Usa, un detenuto nero aveva ottenuto la sospensione della pena per «ritardo mentale». In prigione ha superato nuovi test
Daryl Atkins riconosciuto da una giuria «adatto a morire»
NEW YORK — Stare nel braccio della morte gli ha fatto bene. Troppo. Passare da un processo all'altro, ascoltare giudici e avvocati, leggere verbali, tutto questo gli ha aguzzato la mente. Purtroppo. Adesso che non è più un «minorato», il 27enne Daryl Atkins è finalmente pronto per l'iniezione letale. Il giudice che venerdì scorso lo ha riconosciuto «fit to die» ha già stabilito quando sarà l'esecuzione: dicembre. «Abile a morire ». Sette anni gli son voluti, commenta amaro l'avvocato Burr, per crescere e avvicinarsi al boia.
Dopo la condanna per omicidio, nel '98, le perizie psichiatriche stabilirono che Daryl Atkins era «mentally retarded »: nel primo test sul quoziente intellettivo (Q.I.) non superò quota 59. Sotto la media, che è 100. Sotto la soglia dei 70 punti, considerata il confine tra «normalità» e ritardo psichico. Un tribunale in Virginia gli diede comunque la pena di morte. Era la legge.
Gli avvocati fecero ricorso. Il caso finì alla Corte Suprema. Che a sorpresa, nel 2002, fermò il boia: stabilì che i «ritardati mentali» non potevano più essere giustiziati in nessun angolo degli Stati Uniti d'America. Una sentenza decisiva (sei voti contro tre), elogiata anche dal presidente Bush: per la prima volta in 16 anni si poneva un limite alla pena di morte. Dozzine di condannati furono liberati. E questo grazie al nero Daryl Atkins, il «picchiatello della Virginia» che a scuola era così «indietro» che non lo facevano giocare a football perché non capiva le regole. Una piccola rivincita. Una mezza vittoria. Daryl rimase in galera. La palla tornò a un tribunale della Virginia. La Corte Suprema non era entrata nel merito. Restava da stabilire se Atkins appartenesse davvero alla categoria dei «mentally retarded ». Nuovi test. Perizie. Testimonianze.
Fino al mese scorso, quando accusa e difesa hanno duellato davanti a una giuria non togata di Yorktown, la città della famosa battaglia del 1781, quando l'esercito di George Washington sconfisse definitivamente gli inglesi. Dopo 13 ore di camera di consiglio, la giuria ha deciso: «Adatto a morire». Quando hanno letto la sentenza, Atkins si è girato e ha «soffiato» un bacio alla sua famiglia. La madre della vittima, un giovane di 21 anni ucciso per 200 dollari, se n'è andata in silenzio. Non fa simpatia, Daryl Arkins.
Non è uno dei «picchiatelli» a cui si rivolgeva Jack Nicholson in Qualcuno volò sul nido del cuculo. A 18 anni lui e un certo William Jones sequestrarono l'aviere Eric Nesbitt all'uscita di un bar. Erano rimasti senza soldi, volevano bere. Costrinsero Eric a prelevare soldi al bancomat, lo portarono in un luogo appartato e gli spararono 8 volte. Jones ha testimoniato che fu il compagno, più giovane di 7 anni, a sparare. La collaborazione gli è valsa l'ergastolo.
Daryl non ha la psiche di un bambino. «Conosce il significato di parole come "parabola" e "orchestra"—ha detto in aula la procuratrice Aileen Addison —. Sa che nel 1961 il presidente era John Kennedy ». E poi «sa usare una pistola». Secondo l'accusa «Atkins è lento nell'apprendimento ma non è ritardato»: finge di esserlo per evitare l'iniezione letale. Finge? Nei test sul Q.I. ha continuato a migliorare: nel 1998 era a 59, nel 2002 a 67. Poi ha superato la soglia tra vita e morte: 74 (nel 2004) e 76 (nel 2005). Lo psicologo che ha curato gli esami nel '98 e nel 2002, il dottor Evan Nelson, test della difesa, sostiene che gli ultimi risultati non devono essere considerati, perché «frutto di una marcia forzata verso un'accresciuta stimolazione mentale». Una marcia verso il boia. «Il signor Atkins ha ricevuto più stimoli intellettuali in prigione che negli anni della tarda adolescenza. Il suo caso si colloca in una zona grigia — sostiene il dottor Nelson —. Il suo Q.I. è tra i 60 e i 70». Il margine di errore, in questi test, è di 5 punti. E con l'età si tende a migliorare: tre punti all' anno. «E' un caso chiarissimo», ha detto il giudice Smiley alla prima udienza. E poi, rivolgendosi alla difesa: «Non sappiamo quale fossero le condizioni psichiche dell'imputato prima dei 18 anni, questo è un problema vostro ». Davanti ai giurati hanno sfilato insegnanti e compagni di classe di Hampton, Virginia. «Alla fine delle elementari era indietro di 5 anni», ha detto la maestra Sigrid Bomba. «Una volta mi ha chiesto di copiare—ha ricordato un compagno —. Gli ho detto: mi raccomando, cambia qualcosa.
Beh, ha copiato anche la mia firma». Ricordi di «Daryl il tonto», prima che diventasse «l' assassino»: quando giocava a Monopoli «non sapeva distinguere Parco della Vittoria da Vicolo Corto». Però a 18 sapeva il significato di bancomat, sapeva premere un grilletto. «Mentally retarded» o «fit to die»? La procuratrice Addison a un certo punto ha detto ai giurati: «Lo sapevate che l'imputato ha pure la fidanzata?». Daryl ha scosso la testa. E ha sorriso.
Michele Farina 09 agosto 2005
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2005/08_Agosto/09/farina.shtml
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