spena: «L'ordine di menare è arrivato dall'alto»
by da liberazione Saturday, Jun. 04, 2005 at 11:14 AM mail:

Intervista con il deputato del Prc, testimone delle violenze, che ha tentato di trattare mentre il corteo era bloccato. «E' la strategia elettorale di chi non può recuperare consenso sul terreno sociale».


«Nessuno mi ha saputo spiegare in base a quale legge è stato bloccato un piccolo corteo pacifico», spiega a Liberazione Giovanni Russo Spena, vicepresidente dei deputati di Rifondazione, che ha tentato di trattare mentre la "controparata" era ferma a capo di Via Marmorata. «Forse sono stati rispolverati i vecchi codici fascisti - ipotizza - posso pensare a un problema di vilipendio, ma è un'idea tipica del diritto fascista, quella per cui non si possano criticare i ministri. Da tempo noi diciamo che tutti i reati d'opinione andrebbero aboliti».

Russo Spena, ieri mattina, è stato sempre in contatto continuo dalla piazza con la prefettura e con Veltroni che ha inviato il suo capo di gabinetto sul luogo «e che ha svolto un ruolo attivo quando ha visto picchiare col manganello al rovescio», ricorda il parlamentare. «Credo che prefetto e questore debbano essere informati - aggiunge - e che debbano assumersi le proprie responsabilità. La situazione romana, ormai, è quella di una città chiusa».


I telegiornali hanno coniato la definizione di "striscione non autorizzato". Sarebbe un precedente pericoloso.

Sì. Dobbiamo dire dell'assoluta inconsistenza dei motivi della repressione, che a volte ha una sua logica per quanto bestiale. Stavolta è stato preso un pretesto banale, uno striscione come se ne vedono tanti su una battaglia di massa, contro i Cpt, che chiama in causa i principi costituzionali. E' la "banalità del male" di cui parlava Hannah Arendt che è alla base, sempre, della repressione.


Ti sei fatta un'idea delle responsabilità?

Da quello che dicevano i funzionari in piazza sembrava implicito che la disposizione fosse giunta dall'alto, dal capo della polizia.


Però c'è una versione ufficiale che scarica la colpa sui manifestanti...

Siamo tutti testimoni delle cariche e dell'aggressione a freddo. Al fondo, penso da tempo che ci sono segnali di un salto di qualità della repressione, organizzata dal governo a livello di massa.


Ma perché un'operazione così brutale verso una iniziativa che rischiava di passare inosservata?

Perché magari c'è chi pensa di salvarsi facendo regredire il paese, riempiendo le carceri a dismisura. La strategia è gestita direttamente da un ministro molto lodato negli ultimi tempi ma che sta lanciando segnali preoccupanti. Guida lui questa campagna "zero tolerance": guarda i rapporti dei servizi che insinuano connivenze tra terrorismo e sindacalismo di base. Come sempre un governo tanto è debole quanto è pericoloso. Temo che l'anno preelettorale sarà uno stillicidio di episodi episodi repressivi, di deportazioni di migranti, di proibizionismo. E' la strategia di chi non può recuperare consenso sul terreno sociale. Quello che è accaduto è figlio della stessa logica degli 8000 processi e dei 13mila denunciati per episodi di conflitto sociale. Tutto ciò ci pone la necessità di interessarcene anche sul piano normativo: promuovendo amnistia e indulto. E' una fase in cui lotte per la democrazia e lotte sociali sono più che mai connesse.



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