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asdel Sunday, Oct. 16, 2005 at 11:47 PM |
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Curiosi aggiornamenti arrivano dal Liceo Pollione di Avezzano.
Dopo lo scalpore che il Prof. Masci ha creato dietro la pubblicazione del primo nuemro di ottobre del TIESTI; adesso, dopo la seconda uscita straordinaria con le foto dei due "anticristo-diffamatori" pubblicate in tipica posa pre-detensione (frontalmente e di profilo), lo stesso professore ci tiene a "chiarire" la situazione.
Afferma che non ha ben sentito quando l'alunno Mignini ha chiesto di parlare in qualità di semplice studente (cosa che ha negato fin quando gli altri studenti della classe non hanno confermato la versione dei fatti pubblicata nella 1° edizione straordinaria) e che non si sarebbe permesso di negargli la parola in caso avesse sentito.
Ora non resta che aspettare la fine dei silenzi del Bernardini. Questi, infatti, ancora non convoca i redattori nel suo ufficio (da venerdì), non dico per rispondere all'appello lanciato, ma almeno per minacciarli...
all'appello però stanno rispondendo gli altri. In questi giorni, infatti, sta crescendo la solidarietà al tiesti.
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LA SCUOLA !
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studente Wednesday, Oct. 12, 2005 at 10:09 PM |
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la scuola !
Diffidiamo de' casamenti di grande superficie, dove molti uomini si rinchiudono o vengono rinchiusi. Prigioni, Chiese, Ospedali, Parlamenti, Caserme, Manicomi, Scuole, Ministeri, Conventi. Codeste pubbliche architetture son di malaugurio: segni irrecusabili di malattie generali. Difesa contro il delitto - contro la morte - contro lo straniero - contro il disordine - contro la solitudine - contro tutto ciò che impaurisce l'uomo abbandonato a sé stesso: il vigliacco eterno che fabbrica leggi e società come bastioni e trincee alla sua tremebondaggine.
Vi sono sinistri magazzini di uomini cattivi - in città e in campagna e sulle rive del mare - davanti a' quali non si passa senza terrore.
Lì son condannati al buio, alla fame, al suicidio, all'immobilità, all'abbruttimento, alla pazzia, migliaia e milioni di uomini che tolsero un po' di ricchezza a' fratelli più ricchi o diminuirono d'improvviso il numero di questa non rimpiangibile umanità. Non m'intenerisco sopra questi uomini ma soffro se penso troppo alla loro vita - e alla qualità e al diritto de' loro giudici e carcerieri. Ma per costoro c'è almeno la ragione della difesa contro la possibilità di ritorni offensivi verso qualcun di noialtri.
Ma cosa hanno mai fatto i ragazzi, gli adolescenti, i giovanotti che dai sei fino ai dieci, ai quindici, ai venti, ai ventiquattro anni chiudete tante ore del giorno nelle vostre bianche galere per far patire il loro corpo e magagnare il loro cervello? Gli altri potete chiamarli - con morali e codici in mano - delinquenti ma quest'altri sono, anche per voi, puri e innocenti come usciron dall'utero delle vostre spose e figliuole. Con quali traditori pretesti vi permettete di scemare il loro piacere e la loro libertà nell'età più bella della vita e di compromettere per sempre la freschezza e la sanità della loro intelligenza?
Non venite fuori colla grossa artiglieria della retorica progressista: le ragioni della civiltà, l'educazione dello spirito, l'avanzamento del sapere…
Noi sappiamo con assoluta certezza che la civiltà non è venuta fuor dalle scuole e che le scuole intristiscono gli animi invece di sollevarli e che le scoperte decisive della scienza non son nate dall'insegnamento pubblico ma dalla ricerca solitaria disinteressata e magari pazzesca di uomini che spesso non erano stati a scuola o non v'insegnavano.
Sappiamo ugualmente e con la stessa certezza che la scuola, essendo per sua necessità formale e tradizionalista, ha contribuito spessissimo a pietrificare il sapere e a ritardare con testardi ostruzionismi le più urgenti rivoluzioni e riforme intellettuali.
