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Atesia sulla stampa
by info atesia Monday, Jul. 25, 2005 at 9:07 PM mail:

rassegna stampa da Il manifesto e Liberazione sui licenziamenti all'Atesia di Roma



ATESIA dal Manifesto

Quattro licenziamenti all'antica
Ritorsione contro il Collettivo precari, attaccato dai sindacati
FRANCO PICCIONI

Quattro licenziamenti, infine, ad Atesia. E 800 «sospensioni dal servizio» per altrettanti lavoratori del call center, invitati a «farsi risentire» a settembre presso un numero telefonico che darà loro ragguagli su eventuali rimesse al lavoro oppure no. Ma mentre per questi ultimi si può parlare di decisione motivata da ragioni «commerciali» (gli 800 erano addetti alla campagna «Tim out», attualmente finita), anche se il loro contratto era ancora in corso, per i quattro licenziati si tratta invece chiaramente di una ritorsione da parte dell'azienda. I quattro sono infatti membri del «Collettivo precari Atesia», vicino ai Cobas, che negli ultimi mesi hanno promosso scioperi - anche riusciti, con molto seguito tra i lavoratori - contro l'attuazione dell'accordo firmato tra azienda e sindacati confederali. In quell'accordo, infatti, non c'era traccia della «stabilizzazione» richiesta da lavoratori che sono precari in azienda ormai da anni, ma spuntavano invece «i contratti di apprendistato e d'inserimento». Un'accettazione piena di quella «legge 30», che la stessa Cgil - in altre categorie, come i metalmeccanici o gli alimentaristi - rifiuta e cerca di eliminare.

Sull'opinione prevalente tra i lavoratori Atesia, insomma, non c'era molto da discutere: lo sciopero «autorganizzato» andato peggio ha ricevuto intorno al 50% di adesioni. Stupisce perciò il volantino affisso ieri in bacheca da Nidil-Cgil, Cisl e Uil che parla di «alcuni `prezzolati' da Atesia, infiltrati con lo scopo di creare caos e darle la scusa per non trattare con le OO.SS». Una «voce» oltretutto attribuita a non meglio specificati «collaboratori», nel peggior stile tardo-stalinista. Tra i lavoratori licenziati e non, lo «stupore» è certamente minore, visto che le polemiche tra organizzazioni sindacali in Atesia hanno ormai una lunga storia. E certo non aiuta il «dialogo» il fatto che il volantino sia comparso proprio la mattina che l'azienda provvedeva ai licenziamenti dei quattro «avversari».

I quattro, venerdì mattina, hanno promosso un'agitazione contro gli 800 «allontanamenti», così come era avvenuto molte altre volte. Trattandosi formalmente di «collaboratori» (una delle tante ipocrisie che servono a mascherare la natura del rapporto di lavoro precario), la sospensione del lavoro avviene tramite la «messa in pausa» individuale. E in questo senso stavano sollecitando gli altri lavoratori. La lettera di licenziamento immediatamente inviata ai quattro «cattivi» non brilla davvero per chiarezza. «Ella è stata notata dagli assistenti di sala (altra ipocrisia per «controllori») mentre disturbava i suoi colleghi» e «li esortava ripetutamente a sospendere l'attività lavorativa per partecipare a un'assemblea non autorizzata». Chiunque abbia la minima esperienza di lavoro sindacale sa che questa è l'assoluta normalità. Misure come il licenziamento, per fatti del genere, venivano prese dai «padroni delle ferriere» all'alba del movimento operaio. E in posti come Atesia sembra proprio che lì si sia tornati.



Da Liberazione

Roma, da domani restano a casa gli 800 operatori telefonici della campagna "Tim out". I sindacalisti del Collettivo ne discutono con i lavoratori in pausa. E il servizio va in tilt
Roberto Farneti


I 4mila precari di Atesia non ci stanno a essere trattati come strofinacci "usa e getta". E quindi si ribellano. L'ultimo episodio di un braccio di ferro che va avanti da mesi risale a venerdì scorso, quando all'improvviso l'azienda ha comunicato agli 800 operatori che lavorano per la campagna Tim out, quelli che offrono le promozioni ai clienti, che non c'erano più numeri da chiamare. E che, di conseguenza, non c'era più bisogno di loro: da lunedì tutti a casa. Il colmo è stato raggiunto quando Atesia ha fornito ai poveri telefonisti un numero a pagamento per sapere, dopo qualche giorno, se c'erano nuove opportunità di lavoro legate ad un'altra campagna.

