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Chiudere i CPT ovunque essi siano
by no_cpt Saturday, Jun. 11, 2005 at 6:40 PM mail:

.

Sono passati diversi anni da quando è iniziata la nostra battaglia contro i CPT (Centri di permanenza temporanea), istituiti da un governo di pseudo-sinistra e potenziati in seguito dalla Legge Boss-Fini. Una battaglia dura e difficile, iniziata quando, partecipando ad una manifestazione di solidarietà nei confronti dei migranti rinchiusi nel CPT di Lamezia Terme, abbiamo udito racconti a dir poco incredibili. Non ci sono parole per raccontare le violenze, gli abusi, le minacce nei confronti di uomini e donne che non hanno commesso alcun reato, persone la cui unica colpa è di non essere nati in Italia e di non avere un pezzo di carta che la legge italiana chiama “permesso di soggiorno”. Sono persone che vivono e lavorano in mezzo a noi, deportati in massa all’interno di queste strutture che i mass-media continuano in maniera subdola a definire centri di accoglienza ma che in realtà sarebbe più corretto definire lager di stato. Il mostro che nel secolo scorso ha prodotto i campi di concentramento è ancora vivo e si aggira nelle varie città italiane. Il razzismo che permise la morte di milioni di esseri umani è ancora in azione e permette che ogni giorno si compiano sul corpo di tanti uomini e donne i più terribili soprusi. Chi ha avuto l’opportunità di visitare uno di questi luoghi difficilmente potrà dimenticare la disperazione visibile negli occhi dei migranti lì rinchiusi. Ma la cosa che più colpisce è che, a differenza del carcere, a gestire i centri di permanenza temporanea non è direttamente lo Stato, bensì realtà impegnate in varie maniere negli aiuti umanitari. Che non si limitano a portare aiuto e soccorso ai trattenuti ma che per incarico della
Prefettura gestiscono in senso vero e proprio i CPT. Riteniamo, dunque, che l’orrore di fronte alle piccole Guantanamo di Roma, Torino, Crotone, Lamezia Terme, Trapani, Restinco, Modena, Agrigento, Lecce, Brindisi, Milano, Bologna, Caltanissetta, Bari Palese vada fatto pesare su coloro che, laici o cattolici, si “adattano” a gestire da carcerieri queste strutture che sono dei veri e
propri business. Ciò che è evidente nei Cpt è che il confine tra la “violazione” dei diritti umani e la loro “temporanea sospensione” è molto sottile: nessuna tutela reale viene garantita a chi, ingiustamente viene trattenuto. Accade così che all’interno del CPT di Crotone numerosi “ospiti” siano soggetti a strane cadute che ne determinano la rottura degli arti inferiori.
Accade anche che a Lamezia Terme un ragazzo sia ridotto in fin di vita dalle manganellate dei suoi carcerieri, o che a Lecce 17 maghrebini vengano manganellati per tutta la notte e costretti a mangiare carne di maiale cruda. Accade ancora che a Serraino Vulpitta (Trapani), di tre immigrati che cercano di scappare rimangano solo i corpi carbonizzati.. gli altri tre moriranno dopo una
inenarrabile agonia.
Le dichiarazioni rilasciate del Presidente della Regione Calabria Loiero riguardo ai Centri di Permanenza Temporanea - in seguito all’appello lanciato da Nichi Vendola affinché essi vengano cancellati - squarciano, finalmente il velo del silenzio attorno al quale questi luoghi di detenzione sono avvolti. Più volte, in passato il neo-eletto presidente della Regione è stato da noi sollecitato ad
esprimere il proprio punto di vista riguardo all’esistenza di questi moderni campi di concentramento. Accolga ora il nostro appello, Presidente Loiero: visiti uno dei due Cpt presenti nella nostra regione, ascolti i racconti dei migranti ingiustamente detenuti al suo interno, guardi la disperazione nei loro occhi, osservi le condizioni in cui versano e capirà che non è più possibile tacere, perchè l'indifferenza rende complici dei soprusi perpetrati sulla pelle dei migranti. Chiudere i CPT, ovunque essi sorgano, significa cancellare una delle continuità con il passato che ci ha consegnato per sempre la domanda di Primo Levi: "Se questo è un uomo".

