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virus dei polli, istruzioni di sopravvivenza
by controinfo Friday, Oct. 14, 2005 at 7:54 PM mail:

un po di notizie aggiornate trovate sulla rete

premesso che il vaccino contro l'influenza dei polli non esiste, pare che convenga vaccinarsi contro l'influenza stagionale (normale) per due motivi: primo perche in caso di influenza aviaria non ti becchi pure quella normale (ed il mix delle due sicuramente ti porta alla morte), secondo perche essendo vaccinato, se ti becchi l'influenza è sicuro che ti sei beccato l'aviaria e quindi se entro 48 ore dai sintomi prendi un antivirale come il tamaflu per almeno otto giorni, dovresti sopravvivere e forse pure guarire.

la vaccinazione si può fare fino a novembre e il periodo di massima emergenza ed ipotetica comparsa dell'influenza aviaria è nellla primavera 2006.

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sui farmaci antivirali
by un medico Friday, Oct. 14, 2005 at 8:05 PM mail:

Esistono 4 farmaci attivi contro l'influenza:

Due, amantadina e rimantadina bloccano l'ingresso del virus nelle
cellule bloccando unaa proteina virale chiamata M2. Sono piuttosto
economiche ma purtroppo possono dare, sia pur raramente, effetti
collaterali di tipo psicotico e soprattutto vanno frequentemente
incontro a fenomeni di resistenza (il virus muta e non e' piu'
suscettibile). Per questi motivi li si ritiene poco utili.

Altre due (relenza e tamiflu, il secondo per motivi ignoti
-evidentemente di natura commerciale- non disponibile in Italia) non
eliminano il virus, ma ne riducono il rilascio dalle cellule infette
inibendo l'enzima neuraminidasi, presente nel virus influenzale.
Hanno efficacia simile agli altri due farmaci e sono meglio tollerati,
specie il tamiflu che si prende per bocca (in compresse o in polvere
solubile, cattivissima ma meno costosa). Il Relenza invece e' una
polvere che viene inalata e puo' dare attacchi asmatici in persone
suscettibili, oltre a non poter essere usato in persone con scarsa
capacità di collaborazione.
Anch'essi possono andare incontro a fenomeni di resistenza, anche se
meno frequentemente degli altre due farmaci. E' pero' già stato
segnalato un ceppo di virus aviario scarsamente sensibile al tamiflu,
per cui non rimane che aspettare e vedere...

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Il Tamaflu ormai è diventato resistente
by doc Friday, Oct. 14, 2005 at 8:21 PM mail:

CRESCE LA PAURA DI UNA PANDEMIA DI INFLUENZA AVIARIA A CAUSA DELLA RESISTENZA DEL VIRUS AL TAMIFLU


Bruxelles, 10 ottobre 2005 - Alcuni studiosi di Hong Kong hanno lanciato l'allarme che la varietà umana del virus H5n1 dell'influenza aviaria diffusosi quest'anno nel Vietnam del Nord sta evidenziando una resistenza al Tamiflu, il marchio commerciale dell'oseltamivir, un potente farmaco antivirale ritenuto la soluzione più efficace per proteggere la popolazione. Il dottor William Chui, professore associato presso il Queen Mary Hospital di Hong Kong, ha affermato che le autorità sanitarie non potrebbero più fare affidamento sul Tamiflu. "Oggi stanno facendo la loro comparsa ceppi resistenti dell'H5n1 e noi non possiamo nel modo più assoluto basarci su un solo medicinale", riporta l'agenzia Reuters. Il dottor Chui ha anche sottolineato che la resistenza generale sviluppata dal virus nei confronti del farmaco è un fenomeno in aumento in Giappone, dove gli specialisti prescrivono abitualmente tale medicina per combattere la comune influenza che colpisce gli esseri umani. Gli esperti hanno altresì esortato le industrie farmaceutiche a sviluppare versioni più efficaci del Relenza (zanamivir), un antivirale alternativo noto anche per il suo effetto inibitore nel combattere il temuto H5n1. Il Relenza viene assunto tramite inalazione. "Le aziende produttrici dovrebbero pensare di mettere sul mercato un tipo di Relenza da iniettare, considerata la resistenza al Tamiflu riscontrata in Giappone e in Vietnam," ha affermato il dottor Chui. "Inoltre, con le iniezioni si possono somministrare dosi elevate, qualora necessario, e il tempo di latenza è notevolmente più rapido". Da un breve studio indipendente condotto in Giappone e pubblicato lo scorso agosto era già emerso che i virus influenzali stavano diventando resistenti al Tamiflu e che tale resistenza poteva essere più comune di quanto immaginato. Secondo questa indagine, il 18 per cento dei bambini con l'influenza mostravano una resistenza al Tamiflu, ha dichiarato Yoshihiro Kawaoka, a capo del gruppo di ricercatori e professore di virologia, microbiologia e immunologia presso l'Università di Tokyo. Un portavoce della casa farmaceutica svizzera Roche Holdings Ag ha affermato che la ricerca svolta dall'azienda aveva evidenziato una resistenza nettamente inferiore in bambini e adulti. La società ha anche sottolineato che lo studio contemplava parecchi bambini al di sotto dell'anno (il Tamiflu non ha l'autorizzazione per essere somministrato a questa fascia di età) e i pazienti giapponesi "potrebbero non aver ricevuto una dose sufficiente di Tamiflu." Anche altre due relazioni pubblicate di recente sulla rivista medica "The Lancet" hanno affermato che la resistenza ai farmaci antivirali si sta diffondendo a livello mondiale. In paesi quali la Cina, la resistenza al medicinale ha superato il 70 per cento, situazione, questa, che fa pensare che preparati quali l'amantadina e la rimantadina non saranno con tutta probabilità più efficaci per il trattamento o la prevenzione, si legge sul "Times". La notizia secondo cui il virus si sta avvicinando all'Europa ha indotto l'Unione europea ad accumulare riserve di farmaci antivirali. I paesi hanno iniziato l'approvvigionamento di Tamiflu quale azione che rientra in "strategie di reazione". Tuttavia, il Regno Unito ritiene che a causa della rapidità con cui il virus influenzale muta, non sarà possibile individuare il farmaco più efficace fino a quando non si diffonderà una pandemia. A tutt'oggi il Tamiflu è comunque considerato una soluzione adeguata. Sir Liam Donaldson, direttore della Sanità del governo britannico, ha dichiarato alla radio della Bbc che i programmi di previdenza del Regno Unito non sono cambiati. Anche il governo australiano ha accumulato riserve di Tamiflu pari a circa quattro milioni di dosi, anziché optare per il farmaco antivirale alternativo, il Relenza, come consigliato dai medici. Le scorte di Tamiflu del governo federale degli Usa ammontano a un milione di dosi. La Finlandia ha comunicato ai laboratori farmaceutici europei che sta cercando 5,2 milioni di dosi di un vaccino contro la letale influenza aviaria con l'obiettivo di proteggere l'intera popolazione del paese. Il governo finlandese ha chiesto al proprio parlamento di destinare 21 milioni di euro per l'acquisto delle scorte del farmaco. Anche se la Finlandia intende approvvigionarsi di un numero di vaccini sufficiente a proteggere tutti i suoi cittadini, le autorità non hanno in programma di avviare una campagna di vaccinazione fino a quando non venga dichiarata un'epidemia. In Finlandia il primo allarme riguardo all'influenza aviaria risale al mese scorso, quando è sembrato che i gabbiani mostrassero i segni del virus. In seguito si è rilevato che il ceppo era innocuo per l'uomo. Il timore che il ceppo più recente di influenza aviaria possa scatenare una nuova pandemia ha una sua ragione d'essere nonostante non sussista alcun elemento di prova che evidenzi la trasmissione tra esseri umani del virus H5n1. Finora sono state contagiate persone che erano a stretto contatto con volatili infetti. Occorre tuttavia sottoporre il virus a un monitoraggio costante al fine di stabilire se si verificano mutazioni genetiche che potrebbero renderlo più letale e accelerarne la diffusione. Nelle ultime settimane vari paesi hanno avviato un'attività di collaborazione al fine di coordinare gli interventi di reazione. Gli Stati Uniti hanno annunciato l'istituzione di nuovo partenariato internazionale sull'influenza aviaria e pandemica in occasione di un vertice mondiale a New York. Il 7 e 8 novembre l'Organizzazione mondiale della sanità ospiterà un incontro di tutti i partner inteso al coordinamento delle risorse finanziarie necessarie.

