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L'influenza dei polli ha fatto 60 vittime in due anni, ma per i media è già diventata un flagello mondiale (una "New Orleans sanitaria"). Effettivamente, le vittime previste dagli epidemiologi potrebbero essere tantissime, soprattutto nel caso in cui l'influenza potesse trasmettersi da persona a persona e nei Paesi che non potranno accedere alle medicine necessarie. Se pandemia sarà, non cadrà dal cielo, anche perchè i polli non volano.
Ma tra l'inondazione di New Orleans e l'epidemia di febbre aviaria una somiglianza c'è: erano entrambe previste, ma per rispettare le leggi del mercato si sono sacrificate delle vite umane. Infatti, il rischio della "pandemia" è noto da tempo. Già nel gennaio del 2004, mentre in Vietnam morivano i primi polli e infettavano le prime persone, alcuni scienziati previdero che presto il virus, se lasciato a se stesso, sarebbe mutato in una forma trasmissibile da persona a persona. Con un vaccino contro l'influenza tradizionale, il pericolo di un contagio da persona a persona dell'influenza dei polli poteva essere scongiurato già allora, prima che l'influenza dal Vietnam si diffondesse altrove. Il pericolo, infatti, e' che in qualche individuo i due virus possano ricombinarsi e dare vita al virus letale.
Il vaccino era in preparazione, ma Solvay e Glaxo, le multinazionali farmaceutiche che lo distribuivano, non
hanno messo a disposizione il farmaco per il Vietnam perché le politiche brevettuali imponevano che le prime confezioni fossero riservate ai clienti "migliori": il Vietnam era in fondo alla lista. L'influenza tra i polli si e' diffusa, e ora il pericolo di un contagio tra umani e' aumentato. La fila per acquistare il futuro vaccino contro l'influenza aviaria è già lunga, e Big Pharma si frega le mani per le un inaspettato rilancio. E di pandemia ormai si parla in termini allarmistici. Ma nessuno dice che il vero allarme è il brevetto.
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