Associazione Culturale "Malli Gullu", Associazione Culturale Multietnica "La Kasbah", Partito della Rifondazione Comunista-Dipartimento Migranti, C.G.I.L. Cosenza, Senza Nome, Collettivo Zenith, Collettivo XXVI Luglio, Comunità Kurda Calabrese.

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COME SI FA'
by Ignazio Tuesday, Jun. 14, 2005 at 4:01 PM mail:

Vorrei sapere se a Cosenza si è costituita una rete di solidarietà ai Migranti? Dove si riunisce? Se bisogna conoscere qualcuno o superare un'esame per farne parte? Se bisogna inoltrare una domanda a qualche autorità?
Noto che sull'appello non ci sono altre realtà locali che sugli immigrati qualcosa hanno detto e/o fatto negli anni. Per chi lotta per i diritti dei migranti non sarebbe + utile allargare il fronte delle forze che si battono per la chiusura dei Cpt.
E poi detto chiaramente nel manifesto vi sono realtà con nomi diverse ma composte quasi dalle stesse persone, inoltre non ho mai visto ne la Cgil nè Rif.Com.(locale) portare pulmanate di militanti davanti ai Cpt.
Cmq considerato che le ingiustizie prodotte dalla Legge Bossi-Fini stanno a cuore anche a me vorrei sapere come fare per entrare nella casta dei privilegiati che possono firmare appelli.

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per ignazio
by da me Thursday, Jun. 23, 2005 at 2:09 PM mail:

Caro Ignazio non so dove tu viva, se mai tu abbia fatto un minimo di attivita' politica et similia, ma chi si occupa di migranti in citta' si conosce abbastanza bene.

una associazione per tutti: La Kasbah, via bengasi 1 (palestra di via milelli) tel 098476339...

non c'e' bisogno di nessuna tessera ao esame per partecipare, basta impegnarsi, andrebbe bene anche che tu scrivessi su indy, delle porcate che questa legge ha prodotto.

penso che le soggettività che "fanno qualcosa contro i cpt" siano arcinote a meno che tu viva o sia vissuto sotto una campana di vetro o sempre "appiccicato" al monitor/tastiera...

ad ogni modo sappi che l'11 c'e' il forum (+ istituzionale) a bari per la chiusura dei cpt a cui hanno aderito una decina di presidenti di regione...

a seguire altre iniziative... puoi tranquillamente rimanere sintonizzato su indy...

se poi ti dobbiamo venire a prendere a casa... allora sti cazzi, alza il culo e vieni

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CPT: CGIL chiede chiusura
by migrant* Thursday, Jun. 23, 2005 at 2:15 PM mail:

CALABRIA: CGIL CHIEDE CHIUSURA CPT CROTONE E LAMEZIA



(ASCA) - Catanzaro, 23 giu - Il Comitato Direttivo Regionale
della CGIL calabrese, tenutosi a Lamezia Terme (Cz),
considerando i Centri di Permanenza Temporanea (CPT) di
Crotone e di Lamezia Terme (Cz), ''luoghi dove sono state
sospese le piu' elementari norme del diritto; luoghi dannosi,
perche', per le loro condizioni concrete e operative,
continuano a generare conflitti e gesti autolesionistici, ne
chiede la chiusura immediata''.
A tale fine, impegna la segreteria a promuovere,
urgentemente, una richiesta di incontro ai Prefetti di
Catanzaro e di Crotone, coinvolgendo la Giunta Regionale, le
Amministrazioni provinciali interessate e le Amministrazioni
delle citta' di Crotone e di Lamezia Terme.
Tale iniziativa, per il Comitato Direttivo, ''e' un
preludio di un impegno piu' generale ed incisivo, teso
all'abrogazione della legge Bossi-Fini ed alla promozione di
politiche verso i 'migranti', improntata all'inclusione ed al
riconoscimento dei diritti di cittadinanza, sociale e del
lavoro''.
red/mcc/rs

(Asca)