Fonte Marketpress.info

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virus dei polli(noi!)
by rinoz Friday, Oct. 14, 2005 at 8:47 PM mail:

EPIDEMIA DEI POLLI. VACCINARE È INUTILE, ANZI DANNOSO (MA È UN AFFARE) di Sabina Morandi
giovedì 06 ottobre 2005
Dopo una colossale campagna mediatica volta a convincere gli italiani che sta per arrivare la Peste nera, ora si passa...
all'incasso: ai milioni di euro già stanziati per acquistare farmaci e vaccini se ne preventivano altrettanti da destinarsi agli spot che devono convincere gli under-65 a vaccinarsi. Senza alcun senso di responsabilità vengono sparati numeri da capogiro, inventati di sana pianta oppure veri ma fuori contesto - che indicazione forniscono sei decessi in Indonesia, paese con 200 milioni di abitanti? - secondo le ben note strategie di quel marketing della paura su cui sono concentrati ormai quasi tutti gli sforzi dell'industria farmaceutica. Cerchiamo quindi di fare un po' di chiarezza, sia per smarcarci dall'allarmismo strumentale agli interessi di big pharma che dal rischio di ignorare un problema reale.
In primo luogo le cattive notizie. L'ipotesi che possa ripresentarsi una pandemia influenzale come la Spagnola, che nel 1918 uccise circa 40 milioni di persone, non è soltanto una leggenda metropolitana. Può succedere. Anzi, come scoprirono gli scienziati che studiarono le vestigia del famoso virus, è abbastanza probabile che prima o poi accada. I virus, contro cui gli antibiotici sono totalmente inefficaci, sono le creature più efficienti e adattabili esistenti in natura, c'erano prima di noi e ci saranno dopo. La mutevolezza del rivestimento glicoproteico, per usare un termine tecnico, consente al virus influenzale di rendere inefficaci le difese dell'organismo che si basano proprio sul riconoscimento delle proteine di superficie per attaccare gli intrusi. E a differenza di altri virus quello influenzale muta ininterrottamente, con grande gaudio dei produttori di vaccini che possono commercializzare una nuova formula ogni autunno. Per il virus la ricombinazione di due proteine, H e N, è fondamentale sia per azzeccare la combinazione invisibile al sistema immunitario umano che per fare il cosiddetto "salto di specie", cioè per passare dagli animali all'homo sapiens. E il virus influenzale è un asso nel transitare per quelli che vengono chiamati "serbatoi animali", ovvero uccelli e maiali, un passaggio decisivo per trasformarsi nuovamente. In sostanza, l'influenza che mi ha tenuto a letto l'anno scorso, e che i miei anticorpi hanno imparato a fronteggiare, dopo una passeggiata nel Dna di polli o maiali cambia faccia, ed è pronta per ricominciare. Così i ricercatori si ritrovano fra le mani una sorta di slot machine genetica: se il virus azzecca la combinazione giusta - come nel 1968, quando sono morte mezzo milione di persone - sono guai. Ecco perché l'influenza avicola allarma così tanto gli scienziati. Fino a questo momento il ceppo A (che sta per avicola) H5N1 non preoccupava i virologi perché indicava un virus influenzale isolato nel '61, aggressivo fra i polli ma innocuo per gli esseri umani. Ora però si è visto che lo stesso ceppo è in grado di uccidere anche la nostra specie, e il fatto che non si riesca bene a capire come - per via aerea? Attraverso il contatto con le carni infette? - è ancora più allarmante.

Inoltre, la paura del ritorno di una pandemia simile alla Spagnola viene alimentata dalla consapevolezza di quella che gli scienziati chiamano "l'unità microbica" del pianeta. La rapidità dei collegamenti aerei garantisce ai patogeni (gli agenti che portano le malattie) passaggi molto veloci: un'epidemia trasmissibile per via aerea come l'influenza può fare il giro del mondo in 24-48 ore. Proprio in previsione di questo fenomeno l'Organizzazione mondiale della sanità istituì nel 1952 la Global Influenza Surveillance Network (Rete di sorveglianza globale sull'influenza) con il compito di registrare immediatamente i primi focolai d'infezione e mettere in guardia le strutture sanitarie locali. Il problema è che, da una ventina d'anni a questa parte, i grandi finanziatori internazionali hanno attaccato in tutti i modi la sanità pubblica, smantellando i presidi che potrebbero segnalare e contenere un'epidemia. In Africa, Asia e America latina i programmi di aggiustamento strutturale del Fondo Monetario hanno preteso la distruzione dei sistemi sanitari nazionali in cambio della dilazione dei pagamenti del debito estero mentre, dalle nostre parti, pressioni più sfumate ma altrettanto implacabili hanno imposto pesanti tagli sulle spese, sugli stanziamenti per la ricerca e perfino sulle reti di monitoraggio epidemiologiche, quelle che raccolgono dati sulla diffusione delle malattie. L'epidemiologia italiana, un modello invidiato e imitato da molti paesi del mondo, sta letteralmente agonizzando nella penuria di mezzi e ricercatori, mentre la rete dei controlli veterinari - i vecchi istituti zooprofilattici che nel nostro paese impedirono la diffusione del morbo della mucca pazza - subisce la stessa sorte. Chi pensa di invertire la tendenza con una quindicina di laboratori ad hoc (i cosiddetti Flu) è privo di qualunque nozione medica o in malafede.

