Spartaco n.65 (febbraio 2005)
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Vi sono molte illusioni tra gli omosessuali, i giovani e i lavoratori, sul fatto che un governo “di sinistra” sarebbe un male minore rispetto ad un governo di destra come quello Berlusconi. Come ha scritto Liberazione (5 dicembre 2004): “Ormai da mesi la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati sta esaminando le varie proposte di legge per le unioni civili presentate nel corso degli ultimi anni: l’iter è lungo e le prospettive di qualche risultato positivo sono praticamente nulle in questa legislatura. Alla comunità glbtq italiana non resta che sperare nel prossimo auspicato governo di centrosinistra anche se i primi segnali non sono confortanti”. Questo sentimento è incoraggiato dalla vittoria del candidato di Rifondazione Nichi Vendola, un militante per i diritti dei gay, alle primarie della Gad (L’Unione) in Puglia, oltre che dalla presenza in seno a Rifondazione e Ds di molti militanti del movimento omosessuale. Il movimento operaio dovrebbe battersi per i pieni diritti democratici per tutti gli omosessuali, compreso il diritto a sposarsi e crescere dei figli o ad avere accesso alle tecniche di riproduzione assista. Bisogna difendere il diritto d’aborto dall’attacco reazionario che oggi si esprime nella legge oscurantista e vendicativa sulla riproduzione assistita. Aborto libero, gratuito e assistito per tutte le donne, anche le minorenni e le immigrate! La legge sulla riproduzione assistita dev’essere abolita e la riproduzione assistita garantita gratuitamente, secondo le tecniche migliori, a tutte le donne che la richiedano, come parte di un’assistenza medica di qualità per tutti. Queste rivendicazioni democratiche di base richiedono una lotta a tutto campo contro la Chiesa cattolica, che in questo paese è un baluardo della reazione. Stato e Chiesa fuori dalle camere da letto! Totale separazione dello Stato dalla Chiesa! Abolire il Concordato! Espropriare tutti i beni del Vaticano! Invece la ricerca continua da parte di Rifondazione e Ds di un’alleanza con una pretesa ala “progressista” della borghesia italiana e di conseguenza con partiti cattolici antiabortisti e antigay, è destinata a mutilare e minare qualsiasi misura a favore degli omosessuali o delle donne e a sacrificarne ad ogni passo gli interessi fondamentali a vantaggio dei profitti dei capitalisti e dei diktat reazionari del Vaticano. Lo si è già visto. Il 9 febbraio Prodi ha ribadito che “Non c’è alcun dubbio: io sono contrario al matrimonio fra i gay (…) Famiglia e matrimonio non si usano per persone dello stesso sesso”. Come ha ricordato la stampa (9 febbraio), che Prodi sia clericale e antiabortista non è una novità: “la novità è che invece i gay gli rispondono: ‘benissimo, bravo Prodi’, come fa Franco Grillini, deputato diessino rappresentante dell’Arcigay”. Anche Nichi Vendola si è inchinato a Prodi ammettendo che è “estremo forse anche per me l’uso di una terminologia con la quale il vocabolario cattolico indica delle cose precise”, gettando immediatamente a mare la rivendicazione del matrimonio gay e proponendo come “minimo comune denominatore” il “riconoscimento civile delle coppie di fatto”. Il fondamentale sostegno all’ordine capitalista dei Ds e di Rifondazione significa inevitabilmente un sostegno al ruolo economico centrale della famiglia borghese, la radice dell’oppressione delle donne e della discriminazione degli omosessuali. Pubblichiamo di seguito una versione leggermente adattata di un articolo sul matrimonio gay tradotto da Workers Vanguard n.824 (16 aprile 2004) giornale della Spartacist League, sezione americana della Lega comunista internazionale.
* * * Matrimonio e Stato capitalista Per il diritto al matrimonio (e al divorzio) dei gay!
“Abolizione della famiglia! Persino i più avanzati fra i radicali si scandalizzano di così ignominiosa intenzione dei comunisti. Su che cosa si basa la famiglia odierna, la famiglia borghese? Sul capitale, sul guadagno privato. Nel suo pieno sviluppo la famiglia odierna esiste soltanto per la borghesia. Ma essa trova il suo complemento nella forzata mancanza di famiglia dei proletari e nella prostituzione pubblica. La famiglia del borghese cadrà naturalmente col venir meno di questo suo complemento, e ambedue scompariranno con lo sparire del capitale” (Manifesto del Partito comunista, 1848). Fino al bel giorno in cui sparirà il capitalismo, la famiglia monogamica resta il modello sociale imposto dalla legge, almeno nelle società occidentali, attorno a cui è organizzata la vita privata nei suoi aspetti più intimi: l’amore, il sesso, la riproduzione e la crescita dei figli. E’ l’istituzione sociale centrale nell’oppressione delle donne, ed il fanatismo antigay deriva dalla necessità di punire tutte le “deviazioni” da questa struttura patriarcale. La ragione per cui qualcuno che non sia costretto da pressioni sociali o economiche ad assoggettarsi volontariamente ai legami del matrimonio rimane uno dei misteri della vita. Sembra però che di questi tempi, gli unici che vogliano veramente sposarsi siano anche gli unici cui il presidente Bush cerca di impedirlo: i gay e le lesbiche. Hanno assolutamente il diritto di sposarsi. Ma anche i socialisti hanno assolutamente il diritto di lottare per una società in cui nessuno debba essere costretto in una camicia di forza legale per ottenere assistenza sanitaria, diritto di visita, custodia dei figli, permessi di soggiorno o uno qualsiasi dei molti privilegi che la società capitalista concede a coloro, e solo a coloro, che si integrano nella struttura legale tradizionale di “un uomo e una donna per tutta la vita”.
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