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Domande senza risposta
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||| Thursday, Jun. 16, 2005 at 9:49 AM |
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Alcune cose sono poco chiare. Ecco dunque una serie di domande in modo che chi ancora si interessa di Genova possa valutare meglio.
Come si sa che sono colpite 190 persone?
Di che cosa vengono accusate?
Quali sono i termini di prescrizione?
Quali conseguenze si prospettano in termini penali?
I processi saranno processi singoli?
Il contesto delle denunce che colpiscono gente che ha a sua volta sporto denuncia qual' é? Si tratta dei presunti motivi per i quali gente fu arrestata e poi portata in caserma o di rappresagia a posteriori perché gente passata per Bolzaneto ha sporto denuncia?
Come sono andati a finire i processi per resistenza, danneggiamenti ecc che hanno giá avuto luogo?
Cosa si sa di quello che aspetta i 50 che rischiano un processo per devastazone e saccheggio?
A che cosa si puó ricondurre tutto il mistero che si fa intorno a questi 50? Pare che tutto sia giá pronto da piú di un anno...
50 o 63? Secondo l' articolo di Repubblica del 12 Febbraio che parlava di tre nuove denunce (1 devastazione e saccheggio, 1 Devastazione e 1 resistenza e travisamento) i 50 non includono i 13 dell' Askatasuna, in quell' articolo conteggiati a parte.
Grazie a chiunque voglia o possa chiarire.
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PRESIDIO/DIBATTITO CONTRO LA REPRESSIONE E I CPT
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CENTRO ANTIRAZZISTA LA SPEZIA Thursday, Jun. 16, 2005 at 4:12 PM |
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centroantirazzista@libero.it |
LIBERARE TUTTI I DANNATI DELLA TERRA.
DAL G8 AI CPT QUANDO IL DISSENSO DIVENTA CRIMINE.
IN MEMORIA DEL COMPAGNO ETTORE. IL CENTRO CULTURALE ANTIRAZZISTA L'INCONTRO(LA SPEZIA)
ORGANIZZA:
PRESIDIO/DIBATTITO CONTRO LA REPRESSIONE IN SOLIDARIETA' AL COMPAGNO G.P.
PARTECIPERANNO: ROBERTO LAMMA: AVVOCATO FABIO SOMMOVIGO: AVVOCATO DAVIDE D'IMPORZANO: AVVOCATO
PROIEZIONE DEL VIDEO "LEGITTIMA DIFESA".
VENERDI 17 GIUGNO ORE 21 PIAZZA DEL BASTIONE(LA SPEZIA)
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Genova, archiviati i picchiatori in divisa : impossibile identificare
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zzzzz Friday, Jun. 17, 2005 at 8:57 AM |
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...e allora numeriamoli
in alcuni paesi gli sbirri sono identificabili perche' hanno dei grandi numeri su divisa e casco, un po' come i giocatori di rugby certamente ci sara' pure la funzione "operativa", per consentire un comando di piazza piu' razionale ed efficente, certo che se fosse adottato consentirebbe di evitare sto schifo
da pensarci e da suggerire come proposta / provocazione a quegli scaldasedie di rifondaroli , verdi e garntisti che stanno in parlamento
PS ma il "travisamento" nelle manifestazioni non era un reato in se'? :|
Genova, archiviati i picchiatori in divisa Nessun processo per i colpevoli del pestaggio alla Diaz, salvi i 62 indagati della celere Solo Canterini Il comandante e i capisquadra sono gli unici a rispondere delle violenze. Sulle molotov le responsabilità sono dei dirigenti ALESSANDRO MANTOVANI INVIATO A GENOVA I picchiatori della Diaz, gli autori materiali del massacro nella scuola del G8, non saranno processati. La magistratura genovese ha archiviato le posizioni dei 62 indagati appartenenti al nucleo speciale antisommossa della «Celere» romana. A quel famigerato VII nucleo «sono riconducibili la gran parte delle violenze fisiche e delle lesioni conseguenti», si legge nell'ordinanza depositata ieri dalla gip Lucia Vignale, MA AVEVANO TUTTI «IL CASCO E IL FAZZOLETTO SUL VISO» e «in nessun momento delle indagini