Soltanto per caso e per semplice coincidenza - raccoglie tanta di quella gente!- la scuola può essere il laboratorio di nuove verità.
Essa non è, per sua natura, una creazione, un'opera spirituale ma un semplice organismo e strumento pratico. Non inventa le conoscenze ma si vanta di trasmetterle. E non adempie bene neppure a quest'ultimo ufficio - perché le trasmette male o trasmettendole impedisce il più delle volte, disseccando e storcendo i cervelli ricevitori, il formarsi di altre conoscenze nuove e migliori.
Le scuole, dunque, non son altro che reclusori per minorenni istruiti per soddisfare a bisogni pratici e prettamente borghesi.
Quali?
Per i genitori, nei primi anni, sono il mezzo più decente per levarsi di casa i figliuoli che danno noia. Più tardi entra in ballo il pensiero dominante della "posizione" e della "carriera".
Per i maestri c'è soprattutto la ragione di guadagnarsi pane, carne e vestiti con una professione ritenuta "nobile" e che offre, in più, tre mesi di vacanza l'anno e qualche piccola beneficiata di vanità. Aggiungete poi a questo la sadica voluttà di potere annoiare, intimorire e tormentare impunemente, in capo alla vita, qualche migliaio di bambini o di giovani.
Lo Stato mantiene le scuole perché i padri di famiglia le vogliono e perché lui stesso, avendo bisogno tutti gli anni di qualche battaglione di impiegati, preferisce tirarseli su a modo suo e sceglierli sulla fede di certificati da lui concessi senza noie supplementari di vagliature più faticose.
Aggiungete che sulle scuole ci mangiano ispettori, presidi, bidelli, preparatori, assistenti, editori, librai, cartolai e avrete la trama completa degli interessi tessuti attorno alle comunali e regie e pareggiate case di pena.
Nessuno - fuorché a discorsi - pensa al miglioramento della nazione, allo sviluppo del pensiero e tanto meno a quello cui si dovrebbe pensar di più: al bene dei figliuoli.
Le scuole ci sono, fanno comodo, menano a qualche guadagno: ficchiamoci maschi e femmine e non ci pensiamo più.
L'uomo, nelle tre mezze dozzine d'anni decisive nella sua vita (dai sei ai dodici, dai dodici ai diciotto, dai diciotto ai ventiquattro), ha bisogno, per vivere, di libertà.
Libertà per rafforzare il corpo e conservarsi la salute, libertà all'aria aperta: nelle scuole si rovina gli occhi, i polmoni, i nervi (quanti miopi, anemici e nevrastenici possono maledire giustamente le scuole e chi l'ha
inventate!)
Libertà per svolgere la sua personalità nella vita aperta dalle diecimila possibilità, invece che in quella artificiale e ristretta delle classi e dei collegi.
Libertà per imparare veramente qualcosa perché non s'impara nulla di importante dalle lezioni ma soltanto dai grandi libri e dal contatto personale colla realtà. Nella quale ognuno s'inserisce a modo suo e sceglie quel che gli è più adatto invece di sottostare a quella manipolazione disseccatrice e uniforme ch'è
l'insegnamento.
Nelle scuole, invece, abbiamo la reclusione quotidiana in stanze polverose piene di fiati - l'immobilità fisica più antinaturale - l'immobilità dello spirito obbligato a ripetere invece che a cercare - lo sforzo disastroso per imparare con metodi imbecilli moltissime cose inutili - e l'annegamento sistematico di ogni personalità, originalità e iniziativa nel mar nero degli uniformi programmi. Fino a sei anni l'uomo è prigioniero di genitori, bambinaie e istitutrici; dai sei ai ventiquattro è sottoposto a genitori e professori; dai ventiquattro è schiavo dell'ufficio, del caposezione, del pubblico e della moglie [sic!]; tra i quaranta e i cinquanta vien meccanizzato e ossificato dalle abitudini (terribili più d'ogni padrone) e servo, schiavo, prigioniero, forzato e burattino rimane fino alla morte.
Lasciateci almeno la fanciullezza e la gioventù per godere un po' d'igienica anarchia!
