Lettera del giovane comunista prigioniero Angelo D’Arcangeli, arrestato a Parigi dalla DNAT in combutta con le autorità italiane, lo scorso 19 Luglio, per ostacolare la solidarietà verso il (n) PCI.
Fresnes 26 Luglio 2005.
Cari compagni del partito dei CARC, come sicuramente avete saputo, il 19 Luglio 2005 alle 6:00 del mattino sono stato prelevato e messo in stato di fermo da una squadra (6 persone più una interprete italiana) della polizia politica francese(la Divisione Nazionale Anti Terrorismo – DNAT), nell’ambito dell’inchiesta per “associazione di malfattori con finalità di terrorismo”condotta dalle autorità francesi contro il (n)PCI dalle autorità francesi in accordo e su richiesta delle autorità italiane. Mi trovavo presso l’abitazione di alcuni amici dove avevo passato la notte. Questa casa è stata perquisita successivamente la squadra della polizia politica francese mi ha portato presso la casa di un mio conoscente dove alloggiavo da qualche giorno. Qui la camera che gentilmente mi era stata messa a disposizione è stata perquisita e l’intero appartamento visionato e fotografato. Terminata la perquisizione (che ha portato alla scoperta di materiale “scottante”… a tal punto da trovarlo in quasi tutte le librerie comuniste e progressiste e su internet: copie di Rapporti Sociali, di Resistenza de La Voce, scritti pubblici in lingua francese e spagnola del (n)PCI, copie in italiano e in francese dell’appello Pelazza, riviste pubbliche e volantini di organizzazioni francesi, spagnole e tedesche; eppoi oltre a questo, lettere di prigionieri politici spagnoli detenuti in Francia e una lettera dal carcere del compagno Czeppel…ossia materiale che le autorità francesi posseggono in chissà quante copie…), sono stato portato al ministero degli Interni e messo in cella. Hanno così avuto inizio i tre giorni di interrogatori. In questi tre giorni, ne le pressioni ne le intimidazioni ne le derisioni che nei miei confronti sono state sviluppate dalla squadraccia della DNAT sono riuscite a cavarmi di bocca qualcosa, oltre i dati anagrafici (nome, cognome data e luogo di nascita) e la professione (studente). Vedendo come stavano proseguendo gli interrogatori, la squadraccia della DNAT mi ha fatto incontrare con il giudice istruttore al tribunale di grande istanza di Parigi:Thiel. Questo è avvenuto nel pomeriggio del secondo giorno di fermo. Il giudice mi ha espressamente detto «Voi avete il diritto di non rispondere, ma se continuate così vi faccio arrestare (Ricordo infatti che lo stato di fermo non può prolungarsi più di 4 giorni). Riportato davanti alla squadra della DNAT ho però continuato a seguire la linea che fino ad allora avevo adottato. Se devo essere sincero, nel prendere questa decisione non mi sono sentito “spalle al muro”, depresso. Al contrario, la mia decisione è stata per me motivo di orgoglio. «Non avrete nulla da me che potrà ostacolare la lotta per fare dell’Italia un paese socialista!» Questo mi sono detto. Per quanti tentativi la polizia politica francese facesse per demoralizzarmi, «Sei una piccola merda!», «Il vostro progetto politico non ha prospettiva», «Vi abbiamo presi tutti!», «La delegazione della Commissione Provvisoria in Francia ha smesso di esistere!», «Maj durante gli interrogatori rideva di te» etc etc, ho sempre cercato di far leva sull’aspetto politico, di inquadrare quindi quella situazione nell’ambito della lotta di classe. La scrivania non era solo legno e ferro, ma era una linea di demarcazione fra le due classi. Dall’altra parte della scrivania c’era la borghesia imperialista francese complice della borghesia imperialista italiana nel suo progetto reazionario e anti-popolare. Quegli interrogatori non erano un qualcosa di sollevato in aria, ma il loro esito avrebbe influito in qualche misura nella lotta per fare dell’Italia un paese socialista. Con questa concezione ho affrontato quella situazione. La sera del 3° giorno sono stato portato al palazzo di giustizia di Parigi. Tutta la squadraccia della DNAT era euforica per l’arresto provvisorio (che significa, in altre parole, privazione della libertà non sottoposta a scadenze temporali ben definite) che l’indomani il giudice Thiel avrebbe sancito nei miei confronti. Prima del trasferimento sono stato costretto (non potevo fare altrimenti essendo ammanettato) a sopportare il fatto di posare davanti ad una macchina fotografica con questa squadra di abbrutiti che esultavano, come se fossi un trofeo di caccia, una preda catturata. «Sono ben sette mesi che lavoriamo su di te!» è stato il commento del caposquadra. La mattina successiva, 22 Luglio ’05, in presenza del mio avvocato (almeno questo mio diritto è stato rispettato, dato che se ne sono altamente fregati di avvertire la mia famiglia…) ho incontrato il giudice Thiel e nel pomeriggio il giudice della libertà e della detenzione. Dopo un dibattito contradditorio tra difesa e accusa, viene sancito il mio arresto. Le prove “schiaccianti” e “incontestabili” che dimostrerebbero il mio essere stato, dal 9 Dicembre ’04 al 26 Maggio ’05, il filo conduttore fra il compagno Maj (resosi irreperibile alle autorità in questo periodo) e le realtà politiche pubbliche e non solo (secondo le accuse infatti sarei stato anche il filo conduttore fra il compagno Maj e i suoi avvocati e … parenti!), sono:
1. Il fatto che risulta che io abbia controllato la casella postale della delegazione della CP, intestata al compagno Maj BP 3 4, rue Lenine 93451 L’ile St. Denis )!! 2. Il fatto che risulta che io abbia utilizzato il telefono cellulare della delegazione della CP, intestato al compagno Maj!! 3. Il fatto che risulta dalle intercettazioni telefoniche realizzate su questo telefono che io che io ho parlato con gli avvocati italiani del compagno Maj (Pelazza e Loconsole), con dei suoi parenti e avuto delle telefonate da dei militanti dei CARC!! 4. Il fatto che risulta che io abbia utilizzato un auto appartenente ad un compagno dei CARC!!