è stato possibile ipotizzare responsabilità individuali in relazione a singoli episodi, neppure con riferimento ai più gravi che hanno comportato postumi permanenti». Delle lesioni aggravate risponderanno solo l'ex comandante del reparto mobile di Roma, Vincenzo Canterini di recente promosso questore, il suo vice e i capisquadra. L'accusa di concorso nei pestaggi cade anche per i dodici dirigenti e i funzionari già rinviati a giudizio per falso e calunnia in relazione alle bottiglie molotov utilizzate per arrestare i 93 no global. E infine, esce completamente di scena, sia per le violenze che per le prove false, Lorenzo Murgolo, all'epoca numero due della questura di Bologna e oggi dirigente del Sismi. L'ordinanza della giudice Vignale, a quasi quattro anni dal G8 di Genova, accoglie quasi integralmente le richieste di archiviazione formulate dai pm Enrico Zucca e Francesco Albini Cardona, i magistrati che sostengono l'accusa nel processo a 29 imputati tra i quali i dirigenti dell'antiterrorismo Francesco Gratteri e Gianni Luperi. Sono invece disattese le argomentazioni dei legali di parte civile che assistono i no global picchiati alla Diaz, discusse all'udienza di sabato 11. Il provvedimento, 23 pagine, convalida ulteriormente l'impianto accusatorio che fa tremare i piani alti del Viminale e tra l'altro certifica che la polizia ostacolò le indagini fornendo foto degli indagati «risalenti nel tempo e dunque inservibili o addirittura fuorvianti». Pur riconoscendo che ad esempio Murgolo e Gratteri avevano fornito fotografie accettabili, la gip «stigmatizza» l'amministrazione per «la scarsa collaborazione prestata ad indagini su fatti assai gravi che sono stati oggetto dei lavori di una commissione parlamentare e hanno avuto ampia risonanza internazionale».
In alcuni casi la giudice è stata, per così dire, più severa della procura. Ha infatti ordinato la cosiddetta imputazione coatta per due capi d'accusa che i pm avevano stralciato. Si tratta in particolare del reato di falso a carico del vicequestore Pietro Troiani, il funzionario già accusato di calunnia e altro che ha ammesso di aver fatto portare nella scuola le due famigerate bottiglie molotov - trovate nel pomeriggio durante gli scontri - e di averle consegnate ai colleghi che dirigevano la cosiddetta «perquisizione». L'altra imputazione coatta per falso è per il commissario Salvatore Gava, tra gli estensori del verbale d'arresto e già imputato come presunto responsabile dell'arbitraria estensione della perquisizione alla scuola Pascoli, di fronte alla Diaz.
L'accusa di concorso in lesioni cade per Gratteri, Luperi, Caldarozzi, Mortola, Ferri, Ciccimarra, Di Bernardini, Mazzoni, Cerchi, Di Novi, Sbordone e lo stesso Gava, già imputati per le molotov. «Non vi è prova che siano stati autori di percosse - scrive la giudice - né che abbiano concorso alle condotte lesive con istigazione o previo concerto». L'operazione Diaz, si legge nel provvedimento che riprende la tesi della procura, «non fu preordinata come spedizione punitiva». E non è provato che i funzionari in giacca e cravatta, benché presenti dal primo momento, abbiano assistito alle violenze. Le parti civili si erano opposte perché alcuni dei dirigenti erano stati indicati dai no global come presenti ai pestaggi. «A quattro anni di distanza - scrive la giudice - non si può far altro che valutare se ricognizioni o individuazioni personali di funzionari le cui generalità sono note alle persone offese e le cui effigi sono ripetutamente apparse in tv e nei giornali potrebbero fornire elementi utili» e «la risposta è negativa» anche perché, in ogni caso, non consentirebbero di individuare gli specifici episodi violenti avvenuti in presenza dei capi. C'è però da sottolineare che la procura non organizzò i riconoscimenti dei dirigenti «a caldo».
