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SUL SEQUESTRO INDY
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da Diario Sunday, Sep. 11, 2005 at 7:42 PM |
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A distanza di quasi un anno, si svela il mistero del sequestro dei server di Indymedia, network di informazione indipendente, che nell'ottobre scorso "crollò" per qualche giorno in seguito a un intervento dell'Fbi nella sede di Rackspace, la società di hosting che ospitava i suoi server. Fino a oggi, nessuno sapeva con certezza chi e perché avesse ordinato quel sequestro.
La Electronic Frontier Foundation (Eff) http://www.eff.org/Censorship/Indymedia/, associazione che si occupa di proteggere i diritti digitali, è riuscita a ottenere i documenti legali finora sotto sigillo http://www.eff.org/Censorship/Indymedia/unsealed/01.pdf. All'origine di tutto, un provvedimento della Procura di Bologna, che però non aveva ordinato il sequestro dei dischi di Indymedia, bensì solo la copia del contenuto di un indirizzo web comparso sulle pagine del sito, per poter risalire al suo autore. Su "Indy", infatti, era apparsa una rivendicazione dei pacchi esplosivi indirizzati ad alcuni membri del Parlamento europeo e all'allora presidente della Commissione Romano Prodi. Il comunicato era firmato dalla Fai, la "Fedarazione anrchica informale".
Il 7 ottobre 2004 l’Fbi si presentava nell’ufficio londinese di Rackspace Managed Hosting, la società che ospita fisicamente i computer del network, e ne usciva sequestrando interamente gli hard disk dei due server ahimsa e ahimsa2, sui quali risiedono i siti web, tutta la posta elettronica e una radio indipendente che fanno capo a Indymedia in vari paesi del mondo, tra cui Indymedia italia. Una grave violazione della privacy degli utenti, della segretezza delle comunicazioni, nonché un attacco alla libertà di manifestazione del pensiero essendo Indymedia considerata una testata giornalistica in alcuni paesi del network coinvolti dal provvedimento.
Lo scorso autunno in mano agli increduli attivisti c’erano, nell’ordine, le seguenti informazioni: a)l’esistenza di una probabile richiesta, da parte della procura di Bologna, di acquisire alcune informazioni che risiedevano sui dischi; b)l’esistenza di una rogatoria internazionale che richiedeva l’intervento della corte del Texas, avendo la Rackspace sede a San Antonio; c)una e-mail di Rackspace che afferma di non poter rivelare il motivo del provvedimento perché costretta dalla legge a mantenere il segreto. Il sequestro non è poi convalidato dalla procura bolognese e gli hard disk ritornano pochi giorni dopo, il 12 ottobre, a Rackspace.
L’FBI a questo punto manda una dichiarazione all’agenzia di stampa Associated Press, imputando a un problema tecnico il black out del sito per ben cinque giorni e negando che ci fosse stato un sequestro fisico dei dischi: “C’è stata una breve interruzione del servizio internet di Indymedia perché Rackspace ha copiato dai loro server i dati richiesti in giudizio. Non c’è alcuna indagine dell’Fbi a carico di indymedia”.
Il 20 luglio 2005, grazie all’intervento pressante della Eff, la corte del Texas decide di accettare la richiesta di sciogliere il sigillo sui documenti: non c’è più pericolo che le prove vengano distrutte dato che l’intero materiale presente sui dischi era stato sequestrato. Dai documenti ora pubblici spunta un po’ di luce, ma manca ancora qualche elemento. Inoltre non esiste alcun divieto di divulgazione che giustifichi il comportamento di Rackspace. Allora cosa accadde?
La richiesta del pm Marina Plazzi, avvenuta per rogatoria internazionale l’11 maggio 2004, si collocava nell’ambito delle indagini relative ai pacchi bomba recapitati a Romano Prodi, a Jean Claude Trichet, allora presidente della Banca Centrale Europea e ad altri membri del Parlamento Europeo tra il 27 dicembre 2004 e il 5 gennaio 2004. La rivendicazione, diffusa ai maggiori quotidiani italiani, consisteva in un documento firmato dalla Federazione anarchica informale (Fai), nel quale si annunciava la costituzione di un patto di “supporto radicale” basato su azioni spontanee di insurrezionalismo. L’organizzazione annunciava una campagna contro le politiche di sfruttamento e dominio dell’Unione europea, i cui obiettivi sarebbero stati gli apparati di controllo e repressione e i protagonisti della "falsa democrazia".
Una versione del documento definita “marginalmente difforme” da quella inviata ai quotidiani era comparsa su Indymedia come post, cioè come notizia pubblicata in modo autonomo e anonimo da un visitatore del sito web. Il documento, titolato “Federazione Anarchica Informale: anarchici o poliziotti?”, era stato pubblicato il 6 gennaio 2004 alle 21:19. Oltre al sito d’informazione indipendente, il comunicato era comparso su altri siti web, anche in lingua inglese (probabilmente squat.net e alasbarricadas.org, ma ci sono degli omissis, perché il documento di rogatoria è stato modificato prima di essere reso pubblico).
Qui si inseriva l’intervento della procura di Bologna, che specificava di voler ottenere “i file di log in relazione alla creazione e all’aggiornamento degli spazi web relativi ad alcuni indirizzi web” durante un determinato periodo. In altre parole, il pm voleva risalire all’autore del post che conteneva il comunicato della Fai attraverso le tracce lasciate dal suo indirizzo IP. In ogni caso, per autoregolamentazione interna Indymedia non conserva gli indirizzi IP degli utenti che in rete visitano le pagine del sito, le “creano”, pubblicando i post o le “aggiornano”, commentando i contributi di altri. In questo modo sia utenti che autori sono totalmente anonimi ed è impossibile risalire alla paternità degli articoli pubblicati.
Poiché i dati di cui si voleva entrare in possesso risiedevano fisicamente sulle macchine ospitate da Rackspace, il pm ha fatto richiesta tramite rogatoria internazionale, alla corte di San Antonio, in Texas. L’assistenza giudiziaria di un paese estero, gli Stati Uniti, in caso di reati di terrorismo è garantita dal Mlat (Mutual Legal Assistment Treaty), un accordo a cui ha aderito l’italia nel 1982.
La società di hosting ha però i suoi uffici a Londra. La corte ha quindi chiesto l’intervento dell’Fbi. A questo punto si potrebbe avanzare l'ipotesi che sia stata la stessa Rackspace a intendere male l’ordine o, addirittura, a consegnare sua sponte gli hard disk per sottolineare la sua estraneità ai fatti. Ipotesi avvalorata dal comportamento della società che, dopo il sequestro, si è chiusa nel silenzio appellandosi a un ordine inesistente di segretezza.
Il caso di Indymedia ha molti punti di contatto con quello dell’associazione Autistici/Inventati, emerso all'inizio dell'estate. Attore protagonista la polizia postale, regia della procura di Bologna, co-protagonista il provider Aruba presso il quale era ospitato il server. Il 15 giugno 2004, nell’ambito delle indagini sull’attività della casella di posta croceanarchica@inventati.org da poco attiva (di nuovo l’area anarco-insurrezionalista), il server è stato spento dalla stessa Aruba. Che senza dire nulla ad Autistici, ha permesso intercettazioni sistematiche della polizia potenzialmente sull’intero disco, quindi su tutte le caselle di posta degli utenti di autistici/inventati. Di nuovo, quando interpellata del momentaneo blackout, Aruba ha dato la colpa a un guasto tecnico.
A parte il discutibile comportamento di queste due società di hosting, è preoccupante che delle indagini su di un singolo individuo debbano compromettere la tutela della collettività. E in questo clima continuo di "pericolo terrorista", non c’è nulla di più attuale.
http://www.diario.it
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Bologna: per il Riesame, FAi (informale) non esiste, non provate le accuse agli anarchici.
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news Sunday, Sep. 11, 2005 at 8:04 PM |
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Il riesame distribuisce equamente badilate nei denti a Gip, Pm e Digos
Ricordate i 7 anarchici fatti arrestare dall'indagine bolognese sulla FAI (Federazione anarchica informale)?
Secondo il Tribunale del riesame che li scarcerò due mesi fa (due di loro sono ancora in carcere per un'analoga inchiesta romana), non vi sono elementi a loro carico.
Non solo, secondo i 3 giudici che hanno vergato le motivazioni, Liviana Gobbi, Anna Travia e Mery De Luca, le indagini della Digos contrastano con i rilievi dei Ros e tutto l'impianto accusatorio non è dimostrato, ne dimostrabile.
Male che gli inquirenti abbiano proceduto sulla base di intercettazioni già acquisite per un vecchia indagine, poi archiviata; male che le stesse non esistano più in quanto "smagnetizzate".
Male l'esame comparato che legava il volantino "Fuoco agli avvoltoi", con testi della "Cooperativa artigiana fuoco e affini (occasionalmente spettacolare)", definito inconsistente e che secondo i magistrati non consentirebbe affatto di concludere che tra i documenti vi siano analogie in grado di attribuirne la paternità alla stessa "mano".
Ancora più grave che, a carico di uno degli indagati, sia stata assunta come prova del legame con gli attentati, una segnalazione dei carabinieri, dalla quale risultava presente a Bologna nelle ore di uno degli attentati; grave perchè la segnalazione rilevava che l'accusato era in stato di palese ubriachezza, circostanza giudicata poi poco compatibile con un terrorista in azione, ma trascurata da chi ha costruito le accuse.
"Violazione dei diritti della difesa" (vorrà dire che si sono inventati le accuse?), "Il quadro indiziario resta ben lontano dallo standard normativo che legittimi l'emissione di una misura cautelare"; questi i virgolettati che ci dicono come gli anarchici accusati siano stati arrestati senza prove, se non quelle fai-da-te e un pò raffazzonate che la volontà persecutoria è riuscita ad arrangiare.
Di più: secondo i magistrati la FAI (informale) non esiste, o meglio: non è stata prodotta alcuna prova reale della sua esistenza, con questo assestando un duro colpo alle altre audaci indagini sul territorio nazionale.
Al tempo degli arresti la Procura bolognese aveva intrapreso un "poderosa" operazione investigativa, ma i giudici del riesame dicono che da nessuna delle numerosissime intercettazioni, telefoniche ed ambientali emerge alcun profilo di reato o di partecipazione all'invio degli ordigni per posta o alla fantomatica organizzazione anarchica.
Ricordiamo che tra i provvedimenti tesi ad incastrare i "terroristi anarchici" vi fu anche il sequestro dei server di Indymedia commissionato all'Fbi e l'acquisizione delle copie delle memorie di http://www.ecn.org ed altri siti con migliaia di utenti, con gravi infrazioni ai diritti di privacy di migliaia di persone: dalle infrazioni alla legge che tutela la riservatezza delle comunicazioni postali di persone neanche indagate, fino alla violazione del segreto garantito a quegli avvocati che su tali server conservavano gli elementi raccolti nel corso di importanti processi, come quelli relativi ai giorni del G8 di Genova; gli stessi processi che stanno dimostrando analoghi comportamenti da parte dei tutori dell'ordine, e una diffusa tendenza a non rispettare la legge da parte dell'apparato repressivo, nonchè la coazione a ripetere nel fabbricare false accuse, per finire poi sbugiardati nei tribunali.
