Cindy Sheehan, non è più al suo ranch. Lei e dozzine di altri parenti dei morti nella guerra in Iraq adesso stanno attraversando il paese, fermandosi in molte città lungo la strada. Forse riuscirà a raggiungerli prima che arrivino a Washington il 21 settembre ***
da "il manifesto" del 03 Settembre 2005 LETTERA APERTA Caro Bush, la vacanza è finita
MICHAEL MOORE,
Caro signor Bush, Ha per caso idea di dove siano tutti i nostri elicotteri? È il quinto giorno dell'uragano Katrina, migliaia di persone sono ancora bloccate a New Orleans e hanno bisogno di essere salvate dal cielo. Dove diavolo possono essere finiti tutti i nostri velivoli militari? Le serve aiuto per trovarli? Una volta ho smarrito la macchina in un parcheggio di Sears. Caspita, che seccatura!
A proposito, sa per caso dove si trovano tutti i soldati della nostra guardia nazionale? Per il tipo di impegno che hanno sottoscritto, come aiutare in caso di disastro nazionale, adesso potremmo proprio usarli. Tanto per cominciare, come mai non erano sul posto?
Giovedì scorso mi trovavo nel sud della Florida e mi sono seduto fuori mentre l'occhio dell'uragano Katrina mi passava sopra la testa.
Allora era solo «categoria 1», ma è stato piuttosto sgradevole. Undici persone sono morte e, ad oggi, ci sono ancora case senza energia elettrica. Quella sera il meteorologo ha detto che la tempesta era diretta a New Orleans. È successo giovedì! Qualcuno l'ha informata? So che non voleva proprio interrompere la sua vacanza, e so quanto le dispiaccia ricevere brutte notizie. Inoltre, aveva dei fundraisers da raggiungere e le madri dei soldati americani morti da ignorare e offendere. Di certo quella donna ha avuto il fatto suo!
Mi è piaciuto soprattutto come, il giorno dopo l'uragano, invece di volare in Lousiana lei è andato a San Diego per partecipare a un party con i suoi compagni d'affari. Non permetta che la gente la critichi per questo: dopo tutto, l'uragano era finito e lei che diavolo poteva fare, turare la diga con un dito?
E non dia ascolto a quelli che nei prossimi giorni riveleranno come lei quest'estate ha specificamente ridotto il budget del corpo dei genieri di New Orleans per il terzo anno consecutivo.
Gli spieghi che anche se non avesse tagliato i fondi per la manutenzione di quegli argini, comunque non ci sarebbero stati i genieri per aggiustarli, visto che aveva in serbo per loro un lavoro di costruzione ben più importante: costruire la democrazia in Iraq!
Il terzo giorno, quando alla fine lei ha interrotto le vacanze, devo dire che mi ha commosso il modo in cui ha fatto scendere dalle nuvole il pilota dell'Air Force One per poter dare un'occhiatina al disastro mentre volavate su New Orleans. Hey, lo so che non poteva certo fermarsi, prendere un megafono, salire su un mucchio di macerie e comportarsi come un comandante in capo. È ovvio!
Ci saranno quelli che cercheranno di politicizzare questa tragedia per usarla contro di lei. Lasci che a dirlo siano i suoi uomini. Non risponda a nessuno. Neanche a quei noiosi scienziati, che avevano previsto quanto è successo perché nel Golfo del Messico l'acqua sta diventando sempre più calda e una tempesta come questa diventa inevitabile. Li ignori, ignori i loro allarmismi sul riscaldamento globale. Non c'è niente di insolito in un uragano talmente grande, che è come un tornado forza quattro che vada da New York a Cleveland.
No, signor Bush, tenga duro. Non è colpa sua se il 30% degli abitanti di New Orleans vive in povertà, o se decine di migliaia di loro non avevano a disposizione un mezzo di trasporto per lasciare la città. Insomma, sono neri! Voglio dire, non è come se fosse successo a Kennebunkport. Se lo immagina lasciare dei bianchi lì sui tetti per cinque giorni? Non mi faccia ridere! La razza non ha niente - niente - a che fare con tutto questo!
Resti dov'è, signor Bush. Soltanto, cerchi di trovare qualcuno dei nostri elicotteri militari per mandarli là. Faccia conto che la popolazione di New Orleans e della Gulf Coast si trovino vicino a Tikrit.
P.S. Quella madre scocciatrice, Cindy Sheehan, non è più al suo ranch. Lei e dozzine di altri parenti dei morti nella guerra in Iraq adesso stanno attraversando il paese, fermandosi in molte città lungo la strada. Forse riuscirà a raggiungerli prima che arrivino a Washington il 21 settembre.
(Traduzione Marina Impallomeni)
http://www.ilmanifesto.it/g8/dopogenova/4319dc57471fc.html
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