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Piazze e facoltà in mano agli studenti
by liberazione Wednesday, Oct. 12, 2005 at 10:45 PM mail:

«Bisognerebbe reggere almeno fino al 24, quando il ddl Moratti, quello che cancella il ruolo dei ricercatori strutturati e precarizza per sempre la ricerca, dovrebbe arrivare a Montecitorio, dopo il blitz del governo al Senato che, il 29 settembre, l'ha imposto con il voto di fiducia»

Così finisce l'era Moratti

Oggi la giornata del desiderio studentesco: cortei di liceali in almeno 30 città e atenei in subbuglio a macchia di leopardo.
Ieri alla Sapienza gli universitari hanno preso possesso anche di Matematica, Chimica, Lettere

Checchino Antonini
«Bisognerebbe reggere almeno fino al 24, quando il ddl Moratti, quello che cancella il ruolo dei ricercatori strutturati e precarizza per sempre la ricerca, dovrebbe arrivare a Montecitorio, dopo il blitz del governo al Senato che, il 29 settembre, l'ha imposto con il voto di fiducia». E' la speranza di Andrea e Luca di Fisica mentre girano per la Città Universitaria ad affiggere manifestini col programma dell'occupazione: cena sociale, spettacolo di Beppe Grillo e domani pomeriggio assemblea di ateneo dopo altre in varie facoltà. Giovedì, si dice, si proverà a uscire con un corteo. Dove non ci saranno assemblee, gli universitari contamineranno in molte città i cortei dei medi sempre con l'obiettivo di conquistare un'università «che non frammenti il sapere in crediti e non ci riservi un futuro di precarietà», sintetizzano gli studenti di lettere annunciando contestazioni del numero chiuso e per una nuova legge regionale sul diritto allo studio.
Sembra solo l'inizio: per il 24 la scintilla dell'occupazione potrebbe aver contagiato parecchi altri atenei e c'è chi pensa a una manifestazione nazionale a Roma. Il 17 novembre, poi, sarà giorno di mobilitazione europea proclamato dal social forum di Londra contro l'attacco liberista all'università che, dal '99, coinvolge i paesi Ue. C'è chi è pronto a scommettere su importanti segnali di lotta già oggi da Padova così come già ne sono giunti da studenti di Firenze, Pisa e Siena, dove le "farfalle rosse" (così si chiama il collettivo che ha dato vita alla clamorosa contestazione di Ruini) sono tornate in piazza almeno in 600 nel lugubre scenario di una città invasa da camionette di polizie.

Intanto, sembra infinita la catena di pronunciamenti di consigli di facoltà, assemblee di ateneo e senati accademici da Cosenza a Salerno, da Cassino a Bergamo, dalla Normale di Pisa a Napoli, Perugia, Reggio Calabria, Bologna, Udine. Ovunque è un crescendo di iniziative: blocchi della didattica, revoca degli affidamenti didattici o lezioni in piazza - nella piazza di Montecitorio - come hanno fatto ieri studenti e ricercatori di Roma III. I ricercatori, infatti, già ora sostengono gran parte del carico di insegnamento e i precari (5mila su 11mila) hanno quasi superato la quota del personale a tempo indeterminato. Il ddl, con un atto di forza, sopprime la ricerca pubblica e il suo legame inscindibile con l'insegnamento.

La morattizzazione della conoscenza ha tutte le caratteristiche di una pandemia: non solo non piace a nessuna delle componenti del mondo accademico e scolastico ma è stata bocciata di recente dalla Conferenza stato-regioni (che ha fatto slittare di almeno due anni la sperimentazione della "riforma" delle superiori) e non persuade nemmeno il campo "amico", quello della maggioranza. Tant'è che la ministra più contestata della storia della Repubblica tenta le maniere spicce nello scorcio di legislatura dopo aver messo in scena finte consultazioni (i costosissimi Stati generali) e aver arruolato - sempre a spese del contribuente - testimonial come i personaggi Disney che però non sono riusciti a convincere genitori, alunni, maestri.

Pieno appoggio da parte di Rifondazione comunista a quanti stanno lottando contro il pacchetto di riforme che smantella ricerca e istruzione pubbliche. Questo inizio di anno scolastico, con piazze piene e facoltà in subbuglio, per Fausto Bertinotti, sarà «una bella lezione per la ministra». Lunedì prossimo scade anche il decreto legge 53, la cosiddetta riforma delle primarie, che comprime il tempo scuola, "restaura" la figura del maestro unico e introduce piani di studio personalizzati. Anche stavolta il governo potrebbe ricorrere a strade autoritarie per far ingoiare il rospo al Paese. «Faremo ogni cosa in nostro potere per impedirlo - assicura Titti De Simone, deputata Prc in commissione Scuola - in ogni caso il nostro impegno continuerà all'interno dell'Unione per mettere in agenda la cancellazione delle riforme Moratti, una volta per tutte, nella prossima legislatura». Anche perché, segnala Giulio Calella, responsabile nazionale del settore per i Giovani comunisti «il prossimo ministro dell'Università potrebbe essere uno come Modica, rettore a Pisa, diessino che vorrebbe trasformare gli atenei in fondazioni di diritto privato».

«Cancellazione senza se e senza e anche una nuova scuola che garantisca i diritti di tutti», ripete, tradendo la filiazione dalla precedente stagione di movimenti, una delegazione di studenti che ieri ha presentato il corteo di oggi in una conferenza congiunta con Rosy Rinaldi, vicepresidente e assessora alla formazione della Provincia di Roma: «La riforma già produce danni - spiega Rinaldi - col doppio canale che divarica l'istruzione dalla formazione professionale». Ma esistono tentazioni emendative anche nell'Unione, la cui responsabile scuola (si tratta dell'assessora emiliana che ha dato il nome a una controversa legge regionale) ha appena disertato l'assemblea nazionale dell'Uds di cui era tra gli ospiti più attesi. L'antidoto a chi volesse conservare la pandemia Moratti è il percorso partecipato e democratico di autoriforma di scuola e università che suggerisce il "popolo della scuola pubblica". Recita così un volantino sul portone di Chimica occupata: «Se non ci muoviamo, nessuno ci toglierà da questa situazione».


http://www.liberazione.it/giornale/051012/default.asp

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