L'unico dato rilevabile dalle indagini è che gli indagati sono anarchici; ma questo nel nostro paese non è reato, e per avere conferma di questo dato bastava chiederlo agli interessati, non essendo certo un segreto, per disvelare il quale fossero necessarie tante indagini.
Ancora una volta la legalità è infranta dagli investigatori, alla spasmodica ricerca di pretesti per colpire chi dissente e fare bella figura a poco prezzo.
Ancora una volta, come per i casi di "eversione" la fantomatica legalità è dalla parte degli accusati.
Ancora una volta la notizia del ribaltamento delle ipotesi accusatorie meriterà poco più che un richiamo distratto in cronaca, e nessuno di quanti si erano pronunciati,per accusare pubblicamente i capri espiatori (con espressioni spesso da querela)si scuserà.
Non il sindaco, dalla parte della legalità illegale, non i partiti della sinistra troppo preoccupati del "centro" per occuparsi di chi paga il prezzo di accuse infondate, ma trovandosi alla loro sinistra deve morire nell'indifferenza; così come insegnano le regole della comunicazione applicate al vetero-stalinismo.
A nessuno tra queste vittime verrà chiesto scusa, solo qualche mini-partito esprimerà loro solidarietà; neanche ora che la farsa emerge nella sua chiarezza; e, alla prossima occasione, alla prossima tornata di arresti fondati sul nulla, ci sarà comunque la corsa alle dichiarazioni da sceriffo padano.
Ancora una volta si dimostra che gli -Illegali- siedono nei Palazzi; nelle strade ci sono solo vittime e sfruttati di un sistema che è quanto di più lontano sia previsto dalla nostra stessa Costituzione.
Potrà sembrare incredibile a chi legga solo i giornali o segua le televisioni, ma la quasi totalità dei fermati per "terrorismo" o "eversione" negli ultimi anni, siano italiani o immigrati stranieri, sono poi risultati estranei agli addebiti; parrà strano ma la maggior parte delle accuse si fondava su "fantasiose interpretazioni" del diritto o su prove false o manomesse.
Parrà strano, ma Bologna è in testa a questa particolare classifica della fantasia e dell'intraprendenza inquirente, a parte il procedimento contro le Br, tutte le accuse ad altri fantomatici "eversori" non hanno retto al vaglio delle istanze di controllo, rivelando in definitiva come a Bologna esista una vera e propria "fabbrica" di accuse infondate.
Una situazione insopportabile che meriterebbe ben più di una ispezione e prese di posizione durissime da parte di tutti i garantisti, ma che per il momento non avrà conseguenze se non sull'amor proprio di quanti si sono visti smentiti.
Ancora una volta non resta che esprimere solidarietà alle vittime di queste macchinazioni e prendere nota del fatto che chi infrange le leggi è arruolato tra coloro i quali sono chiamati a farle rispettare, e non tra chi le contesta a viso aperto nelle strade, nelle piazze e negli spazi di comunicazione collettiva.
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pensiero....
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eèrp Monday, Sep. 12, 2005 at 1:15 PM |
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Quella sera a Milano era caldo
ma che caldo, che caldo faceva.
«Brigadiere, apra un po' la finestra»
ad un tratto Pinelli cascò.
«Signor questore, io gliel'ho già detto,
lo ripeto che sono innocente:
anarchia non vuoI dire bombe,
ma giustizia, amor, libertà».
«Poche storie, confessa Pinelli,
il tuo amico Valpreda ha parlato:
è l'autore del vile attentato
e il suo complice, certo, sei tu».
«Impossibile - grida Pinelli -
un compagno non può averlo fatto
e l'autore di questo misfatto
tra i padroni bisogna cercar».
«Stai attento, indiziato Pinelli,
questa stanza è già piena di fumo;
se insisti apriam la finestra
quattro piani son duri da far».
Quella sera a Milano era caldo
ma che caldo, che caldo faceva.
«Brigadiere, apra un po' la finestra»
ad un tratto Pinelli cascò.
L'hanno ucciso perchè era un compagno
non importa se era innocento;
«era anarchico e questo ci basta».
disse Guida, il feroce questor.
C'è una bara e tremila compagni
stringevamo le nostre bandiere
in quel giorno l'abbiamo giurato
«non finisce di certo così».
e tu Guida e tu Calabresi,
che un compagno ci avete ammazzato
per coprire una starge di Stato,
questa lotta più dura sarà.
Quella sera a Milano era caldo
ma che caldo, che caldo faceva.
«Brigadiere, apra un po' la finestra»
ad un tratto Pinelli cascò.
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i servizi davano per certo ...
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termite Monday, Sep. 12, 2005 at 5:50 PM |
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anarchici.jpg, image/jpeg, 449x307
E' da un pezzo che invito i compagni a tener d'occhio i siti degli sbirri con i baffi, se non conosciamo come la pensano e non stiamo attenti a cosa dicono come facciamo a contrastarli e spesso a pararci il culo? alla fine dell'anno scorso davano per certo quello che oggi i giudici dicono che non c'è. Leggere per credere.
(da gnosis, rivista del sisde ottobre 2004)
A come anarchia in tutte le sue anime L'analisi si propone di ripercorrere a grandi linee la storia più recente dell'anarchismo in Italia, attraverso le parole e le iniziative dei suoi esponenti più rappresentativi, approfondendo al contempo i principi che costituiscono il patrimonio fondante dell'ideologia anarchica.
La "Federazione Anarchica Informale – Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini"
Nel periodo dicembre 2003/gennaio 2004, l'invio di plichi esplosivi al Presidente della Commissione Europea, Prof. Romano Prodi, e a esponenti e rappresentanze dell'Unione sancisce l'avvio di una campagna di lotta contro il nuovo ordine europeolanciata dalla neocostituita "Federazione Anarchica Informale – Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (occasionalmente spettacolare)", con l'adesione delle sigle più note del panorama eversivo di matrice anarchica, già responsabili di diverse ed eclatanti azioni in Italia e all'estero. Le "Cellule contro il Capitale, il Carcere, i suoi Carcerieri e le sue Celle", la stessa "Cooperativa Artigiana", la "Brigata 20 luglio" e "Solidarietà Internazionale", in una sorta di 'bozza programmatica', allegata al messaggio di rivendicazione, illustrano i tratti distintivi del nuovo organismo, che si propone di aggregare singole persone o gruppi ideologicamente affini accomunati dalle pratiche di attacco al dominio, i quali si incontrano nel solo momento specifico dell'azione e della sua preparazione. Ci troviamo di fronte, quindi, ad una Federazione, struttura orizzontale e non verticistica, di matrice anarchica, in radicale opposizione a qualunque cancro marxista, sirena incantatrice che incita alla liberazione degli oppressi… per sostituire un dominio ad un altro, in cui il tipo di relazione tra soggetti è Informale, finalizzato, cioè, esclusivamente all'attuazione di un'iniziativa. Per entrare a far parte della federazione occorre riconoscersi nell'inderogabile principio della solidarietà rivoluzionaria, intesa come azione armata, attacco a strutture e uomini responsabili della detenzione del compagno, e aderire alle cosiddette campagne rivoluzionarie, compiendo azioni che, seppure attuate secondo modalità e tempi propri, si inseriscano in campagne di lotta prestabilite. L'immagine di questa organizzazione elastica, che opera all'insegna di una sostanziale 'libertà d'azione' dei singoli soggetti rivoluzionari, accomunati esclusivamente da un legame di natura solidaristica, in che misura corrisponde effettivamente al patrimonio ideologico anarchico, così come ci è stato tramandato dai suoi esponenti più autorevoli?
Bonanno e la lotta contro l'attività repressiva dello Stato
Le linee ideologiche, politiche e operative fondanti l'attività del movimento anarco-insurrezionalista sono rintracciabili nella produzione teorica di Alfredo Maria Bonanno (1) , teorizzatore dell'uso della violenza rivoluzionariainel quadro di una strategia di attacco allo Stato. Il nr. 18 (novembre-dicembre 1977) della rivista bimestrale "Anarchismo" (2) , di cui Bonanno è direttore responsabile, riporta un brano illuminante per ciò che riguarda le finalità del movimento: Siamo per la distruzione dello Stato, ciò significa che siamo per la distruzione fisica (non verbale) di quelle istituzioni e di quelle persone che lo Stato rappresentano e realizzano. Siamo contro i poliziotti, contro i magistrati, contro i burocrati, contro i sindacalisti, contro i padroni. Non siamo soltanto contro il controllo poliziesco, contro la giustizia borghese, contro la tecnoburocrazia, contro il sindacalismo, contro il capitalismo; siamo proprio in forma concreta contro quelle persone e quelle cose che, nella realtà di tutti i giorni, quelle forme ideologiche realizzano, facendole diventare strumenti di repressione. È proprio l'attività repressiva dello Stato a costituire il tema centrale delle iniziative e della propaganda del movimento, connotata da un atteggiamento di vittimismo giudiziario tendente a evidenziare presunti pregiudizi ed abusi nell'operato delle Forze dell'Ordine e della Magistratura, con l'asserita complicità dei mass-media. Nell'opuscolo di Bonanno intitolato "Carcere e lotte dei detenuti" (3) , l'apparato penitenziario viene definito un'istituzione totale, il luogo in cui l'individuo, privato della propria dignità, è soggetto ad un processo di costante e progressiva spersonalizzazione, che gli preclude per il futuro qualsiasi tipo di reinserimento nella comunità sociale. La campagna contestativa non lascia spazi al dialogo, ritenuto funzionale ed organico al potere di omologazione del sistema, rispetto al quale occorre replicare con l'azione diretta e distruttiva nella prospettiva di annientare il potere coercitivo: La miglior soluzione possibile – e in fondo la sola praticabile – per quel che riguarda il carcere è la sua completa distruzione. Ma il carcere è solo il riflesso di una società civile che comunque ci controlla, ci sorveglia e ci obbliga a scelte che nulla hanno a che vedere con le nostre inclinazioni e i nostri desideri più autentici. Il carcere è parte integrante di un sistema statale che se ne serve come strumento per la salvaguardia dei propri equilibri, la cosiddetta 'pace sociale': ne è quindi una parte integrante, ma solo una parte. Limitarsi alla distruzione del carcere non è sufficiente, occorre andare alla radice di un potere che ne permette l'esistenza, in breve, occorre abbattere il sistema capitalistico nelle sue varie forme.
Bonanno e la lotta contro i simboli del progresso capitalista
Bonanno parte da una serie di obiettivi minimi, strutture del dominio sparse sul territorio riferibili al progresso capitalista, elencate in dettaglio sulle pagine di "Anarchismo" e del supplemento "ProvocAzione", incentrato sostanzialmente su questioni di carattere antimilitarista e ambientalista, con particolare attenzione alla lotta contro le centrali nucleari: Sosteniamo gli interventi diretti… sarebbero da privilegiarsi le strutture minimali e ciò perché proprio su queste strutture si basa la diffusione nel territorio del capitale… che si identificano in: cavi, fili, condotti, tubi, centraline, antenne, tralicci, pali, centri di smistamento, centri di ricerca, ecc.. . Nel nr. 55 (dicembre 1986) della rivista, poi, sedicenti "Operatori Rivoluzionari" forniscono minuziose istruzioni per sabotare un traliccio dell'ENEL. E in questa logica si collocano coerentemente le campagne di ecoterrorismo contro tralicci ENEL, ripetitori televisivi e di telefonia mobile compiuti nell'Alta Versilia tra il 1987 ed il 1992, in Toscana tra il 21 e 22 gennaio 2003, in segno di solidarietà con l'ecoterrorista elvetico Marco Camenisch (4) , e, nel primo semestre del 2004, nel viterbese, nel pesarese ed in provincia di Sondrio. Tante singole azioni, dunque, che si inseriscono in un più ampio progetto globale di sovvertimento sociale, compiute da gruppi di affinità, unità autogestite composte da pochissimi elementi, che nascono in virtù di situazioni contingenti ed operano fuori da ogni forma organizzata di coordinamento. La scelta degli obiettivi, pur demandata, nello specifico, all'autonomia di ogni singolo gruppo, viene indirizzata dalle campagne propagandistiche svolte sulle pubblicazioni d'area o in relazione a circostanze significative per il movimento (ad es. strutture giudiziarie in occasione di processi al movimento, Forze dell'Ordine in seguito ad arresti di militanti, obiettivi del capitalismo durante dimostrazioni di piazza etc.).
