-- no carcere info --
* YEMEN - Detenuti a Sheberghan Muhammad Faraj Ahmed Bashmilah. É un trentasettenne yemenita residente in Indonesia, nel 2003 si recava in Giordania per accompagnare la madre bisognosa di cure mediche quando venne fermato all'immigrazione dell'aeroporto di Amman e arrestato per il solo fatto di essere stato in passato in Afghanistan. Muhammad venne trasportato in una località segreta dove per circa 6-8 mesi subì interrogatori sulle sue attività in Afghanistan e Indonesia e venne torturato. In seguito viene trasferito in un altro carcere e in un altro ancora fuori dal paese. Nello Yemen. Qui il suo status di detenuto ha cessato di essere segreto, ma la sua prigionia non è terminata e nel giugno 2005 dalla prigione di Aden, dove ha potuto incontrare degli operatori umanitari, ancora lamentava di non avere imputazioni a proprio carico né un processo in vista. Le autorità yemenite ammettono di non avere ragioni proprie per tattenerlo, ma sostengono di avere ricevuto la richiesta da parte delle autorità statunitensi. Nasser Salim Ali. Ha 27 anni ed è stato arrestato nell'agosto del 2003 in Indonesia, dove viveva con la moglie. Nasser ha raccontato di essere stato trasportato in Giordania dove venne interrogato e torturato per quattro giorni. In seguito venne trasferito in una località segreta dove rimase confinato in isolamento per circa 6 mesi e poi ancora, in elicottero, verso un altro istituto di pena sotterraneo. Anche Salim Ali, nel maggio 2005 è stato trasferito nello Yemen, e anche nel suo caso, pur senza avere accuse a suo carico non è stato rilasciato. Le autorità yemenite indicano come ragione per la sua detenzione, una richiesta statunitense. Oggi Nasser Salim ha una figlia di due anni che non ha mai visto e non sa se vedrà mai.
* ALBANIA - Dal rapporto di Amnesty International Agenti di polizia sono stati accusati di tortura e maltrattamenti nei confronti di detenuti durante l'arresto e la custodia. Questo pratiche sono state facilitate dalla violazione di alcune procedure legali, in particolare la negazione del diritto per il detenuto ad avere un avvocato dal momento dell'arresto. Il 29 luglio, Klajdi Yzeiri e due suoi familiari sono stati trattenuti per una notte sotto custodia di polizia a Vlora. Ai tre uomini è stato negato l'accesso a un avvocato e Klajdi Yzeiri è stato duramente picchiato da uno o più agenti di polizia. Dopo il rilascio si è sottoposto a un esame medico legale che ha confermato la presenza di gravi contusioni sotto le orecchie, sul collo e sulle spalle. Le denunce di maltrattamenti sporte da detenuti in attesa di giudizio e detenuti condannati sono state meno frequenti, ma a settembre un gruppo di prigionieri detenuti nella Prigione 302 di Tirana hanno denunciato di aver subito maltrattamenti da parte delle guardie, e vi sono state analoghe denunce di detenuti in attesa di giudizio nelle stazioni di polizia di Laç, Kukës e Fier. In diversi casi la polizia sarebbe ricorsa a un uso eccessivo della forza nelle operazioni di cattura di alcuni sospetti criminali. Gentian Pollo, un insegnante, ha accusato la polizia di averlo picchiato e preso a calci mentre veniva trasferito in manette alla stazione di polizia di Gjirokastër, e di aver subito di nuovo lo stesso trattamento all'interno della stazione di polizia. Egli faceva parte di un gruppo di persone rimaste ferite e che necessitavano di cure ospedaliere, dopo che, a ottobre, una unità operativa della polizia aveva fatto irruzione in due bar del villaggio di Lazerat per arrestare un ricercato. Non sempre i procuratori hanno condotto indagini sulle denunce riguardanti maltrattamenti oppure sono intervenuti in ritardo. Anche nei casi in cui era stata aperta un'inchiesta ufficiale, questa si è spesso rivelata inconcludente. I procuratori sono stati spesso restii ad applicare gli articoli del codice penale riguardante la tortura e «qualsiasi trattamento degradante o inumano», preferendo riferirsi ad accuse meno gravi come gli "atti arbitrari". Il 13 maggio Beqir Kaba è stato arrestato e trattenuto la notte alla stazione di polizia di Peshkopi dopo essere stato erroneamente accusato di furto. Egli ha denunciato che gli agenti lo avevano colpito alla schiena, alle gambe e sulle mani con dei manganelli di gomma, e che gli avevano torto la barba e le orecchie con delle pinze, minacciandolo anche di morte. Egli è stato rilasciato il giorno seguente. Un successivo esame medico legale ha confermato la presenza di ferite causate da un "oggetto pesante". Secondo quanto riferito, due agenti di polizia sono stati in seguito posti sotto inchiesta con l'accusa di "atti arbitrari". A luglio, Eriguert Ceka, di 17 anni, detenuto in attesa di giudizio presso la stazione di polizia di Rrëshen, è stato ferito alla testa. Tre giorni dopo è deceduto all'Ospedale militare di Tirana. Subito dopo due agenti di polizia sono stati arrestati in relazione al suo decesso con l'accusa di "atti arbitrari", "abuso di potere" e per aver infranto il regolamento del servizio di guardia. In due differenti processi a novembre e dicembre i due agenti sono stati condannati rispettivamente a 7 e 8 mesi di reclusione per aver infranto il regolamento del servizio di guardia. La corte non è stata in grado di stabilire in che modo Eriguert Ceka si fosse procurato la ferita alla testa. A maggio, due ex agenti della sicurezza di Stato sono stati rilasciati, apparentemente ai sensi di una legge di amnistia del 1997. Erano stati arrestati nel 2003 in relazione alla "sparizione" di Remzi Hoxha avvenuta nel 1995, un cittadino albanese proveniente dalla Macedonia residente a Tirana e alla tortura di altri due uomini. Il procedimento investigativo aveva riscontrato che i due uomini avevano compiuto i reati di "abuso d'ufficio" e tortura ma tali reati erano coperti da una legge di amnistia del 1997. La pubblica accusa non è stata in grado di suffragare le prove a carico per l'accusa di omicidio o "tortura con esiti gravi", reati non coperti dall'amnistia. A fine anno la sorte di Remzi Hoxha rimaneva ignota. Nel mese di luglio i prigionieri condannati in ultimo grado e trattenuti presso le stazioni di polizia sono stati trasferiti in carcere per scontare le loro sentenze. Ciò ha ridotto in via temporanea il grave sovraffollamento nelle stazioni di polizia, aumentando d'altro canto quello nelle carceri. Sotto altri aspetti le condizioni di detenzione nelle stazioni di polizia, in condizioni igieniche e regime alimentare alquanto carenti, senza riscaldamento e senza accesso a televisione, radio o materiale di lettura, sono rimaste per lo più invariate e in taluni casi potrebbero configurarsi come inumane e degradanti. A settembre è stato annunciato un piano di riforma delle carceri in collaborazione con l'Unione Europea, per la costruzione di nuove strutture detentive e carcerarie.
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