L'unica scusa (non mai bastante) di tale lunghissimo incarceramento scolastico sarebbe la sua riconosciuta utilità per i futuri uomini. Ma su questo punto c'è abbastanza concordia fra gli spiriti più illuminati. La scuola fa molto più male che bene ai cervelli in formazione.
Insegna moltissime cose inutili, che poi bisogna disimparare per impararne molte altre da sé.
Insegna moltissime cose false o discutibili e ci vuol poi una bella fatica a liberarsene - e non tutti ci arrivano.
Abitua gli uomini a ritenere che tutta la sapienza del mondo consista nei libri stampati.
Non insegna quasi mai ciò che un uomo dovrà fare effettivamente nella vita, per la quale occorre poi un faticoso e lungo noviziato autodidattico.
Insegna (pretende d'insegnare) quel che nessuno potrà mai insegnare: la pittura nelle accademie; il gusto nelle scuole di lettere; il pensiero nelle facoltà di filosofia; la pedagogia nei corsi normali; la musica nei conservatori.
Insegna male perché insegna a tutti le stesse cose nello stesso modo e nella stessa quantità non tenendo conto delle infinite diversità d'ingegno, di razza, di provenienza sociale, di età, di bisogni ecc.
Non si può insegnare a più d'uno. Non s'impara qualcosa dagli altri che nelle conversazioni a due, dove colui che insegna si adatta alla natura dell'altro, rispiega, esemplifica, domanda, discute e non detta il suo verbo dall'alto.
Quasi tutti gli uomini che hanno fatto qualcosa di nuovo nel mondo o non sono mai andati a scuola o ne sono scappati presto o sono stati "cattivi" scolari.
(I mediocri che arrivano nella vita a fare onorata e regolare carriera e magari a raggiungere una certa fama sono stati spesso i "primi" della classe.)
La scuola non insegna precisamente quello di cui si ha più bisogno: appena passati gli esami e ottenuti i diplomi bisogna rivomitare tutto quel che s'è ingozzato in quei forzati banchetti e ricominciare da capo.
Vorrei che i nostri dottori della legge, per i quali la scuola è il tempio delle nuove generazioni e i manuali approvati sono i sacri testamenti della religion pedantesca, leggessero almeno una volta il saggio di Hazlitt sull'Ignoranza delle persone istruite, che comincia così: "La razza di gente che ha meno idee è formata da quelli che non son altro che autori o lettori. E' meglio non saper né leggere né scrivere che saper leggere e scrivere, e non essere capaci d'altro".
E più giù: "Chiunque è passato per tutti i gradi regolari d'una educazione classica e non è diventato stupido, può vantarsi d'averla scappata bella".
Credo che pochissimi potrebbero - se sapessero giudicarsi da sé - vantarsi di una tal resistenza. E basta guardarsi un momento attorno e vedere quale sia la media intelligenza de' nostri impiegati, dirigenti, professionisti e governanti per convincersi che Hazlitt ha centomila ragioni. Se cìè ancora un po'
d'intelligenza nel mondo bisogna cercarla fra gli autodidatti o fra gli analfabeti.
La scuola è così essenzialmente antigeniale che non ristupidisce solamente gli scolari ma anche i maestri. Ripeti e ripeti anni dopo anni le medesime cose, diventano assai più imbecilli e immalleabili di quel che fossero al principio - e non è dir poco.
Poveri aguzzini acidi, annoiati, anchilosati, vuotati, seccati, angariati, scoraggiati che muovon le loro membra ufficiali e governative soltanto quando si tratta di aver qualche lira di più tutti i mesi!
Si parla dell'educazione morale delle scuole. Gli unici risultati della convivenza tra maestri e scolari è questa: serviltà apparente e ipocrisia dei secondi verso i primi e corruzione reciproca tra compagni e compagni.
L'unico testo di sincerità nelle scuole è la parete delle latrine.