Il 'Black Bloc'
L'espressione più evidente e attuale di tale strategia può essere individuata nelle componenti anarcoidi del movimento antiglobal, identificate dai media con il termine di 'black bloc', che simboleggiano un fenomeno di aggregazione temporanea di singoli soggetti e/o gruppi di affinità, i quali si riuniscono con finalità aggressive in occasione di determinate manifestazioni di protesta, con obiettivi limitati nel tempo e diversi da gruppo a gruppo. L'ideologia di riferimento del 'black-bloc' riflette gli aspetti maggiormente significativi dell'impianto libertario oltranzista, basato su un profondo disprezzo verso i valori e i simboli della società borghese, considerati del tutto inconciliabili con la libertà ed il benessere del singolo individuo. In un "Comunicato di una sezione del Blocco Nero di Seattle" (5) , si legge: Noi riaffermiamo che la distruzione di proprietà non è un'azione violenta, a meno che non ci perda la vita qualcuno o qualcuno ne abbia danno (fisico). Secondo questa definizione la proprietà privata – specialmente la proprietà privata delle multinazionali (chiaro) – è in se stessa infinitamente più violenta di ogni azione rivolta contro di essa… Con il "distruggere" la proprietà privata, noi ne convertiamo il suo limitato valore e ne espandiamo il valore d'uso. Una vetrata di un megastore diventa una fessura attraverso la quale passa una ventata di aria fresca nell'atmosfera oppressiva di un ipermercato... . Un disprezzo che si traduce, quindi, nell'uso della violenza contro le grandi proprietà (banche, multinazionali, supermercati, etc.), giudicato funzionale ad eliminare la violenza e l'oppressione del sistema capitalistico, e nell'opposizione violenta alle Forze dell'ordine, considerate servi assassini del potere preposti a reprimere la lotta del movimento.
L'organizzazione clandestina
Si tratta di una militanza che viene condotta su un doppio livello, palese e occulto (gli stessi militanti partecipano alle manifestazioni e poi si riuniscono in gruppi di affinità per compiere le operazioni), e in conformità al principio di corrispondenza tra teoria e prassi, già applicato dallo stesso Bonanno all'interno del gruppo eversivo anarco-comunista "Azione Rivoluzionaria", che, a partire dal 1976, si è reso responsabile di numerose azioni terroristiche nel centro-nord.
Tale principio è ampiamente illustrato in un "Contributo per un progetto rivoluzionario libertario", redatto da "Azione Rivoluzionaria" per "Anarchismo" (6) , nel quadro di un'analisi dei compiti prioritari spettanti alle organizzazioni combattenti per istituire un collegamento tra la guerriglia in fabbrica e la lotta antiistituzionale, laddove si afferma che nell'organizzazione clandestina… si saldano teoricamente e praticamente i nuclei che vanno a svilupparsi in fabbrica e quelli attivi nel territorio, contro i servizi essenziali del capitale, le banche, le immobiliari, i massmedia, le caserme, le carceri. Alle obiezioni mosse da più parti dell'Autonomia, secondo cui un'organizzazione di questo tipo rischia di creare guerriglieri di professione che operano in totale scollamento dal resto del movimento, precludendo così ogni possibilità di far crescere l'autorganizzazione delle lotte, possibile solo vivendo la vita di tutti gli altri e con loro arrivare alla lotta armata,gli autori oppongono la creazione e la diffusione dei cosiddetti nuclei di contropotere, definiti piccoli nuclei che lavorano autonomamente nelle diverse situazioni, combattono, intervengono, difendono, sono parte del lavoro politico di massa,che riconoscono nella struttura organizzativa clandestina il loro anello di raccordo.
La "Federazione Anarchica Italiana" (F.A.I.)
Le tesi oltranziste portate avanti da Bonanno e dal gruppo gravitante intorno ai periodici "Anarchismo" e "ProvocAzione" sono all'origine di una presa di distanza da parte dell'organizzazione anarchica storica "Federazione Anarchica Italiana" (F.A.I.), che non ne condivide gli obiettivi e le metodologie di lotta. La spaccatura si fa evidente in occasione del Convegno della F.A.I. a Bologna (maggio 1987), sul tema "Dualismo organizzativo", incentrato sul problema dell'insurrezionalismo come elemento connotante l'ideologia anarchica, quando l'ala più oltranzista accusa la "Federazione" di aver abbandonato le teorie anarchiche in favore di una sterile socialdemocrazia. Nel 1988, poi, in risposta ad un comunicato in cui alcune componenti moderate del movimento libertario, tra cui la F.A.I. e il circolo "Ponte della Ghisolfa" di Milano, prendono le distanze da tre attacchi antinucleari compiuti dagli anarchici il 13 aprile nel capoluogo lombardo, la redazione milanese di "Anarchismo e di "ProvocAzione" puntualizza quanto segue: Noi riconosciamo tali azioni antinucleari come anarchiche e insurrezionaliste e solidarizziamo apertamente con i compagni che le hanno messe in atto, in coerenza con quanto da sempre sosteniamo sulla necessità della pratica degli obiettivi diffusi sul territorio e dell'attacco radicale contro la tecnologia dell'atomo… riteniamo queste pratiche di sabotaggio utili a far crescere la coscienza degli sfruttati in senso rivoluzionario… continueremo a sostenere coerentemente e con dignità queste posizioni e tutto quanto i compagni faranno in questa direzione.. senza alcun timore, come si conviene a degli anarchici rivoluzionari non addomesticati, ma in lotta contro lo Stato e il capitale, non abbiamo paura di affrontare a viso aperto la repressione. La "Federazione Anarchica Italiana", che si costituisce nel settembre 1945 durante un congresso nazionale anarchico a Carrara, alla teoria insurrezionale come pratica rivoluzionaria per l'abbattimento dello Stato democratico oppone il metodo del gradualismo rivoluzionario, in base al quale l'obiettivo finale della destrutturazione del potere viene perseguito attraverso un graduale inserimento nelle diverse lotte sociali suscettibili di aggregare le istanze delle classi sfruttate e oppresse. La struttura organizzativa della F.A.I. si configura come un insieme di organismi autonomi, situati in tutto il territorio nazionale e legati tra loro da una intesa federativa, nonché da una serie di commissioni ad hoc su tematiche di tradizionale interesse dell'area libertaria, quali l'antimilitarismo, l'anticlericalismo, le politiche sociali e del mondo del lavoro. Queste ultime, in particolare, hanno assunto sempre maggior rilievo negli ultimi tempi con la progressiva perdita di rappresentatività dei sindacati tradizionali e la sostanziale identità operativa fra le recenti lotte spontanee di alcuni comparti lavorativi e la prassi anarchica dell'azione diretta. In occasione del XXIV Congresso della F.A.I., svoltosi a Imola (BO) nel gennaio 2003, nel ribadire la validità dello sciopero generale come strumento di lotta per trasformare in modo radicale la società, è stato criticato l'operato delle gerarchie vecchie e nuove nell'organizzazione delle lotte dei lavoratori, sottolineando la necessità dell'unità sindacale a partire dalle strutture del sindacalismo di base. L'autorganizzazione di base dei lavoratori e delle masse popolari, infatti, rappresenterebbe la viaverso l'insurrezione reale, cioè la trasformazione radicale dello stato presente delle cose in senso egualitario e libertario.
Insurrezione e rivoluzione
Ma in cosa consiste l'insurrezione reale? Perché gli anarchici più che alla rivoluzione guardano all'insurrezione come mezzo per eliminare tutti i mali causati dalla società capitalistica? Nella bozza redatta da Bonanno in vista di alcune conferenze da tenere in Grecia nel 1993, presso il Politecnico di Atene e presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Tessalonica (7) , compare un paragrafo dedicato alla "Organizzazione rivoluzionaria anarchica insurrezionale" – O.R.A.I., da lui teorizzata, in cui vengono illustrati i tratti distintivi di un'organizzazione di matrice anarchica. Bonanno, innanzitutto, tiene a specificare che l'aggettivo rivoluzionaria contenuto nella sigla è inesatto e che l'imprecisione è dovuta alla difficoltà di tradurre dall'italiano in greco il termine informale, che più propriamente si adatta ad una formazione di impronta libertaria, priva di quei rigidi organigrammi e parametri immutabili nel tempo, propri della 'banda armata'. La 'banda armata' di derivazione marxista, la sirena incantatrice che incita alla liberazione degli oppressi… per sostituire un dominio ad un altrotanto odiata dalla "Federazione Anarchica Informale"… Ciò che caratterizza una struttura insurrezionalista, spiega Bonanno, è che il suo ambito di intervento è sempre strettamente correlato alle lotte specifiche che le classi subalterne portano avanti nel quotidiano per migliorare le proprie condizioni di vita sotto il profilo economico, sociale o ambientale, ed è finalizzato a veicolare situazioni reali di disagio verso uno sbocco insurrezionale di massa. Questo processo viene illustrato molto chiaramente nel primo numero (settembre-dicembre 2003) della "Rivista antiautoritaria "NIHIL" (8) , curata dall'anarco-insurrezionalista sardo Costantino Cavalleri (9) , dove si afferma che: L'insurrezione generalizzata può scaturire dall'intervento costante di entità rivoluzionarie, presenti nel territorio, come tali riconosciute e formalmente e informalmente operanti, anche in modo visibile, che riescono a penetrare ed essere parte (qualitativamente e non necessariamente in termini quantitativo-numerici) attiva e credibile nel sociale. Partecipazione attiva, dunque, alle lotte per la casa, per il lavoro, per l'aumento del salario, contro la guerra, contro lo sfruttamento delle risorse naturali… tanti piccoli fuochi, sparsi un po' ovunque, che innescano l'incendio finale! Ne sono esempi concreti la partecipazione degli anarchici all'occupazione della cava di Muros (SS), come parte della mobilitazione di protesta contro la concessione, ad opera della Regione Autonoma della Sardegna, dell'impianto minerario per l'estrazione del caolino, considerata causa di danni alla salute della popolazione locale e di depauperamento delle risorse naturali nell'isola; la grande attenzione dell'antagonismo isolano per le campagne contestative contro l'attività del poligono interforze di San Lorenzo (CA), utilizzato anche per sperimentazioni missilistiche, cui vengono imputati i numerosi casi di leucemia e alterazioni genetiche riscontrati tra militari e abitanti della zona; o ancora la protesta contro la base americana nell'arcipelago de La Maddalena (SS).