Chi canta vittoria è Murgolo, archiviato su tutta la linea come da richiesta dei pm e nonostante l'opposizione delle parti civili. Spedito alla Diaz dal prefetto Ansoino Andreassi che aveva espresso perplessità sull'operazione, Murgolo «non aveva alcuna specifica funzione di comando e direzione di uomini» e «non è provato che abbia preso parte alle riunioni» che decisero falsi e calunnie.
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Genova 2001 - Condanna di 10 mesi a Luca Casarini
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info Saturday, Jun. 18, 2005 at 1:29 PM |
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Genova 2001 - Condanna di 10 mesi a Luca Casarini Si è tenuto ieri, presso al tribunale di Genova il processo d'appello a Luca Casarini e ad un altro esponente di movimento (un compagno di Milano), il processo per le mobilitazioni del Maggio 2000 denominate Mobilitebio, che, lo ricordiamo, aprirono un importante campagna contro le biotecnologie a livello nazionale. In seguito a questo processo Luca Casarini è stato condannato a 10 mesi di reclusione senza condizionale. LINK: http://italy.indymedia.org/news/2005/06/814642.php
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e ora...
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nofound Wednesday, Jul. 20, 2005 at 10:45 AM |
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v@i.it |
secondo me entro l'anno tutti i circa 126 "tutori dell'ordine" incriminati x le violenze di Genova 2001 saranno scagionati non perchè non siano stati commessi i crimini a loro attribuiti ma perchè cosi vanno le cose (ricordate il film "indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" con G.M. Volontè?"). L'impegno civile e la lotta per avere giustizia sono enconiabili da parte di indymedia e altri siti di controinformazione ma nell'italia attuale fatta di isole di famosi falliti e di grandi fratelli penosi la realtà è scarsamente percepita dal cittadino medio, oltretutto non informato dei fatti in quanto tv e giornali sono di proprietà del berlusca che in fatto di democrazia la sa lunga...
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IN GALERA!!!!!!!!!
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acido Wednesday, Aug. 03, 2005 at 12:11 PM |
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no |
Finalmente ti hanno messo dentro..... quanto sono felice!!!! A questo periodo si aggiungerà pure quello della libreria feltrinelli a roma, dove tu hai esercitato il tuo "diritto all'esproprio"(furto e rapina) Spero propio che ti tengano dentro 20 anni..... bun soggiorno..
no
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10 mesi ? ERGASTOLO
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Alessandro Sunday, Aug. 21, 2005 at 1:54 AM |
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10 mesi ? pochi....veramente pochi, considerando che è andato in Palestina a manifestare e lo hanno ammazzato di botte, Isdraele...vediamo...se non ricordo male neanche è sceso dall'aereo che gli hanno fatto la faccia come un pomodoro, dopodichè .......mi sembra svizzera trucidato dalla Gendarmeria...devo continuare? In Italia non si pikkia perchè la costituzione non lo permette, Stato GARANTISTA, e va be, ma credetemi quando ho visto le scene di Isdraele....all'aereoporto ho riso piu che a guardare PAPERRISSIMA SPRINT......Luca stai sereno che sei in Italia....nulla ti accade ma un consiglio, resta a casa nn partire.....