Bisogna chiuder le scuole - tutte le scuole. Dalla prima all'ultima. Asili e giardini d'infanzia; collegi e convitti; scuole primarie e secondarie; ginnasi e licei; scuole tecniche e istituti tecnici; università e accademie; scuole di commercio e scuole di guerra; istituti superiori e scuole d'applicazione; politecnici e magisteri. Dappertutto dove un uomo pretende d'insegnare ad altri uomini bisogna chiuder bottega. Non bisogna dar retta ai genitori in imbarazzo né ai professori disoccupati né ai librai in fallimento. Tutto s'accomoderà e si
quieterà col tempo. Si troverà il modo di sapere (e di saper meglio e in meno tempo) senza bisogno di sacrificare i più begli anni della vita sulle panche delle semiprigioni governative.
Ci saranno più uomini intelligenti e più uomini geniali; la vita e la scienza andranno innanzi anche meglio; ognuno se la caverà da sé e la civiltà non rallenterà neppure un secondo. Ci sarà più libertà, più salute e più gioia.
L'anima umana innanzi tutto. E' la cosa più preziosa che ognuno di noi possegga. La vogliamo salvare almeno quando sta mettendo le ali. Daremo pensioni vitalizie a tutti i maestri, istitutori, prefetti, presidi, professori, liberi docenti e bidelli purché lascino andare i giovani fuor dalle loro fabbriche privilegiate di cretini di stato. Ne abbiamo abbastanza dopo tanti secoli.
Chi è contro la libertà e la gioventù lavora per l'imbecillità e per la morte.
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NON E' CHE L'INIZIO !
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nomoratti Wednesday, Oct. 12, 2005 at 10:13 PM |
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Milano, 12 ottobre 2005 – 10.000 studenti della Rete studentesca di Milano e provincia oggi in piazza hanno chiesto l’abrogazione della riforma Moratti e della direttiva Bolkestein, e l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni.
In piazza contro la privatizzazione dei saperi, in piazza all’insegna dell’unità, senza divisione né competizione tra le associazioni degli studenti, con un solo camion, un solo striscione e un solo corteo, festoso e colorato, poco disturbato dal tentativo di un centro sociale che, autonomamente, ha compiuto un’azione dimostrativa, occupando un albergo di via De Amicis.
Gli studenti sono scesi in piazza insieme alle organizzazioni della Rete studentesca di Milano e provincia, (Atlantide, Ass. stud. Démos, FGCI, Giovani Comunisti/e, Resistenza Universitaria, Rete stud. Nonviolenta, Rete stud. Ribelle, Sinistra Giovanile, Unione degli Studenti e molti collettivi indipendenti) per ribadire la loro contrarietà alla privatizzazione della scuola e proporre, attraverso la piattaforma unitaria, una scuola pubblica, libera, laica, democratica e partecipata.
La Rete studentesca chiede che dalla partecipazione di tutti i soggetti che vivono ogni giorno la scuola, nasca la Riforma che risponda alle reali esigenze degli studenti, che sono la vera essenza della scuola. Vista la partecipazione e l’alta adesione ai contenuti, la Rete studentesca di Milano e provincia continuerà a proporre nuove iniziative di lotta, che coinvolgeranno tutti gli studenti e le studentesse.
Per consultare la piattaforma unitaria: http://retestudmi.blogspot.com
Per informazioni:
Luca 3493185619 tzluc@avel.org Ginevra 3488838662 bilancioppy@yahoo.it Luca 3382308295 luca.stanzione@libero.it Giulia 3336126951 hypshine@hotmail.it
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Don’t work!!! Be happy!!! STAGE STOPPERS
Gli studenti dei collettivi in piazza contro stages e caro cultura.
Contro il caro cultura e il caro-mobilità, ma soprattutto per fermare quella precarietà che attraverso la scuola-lavoro cercano di insinuare anche dopo la battuta d’arresto di Morattila alle medie superiori, siamo scesi in piazza oggi, in più di diecimila con il coordinamento dei collettivi studenteschi di Milano e provincia. Contro la non cultura del lavoro precario e del controllo sociale oggi Milano ha visto un corteo coloratissimo, che ha saputo anche colorare del proprio messaggio i muri della città, che ha respinto i ripetuti tentativi delle forze del disordine pubblico di circondare il corteo.