Cavalleri e la questione sarda
In Sardegna, del resto, il contesto sociale è storicamente caratterizzato da senso di isolamento e di malessere nei confronti dello Stato italiano, recepito quale Stato colonizzatore responsabile della oppressione culturale ed economica dell'isola. E ciò ha alimentato forme radicali di antagonismo, agendo come 'collante' tra spinte separatiste ed ideologie anarchiche e marxiste-leniniste, non esenti da contaminazioni con elementi politicizzati della criminalità sarda, 'specializzati' in sequestri di persona. In relazione al sequestro e all'assassinio di Mirella Silocchi (luglio-dicembre 1989), ad esempio, sono state processualmente accertate responsabilità di elementi anarco-insurrezionalisti, tra i quali Francesco Porcu (10) e Gregorian Garagin (già militante di gruppi terroristici armeni) (11) . Inoltre, l'ostile diffidenza verso lo Stato e le sue espressioni più significative, che costituisce un aspetto fondante del patrimonio ideale di matrice anarchica, ha favorito la progressiva crescita del movimento anarco-insurrezionalista locale, che più volte ha tentato di proporsi come punto di riferimento di tutte quelle forze che intendono lottare contro il potere centrale. E così Cavalleri, dalle pagine del suo "Su Gazetinu de sa luta kontras a sas presones" (12) , pubblicizza il libro autobiografico di Antonio Soru (13) e divulga il pensiero politico di Matteo Boe (14) , pubblicando una sua lettera dal titolo "Per il Fronte di Liberazione Nazionale Sardo – Dalla lotta contro le galere all'assalto dell'imperialismo", in cui l'autore auspica la costituzione di un fronte che sappia coniugare istanze separatiste, ambientaliste ed antimilitariste, precisando che: Le vittime non siamo solo noi carcerati… ma anche chi si vede espropriato di enormi fette del proprio territorio per la creazione di parchi, chi deve subire servitù militari…" E sempre Cavalleri, nell'estate 2002, cura la pubblicazione di un 'numero unico' dal titolo "Zornale pro su Fruntene de Liberatzione Natzionale Sardu – ARREXINIS – RAIKINAS – RADICI", in cui rilancia la proposta di un Fronte tra singoli soggetti, gruppi o formazioni dell'antagonismo isolano che, pur essendo di diversa matrice ideologica, vogliano aderirvi come entità rivoluzionaria anticapitalista ed antimperialista, con il fine dell'autodeterminazione del popolo sardo. A questo riguardo, l'anarchico sardo specifica che l'obiettivo centrale dei rispettivi programmi di lotta al sistema è costituito dalle politiche colonialiste delle Istituzioni centrali e attribuisce priorità assoluta all'azione rispetto a sterili dibattiti teorici e ideologici, rimarcando che, nell'ottica insurrezionalista, la prassi della lotta armata non costituisce in sé la panacea dei mali sociali ma, per avere una sua validità, deve essere ancorata all'interno delle mobilitazioni delle fasce sociali più deboli.
Gli anarchici e le avanguardie armate
È il leitmotiv che permea gran parte dell'opera di Bonanno - il quale, peraltro, in "Anarchismo" e "ProvocAzione" ha sempre dato ampio spazio ai contributi di Cavalleri sul fenomeno Sardegna – e che nel tempo ha ulteriormente acutizzato quel divario insuperabile tra la pratica della lotta armata inserita all'interno di una strategia di stampo anarchico e la strategia lottarmatista delle tradizionali avanguardie combattenti, quest'ultima considerata dagli anarchici totalmente inaccessibile alle masse e del tutto avulsa da un contesto di lotta reale. Si tratta di un problema strettamente connesso alla questione delle avanguardie, propria delle organizzazioni strutturate secondo i tradizionali parametri di stampo brigatista, verso le quali gli anarchici nutrono un profondo e 'genetico' disprezzo, per la loro pretesa di porsi al di sopra delle masse e di guidarle verso la rivoluzione. Gli anarchici non si considerano avanguardia di nessuno, rifiutano qualsiasi tipo di gerarchia o 'potere decisionale' che provenga dall'alto e la loro lotta è parte integrante della mobilitazione di massa. Qualche analogia, in questo senso, potrebbe sussistere con le tesi ispirate alla c.d. 'seconda posizione' delle Brigate Rosse (15) , fondate sull'imprescindibilità del dialogo con le masse, l'avversione al militarismo fine a se stesso ed un uso più ragionato, 'politico', delle armi, che prevede azioni di basso profilo ad alto contenuto simbolico, vale a dire la propaganda armata (anche le azioni dirette degli anarchici privilegiano il valore simbolico dell'azione rispetto alla successiva rivendicazione politica). L'irriducibile odio verso le avanguardie di tipo militarista è chiaramente percepibile dalle parole di Bonanno nella sua "Autodifesa al processo di Roma per banda armata, etc." (16) : Non è tanto che la mia immacolata coscienza di anarchico sia turbata dal fatto che qualcuno ha detto che potrei essere capo di una organizzazione, quanto che si possa pensare che tutto quello per cui ho combattuto negli ultimi trent'anni della mia vita sia riconducibile a una striminzita, miserabile, ristretta condizione di banda armata. È questo che mi muove molto di più allo sdegno. Una banda armata è cosa troppo piccola per racchiudere il mio desiderio di libertà, il mio desiderio di sconvolgere l'esistente. Ed è lo stesso odio che muove gli anarchici di Rovereto (TN), subito dopo l'omicidio Biagi, a giustificare l'azione B.R. contro il comune nemico di classe, prendendo, al contempo, le distanze dalla formazione brigatista, accusata di mirare esclusivamente al potere ed al dominio, in veste di direttivo e coscienza dello scontro sociale: …la società divisa in classi non può passare attraverso il controllo di uno Stato, anche se questo Stato si chiama Operaio (17) .
I Barbari di Crisso e Odoteo
D'altronde è da questi ambienti che hanno origine le più recenti ed incisive contestazioni a tutte le ideologie di derivazione marxista-leninista, raccolte nell'opuscolo "Barbari – L'insorgenza disordinata" (18) , redatto da "Crisso e Odoteo" (19) . Il testo, redatto con largo uso di argomentazioni di carattere storico e filosofico, consiste in una critica puntuale e articolata, nell'ottica anarchica, del volume di A. Negri e M. Hardt "Impero", definito fabbrica ontologica e macchina linguistica del nuovo soggetto europeo rappresentato dal movimento 'no-global', con particolare riferimento all'area dei 'Disobbedienti'. Gli autori sostengono che, dopo la caduta del muro di Berlino (1989), l'Impero, ormai privo di nemici esterni, si trova a dover salvaguardare la propria esistenza di fronte a pericoli che nascono all'interno dei suoi stessi confini ad opera di quei sudditi che, restii a sottomettersi alle regole di omologazione del sistema, fomentano guerre civili e conflitti sociali suscettibili di turbarne gli equilibri. Per contrastare tali minacce l'Impero, da un lato mantiene intatta la sua funzione repressiva, conferendo alle operazioni belliche la nuova veste di operazioni di polizia e, dall'altro, si serve di emissari (Negri e Hardt) che, mediante la solita stantia e spuntata arma intimidatoria del terrorismo intellettuale, tentano di porsi come forza di mediazione fra le tensioni sovversive e le esigenze dell'ordine sociale, portando i movimenti nell'alveo istituzionale.
Lo scopo dei due emissari è quello di mettere le lotte al servizio del potere, sottraendo qualsivoglia spazio di rivolta autonoma, come emerge con chiarezza anche dagli interventi strumentali compiuti nei più significativi ambiti di contestazione della sinistra antagonista, quali la globalizzazione, l'ambientalismo, il mondo del lavoro e l'immigrazione: Non è l'Impero, attraverso l'esercizio del potere, ma sono i sudditi, con le loro lotte contro il potere dell'Impero, a creare il mondo che ci circonda. Negate le modalità contestative che si limitano ad una non-collaborazione ai progetti del nemico (ad esempio l'astensione dal voto, la diserzione, il boicottaggio delle multinazionali, etc.), gli autori proclamano che l'Impero va distrutto. Non riorganizzato, riorientato, ridefinito, rimodellato – ma annientato fin nelle fondamenta e a tale scopo auspicano l'avvento dei barbari, fautori dell'azione che nasce in un contesto insurrezionale: Che le orde barbariche vadano all'assalto, autonomamente, nei modi che decideranno, e che dopo il loro passaggio non cresca più un parlamento, un istituto di credito, un supermercato, una caserma, una fabbrica... E torniamo alla "Federazione Anarchica Informale" che conclude il suo volantino di rivendicazione con l'invito a: Attaccare e distruggere i responsabili di repressione e sfruttamento! Attaccare e distruggere carceri, banche, tribunali e caserme! La rivolta è riproducibile e contagiosa! Guerra sociale contro Stato e capitale! (1) Il 20 aprile 2004, la Corte di Cassazione ha confermato la sua condanna, emessa il 1° febbraio 2003 dalla Corte di Assise d'Appello di Roma nel quadro del procedimento penale relativo all'Organizzazione Rivoluzionaria Anarco-Insurrezionalista – O.R.A.I., a 6 anni di reclusione ed al pagamento di una multa per i reati di propaganda ed apologia sovversiva, concorso in rapina aggravata e violazione della legge sulle armi. (2) Autorizzazione del Tribunale di Catania n. 434 del 14.1.1975 (3) Edito nel giugno 2000 a cura delle "Edizioni Anarchismo" - Catania. (4) Camenisch è stato estradato in Svizzera nell'aprile 2002, dopo aver scontato 12 anni di reclusione in Italia per tentato omicidio e per alcuni attentati ai danni di tralicci ENEL, compiuti in Toscana tra il 1989 ed il 1991. Il 4 giugno 2004 è stato condannato dalla Corte d'Assise di Zurigo a 17 anni di reclusione per omicidio. (5) Tratto da "Tactical Media Crew" <tactical@tmcrew.org>. (6) Nr. 25 (gennaio-febbraio 1979). (7)I testi sono raccolti in "Nuove svolte del capitalismo", edito nell'aprile 1999 a cura delle "Edizioni Anarchismo" – Catania. (8) Supplemento "Quadrimestrale di dibattito, analisi, approfondimenti storici, teorici, metodologici" al bollettino "Anarkiviu", autorizzato con reg. n. 18/89 del Tribunale di Cagliari. (9) Figura di spicco degli ambienti isolani, Cavalleri è molto attivo nel campo dell'editoria e della pubblicistica d'area, incentrata, in particolare, su tematiche legate al settore carcerario, all'indipendentismo ed a questioni locali di carattere ambientale. (10) Il 1° febbraio 2003 è stato condannato alla pena dell'ergastolo dalla Corte d'Assise di Appello di Roma per i reati di associazione sovversiva e banda armata, nel quadro del citato procedimento penale relativo all'"O.R.A.I.". La sentenza è stata confermata il 20 aprile 2004 dalla Corte di Cassazione. (11) È stato condannato alla pena di 30 anni di reclusione per i reati di associazione sovversiva e banda armata nel quadro del medesimo procedimento penale. Anche questa condanna è stata confermata il 20 aprile 2004 dalla Corte di Cassazione. (12) Nr. 2 (luglio-agosto 2001). Il periodico viene edito come supplemento al citato bollettino "Anarkiviu". (13) Coinvolto nel sequestro dell'imprenditore milanese Marzio Ostini, conclusosi con l'uccisione dell'ostaggio, è stato arrestato nel 1988 e condannato all'ergastolo. (14) Esponente di spicco della criminalità sarda, è rinchiuso nel carcere di Spoleto (PG) per reati connessi al sequestro di persona. (15) Espressione coniata per definire la corrente 'movimentista' delle B.R.,, che faceva capo a Giovanni Senzani. (16) Edito nell'aprile 2000 a cura delle "Edizioni Anarchismo" – Catania. (17) Nr. 12 (aprile 2002) della pubblicazione "Adesso-Foglio di critica sociale" – C.P. 45 -Rovereto (TN). (18) Pubblicato nel 2002 a cura delle "Edizioni NN" - Catania. (19) Pseudonimi di Massimo Passamani, leader dell'area anarchica di Rovereto (TN) e Andrea Ventrella, figura di rilievo dell'area anarchica torinese.(1) Il 20 aprile 2004, la Corte di Cassazione ha confermato la sua condanna, emessa il 1° febbraio 2003 dalla Corte di Assise d'Appello di Roma nel quadro del procedimento penale relativo all'Organizzazione Rivoluzionaria Anarco-Insurrezionalista – O.R.A.I., a 6 anni di reclusione ed al pagamento di una multa per i reati di propaganda ed apologia sovversiva, concorso in rapina aggravata e violazione della legge sulle armi.