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Vendola: «I Cpt sono lager». Mezza Italia è con lui
by dalla Gazetta del Mezzogiorno Monday, Jun. 27, 2005 at 10:12 AM mail:



http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_interni_NOTIZIA_01.asp?IDNotizia=139894&IDCategoria=6

Vendola: «I Cpt sono lager». Mezza Italia è con lui
E' scontro in Italia sui centri di permanenza temporanea. Sono ormai 11 le Regioni che hanno aderito al «Forum contro i cpt» convocato dal neogovernatore della Puglia Nichi Vendola per l'11 luglio prossimo a Bari: più della metà del Paese. I centri sono stati creati durante la precedente legislatura di centrosinistra, come ha più volte ricordato il governo, ma ora è proprio la sinistra, insieme alle associazioni umanitarie, a schierarsi tra i critici più duri di queste strutture
ROMA - E’ scontro in Italia sui centri di permanenza temporanea. Sono ormai 11 le Regioni che hanno aderito al «Forum contro i cpt» convocato dal neogovernatore della Puglia Nichi Vendola per l’11 luglio prossimo a Bari: più della metà del Paese. «Strutture indispensabili per il controllo dell’immigrazione clandestina» secondo il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, luoghi di «negazione del diritto» per Vendola, addirittura «lager» o «covi di detenzione» a detta dei più accesi detrattori, i cpt, istituiti nel 1998 dalla legge Turco-Napolitano e successivamente confermati dalla Bossi-Fini, sono strutture nate per identificare gli stranieri intercettati sul territorio italiano, privi di regolare permesso di soggiorno, in vista del rimpatrio.
I centri sono stati creati durante la precedente legislatura di centrosinistra, come ha più volte ricordato il governo, ma ora è proprio la sinistra, insieme alle associazioni umanitarie, a schierarsi tra i critici più duri di queste strutture. Medici senza frontiere non risparmiò denunce anche pesanti verso i cpt nel gennaio del 2004, mentre Amnesty International ha presentato pochi giorni fa un suo rapporto, ribadendo sostanzialmente le stesse tesi.
A complicare ulteriormente la situazione, infine, è giunta dal settembre scorso la competenza in materia da parte del Giudice di pace, che, come spiega all’ADNKRONOS il Segretario generale Gabriele Longo, ha inizialmente accolto questa nuova situazione come un’emergenza, ma ora, constatatane la stabilità, chiede mezzi più adeguati per gestirla.
ATTUALMENTE SONO 15, CON UNA CAPIENZA COMPLESSIVA DI 1.822 POSTI
Attualmente i centri di permanenza temporanea e assistenza (è questo in realtà il nome completo, e così l’acronimo, come riportato nelle norme, è Cpta) in Italia sono 15, con una capacità complessiva di 1.822 posti: il più grande è a Roma, a Ponte Galeria, e può ospitare un massimo di 300 persone. Il più piccolo invece è a Napoli, con 54 posti. Gli altri sono ad Agrigento (110 posti), Bologna (95), Brindisi (180), Caltanissetta (96), Catanzaro (75), Crotone (129), Lecce (180), Milano (140), Modena (60), Ragusa (60) e Torino (78). A questi si aggiungono due centri che svolgono funzioni di «primario soccorso e sostentamento»: si tratta di quello di Lampedusa che ha una capacità di 190 posti e quello di Lecce-Otranto, che può ospitare 75 persone.
Altri 4 Cpt, infine, sarebbero in fase di realizzazione. Sono a Bari (300 posti); Foggia (300); Perugia (300) e Trapani (220). Uno, a Gradisca d’Isonzo, è pronto per essere aperto, nonostante le proteste dei cittadini e di molte associazioni non governative. Il ministro dell’Interno Pisanu è tornato sull’argomento il 9 giugno scorso, assicurando che non verranno creati nuovi Cpt, ma ribadendo che questi sono «indispensabili» nella lotta all’immigrazione clandestina.
PER SFUGGIRE ALLA IDENTIFICAZIONE C’E’ CHI ARRIVA A LIMARSI LE IMPRONTE DIGITALI
Nei cpt vengono trattenuti gli stranieri sottoposti a provvedimento di espulsione quando c’è bisogno di accertamenti supplementari sulla loro identità o nazionalità, o di acquisire i documenti per il rimpatrio (non possono quindi essere accompagnati direttamente alla frontiera).
E’ prassi infatti tra gli immigrati destinati all’espulsione la perdita dei documenti d’ identità, per cercare di posticipare il più possibile il momento del rimpatrio. Ultimamente, tra i tentativi più eclatanti di nascondere la propria identità, si sono segnalati persino casi di limatura delle impronte digitali.
Quando non è possibile accertare l’identità di uno straniero questi viene trattenuto nei cpt fino ad un massimo di 60 giorni (prima della legge Bossi-Fini erano 30), anche se Amnesty denuncia tempi spesso più lunghi. Si parla di «trattenimento» e non di detenzione perchè la mancanza del permesso di soggiorno è un illecito amministrativo e non un reato.
A ORDINARE L’ESPULSIONE E’ IL PREFETTO, MA IN CASI GRAVI ANCHE IL MINISTRO DELL’INTERNO
L’iter previsto dal legislatore per l’espulsione di un clandestino è piuttosto tortuoso, e si è ulteriormente complicato con l’introduzione della competenza del giudice di pace per alcuni aspetti. A grandi linee la procedura può essere così sintetizzata: il questore comunica al prefetto il fermo dello straniero senza permesso di soggiorno. Il prefetto emette il provvedimento di espulsione, che viene notificato dal questore all’interessato, che può opporvi ricorso rivolgendosi al giudice di pace, chiamato a decidere entro 20 giorni. In casi di estrema gravità o allarme sociale l’espulsione può essere ordinata anche dal ministro dell’Interno.
Se però è impossibile identificare lo straniero, questi viene trattenuto nel cpt fin quando la Questura non risale alla sua identità, e ciò in un massimo di 60 giorni. Il trattenimento è però una limitazione alla libertà personale e quindi c’è bisogno di una convalida dell’autorità giudiziaria. Il prefetto chiede la convalida del trattenimento al giudice territorialmente competente. Il giudice, che è tenuto comunque ad ascoltare lo straniero interessato, deve confermare il provvedimento nelle 48 ore successive.