Oggi In piazza per diffondere concretamente la cultura e restituire agli studenti un pezzo di reddito è venuto anche il tram dei liberi saperi, da cui sono stati distribuiti libri di scuola e cd che contengono dizionari, narrativa, musica e film: questo è il risultato del lavoro costante delle aulette-copyriot corner che nelle scuole riproducono e condividono i saperi.I collettivi hanno occupato l’Hotel Pierre, uno dei tanti alberghi a 5 stelle che sfruttano gli studenti come manodopera gratuita. Abbiamo anche occupato l’Hotel Pierre Milano, un albergo a cinque stelle che sfrutta gli stagisti delle scuole medie superiori per sopperire ad ogni tipo di mansione, da lì abbiamo rilanciato la denuncia contro catene di ristorazione e alloggio, ma anche contro l’Adecco e perfino la Cgil e la Cisl, perchè tutti quelli che organizzano stage sono complici della Riforma Morattila.
Da Globalproject
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SCIOPERO REGIONALE A MODENA !
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punk Wednesday, Oct. 12, 2005 at 10:15 PM |
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Modena:19 OTTOBRE IN CORTEO con i PUNKREAS contro l'autoritarismo nella scuola e nella società, in difesa dello spazio sociale LIBERA.
Mercoledì 19 ottobre i Punkreas suoneranno per le strade di Modena in solidarietà con lo sciopero regionale studentesco indetto contro l'autoritarismo nella scuola e nella società ed in difesa dello spazio sociale LIBERA messo sotto sgombero dall'attuale giunta di centro-sinistra.
La migliore didattica resta l'autogestione, l'unica risposta a chi vuole reprimerla, LA RESISTENZA.
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LE SCUOLE AGLI STUDENTI !!!!!!
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autogestione Wednesday, Oct. 12, 2005 at 10:46 PM |
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Così finisce l'era Moratti
Oggi la giornata del desiderio studentesco: cortei di liceali in almeno 30 città e atenei in subbuglio a macchia di leopardo. Ieri alla Sapienza gli universitari hanno preso possesso anche di Matematica, Chimica, Lettere
Checchino Antonini «Bisognerebbe reggere almeno fino al 24, quando il ddl Moratti, quello che cancella il ruolo dei ricercatori strutturati e precarizza per sempre la ricerca, dovrebbe arrivare a Montecitorio, dopo il blitz del governo al Senato che, il 29 settembre, l'ha imposto con il voto di fiducia». E' la speranza di Andrea e Luca di Fisica mentre girano per la Città Universitaria ad affiggere manifestini col programma dell'occupazione: cena sociale, spettacolo di Beppe Grillo e domani pomeriggio assemblea di ateneo dopo altre in varie facoltà. Giovedì, si dice, si proverà a uscire con un corteo. Dove non ci saranno assemblee, gli universitari contamineranno in molte città i cortei dei medi sempre con l'obiettivo di conquistare un'università «che non frammenti il sapere in crediti e non ci riservi un futuro di precarietà», sintetizzano gli studenti di lettere annunciando contestazioni del numero chiuso e per una nuova legge regionale sul diritto allo studio. Sembra solo l'inizio: per il 24 la scintilla dell'occupazione potrebbe aver contagiato parecchi altri atenei e c'è chi pensa a una manifestazione nazionale a Roma. Il 17 novembre, poi, sarà giorno di mobilitazione europea proclamato dal social forum di Londra contro l'attacco liberista all'università che, dal '99, coinvolge i paesi Ue. C'è chi è pronto a scommettere su importanti segnali di lotta già oggi da Padova così come già ne sono giunti da studenti di Firenze, Pisa e Siena, dove le "farfalle rosse" (così si chiama il collettivo che ha dato vita alla clamorosa contestazione di Ruini) sono tornate in piazza almeno in 600 nel lugubre scenario di una città invasa da camionette di polizie.
Intanto, sembra infinita la catena di pronunciamenti di consigli di facoltà, assemblee di ateneo e senati accademici da Cosenza a Salerno, da Cassino a Bergamo, dalla Normale di Pisa a Napoli, Perugia, Reggio Calabria, Bologna, Udine. Ovunque è un crescendo di iniziative: blocchi della didattica, revoca degli affidamenti didattici o lezioni in piazza - nella piazza di Montecitorio - come hanno fatto ieri studenti e ricercatori di Roma III. I ricercatori, infatti, già ora sostengono gran parte del carico di insegnamento e i precari (5mila su 11mila) hanno quasi superato la quota del personale a tempo indeterminato. Il ddl, con un atto di forza, sopprime la ricerca pubblica e il suo legame inscindibile con l'insegnamento.