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Non esiste?
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carmene Tuesday, Sep. 13, 2005 at 2:35 AM |
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E chi lo dice che non esistono gli infamali? Gli "inquirenti"? Adesso che stanno al gabbio i superman e wonderwoman dell'insurrezione si parano il culo dietro le affermazioni di un giudice... with compliments! Quando lo dicevano gli altri anarchici che gli infamali erano solo emanazione del ministero dell'Interno o utili idioti dello stesso, si trattava di balle o, peggio, secondo alcuni indymediatici di osservanza celodurista, "sciocche questioni di copyright". Se invece a dirlo è un giudice la musica cambia. Ma non eravate quelli del "fuoco ai tribunali"? Un minimo di decenza avrebbe consigliato il silenzio invece di 'sta vergognosa sceneggiata con tanto di feature su indy!
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x carmene
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pkrainer Tuesday, Sep. 13, 2005 at 8:13 AM |
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di' la verità, a te gli utili idioti fanno nervoso, perché a te non ti reputa utile messuno, malgrado gli sforzi. Sarò buono: ti rivelo il perché. Se tu fai il lavoro per il ministero degli interni gratis, da volontario, non ti pagheranno mai. Fatti pregare un poco, fatti desiderare, fai capire che sei bensì un carognone immondo, ma che i tuoi servizi hanno un prezzo, e vedrai che un piccolo assegno ci sarà pure te, e potrai smettere di sfamarti con gli avanzi dei cani poliziotto
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PK, il Paperinik meneghino
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Carmene Tuesday, Sep. 13, 2005 at 12:41 PM |
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Da quando ti sei autonominato avvocato degli infamali la tua vena polemica si è stemperata in una marea di insulti a chi non condivide la tua passione per la straordinaria proposta politica dei postini e pentolai in questione. Prova per una volta ad argomentare: abbi il coraggio di dire cosa pensi di chi chi si para dietro le affermazioni di un giudice anziché dire serenamente l'ovvio: "noi non c'entriamo niente con le accuse rivolteci, noi non c'entriamo niente con gli infamali". Perché da Cervantes in poi non si è letta una riga in merito? Perché la feature è stata costruita intorno alla "notizia" che un giudice bolognese non crederebbe all'esistenza degli infamali? Adesso le "notizie" le si fondano sulle divergenze in seno agli apparati repressivi? Complimenti volponi!
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car-mene
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frangia folle Tuesday, Sep. 13, 2005 at 12:41 PM |
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canto per cantà, perchè me sento un friccicore al core
e siamo sempre al palo:
non mi sembra così censurabile il commento di carmene, anche a me non sembra sensato citare le sentenze assolutorie di un "tribunale borghese" per demolire i "castelli" e i falsi teoremi accusatori del "borghese tribunale".
detto questo, e battute caustiche a parte (datato armamentario retorico situazionista), resta la domanda di fondo che il movimento e la sua ala dura devono comunque porsi: a che cazzo sono servite le azioni esemplari condotte con guerrigliera (si fa per dire) potenza da parte degli insurrezionalisti passati e presenti?
quale reale contesto di sfruttamento e svilimento della vita è stato modificato da azioni esemplari condotte da gruppi di affinità e di risposta armata sul territorio?
un esempio attuale tra tutti: la lotta contro l'alta velocità in val di Susa. Cosa è servito di più ad inceppare la macchina devastante dei suoi cantieri: il traliccio fatto saltare da qualche anima bella di lupo marsicano, o il collegamento con le lotte che da decenni portano avanti gli abitanti di questa sfortunata vallata alpina?
A seguito delle azioni di sabotaggio c'è stata l'incriminazione e poi l'arresto di alcuni compagni, presumibilmente estranei ai fatti, e, a seguire, la morte violenta e prematura di due di loro.
a seguito delle azioni coordinate di differenti realtà di opposizione c'è stata una presa di coscienza di una larga fetta di popolazione che ha quantomeno rallentato e fortemente condizionato l'avanzata in valle delle ruspe.
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sembrano insulti, ma sono constatazioni
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pkrainer Tuesday, Sep. 13, 2005 at 1:03 PM |
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Il punto che pare sfuggirti, a riprova che sei insieme carogna e babbeo, é che queste azioni sono illegali: quindi é pericoloso dire che sei stato tu, é pericoloso (e pure infame) dire che é stato un altro. Per cui, per chi le condivide, o perché le ha fatte, o perché non le ha fatte ma sa chi é stato e lo stima, o perché non le ha fatte, nemmeno sa chi é stato, ma ne condivide il merito e il metodo, si trova nella rogna di poter solo smentire quei merdosi che sostengono che sono stati i servizi o che azioni simili servano ai servizi. Ma non può usare l'argomento principe: sono stato io oppure é stato lui, che siamo persone che tutti conosciamo e stimiamo. Insistere in questo senso, come fai tu e tanti altri simili a te han fatto, é da lercioni. Quanto ai giudici: la verità giudiziaria non ha, nel bene e nel male, alcun nesso con la verità rivoluzionaria. Che delle persone non costituiscano una banda armata nel senso del codice, che la banda armata sia o possa essere un'invenzione, non implica che queste persone non ci siano. Come il fatto che i giudici diano la banda armata per provata, non dimostra che queste persone esistano. Sono due piani che comunicano solo tramite la galera. La montatura di Bologna é sfumata, quella di Roma ancora no: mi pare ovvio che si usi la sentenza di Bologna a sostegno dei compagni ancora carcerati, in sostanza per le medesime cagioni. Il punto é che a te, essendo quello che sei, e non mi ripeto, di questo non solo non ti fotte un cazzo, ma si direbbe che sei pure contento che loro stiano dove stiano, i superman etc...quindi ti pare conveninete attaccarti a quella che ti pare una contraddizione, che uno dica che certe cose sono non giuste ma giustissime, ma ci tenga a dire che non é stato lui. Prima di tutto perché é vero, ad esempio; o anche solo perché, capisci? stare carcerato non gli garba. Che debolezza d'argomenti, eh? Molto meglio definire dei compagni "infamali", non si capisce neppure perché, visto che non hanno messo nei guai nessuno, e fra l'altro continuano a stare fuori alla facciazza tua e dei giudici, che han carcerato le persone sbagliate
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ben scavato, vecchia Frangia
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pkrainer Tuesday, Sep. 13, 2005 at 1:10 PM |
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quel che dici tu, é pieno di buon senso. Io come sai e non da oggi non sono favorevole a perdersi nel dinamitare tralicci o pignatte o buste o bustarelle. Trovo ci sia di meglio da fare e difatti faccio altro. Quando posso cerco non solo di promuovere cose altre, ma anche di dissuadere quei compagni più orientati verso il botto. Ma ed é questo il punto, per fare questo, il presupposto é dialogare con queste persone con rispetto, non chiamandoli infamali o utili idioti, non ipotizzando che siano carabinieri, e simili. Per dirla chiara io ho molte perplessità pure per le tecniche dei Black Bloc. Ma penso che siano dei compagni miei e di tutti i buoni: e che per poterli criticare (e idem per gli amanti della redenzione tramite la dinamite), occorre prima sgombrare il campo da tutti i detrattori interessati e disonesti e disonorati
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PK, il il Paperpicio
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carmene Tuesday, Sep. 13, 2005 at 7:10 PM |
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PK, ci sei o ci fai? Hai appena scritto che quelli dentro potrebbero essere, secondo i crismi della giustizia di stato, responsabili di quanto loro imputato o, in subordine, supporter coscienti, o, ancora, tifosi. Secondo me chi chiacchiera troppo sei tu, non certo chi fa notare la verminosa scelta di valorizzare le opinioni di un giudice. a naso direi che sei solo un PK piciu ma naturalmente potrei sbagliarmi... in questo caso sarebbe bene che chi ha la sventura di conoscerti ti eviti.
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tu ti profitti, troppo
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pkrainer Tuesday, Sep. 13, 2005 at 8:16 PM |
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del fatto di essere anonimo: non é una bella cosa scrivere da anonimo cose che uno non avrebbe il coraggio di scrivere firmandole. Io non so che cosa pensi tizio e caio: quelli che sono dentro in gran maggioranza neppure li conosco, figurati. E in ogni caso, il punto non é questo: poniamo che IO approvi quelle azioni, o che magari IO le abbia fatte, tutte o in parte: quelle bombe qualcuno le avrà pur confezionate e mandate, no? quindi qualcuno nei panni che attribuisco a me, ci sta. Ora, io - e ne sono certo - manco lui, l'informale che io non conosco, sono _come sanno tutti quelli che mi conoscono anche solo per sentito dire - persona che non solo non é foraggiata da alcun ministero, ma neppure é utile idiota, né infamale, etc. Basterebbe che io dicessi: guardate le bombe le ho messe io, per questo o quell'altro motivo, che le calunnie e le cagate cesserebbero (anche se beninteso continuerebbe a esserci chi non é d'accordo). Solo che io non posso dire di essere stato io, é così difficile da capire? e se per caso, i giudici mi accusano ma poi mi smollano, mi va benone e sto zitto. E se invece prendono un altro che io nemmeno conosco, e che comunque non c'entra, io sempre sto zitto, salvo poi, quando lo smollano, fare dei giudici il mio zimbello. Che cosa dovrei fare, secondo te? i PM hanno messo in piedi un'inchiesta che non stava né in cielo né in terra, il giudice gliel'ha rispedita al mittente. Punto. Chi era dentro, ora sta fuori. Le bombe chi le ha messe, non si sa, come non si sapeva prima. Pretendere di dedurre da questo, che chi ha messo le bombe non sono persone ottime, é del tutto campato in aria. Fine del discorso. Il punto é che, per ragioni che ignoro, ma che tu sai, gli informali a te stanno sul culo, e hai visto ingenuamente in questa storia un'occasione per dare loro addosso. Hai fatto una figura da coglione: inutile che cerchi, in questa o quella tua trasfigurazione, di rigirarla addosso a me, é una partita persa.
