In esclusiva, il manoscritto originale dell'ultimo intervento di Chiamparino su LA STAMPA di Mercoledi 29 Giugno 2005. Buona Lettura!
Torino, il futuro è qui
La Stampa, 29 giugno 2005
di Sergio Chiamparino*
"E’ da tempo che ci si interroga sul futuro di Torino. Lo ha fatto anche La Stampa, sabato con l’editoriale del direttore. Di volta in volta diventa sempre più chiaro che il futuro a cui tendere è lì, basta volerlo vedere.
Torino è una città che, come altre, vive le contraddittorietà di una realtà in profonda trasformazione. Come ci hanno insegnato i classici dell’economia, la trasformazione contiene allo stesso tempo rischi e opportunità. La crisi prodotta dal cambiamento genera sì costi economici e sociali, ma libera anche risorse, individuali e collettive."
C’è ancora qualcuno che si chiede quale sia il futuro di Torino. Non fatemi ridere! Torino non ha nessun futuro.
Come mi hanno insegnato al corso accelerato per candidati sindaci, i classici dell’economia dicono che all’impoverimento di molti corrisponde sempre l’arricchimento di pochi. E’ così e basta.
"Bisogna però saperle cogliere e governarle.
Il cambiamento si manifesta nella struttura industriale, dove la produzione immateriale tende sempre di più a soppiantare la centralità della manifattura e in generale la conoscenza diventa la leva di crescita più importante, trasversale rispetto ai settori e agli aggregati economici.
Importante è il passaggio in atto da un capitalismo a base familiare a un capitalismo più composito, «pubblico» nel senso di avente carattere di mercato e globale. Un passaggio che indubbiamente, al di là delle persone, svela un limite e un elemento di fragilità del nostro assetto imprenditoriale, che può essere superato attivando le disponibilità e le capacità insite nel nostro sistema finanziario."
La smetteremo di produrre macchine, ci dedicheremo solo a filmini e festicciole. Datemi dei soldi.
"Infine, il cambiamento raggiunge la sua massima visibilità nella sfera della città e delle relazioni urbane che, da luogo di mera riproduzione della forza lavoro, si trasformano in snodo centrale del sistema di produzione e di organizzazione sociale."
Ho un idea geniale! Per i filmini, utilizzeremo gli operai, opportunamente riconvertiti in attori porno. La riproduzione sessuale diventerà così produzione culturale. Suona bene, eh?!
"Le opportunità sono altrettanto visibili, radicate fondamentalmente in una rete di imprese in cui cominciano a spiccare quelle di dimensioni medie e medio-grandi, in grado di potenziare la capacità di essere produttore e vettore di conoscenza e innovazione.
Si dice di solito che fa più rumore un solo albero che cade rispetto a una foresta che cresce. Se guardassimo a quest’ultima però, e prima o poi dovremo farlo, ci accorgeremmo che, da alcuni punti di vista - ad esempio nel rapporto fra Università e Politecnico, Industria e Pubblica Amministrazione, la ’tripla elicà, com’è stata definita - Torino è già più avanti di altre significative realtà nazionali ed europee."
Ho tanti amici influenti che sono d’accordo con me, fate attenzione...
"Per considerare più da vicino la Fiat, esiste oggi un’azienda che può tornare a disporre di modelli (la Croma e la Punto soprattutto) che possono sollecitare il mercato come non avveniva più da tempo. In modo da poter recuperare le condizioni di forza con cui discutere e negoziare con gli altri grandi protagonisti dell’auto mondiale."
Faccio anche finta di credere che alla Fiat interessi continuare a produrre macchine.
"Infine, la città. Ci sono la scadenza olimpica a breve e quella del 2011 a lungo (150 anni dall’Unità d’Italia) a indicare le tappe per completare un processo alla fine del quale Torino, trasformandosi e modernizzandosi, diventi luogo di attrazione di investimenti, di persone, creando lo spazio sia per una nuova socialità sia per una più forte coesione sociale."
E non crediate che con la fine delle Olimpiadi vi libererete della speculazione edilizia e finanziaria, di cantieri e di tutti i disagi annessi e connessi. Mi hanno appena detto che c’è una nuova ricorrenza da celebrare. Naturalmente, non ce ne sarebbe alcun bisogno, perchè le Olimpiadi basterebbero da sole a rilanciare la nostra città. Infatti, lo facciamo solo perchè vi vogliamo bene. Tuttavia, l’esercito in strada ce lo lasciamo, che non si sa mai.
"Come su tutte le fasi di cambiamento, incombono comprensibilmente le incertezze e anche i timori che ne conseguono: di qui l’esaltazione del senso di perdita e l’occultamento di ciò che emerge e cresce. L’albero e la foresta, per l’appunto!"
C’è ancora qualcuno che mi rompe i coglioni, che fastidio.
"Qui più che mai la politica deve esercitare la propria responsabilità. Per ricostruire un lessico pubblico positivo, uno spirito pubblico improntato alla sfida collettiva e non appiattito nella logica del ’not in my backyard’.
Di qui passa oggi, secondo me, fra i due poli, ma anche al loro stesso interno il vero discrimine politico e culturale. Bisogna corrispondervi, dai rispettivi punti di vista, per non vanificare gli sforzi e i sacrifici che tantissimi lavoratrici e lavoratori, operatrici e operatori economici compiono ogni giorno per avvicinare tutti noi al prossimo futuro. E non si tratta di una questione astrusa, come qualcuno ritiene, ma di un messaggio collettivo che spero possa sempre più pervadere i nostri comportamenti.
Mi domando se, ancora nell’Ottocento, quando furono realizzati i primi assi ferroviari a servizio dei centri industriali e dei principali agglomerati urbani (come la linea fra Torino e Genova, che Cavour volle costruire reperendo le risorse necessarie con una strenua battaglia sui mercati finanziari, e soprattutto il traforo del Frejus), queste decisioni furono prese solo sulla base di calcoli e studi trasportistici oppure piuttosto seguendo una visione strategica della città e del suo territorio e identificando un potenziale in formazione."
Per esempio voi, abitanti della Val di Susa, sindaci compresi. Se continuate a bazzicare con anarchici e ragazzi dei centri sociali, il viadotto ve lo facciamo passare proprio sul giardino di casa. E già che ci sono vi faccio fare anche un bel carotaggio nel culo. Ehi, non avevo mai sentito nominare le "operatrici economiche"... Un sentito ringraziamento al mio staff di consulenti di immagine che hanno scritto questo articolo. A proposito di immagine, non trovate che assomiglio un po’ a Cavour? No!? Neanche di profilo?
Ho l’impressione che se i nostri antenati si fossero fatti guidare solo dai primi non avrebbero abbandonato diligenze e mulattiere.
Non mi importa importa se ci sono studi tecnici, economici e ambientali sfavorevoli al TAV. Alla fine, ce la farò a giocare col mio trenino, uffa.
*Sindaco di Torino
www.lastampa.it/redazione/editoriali/chiamparino.asp
|