La reazione dei sindacalisti del Collettivo è stata dura e immediata: hanno invitato gli operatori a prendersi una pausa collettiva di mezz'ora mentre c'erano 200 telefonate in coda, mandando in tilt il 119 della Tim. Dopodiché si sono recati nel cortiletto interno per decidere come rispondere a questo atto di prepotenza. L'iniziativa sindacale ha mandato su tutte le furie i dirigenti del call center: per ogni chiamata non evasa, infatti, la società del gruppo Cos deve pagare una penale alla Telecom. Il danno economico è stato quindi rilevante.

Immediata è scattata la rappresaglia. «Ad un certo punto - racconta Valerio - io e altri tre miei colleghi del Collettivo autorganizzato siamo stati richiamati ai "piani alti", dove ci è stata comunicata la rescissione del contratto con valenza immediata. In pratica il licenziamento. Nessuno di noi ha firmato questa lettera, che ci è stata poi spedita a casa». Le motivazioni del provvedimento disciplinare, riportate sulla lettera sono le seguenti: assemblea non autorizzata («il che non è vero perché il contratto non esclude il diritto alla pausa, che può essere esercitato in qualsiasi momento e senza limiti», precisa Valerio). La seconda motivazione è l'interruzione di servizio, «con il pretesto che i lavoratori in pausa erano stati chiamati da noi».

Appena i precari hanno saputo dei licenziamenti si sono praticamente alzati tutti in blocco dalle postazioni e si sono riuniti davanti all'ingresso dell'azienda, chiedendo l'immediata riassunzione di Valerio, Mariella, Riccardo e Manuela. Da lì è partito un presidio spontaneo che si è concluso intorno alla mezzanotte. Ieri, intorno alle 12, il presidio è ripreso per poi proseguire fino a tarda sera. Domani mattina è previsto un nuovo presidio nel corso del quale partirà una raccolta di firme per chiedere il reintegro dei quattro licenziati. «L'idea delle pause collettive di mezz'ora con le chiamate in coda - spiega Valerio - ci è venuta perché in occasione degli scioperi precedenti l'azienda ha girato le chiamate del 119 agli altri call center del gruppo Cos, riducendo gli effetti della protesta».

Conflittuale è anche il rapporto con i sindacati confederali. «Venerdì scorso quando siamo arrivati in azienda - riferisce ancora Valerio - abbiamo trovato un volantino a firma Cgil Cisl e Uil che accusava il Collettivo autorganizzato di essere pagato dall'azienda per creare caos e scompiglio e far saltare gli accordi del 24 maggio 2004».

Il 30 settembre prossimo scade il contratto per tutti e 4mila gli operatori di Atesia. L'intesa siglata dai confederali prevede dal primo ottobre la trasformazione dei co. co. co. e degli attuali co. co. pro in contratti di apprendistato, inserimento o di nuovo a progetto ma con tariffazione oraria e 90 ore mensili, il che significa uno stipendio di non più di 500 euro al mese. «E' vero che in questo modo il rapporto di lavoro per la gran parte degli addetti diventerà di tipo subordinato ma i contratti - obietta Valerio - restano comune precari, perché a termine, a fronte di paghe irrisorie». Come i 380 euro lordi per un part time a 20 ore settimanali su turnazione h 24, proposti a 216 operatori sotto i 24 anni. «Noi del Coordinamento invece - spiega Valerio - chiediamo l'assunzione effettiva di tutti i precari con contratto a tempo indeterminato, full o part time a richiesta del lavoratore».

Una vertenza «esemplare», dice Paolo Ferrero, che esprime solidarietà di Rifondazione ai quattro licenziati e ai lavoratori in lotta. Il Prc chiederà l'intervento degli assessori al Lavoro del Comune di Roma, della Provincia e della Regione «affinché si adoperino per il rientro dei licenziamenti e si apra un tavolo per un percorso che porti alla stabilizzazione, con tempi certi, di tutti i precari». Nel frattempo «rivolge un appello a tutte le organizzazioni sindacali perché si superino divisioni che giocano solo a favore dell'azienda». Negli ultimi due anni il fatturato del gruppo Cos è cresciuto del 140% «ma ai lavoratori di Atesia - sottolinea Ferrero - si offre come via di uscita dal precariato l'apprendistato professionale a 380 euro lordi al mese. E' perciò sempre più evidente - conclude il dirigente del Prc - la necessità di abrogare la legge 30 in modo da rendere impossibili forme di precarietà e di sfruttamento come quelle di Atesia e degli altri call center».