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Il paperpiciu insiste
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carmene Tuesday, Sep. 13, 2005 at 9:07 PM |
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Allora ci fai! Insisti a ripetere le fesserie di prima: tanto che ti costa, tra le righe hai detto che tu non fai il postino e che neppure ti piacciono i postini e, quindi il culo tuo è certamente ben parato. Sono anonimo? Beh come tutti qui. Per fortuna.
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a me pare che sei tu a insistere
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pkrainer Tuesday, Sep. 13, 2005 at 11:26 PM |
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Uno: io non sono affatto anonimo, tutti sanno benissimo chi sono, e nessuno si sogna, guarda caso, di dirmi di persona le cose che tu o anonimi della tua medesima risma, scrivi. Due: non mi costa nulla, e non costa nulla a nessuno, dire quello che si pensa. Anche se a te, carognone come sei, ovvio che questo spiace Tre:_io non faccio quel che tu definisci il postino, ma é falso che non mi piacciano. I loro scritti li ho apprezzati e sostenuti anche in questa sede, sia per il metodo di costruzione delle decisioni che propugnano sia per il disprezzo, che non sarà mai troppo, per certi anarchici imbelli e imbacuccati. Le loro azioni io penso che concettualmente siano un'ottima cosa - a me piacciono sempre le azioni individuali, sempre coloro che danneggiano, feriscono e minacciano: se uno manda una bomba ai carabinieri o fa saltare, sia un traliccio o un postacipria, a me va più che bene. Penso e lo ripeto che ci siano infinite cose più adeguate e più urgenti da fare, e mi piacerebbe indurre questi compagni a orientarsi diversamente. Ciò non toglie che io abbia simpatia per queste azioni e stima per chi le commette. E che consideri carogne ignobili tutti coloro che, pretendendo di dirsi nemici dell'esistente, fanno diversamente. Altra cosa é la valutazione di ciò che conviene fare: valutazione che comunque son disposto ad affrontare solo con chi preliminarmente riconosce che tutti sono liberi di sovvertire come, quando e perchè credono. E che il più sprovveduto dei sovversivi é un interlocutore mille volte più adeguato del più acuto dei gradualisti, dei riformisti e consimili poltroni Quattro: continui ad eludere il nodo della questione, che tu rosichi per il fatto che gli informali presunti sono stati scarcerati, gli informali reali nessuno sa chi siano, benché mandino i pacchi bomba, e a che a te che mandi solo gli auguri di pasqua non ti si incula nessuno. Ti rendi conto, tu che dai del piciu così alla leggera, che se esisti é perché io ti ho risposto? altrimenti eri già rientrato nel tuo luogo d'elezione: lo stipetto del nulla?
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stipetto del nulla
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carmene Wednesday, Sep. 14, 2005 at 3:47 AM |
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bah... Tu affermi su di me cose che deduci dai tuoi pregiudizi cretini e non vale la pena risponderti: sarebbe riconoscerti il ruolo di inquisitore, giudice, tribunale che ti sei autoconferito. Ti piacciono gli infamali? Adori le loro rivendicazioni? la loro stringente logica, quella dell'associazione sulla base di affinità elettiva? Non condivido i tuoi gusti ma la questione a mio avviso si esaurisce qui. Semmai potrei argomentare che se quello che ti affascina è la loro modalità organizzativa mi pare evidente che più che piciu sei puffo imperiale. Perché le modalità organizzative propagandate nei documenti circolati (ammesso e non concesso che siano "autentici") o sono inventate o sono del tutto implausibili, poichè rimandano ad una relazione che è tale solo in modo virtuale, affettivo, mai concreto. Tranne che ovviamente tale affinità affettiva non serva a qualche furbone del ministero di polizia a fornire alla magistratura gli strumenti per collegare l'incollegabile. Ma quest'ipotesi, in fondo per nulla illogica, ti manda a tal punto in bestia che non trovi di meglio che vomitare insulti, lanciarti in invettive, emettere sentenze di inappelabile condanna contro chi, per il solo fatto di non condividere il tuo punto di vista, è accusato di annegare nella propria poltrona. Non ti viene mai il dubbio che quello che si diletta di loicismi senza costrutto sei proprio tu? O forse per avere il diritto all'argomentazione occorre fare pubblica dichiarazione di fede anarcocelodurista pena il rintanarsi nel proprio "stipetto del nulla"?
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mannaggia...
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hal Wednesday, Sep. 14, 2005 at 4:01 AM |
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mannaggia..... questa era una ftr molto importante..... ma voi avete cose troppo importanti da discutere: scambiarvi insulti! Ma che avete dodici anni? spegnete il computer di papà e andate a letto. perdonate le critiche inutili... sarà per la prossima volta... baci affini
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no no
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pkrainer Wednesday, Sep. 14, 2005 at 5:47 PM |
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lo sai perché quell'impostazione so che non é implausibile ma che viceversa funziona benissimo? non solo perché é l'impostazione tradizionale degli anarchici - prima che decidessero di fare la concorrenza a sindacati e partiti socialdemocratici; ma perché è l'impostazione cui mi sono attenuto e attengo fin da che la passione della rivoluzione mi ha colto (e sono trentotto anni), e quindi ne conosco a fondo l'elasticità, la solidità e soprattutto (SORPRESA PER TUTTI GLI ORGANIZZATIVISTI) l'impermeabilità rispetto a spie, provocatori e aspiranti burocrati. Quel che ti sfugge é che io non solo non ho passato la vita alla tastiera, ma nemmeno oggi, che ho i miei anni, lo faccio. Per questo rispetto chi si sforza di fare qualcosa nel senso della sovversione, anche se magari non fa le scelte che farei io, e non rispetto quelli che incanutiscono precocemnete nel rancore, nell'invidia, nell'impotenza vergognosa più abietta. Tu non sei così, dici? buon per te, se é vero: ma é difficile crederti considerando non solo i tuoi argomenti, ma i tuoi tic, il celodurismo, i superman, gli infamali...tutte parole che richiamano irresistibilmente il moscio, il nano del pensiero, il microbo della radicalità. Coraggio, che hai dinanzi tutta una vita per dimostrare che mi sono sbagliato, e che tu sei la reincarnazione di Spartaco.
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LIBERTA
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COLPO GIO Thursday, Sep. 15, 2005 at 4:28 PM |
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llgiudice Forleo, ex poliziotta, non è alla prima sentenza. È l’erede di Italo Ghitti nella seconda fase di Mani Pulite. Nelle sue mani sono passati procedimenti spinosi, inchieste per tangenti, per terrorismo interno (la strage di piazza Fontana ultimo atto), per terrorismo internazionale. Ha rinviato a giudizio Marcello Dell’Utri. Ha fatto arrestare il telefinanziere Giorgio Mendella, ha messo in carcere l’ex fiscalista Fininvest Massimo Maria Berruti, attuale deputato di Forza Italia. Ha messo nel suo mirino Giulio Tremonti, accusandolo di evasione fiscale. Ma è stata anche generosa con la richiesta di assoluzioni. E un po’ fantasiosa quando doveva motivarle. A casa tutto lo stato maggiore dei Ds, che così uscì definitivamente da Tangentopoli. Assolto alla fine perfino Bettino Craxi, ma solo dopo i funerali e con questa spiegazione: ¬è notoriamente morto e i procedimenti penali nei suoi confronti non possono che essere archiviati per estinzione del reo». Ha fatto liberare per un cavillo di competenza territoriale l’Imam di Cremona, ritenuto terrorista di un certo rilievo. Lei, giudice a Milano, dove la competenza territoriale era ai confini del mondo. Ha liberato due albanesi accusati di utilizzare minori per compiere piccoli furti e chiedere l’elemosina, sostenendo che i ragazzi erano piccoli sì, ¬ma consenzienti». Ha assolto due rumeni dall’accusa di violenza sessuale a Milano. Pistola in pugno avevano sorpreso due fidanzati a scambiarsi effusioni all’Idroscalo. Prelevarono la ragazza, la portarono via e la violentarono. Lei però non fece denuncia (ma la fece il fidanzato), e a loro fu trovato un bigliettino con il numero di telefono della ragazza. Nel dubbio, secondo coscienza, assolti perché non era sicuro ¬che la ragazza non fosse consenziente». Sempre prudente e tormentata la giudice Forleo. Ma decisa in altri casi. Fece arrabbiare i radicali e le figlie di Enzo Tortora, non accogliendo una loro denuncia per diffamazione nei confronti di Gianni Melluso, il pentito che aveva infangato il nome del presentatore tv. Ora manda assolti tre gentiluomini che ci avevano spiegato di non essere terroristi: ¬gli americani sono come i nazisti. Noi come gli alleati che liberarono l’Italia dal nazismo». Ma certo, non si può discutere la giudice Forleo. Clementina di nome e di fatto. Se lo facessimo, ci querelerebbe. Viva la giustizia di un paese così.
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FUORI I COMPAGNI DALLE GALERE !
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PunkTO Antifa' Friday, Sep. 16, 2005 at 4:23 PM |
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La repressione ancora una volta si è abbattuta sul movimento torinese, questa volta in grande stile, con l'intento di fare male. Molti, troppi, gli arrestati e gli indagati, accusati di reati gravissimi quali devastazione e saccheggio, che tutt'oggi lasciano sbigottiti persino gli avvocati. Gli unici a non stupirsi siamo noi, consapevoli che un simile attacco va inserito all'interno di un progetto ben più ampio di annullamento del conflitto sociale creatosi nell'area cittadina. La realizzazione del TAV incontra sempre più resistenze, l'opposizione popolare guadagna costantemente consensi e i presidi permenanenti costituitisi nelle varie località della valle in cui dovrebbero iniziare i sondaggi e i lavori hanno dato ottimi risultati. Al contempo la lotta alle olimpiadi del 2006 inizia a materializzarsi, denunciando le evidenti e puntuali speculazioni da parte di sponsor e imprese, attraverso l'edificazione di gigantesche strutture che modelleranno la città e devasteranno una vallata già ampiamente martoriata in nome di una settimana all'insegna dello sport. La tanto acclamata conversione produttiva della città, ormai proiettata verso il terziario, sta già partorendo le sue prime intrinseche contraddizioni, visto che l'eguale reintegrazione dei cassaintegrati e licenziati fiat all'interno dei nuovi settori è un mito già da tempo sfatato. La precarizzazione e l'interinalità faranno il loro ingresso in grande stile nel cuore di Torino, insieme agli inevitabili buchi finanziari che automaticamente si abbatteranno sugli strati più fragili del tessuto sociale urbano.
Chi denuncia e si oppone materialmente alla realizzazione dei suddetti progetti va ovviamente criminalizzato, isolato non solo attraverso i cosidetti metodi restrittivi, ma anche attraverso gli stumenti di informazione, influenzati dalle solite forze politiche, in grado di dare implicitamente il via ad operazioni poliziesche in grade stile, orchestrate dai più fedeli PM. I nostri compagni stanno pagando immotivatamente i capricci dei soliti personaggi istituzionali sulla loro pelle. Nulla è stato lasciato al caso, perchè le esigenze di tranquillità in città sono immediate, l'antagonismo va messo a tacere, va incarcerato.