La morattizzazione della conoscenza ha tutte le caratteristiche di una pandemia: non solo non piace a nessuna delle componenti del mondo accademico e scolastico ma è stata bocciata di recente dalla Conferenza stato-regioni (che ha fatto slittare di almeno due anni la sperimentazione della "riforma" delle superiori) e non persuade nemmeno il campo "amico", quello della maggioranza. Tant'è che la ministra più contestata della storia della Repubblica tenta le maniere spicce nello scorcio di legislatura dopo aver messo in scena finte consultazioni (i costosissimi Stati generali) e aver arruolato - sempre a spese del contribuente - testimonial come i personaggi Disney che però non sono riusciti a convincere genitori, alunni, maestri.
Pieno appoggio da parte di Rifondazione comunista a quanti stanno lottando contro il pacchetto di riforme che smantella ricerca e istruzione pubbliche. Questo inizio di anno scolastico, con piazze piene e facoltà in subbuglio, per Fausto Bertinotti, sarà «una bella lezione per la ministra». Lunedì prossimo scade anche il decreto legge 53, la cosiddetta riforma delle primarie, che comprime il tempo scuola, "restaura" la figura del maestro unico e introduce piani di studio personalizzati. Anche stavolta il governo potrebbe ricorrere a strade autoritarie per far ingoiare il rospo al Paese. «Faremo ogni cosa in nostro potere per impedirlo - assicura Titti De Simone, deputata Prc in commissione Scuola - in ogni caso il nostro impegno continuerà all'interno dell'Unione per mettere in agenda la cancellazione delle riforme Moratti, una volta per tutte, nella prossima legislatura». Anche perché, segnala Giulio Calella, responsabile nazionale del settore per i Giovani comunisti «il prossimo ministro dell'Università potrebbe essere uno come Modica, rettore a Pisa, diessino che vorrebbe trasformare gli atenei in fondazioni di diritto privato».
«Cancellazione senza se e senza e anche una nuova scuola che garantisca i diritti di tutti», ripete, tradendo la filiazione dalla precedente stagione di movimenti, una delegazione di studenti che ieri ha presentato il corteo di oggi in una conferenza congiunta con Rosy Rinaldi, vicepresidente e assessora alla formazione della Provincia di Roma: «La riforma già produce danni - spiega Rinaldi - col doppio canale che divarica l'istruzione dalla formazione professionale». Ma esistono tentazioni emendative anche nell'Unione, la cui responsabile scuola (si tratta dell'assessora emiliana che ha dato il nome a una controversa legge regionale) ha appena disertato l'assemblea nazionale dell'Uds di cui era tra gli ospiti più attesi. L'antidoto a chi volesse conservare la pandemia Moratti è il percorso partecipato e democratico di autoriforma di scuola e università che suggerisce il "popolo della scuola pubblica". Recita così un volantino sul portone di Chimica occupata: «Se non ci muoviamo, nessuno ci toglierà da questa situazione».
http://www.liberazione.it/giornale/051012/default.asp
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ed il martello?
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peppino amiterno Sunday, Oct. 16, 2005 at 7:02 PM |
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Senbra che nell'uscita odierna di San Benedetto dei Marsi del "Martello del Fucino" non si parli del vergognoso attentato consumato ai danni di Luigi Venti e Alfredo Mignini. Incredibile! Quali altre notizie ci saranno mai? Ma dove vivono questi del Martello? Solidarietà a tiesti contro l'atteggiamento tenuto dagli invidiosi del Martello (amici di Bernardini). Sembra addirittura che Botticchio vada chiedendo i dati dello sbattezzo. E' un provocatore!
