Sgomberato il Malamanera.
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Ore 6.30, la giornata sembra ripetersi come nella settimana precedente. Sette giorni passati ad aspettare l'urto: tutti insieme sin dall'alba. Pronti a ripsondere allo sgombero annunciato. Ieri mattina sono arrivati. Con lo sgombero di Malamanera, l'ultima delle 9 occupazioni nate a Milano nel 2003, si chiude un ciclo. La scelta è stata quella di rispondere costruendo una giornata che fosse un momento di denuncia della situazione cittadina: affitti fuori dalla realtà, condizioni lavorative sempre più precarie, un crescente e soffocante controllo sociale. Questa è Milano nel 2005, metropoli delle vertine e dei futuri grattacieli e allo stesso tempo città della deportazione di Via Adda e del lager di Via Corelli. Lo scenario in Via Bovisasca è quello a cui ci siamo tristemente abituati quando si tratta di sgomberi, militarizzazione della zona, celere e carabinieri a chiudere gli accessi allo squat. Il tentativo, anche ieri, è stato quello di isolare l'area dal resto del quartiere, opponendo alla solidarietà delle persone le camionette delle forze dell'ordine. Ciononostante nel giro di un'ora un nutrito gruppo di compagni e di abitanti della zona si è concentrato davanti ai cancelli di Malamanera. Una settimana di presidio permanente ci ha fatto respirare la solidarietà degli abitanti della Bovisa, quartiere in cui abbiamo deciso di insediarci due anni fa perché ancora popolare, soggetto a grandi trasformazioni urbanistiche e sociali. Una bottiglia d'acqua fresca o qualche panino dicono di più di una forbita analisi politica. Questo è un quartiere di gente semplice e proprio per questo ci accorgiamo di parlare la stessa lingua. Nel frattempo alcuni compagni sono saliti sul tetto, la scelta è quella del confronto diretto e pubblico: un messaggio di resistenza contro l'arroganza di una proprietà - le Ferrovie Nord Milano - che non ha mai accettato di riconoscerci come soggetto politico e come interlocutori. Le ruspe hanno cominciato faticosamente a rimuovere le barricate, sotto gli occhi degli abitanti dei palazzi vicini. Con messaggi dal tetto e dalla strada attraverso i megafoni abbiamo denunciato le politiche delle autorità cittadine, che ai problemi di ordine sociale, come la dramamtica situazione abitativa, rispondono con la criminalizzazione di chi sceglie di riappropriarsi dei propri diritti, che si tratti di famiglie da sfrattare o di spazi sociali da sgomberare. I compagni sono scesi dal tetto con l'autoscala dei pompieri dopo più di quattro ore, senza ottenere dalla proprietà una dichiarazione pubblica sulla destinazione d'uso dell'area. Hanno sgomberato e demolito una palazzina che è stata una casa per più di venti persone e uno spazio d'accoglienza a bassa soglia per tanti migranti costretti ad una vita da invisibili. Una casa che ha scelto di darsi una dimensione di spazio sociale, aperto al quartiere ed alla città, con una programmazione di concerti, dibattiti ed iniziative nell'arco di tutto l'anno. Quello che non riusciranno ad eliminare sono le esperienze di vita e di socialità che Malamanera ha rappresentato per tutti quelli che hanno costruito ed attraversato questo progetto con la ferma convinzione che l'occupazione e l'autogestione siano due pratiche con cui dare risposte tangibili al bisogno abitativo, in una città che emargina ed esclude, e riappropiarsi di diritti che ci spettano, ridando vita a spazi abbandonati al degrado per liberare il nostro tempo e le nostre vite.
Gli/le occupanti di malamanera_bovisa squat
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