Il presidio davanti al carcere delle vallette e il corteo serale di giovedì hanno dimostrato, invece, che l'antagonismo è in grado di coinvolgere e coordinare varie realtà sociali, fornendo anche in questo caso risposte adeguate, convinto che le pratiche politiche e sociali facentene parte non saranno in alcun modo olstacolate o modificate dal clima cittadino appositamente creato. L'antifascismo militante continuerà ad essere sempre e comunque praticato, anche all'interno dei nuovi militarizzati quartieri olimpici e nonostante le sue tempestive strumentalizzazioni. Aggressioni fasciste e repressione rivelano ancora una volta il loro intreccio, non facendo altro che rafforzare la nostra volontà di difendere e creare spazi di socialità, all'interno dei quali non si crea profitto ma conflitto.
FUORI I COMPAGNI DALLE GALERE
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Fuori i compagni dalle galere ANTIFASCISTI SEMPRE !!!
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illegalmente Antifascisti Saturday, Sep. 17, 2005 at 12:16 PM |
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Negli ultimi mesi, a Genova come nel resto d'Italia, abbiamo assistito all'intensificazione degli attacchi dell'estrema destra a danno di individui, gruppi e realta' che in modo piu' o meno radicale si contrappongono all'ordine costituito. Un'escalation che va di pari passo con l'inasprimento del conflitto sociale e della repressione di stato in ogni aspetto della vita (dalle leggi sull'immigrazione a quelle antiterrorismo, dall'aumento del controllo sociale alle normative proibizioniste). L'amministrazione dell'esistente assume sempre piu' carattere emergenziale e, suffragata dall'imponente macchina mediatica, colpisce duramente in particolar modo le componenti sociali non pacificate col sistema.
Ogni qualvolta gli sfruttati lottano contro le condizioni di alienazione e schiavitu' imposte dal sistema capitalista le carogne fasciste alzano la testa. Si organizzano, escono allo scoperto cavalcando le contraddizioni sociali in senso reazionario, risultando funzionali alla difesa e al rafforzamento dell'ordinamento statale e degli interessi padronali. Storicamente le pratiche fasciste, dall'instaurazione di dittaure, alle stragi, agli omicidi dei compagni, sono strumenti per controllare e ridimensionare preventivamente conflitti potenzialmente o apertamente sovversivi. La feccia fascista si aggira tra noi, in molte citta' apre sedi, anche attraverso pratiche di occupazione (!), volantina per le strade e sempre piu' insistentemente organizza convegni e parate, il tutto con il supporto logistico e finanziario di personaggi e aziende piu' o meno note.
Chi avverte la necessita' e il desiderio di collocare questi figuri al posto che meritano non puo' ignorare che delegare la soluzione di tale problema alle istituzioni costituisce una sconfitta certa. Non e' possibile rimandare alla stessa democrazia capitalista che produce e utilizza la manovalanza fascista il compito di contenerla e di renderla inoffensiva. La richiesta dell'intervento istisuzionale non e' solo illusoria ma anche e soprattutto nemica di ogni pratica rivoluzionaria perche' rafforza l'idea che la lotta da condurre sia quella contro il fascismo in nome dello stato democratico. Lo stesso stato che ci priva di ogni autonomia regolando e difendendo attraverso la violenza dei codici e della polizia i rapporti dello sfruttamento mercantile che quotidianamente schiavizzano l'umanita' intera.
E' necessario riappropriarsi di pensiero e azione critica per non cadere piu' in percorsi che la storia ha sufficentemente dimostrato essere fallimentari e controproducenti. All'attacco squadrista va contrapposto il contrattacco assunto in prima persona dagli antifascisti, fuori dallo spettacolo democratico e frutto di reali confronti e complicita' (a Genova molte azioni hanno gia' seguito questa strada), nella piena coscienza che solo la liquidazione della fonte del problema, la societa' capitalista ed autoritaria nel suo complesso, costituisce l'unica possibilita' per sbarazzarsi definitivamente del cancro fascista.
CHI SCEGLIE LO STATO ABDICA A SE STESSO. NON DELEGHIAMO NULLA, TANTO MENO L'ANTIFASCISMO!
illegalmente antifascisti
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Spartaco? No, grazie!
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Carmene Saturday, Sep. 17, 2005 at 12:40 PM |
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Caro SuperPK, diventare la reincarnazione di Spartaco non è tra le mie ambizioni. Tra le tue c'è invece, del tutto palese, quella di trovare le "pezze di appoggio", ossia il crisma della "tradizione" per giustificare le tue posizioni. Quando dici che organizzarsi in modo infamale fa parte della "tradizione" del movimento è proprio quallo che fai: fingere che quello che esalti sia partica costante del movimento e non una schifosa novità, partorita (spero) nelle stanze del ministero di polizia. L'atteggiamento anarchico nei confronti della questione organizzativa è notoriamente attraversato da più tendenze, spesso tra loro intrecciate. In generale si possono distinguere due modelli articolati in diverse forme. Da un lato vi è l'organizzazione di sintesi, dall'altro quella di tendenza. Il primo modello è più inclusivo poiché mira alla costruzione di relazioni tra gruppi ed individui che condividono un programma e una modalità organizzativa generali ma esprimono su molte questioni opinioni diverse: la scommessa è riuscire a costruire un ambito "politico" di segno libertario. Il secondo modello è invece basato sull'affinità forte tra gli aderenti e può dar vita a modalità relazionali dalle forme più diverse. Si va dai democratici radicali che, come i piattaformisti, si pongono, pur di coniugare programma ed "efficienza organizzativa", su una china autoritaria, poiche accettano il principio di maggioranza sino ai teorici dell'organizzazione informale come relazione "debole" tra affini per la realizzazione di un determinato progetto. Il limite evidente della prima è il consolidarsi di lobby stabili, della seconda gli scarsi anticorpi verso leadership di segno carismatico. Tutti questi modelli hanno fatto parte della storia del nostro movimento e si sono intrecciati in modo variabile con le tendenze di tipo politico e sociale che vi si manifestavano. Non vi è alcuna corrispondenza (come piacerebbe a te ci fosse) tra propensione all'utilizzo di mezzi violenti o illigali e un particolare modello organizzativo. Ma in tutto questo cosa c'entrano gli infamali? la loro non è un'organizzazione informale per il semplice motivo che, per loro stessa dichiarazione, non è un'organizzazione, ma il semplice collegamento ideali tra azioni illegali che ha come conseguenza (o fine?) il fornire un'alibi al magistrato di turno per costruire le sue accuse e teoremi. Fanno poi pena quelli che, incapaci di critica politica e giudizio morale, si trincerano dietro ai "non esiste" di un giudice di opinioni diverse.
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inutile che ti sforzi, lascia perdere
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pkrainer Saturday, Sep. 17, 2005 at 7:33 PM |
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Non è affatto vero che io ricerchi pezze d’appoggio nella tradizione: fra l’altro, non essendo anarchico, stento a commuovermi per la tradizione anarchica. Rilevavo semplicemente che i capisaldi della lettera aperta di presentazione degli Informali (“un’organizzazione priva di centro decisionale, caotica e nello stesso tempo orizzontale; uno strumento organizzativo che rispecchi in sé la visione della società anarchica per cui lottiamo ; uno strumento, l’organizzazione informale, da utilizzare per testarne l’efficacia, l’effettiva capacità di accrescere qualità e continuità dell’agire rivoluzionari; non posticipare la nostra insurrezione in attesa che tutti siano pronti ; valore del mutuo appoggio e della solidarietà rivoluzionaria come strumenti di liberazione; forza di gruppi/singoli che si sostengono nell’azione, attraverso un patto di mutuo appoggio; solidarietà rivoluzionaria ad eventuali compagni arrestati o latitanti (…) soprattutto attraverso l’azione armata, attacco a strutture e uomini”) sono precisamente quelli che gli anarchici hanno sostenuto, ma soprattutto praticato fin dal loro apparire, quasi due secoli fa. Non si tratta di un gran testo, e ci sono alcuni equivoci anche profondi: fra l’altro, nessuno di coloro, che hanno voluto ricondurre gli Informali ai cosiddetti insurrezionalisti, ha notato che vi si parla di lotta armata quando l’intera teoria insurrezionale prende forma nella sua accezione recente proprio in cirtica radicale del concetto di lotta armata? Tuttavia non si può fingere - a meno di galleggiare nella malafede di chi li definisce Infamali o simili (e non si capisce perché, visto che non hanno creato danni a nessuno, e si son fatti beffe unicamente di soggetti che sono una beffa permanente a sé stessi e alle idee che hanno la pretesa di rappresentare) – che essi non siano perfettamente in sintonia con tutta una storia. Compresi appunto i loro limiti, che comunque mi guarderei nell’identificare ad esempio negli scarsi anticorpi verso leadership di segno carismatico. Questo è un punto ricorrente negli ultimi anni: l’organizzazione formale sarebbe un baluardo contro i criptoleaderismi. A parte che preferire i leaderismi espliciti, derivati da deleghe, elezioni e altri depotenziamenti della passione, sembra una di quelle idee tipo che è meglio Berlusconi che è visibilmente un nemico di classe, il rimedio contro il carisma di pochi non sta in un egualitarismo al ribasso, teso a far emergere nani del pensiero e microbi dell’audacia e proctoplasmi della creatività, ma nel dare respiro al carisma di ciascuno. Ammesso che ci sia: chiaro che si tratta di una prospettiva che sturba i rammolliti e i rimbambiti, e che non garba a coloro che dal teatrino democratico (sia pure nella sua versione bonsai della democrazia cosiddetta diretta delle assisi cosiddette anarchiche) sperano di lucrare micropotere, prestazioni sessuali senza corrispettivo, professioni, incarichi universitari, e altre varianti del parassitismo abbigliato. La fine dell’organizzazione formale, è la fine di un sacco di carrieristi invisibili, eppure infaticabili, di soggetti che di una militanza grigia, eppure autoritaria, han fatto il segno della propria esistenza innocua e tuttavia nefasta. Per questo una turba di non morti si è levata contro gli Informali con un vigore molto superiore a quello che riservano ad ogni altro: perché l’ideologo della rivoluzione da farsi sempre e comunque, salvo che qui e ora, sa che il sovversivo reale è il peggior nemico della sua sopravvivenza. Ed è totalmente falso che quei simpatici Informali, che così tanto ti sfastidiano, e già solo questo fatto illumina di una luce meravigliosa la loro apparizione, di far rosicare i risentiti, i rancorosi, i professorini, i seppellitori di beccamorti, di smascherare come un raggio di sole, la vampiresca esistenza di tanti abusivi della sovversione; è falso, dicevo, che dicano di non essere un’organizzazione. Scrivono viceversa “Intendiamo la federazione come rapporti stabili nel tempo, ma allo stesso tempo fluidi, in continua evoluzione grazie all’apporto di idee e pratiche dei nuovi gruppi o individui che decideranno di farne parte. Pensiamo ad un’organizzazione non democratica: senza assemblee plenarie, rappresentanti, delegati o comitati, priva di tutti quegli organi che favoriscono la nascita di leader, l’emergere di figure carismatiche o l’imposizione di specialisti della parola. La comunicazione si baserà sul dibattito orizzontale e anonimo, prodotto dalla pratica stessa (rivendicazione delle azioni) e dalla diffusione di teorie tramite gli strumenti informativi del movimento, in sintesi nell’eliminazione dell’assemblea sostituita dal dibattito orizzontale-anonimo tra gruppi/singoli comunicanti attraverso la pratica stessa”. Un’idea dell’organizzazione che potra non essere condivisa – io stesso la condivido solo in parte, in particolare trovo essenziale la funzione delle assemblee, che loro suggeriscono di dimettere – ma che è perfettamente logica. E che, fra l’altro, non solo è inarrivabile per qualsivoglia mente poliziesca, ma non mi pare davvero corrispondere alle esigenze dei repressori. Anche il discorso dell’alibi per il magistrato, fa ridere: sia perché i magistrati, visto che nessuno li giudica, non necessitano di alibi, sia perché proprio la vicenda che tanto ti ha innervosito, mio povero babbione, dei giudici bolognesi che hanno concluso che forse gli Informali manco esistono, è la prova provata che l’informalità conviene. Ma tu, non a caso definisci gli Informali “una schifosa novità partorita (spero) nelle stanze del ministero”. Schifosa quindi non perché emanazione della polizia; ma semmai emanazione della polizia perché schifosa. Il punto è che, ai soggetti come te, non piace l’azione diretta, né formale, né informale, né rivendicata, né non rivendicata, né di giorno né di notte. Piace (ammesso) l’anarchia come fremito dell’anima, come tensione del buco del culo, come vagheggiamento del diaframma, come aspirazione delle trombe di Eustachio, come coerenza nell’immobilità più radicale e nella contemplazione più rigorosa.