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l'unità - roma
by aggiungo Tuesday, Jul. 26, 2005 at 10:22 AM mail:

24 Luglio 2005

PRECARI

All’Atesia
«Lunedì non venite al lavoro»

Venerdì di passione per i lavoratori Atesia, l’azienda di telemarketing, comunicazione e telefonia di Cinecittà, facente capo ai gruppi Cos e Telecom. Alle 17 del pomeriggio è arrivata una comunicazione aziendale: «non presentarsi a lavoro lunedì, non ci sono campagne da seguire». Il messaggio è stato recapitato a 800 addetti al servizio «119 in out», quelli che si preoccupano di chiamare i clienti Tim per promozioni e simili. Si tratta di lavoratori a cottimo, assunti con contratti co.co.co o co.co.pro. La notizia ha surriscaldato il clima, già teso per via dell’imminente scadenza dei contratti (30 settembre).
Alle sette di sera 300 lavoratori erano nel cortile di via Lamaro 25 e ci sono rimasti fino a notte. Per protesta. Assemblea straordinaria che sarebbe costata il posto di lavoro a quattro precari. Tutti addetti al servizio «119 in». Gli è stata recapitata una lettera di licenziamento, che lì per lì si sono rifiutati di firmare. Licenziati per «interruzione di servizio e assemblea non autorizzata». I lavoratori del collettivo dei precari Atesia si difendono per bocca di Valerio Gentile dicendo che, essendo collaboratori a cottimo, non sono costretti a pause precise e regolari nel lavoro. I lavoratori del collettivo da tempo sono in contrasto con l’Atesia e con i sindacati confederati. Chiedono «stabilizzazzione immediata per tutti» i 4500 lavoratori: l’azienda propone part-time e apprendistati, il sindacato la considera una richiesta impossibile. Da parte sua, però, la Cgil, che in azienda ha una forte presenza, prende netta posizione contro le ultime deliberazioni della dirigenza Atesia. Il sindacato di categoria, il Nidil scrive che: «Ritiene errata e ingiustificata la sospensione temporanea anticipata». Il 27 luglio, chiederanno, in un incontro con i vertici aziendali, che nel tempo si stipulino contratti non atipici: «L’unica soluzione - dice la responsabile Lucia Triches - per uscire da questo impasse». Intanto il collettivo precari annuncia una manifestazione: lunedì alle 10 davanti l’azienda. g.s.

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Contro il Nidil
by iaia Tuesday, Jul. 26, 2005 at 12:38 PM mail:

Ciao sono una lavoratrice di Atesia e partecipo al collettivo Precariatesia. Volevo sottolineare come nell'articolo dell'Unità (nel complesso abbastanza buono)siano presenti alla fine alcune inesattezze e scivoloni buonisti tendenti alla ricostruzione di una impossibile unità sindacale. A chi ancora ci tratta da teroristi che vanno a testa bassa con i sindacati voglio solo ricordare due cose:
1_ quando cgil cisl uil si sono riunite a corso Italia (sede cgil nazionale) per discutere di atesia in vista del rinnovo contrattuale del 1 ottobre hanno cacciato una trentina di lavoratori atesia aggredendoli a male parole, con espressioni offensive tipo "la condizione dei precari la conosciamo molto meglio di voi". Hanno tentato di calmarci dicendo che avrebbero proposto nelle assemblee aziendali un percorso sindacale ed eventualmente di lotta ai lavoratori sottoponendolo al loro giudizio e dichiarando espressamente che se non ci fosse piaciutio l'avrebbero rivisto. quando invece nel corso delle assemblee aziendali hanno proposto il loro scandaloso progetto di stabilizzazione della precarietà e circa 5-600 lavoratori in tre assemblee hanno dichiarato a gran voce di non essere d'accordo, hanno affermato (attraverso la persona di Strazzullo Rosario, segretario nazionale slc CGIL)che "non sono postini delle rivendicazioni dei lavoratori e che non intendevano portare la nostra voce al tavolo della contrattazione.
questo per rispondere con i fatti a chi ci taccia di voler a tutti i costi infrangere l'unità sindacale.
A disposizione di chi li chiedesse, per fornire i comunicati sindacali, in cui le kloro parole sono drammaticamente simili a quelle dei comunicati aziendali.
Di lavoro si può vivere, ma non si può morire.
Ilaria

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