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Cappello: «Placanica? Era nervoso, cotto»
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Il manifesto Monday, Sep. 26, 2005 at 11:21 AM |
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Cappello: «Placanica? Era nervoso, cotto»
In aula Cappello, comandante del carabiniere che uccise Giuliani
Genova - La carica, quella carica sgangherata verso piazza Alimonda e il confuso ripiegamento in mezzo alla folla inferocita, l'ha scaricata senza complimenti sul funzionario di polizia. «Il vicequestore Adriano Lauro mi ordinò di occupare e bonificare, espressi le mie perplessità ma eseguii comunque l'ordine, perché altrimenti i colleghi della polizia sarebbero stati presi alle spalle». Così l'ha raccontata il maggiore Claudio Cappello, il parà che guidava i carabinieri negli scontri che portarono all'uccisione del 23enne Carlo Giuliani, ascoltato come testimone nel processo che si svolge a Genova contro 25 manifestanti anti-G8 luglio 2001. Ma giova ricordare che Lauro, sentito pochi mesi fa dagli stessi giudici, aveva detto che l'ufficiale «aderì» alla decisione di caricare. Cappello non è un carabiniere di quartiere, appartiene all'élite del Tuscania e della seconda brigata mobile, specializzata nelle missioni in zona di guerra. E' rientrato da poco dall'Iraq e il 12 novembre del 2003 si era salvato per miracolo dall'attentato che fece strage di militari italiani a Nassiriya. E prima era uscito vivo dalla battaglia del check-point «Pasta» (Mogadiscio, 1993) considerata - fino all'avventura irachena - come il più duro scontro a fuoco che abbia coinvolto le nostre forze armate in epoca repubblicana. Gli avvocati difensori ci hanno provato a lungo ma Cappello non ha detto una parola sui perché e i percome di quell'impiego eccezionale di reparti e mezzi da guerra al G8 di Genova, in tempo di pace.
Quel 20 luglio di quattro anni fa l'allora capitano Cappello era il comandante di Mario Placanica, il militare ventenne di leva che uccise Giuliani e ha ottenuto nel 2003 l'archiviazione dell'accusa di omicidio per legittima difesa e uso legittimo delle armi, uscito un anno fa dalla Benemerita. La jeep dalla quale sparò, che aveva seguito gli uomini nella carica ma era rimasta intrappolata al momento del dietrofront, era assegnata proprio a Cappello, all'epoca capitano e comandante di una delle cinque compagnie speciali «di intervento rapido e risolutivo» (Cirr) formate dalla Benemerita per il G8 del luglio 2001. «Placanica era insofferente - ha detto l'ufficiale - mostrava un eccessivo nervosismo. Decisi di togliergli il lanciagranate che utilizzavamo per i lacrimogeni - ha proseguito Cappello - Gli restava la sacca dei lacrimogeni ma non riusciva nemmeno a passare i colpi al collega. Lui, e l'altro carabiniere del quale non ricordo il nome, non erano più in condizioni... non erano piu' abili, insomma erano `cotti'. Dovevano essere `sfiltrati'. Così decisi di far caricare Placanica sul mio Defender». La pistola, purtroppo, non gliel'ha tolta.
Rispondendo agli avvocati dei no global imputati - tre dei quali accusati dell'assalto a quella jeep - Cappello ha affermato di non essersi neppure accorto, mentre comandava le operazioni «in testa al plotone, tra la prima e la seconda fila», che il veicolo, insieme a un altro Defender che per fortuna poi riuscì nella manovra di inversione, era partito alla carica con il plotone. Insomma la colpa sarebbe dell'autista, il maresciallo Filippo Cavataio - già indagato (e prosciolto con Placanica) perché passò con la jeep sul corpo di Giuliani appena colpito - che non comprese di doversi allontanare alla svelta con i due «non più idonei», anche perché alla guida di «un mezzo privo di protezioni che diventa un obiettivo in più da colpire».
Cappello ha confermato di aver saputo della tragedia pochi minuti dopo dal suo superiore, il colonnello Giovanni Truglio, altro parà, comandante in capo delle cinque compagnie Cirr e «titolare» della seconda jeep che non avrebbe dovuto essere in piazza Alimonda. «Se l'avessi visto sul Defender avrei detto anche a lui di allontanarsi». In un primo momento, ha riferito Cappello, Truglio gli parlò di un manifestante «investito dalla jeep». Quindi, insieme Lauro, il maggiore constatò la morte del ragazzo e vide il sangue che colava da sotto il passamontagna.
da "Il Manifesto" - 21 settembre 2005
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