Forti di queste “schiaccianti accuse di terrorismo, le autorità giudiziarie hanno quindi ritenuto necessario arrestarmi per evitare che cerchi di alterarle”!!
Non so voi, ma per me questa è persecuzione politica. Anche l’attività pubblica è di fatto interdetta per i comunisti!! Il mio arresto segue solo di qualche giorno la censura dei due siti internet del (n) PCI da parte delle autorità italiane [http://www.lavoce.freehomepage.com e http://www.nuovo-pci.com] e la condanna al processo di Trani del compagno Maj, per aver pubblicato su “Il bollettino” dell’Associazione di Solidarietà Proletaria (ASP) di cui è il direttore, un documento (già pubblico!) delle BR-PCC riguardante D’Antona. E’ chiaro che la borghesia imperialista si sta sempre di più spingendo contro la propria legge. I diritti democratici e politici conquistati dalle masse popolari con dure lotte sono sempre di più un ostacolo per il mantenimento del suo parassitario dominio. L’avanzare della seconda crisi generale del capitalismo rende inadatte le forme e gli istituti finora utilizzati dalla borghesia imperialista per governare. La formula del “teatrino della politica” è sempre di più un intralcio per la classe dominante. Come dire: situazione nuova (sviluppo della crisi del capitalismo) necessarie formule nuove per l’oppressione di classe (e qui per novità non si intende novità storica, ma novità rispetto a quanto esiste oggi come forma e istituti di governo. Il “teatrino della politica”, appunto). La borghesia imperialista ha ben chiaro che per cercare di salvare il suo sistema di serpenti e ciarlatani al soldo della classe dominante fanno finta di non vedere. La borghesia imperialista ha ben chiaro che per cercare di salvare il suo sistema in putrefazione e ormai superato, inadatto allo sviluppo delle forze produttive, deve darsi da fare, perché “nulla cade dal cielo”, a differenza di quanto cerca di fare credere alle masse popolari con i suoi Woityla, MadreTeresa, Padre Pio, santi, santini, santuari e acqua santa!! Non è forse giunto il momento che anche i comunisti del nostro paese abbandonino finalmente le incertezze, il legalitarismo, la tendenza a mettere l’aspetto personale davanti all’aspetto politico, l’opportunismo e si mobilitino nell’edificazione di un vero partito comunista contribuendo al “piano di costruzione simultanea del (n) PCI partendo da diversi punti” (per maggiori informazioni rimando alla rivista del (n) PCI “La Voce”)?? o noi comunisti in fondo crediamo che il partito che condurrà verso il socialismo la classe operaia e il resto delle masse popolari del nostro paese cadrà, in barba al nostro materialismo dialettico, dal cielo?? Con questo concludo questa mia prima lettera, cogliendo l’occasione per affermare che continuerò a contribuire con tutte le mie forze alla lotta per fare dell’Italia un paese socialista anche dalla situazione di prigioniero politico in cui sono costretto.
W il Socialismo! W il (nuovo)PCI! Liberiamo la nostra mente da concezioni codiste e opportuniste e trasformiamoci in comunisti, in avanguardia: non attendiamo che la borghesia imperialista metta fuori legge i comunisti per partecipare in prima persona alla costruzione del (n)PCI! Trasformiamo gli arresti in un contributo alla rinascita del movimento comunista! Il futuro è comunista! Nessun passo indietro!
Angelo D’Arcangeli N° d’écrou 920 040 Maison d’arret des Fresnes Allée des thuyas 94261 Fresnes cedex
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