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Smentito il preside su primadanoi
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luigi venti Thursday, Oct. 20, 2005 at 8:04 PM |
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Pubblicato su primadanoi un articolo di smentita che smonta punto su punto le falsità dette ieri sull stesso giornale dal preside angelo bernardini. Quanto all'iniziativa per la libertà di stampa, non escludiamo che la organizzeremo. Ormai è guerra........ Intanto voglio ringarziare tutti quanti stanno manifestando la loro solidarietà verso di noi, Botticchio compreso. Luigi Venti.
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attacco alla libertà di stampa
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marazza Friday, Oct. 21, 2005 at 4:58 PM |
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Ho letto tutta la polemica apertasi a seguito delle pubblicazioni su Tiesti. L'argomento mi sembra interessante e meritevole di rilievo ed avete tutta la mia solidarietà. Vi voglio però invitare ad aprire un dibattito anche sulle altre porcherie che nella scuola post-Morettiana si stanno perpetrando. Aderite agli appelli di scipopero che vengono da più parte, sostenete l'occupazione universitaria, ecc.. ecc.. Non ghettizzamoci!!!!!!Approfittiamo di questi biasimevoli episodi per ampliare la nostra lotta che si deve fare sempre più dura. Non vi preoccupate redattori di Tiesti di esporvi i Vostri voti saranno sempre eccelenti, e anche se così non fosse!!!!!!!
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A marazza
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iromaieutico Friday, Oct. 21, 2005 at 8:33 PM |
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Non ti preoccupare, martedì andremo a Roma in occasione della manifestazione degli universitari contro la Moratti, e lì ci occuperemo anche di diffondere la nostra storia con una apposita edizione di tiesti. Non ci stiamo ghettizzando, anzi a breve il nostro caso diventerà nazionale( o meglio lo è già). Continueremo a lottare per la libertà di stampa in questo paese. Iromaieutico.
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Con tutto il rispetto, ma gli ebrei?
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Buyer Wednesday, Nov. 09, 2005 at 12:17 AM |
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Non voglio offendere nessuno, ma nessuno ha mai pensato che in Italia si effettuano circoincisioni (menomazioni fisiche) senza anestesia a bambini neonati fuori da aziende ospedaliere?
Oltre alla macabra usanza, mi domando se poi un bambino ebreo una volta diventato adulto decidesse di cambiare religione?
Teniamoci il nostro battessimo molto più civile
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il battesimo civile..
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asdel Sunday, Nov. 13, 2005 at 5:28 PM |
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Scusami tanto ma...ESEMPIO:
se esistessero due religioni:
>una a cui vengono inseriti i bambini in età non cosciente tramite un rito che non lascia alcun segno sul corpo, quindi un rito "lieve", ma col suo significato teologico;
>un altro a cui vengono inseriti i bambini in età non cosciente tramite un rito che incide maggiormente sul corpo, quindi un rito più "duro" e naturalmente col suo significato teologico.
...tu scegli il primo perchè la maniera è più "civile"?
Personalmente, premettendo che i significati teologici sono ugualmente rispettabili, scelgo quello a cui mi sento di appartenere, sempre SE voglio. Io odio sia il battesimo cristiano che la circoncisione ebrea SOLO quando entrambi sono metodi coercitivi, imposti a esseri umani incapaci di scegliere. Rispettando però ugualmente i loro valori teologici, non ho nulla in contrario se un essere umano SCEGLIE un determinato credo e pratica su se stesso il rito che ama e quindi ha accettato.
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io non sono d'accordo
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vincent Sunday, Nov. 13, 2005 at 6:13 PM |
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per me le religioni vanno combattute, filosoficamente e materialmente.
quindi viva lo sbattezzo. ma viva anche smontare una per una le tesi religiose.
anche se un giorno smetteranno di romperci il cazzo [e dubito che questo avverrà mai] io non smetterò mai di dire ad un essere umano che scelgie una religione [e per religione intendo le grandi religioni secolari] che è un idiota, che la strada è un altra, che è uno schiavo, etc etc.. perchè quì non è tanto un discorso di anticlericalismo spicciolo... la questione si allarga enormemente se consideri gli enormi effetti sociali delle religioni. non mi basta salvare ME o mio figlio dalla circoncisione...
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