26/6/2005

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Un Loiero mai visto
by ooohhhhhhhh!!!!!!!! Friday, Jul. 01, 2005 at 7:54 AM mail:

Un Loiero mai visto e inimmaginabile che controbbate il Ministro Pisanu sulle stronzate governative...

Loiero: “I CPT non sono degni di un paese civile”

30/06 ''Il duro intervento di Pisanu durante il 'question time' non cambia, purtroppo, la situazione dei Cpt che erano e rimangono luoghi in cui ci sono persone 'detenute di fatto' in condizioni che spesso non sono degne di un paese di grande civilta' e accoglienza come il nostro''. Lo ha detto il presidente della Regione Calabria, durante una pausa della Conferenza delle Regioni in corso a Roma. ''Il problema resta - ha sostenuto Loiero - e non puo' essere risolto con pacchetti legislativi che aggraverebbero la situazione. Sui Cpa e sui Cpt bisogna essere chiari. Non e' quella denunciata da piu' parte la funzione per cui erano stati pensati. La Bossi-Fini non va e le spese le pagano le regioni di frontiera come la Calabria, la Puglia, la Sicilia''. Secondo Loiero e' vero che la sicurezza compete allo Stato, ''ma le Regioni sulla legge e sulla sua applicazione devono dire la loro prima che a dirlo sia la Corte Costituzionale''. Loiero giudica importante allora l'incontro promosso a Bari per l' 11 luglio prossimo dal presidente Nichi Vendola. ''In quella occasione - ha spiegato - e' necessario che le Regioni facciano sentire forte la propria voce in modo da essere ascoltati a Roma. Questo non significa cercare lo scontro istituzionale col governo centrale ma decidere tutti assieme, Stato e Regioni, perche' cosi' come stanno le cose c' e' una inaccettabile limitazione di diritti che gli immigrati, anche se clandestini, continuano ad avere. Bisogna garantire loro assolute condizioni di vivibilita'''.

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