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magniloquenza
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carmene Monday, Sep. 19, 2005 at 6:00 PM |
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Sullo spreco di magniloquenza dedicato a dimostrare l'inanità, imbellità, poltronità, etc del sottoscritto mi pare inutile soffermarmi, anche perché chiaro indice della mancanza di argomenti. Mi limito a chiosare una frase indicativa della tua scarsa attitudine al dialogo cui preferisci l'invettiva urlata. Tu scrivi: "Schifosa quindi non perché emanazione della polizia; ma semmai emanazione della polizia perché schifosa" Come deduzione mi pare del tutto pretestuosa e te ne propongo un altra. Tanto schifosa da rendere impossibile ed auspicabile che non sia opera di "compagni" ma della polizia. Che tale operazione sia innocua permettimi di dubitarne: basta leggere i testi di alcune recenti requisitorie o le veline apparse su alcuni giornali.
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non molli, eh?
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pkrainer Monday, Sep. 19, 2005 at 6:50 PM |
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"Tanto schifosa da rendere impossibile ed auspicabile che non sia opera di "compagni" ma della polizia. Che tale operazione sia innocua permettimi di dubitarne: basta leggere i testi di alcune recenti requisitorie o le veline apparse su alcuni giornali"
ma alla fine, "schifosa", perché? sia che non solo tu, ma anche molti altri che hanno dato segni di indignazione, son riusciti a trasmetterlo? come ti facevo notare (ma su questo non rispondi) la lettera a perta degli Informali é in perfetta coerenza con argomenti e temi del movimento rivoluzionario, specie anarchico, fin dalle sue più remote origini. Che cosa ci sarebbe di schifoso nel riproporre oggi, fra l'altro attualizzati, i medesimi temi? quanto alla pericolosità di questo fatto, tui stesso che pure tanto ti impegni, non sai portarmi di più che requisitorie e articoli. Vale a dire atti di gente che per mestiere combatte e diffama i rivoluzionari. Non solo non mi porti prove (perché non ce ne sono) di contraccolpi rispetto al movimento reale, ma neppure condanne irrogate in conseguenza di questa rivendicazione. Vorresti farci credere che, senza gli Informali, i PM avrebbero rinunciato, i giornalisti diffamatori cambiato mestiere? o vorresti dire che, per evitare una requisitoria aggrsesiva o un articolo menzognero, uno dovrebbe astenersi dal sovvertire, secondo quel che le passioni gli dettano? dai, sei patetico, lascia perdere, che ti ingrovigli ogni momento di più. Sai chi piuttosto ha cercato di fare danno (anche se, mi pare, con poco costrutto), tutti questi cesellatori di minchie che adesso non é il momento, che questo non é il modo, e che la notte no, ma di giorno neppure...
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ma ci sei o ci fai?
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carmene Tuesday, Sep. 20, 2005 at 11:11 PM |
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L'idea che qualcuno agisca secondo dove lo portano le passioni sia detto in modo chiaro mi fa cagare, perché non tiene conto di quell'etica della responsabilità rispetto a quel che si fa insita in ogni atteggiamento anarchico. Ma questo, per tua stessa dichiarazione visto che anarchico dici di non essere, certo non puoi capirlo. L'idea di coniugare libertà è moralità è per te un tale obbrobrio estetico che neppure la prendi in considerazione. Torno quindi al merito, evitando anche stavolta di commentare gli insulti con i quali gratifichi la mia persona: non ho niente da dimostrare e pertanto non mi abbasserò a fare dichiarazioni in merito al mio grado di rivoluzionarietà, che tu giudichi invero bassino pur non avendo a tua disposizione alcun elemento che non siano i pregiudizi suggeriti dal mio linguaggio.
Il merito è semplice. Sono anni che la magistratura cerca di vestire addosso al movimento anarchico una bella associazione armata, un bel 270 bis. Sinora, vista la scarsa propensione di chi adottava determinate tattiche ad usare sigle rivendicative, tutti i tentativi sono andati a buca. Il più noto è quello di Antonio Marini, che alla fine ha dovuto accontentarsi di ingabbiare sei persone cui era riuscito ad appioppare reati specifici. Oggi le cose sono molto diverse. Vi sono numerose inchieste in corso e tutte si avvalgono degli strumenti messi a disposizione dagli infamali. Il resto è fumosa teoria.
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[TO] FUORI I COMPAGNI DALLE GALERE !
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Antifa' Sunday, Sep. 25, 2005 at 11:01 PM |
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La repressione ancora una volta si è abbattuta sul movimento torinese, questa volta in grande stile, con l'intento di fare male. Molti, troppi, gli arrestati e gli indagati, accusati di reati gravissimi quali devastazione e saccheggio, che tutt'oggi lasciano sbigottiti persino gli avvocati. Gli unici a non stupirsi siamo noi, consapevoli che un simile attacco va inserito all'interno di un progetto ben più ampio di annullamento del conflitto sociale creatosi nell'area cittadina. La realizzazione del TAV incontra sempre più resistenze, l'opposizione popolare guadagna costantemente consensi e i presidi permenanenti costituitisi nelle varie località della valle in cui dovrebbero iniziare i sondaggi e i lavori hanno dato ottimi risultati. Al contempo la lotta alle olimpiadi del 2006 inizia a materializzarsi, denunciando le evidenti e puntuali speculazioni da parte di sponsor e imprese, attraverso l'edificazione di gigantesche strutture che modelleranno la città e devasteranno una vallata già ampiamente martoriata in nome di una settimana all'insegna dello sport. La tanto acclamata conversione produttiva della città, ormai proiettata verso il terziario, sta già partorendo le sue prime intrinseche contraddizioni, visto che l'eguale reintegrazione dei cassaintegrati e licenziati fiat all'interno dei nuovi settori è un mito già da tempo sfatato. La precarizzazione e l'interinalità faranno il loro ingresso in grande stile nel cuore di Torino, insieme agli inevitabili buchi finanziari che automaticamente si abbatteranno sugli strati più fragili del tessuto sociale urbano.
Chi denuncia e si oppone materialmente alla realizzazione dei suddetti progetti va ovviamente criminalizzato, isolato non solo attraverso i cosidetti metodi restrittivi, ma anche attraverso gli stumenti di informazione, influenzati dalle solite forze politiche, in grado di dare implicitamente il via ad operazioni poliziesche in grade stile, orchestrate dai più fedeli PM. I nostri compagni stanno pagando immotivatamente i capricci dei soliti personaggi istituzionali sulla loro pelle. Nulla è stato lasciato al caso, perchè le esigenze di tranquillità in città sono immediate, l'antagonismo va messo a tacere, va incarcerato.
Il presidio davanti al carcere delle vallette e il corteo serale di giovedì hanno dimostrato, invece, che l'antagonismo è in grado di coinvolgere e coordinare varie realtà sociali, fornendo anche in questo caso risposte adeguate, convinto che le pratiche politiche e sociali facentene parte non saranno in alcun modo olstacolate o modificate dal clima cittadino appositamente creato. L'antifascismo militante continuerà ad essere sempre e comunque praticato, anche all'interno dei nuovi militarizzati quartieri olimpici e nonostante le sue tempestive strumentalizzazioni. Aggressioni fasciste e repressione rivelano ancora una volta il loro intreccio, non facendo altro che rafforzare la nostra volontà di difendere e creare spazi di socialità, all'interno dei quali non si crea profitto ma conflitto.
FUORI I COMPAGNI DALLE GALERE
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UN ABBRACCIO A DANILO E VALENTINA
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Paolo Dorigo n.87 progressivo Wednesday, Nov. 02, 2005 at 12:24 AM |
mail:
paolodorigo@alice.it |
Voglio mandare un abbraccione a Danilo e alla sua compagna, Danilo mi sei stato vicino spesso proprio sin da quando a Biella e poi a Livorno e Spoleto son cominciati i trattamenti di provocazione e tortura più pesanti, su Crocenera anarchica avete dato spazio a miei testi, solidarmente, al di là delle differenze ideologiche, aiutandomi nella lotta al controllo mentale. Vi abbraccio teneramente. Libertà per tutti gli anarchici ed antifascisti perseguitati dai cani rognosi di regime ! Saluti rivoluzionari Paolo
www.paolodorigo.it/carcere.html
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aggiornamenti #1
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CroceNeraAnarchica Monday, Dec. 05, 2005 at 2:53 AM |
mail:
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Il 1° Dicembre 2005, si è svolta a Roma la prima udienza del processo che vede imputati 9 compagni anarchici, arrestati nel corso della cosiddetta "operazione Cervantes" ed accusati di vari attacchi contro il dominio avvenuti tra Roma e Viterbo. L'udienza è stata l'occasione per rivedere gli 8 compagni ancora detenuti, in carcere da molti mesi. A fine giornata sono stati concessi i domiciliari a David, Simone, Marco, Claudia e Stefano. Le richieste di domiciliari per Danilo, Valentina e Massimo sono state invece rigettate. Al momento ancora non si sa se è stato accettato il loro trasferimento al carcere di Rebibbia, richiesto dagli avvocati. I compagni usciti dal carcere sono comunque sottoposti a forti restrizioni. Non possono avere alcun tipo di contatto (né telefonico, né telematico, né epistolare, né per incontro) al di fuori dei parenti più stretti. A Sergio, con l'obbligo di firma quotidiano da diversi mesi, sono state invece ridotte le firme ad un numero di due alla settimana. Sono state inoltre fissate le date delle prossime udienze di Dicembre, che avverranno nei giorni del 5 / 14 / 21 / 22 / 23. Se da un lato rivedere i nostri compagni dopo molto tempo c'ha riempito di gioia, essere costretti a guardarli in una gabbia di vetro e saperli ancora in carcere o ai domiciliari non può che aumentare il sentimento d'odio che serbiamo per coloro che lubrificano costantemente gli ingranaggi della società.
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