Se la pandemia è quindi un rischio concreto, ha senso lanciare una campagna di vaccinazione di massa? Ci sono pochi dubbi a questo proposito: non solo non ha senso, ma potrebbe addirittura essere dannoso. Prima di tutto gli esperti sanno bene che in caso di allarme pre-pandemico o di pandemia dichiarata l'immuno-profilassi attiva (ovvero le vaccinazioni) è inutile se non pericolosa. E' inutile perché, una volta effettuato il salto di specie, il virus tende a mutare ulteriormente per "accomodarsi" nell'ospite umano. Quando alla fine raggiunge una forma stabile, e può essere isolato, sono necessari fra gli 8 e i 12 mesi per mettere a punto un vaccino sicuro e per organizzarne la distribuzione.

In secondo luogo, il ceppo virale che potrebbe dare luogo alla paventata pandemia ha caratteristiche che rendono l'impiego dei vaccini ancora più discutibile. Come sottolinea Ernesto Burgio, medico pediatra attivo nella rete Attac, autorevoli virologi ed epidemiologi (Webster, Dianzani) sconsigliano l'uso di vaccini «in tutti i casi in cui si teme che il patogeno possa essere appunto un nuovo ricombinante (e in particolare un virus che abbia compiuto di recente il salto di specie): visto che, almeno in linea teorica, il vaccino potrebbe causare una produzione eccessiva di anticorpi e peggiorare la tempesta di citochine che sembra essere la vera causa dell'evoluzione maligna della malattia». Insomma pasticciare con i vaccini - quelli classici, mirati sui ceppi influenzali noti (H3N2), e quelli nuovi, da confezionare per contrastare H5N1 - in presenza di un virus che sembra avere effetti letali proprio per un'eccessiva reazione del sistema immunitario, non sembra una buona idea. Non solo c'è il pericolo di scatenare una risposta iperimmune (lo shock allergico considerato l'arma segreta del virus) ma si rischia di incrementare l'ulteriore ricombinazione del mutante con ceppi influenzali più comuni. Visto che la caratteristica del virus influenzale è proprio la sua capacità di utilizzare pezzi di differenti genomi per rendersi invisibile al sistema immunitario, i nuovi vaccini rischiano di mettere a disposizione del virus un altro po' di "materiale" e rendere più efficiente la sua capacità di trasformazione. Insomma «se c'è un'annata in cui il vaccino non andrebbe consigliato» conclude Burgio «è proprio quella di una possibile pandemia».

Per difendersi dalla spagnola, così come per gestire qualsiasi tipo di epidemia, non ci sono "proiettili magici" o cure miracolose. E' necessaria una rete sanitaria efficiente e ramificata, in grado di contenere e di gestire l'eventuale emergenza. Ci vogliono, come suggerisce Burgio, corsie preferenziali per i cittadini che presentano sintomi sospetti, e centri regionali di specializzazione dotati di laboratori con massimo livello di bio-sicurezza per isolare e studiare il virus. Ci vuole personale medico e paramedico abbondante e addestrato per contenere l'epidemia e dare il tempo al virus di evolversi in una forma meno letale, secondo il percorso naturale dei patogeni. C'è bisogno insomma proprio di quel sistema sanitario nazionale che, negli ultimi anni, si è tentato in tutti i modi di smantellare.

Fonte:http://www.liberazione.it


Libri interessanti:

- "Per restare sani. Meglio sapere due o tre cose sulla medicina" di F. Walter Pansini Kailash Edizioni http://www.kailashedizioni.it
- "La mafia della sanità" della Dott. Guylaine Lanctot
- " Ciò che i dottori non dicono" di Lynne Mc Taggart
"Vaccinazioni perché?" di Valerio Pignatta
"Sistema immunitario e vaccinazioni" di Heinrich Kremer

Siti:

http://www.comilva.org
http://www.laleva.org
http://www.vaccinedamage-prevention.org

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minchiate
by precisiamo Friday, Oct. 14, 2005 at 8:48 PM mail:

la varietà umana del virus H5n1 NON ESISTE (ANCORA), quelli che sono morti si sono beccati il virus DEI POLLI, direttamente dai polli malati.

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vaccinazione?
by qwerty Friday, Oct. 14, 2005 at 11:07 PM mail:

Il vaccino contro un virus che non c'è non può esistere. La previsione di 6-12 mesi è ottimistica. Il virus deve influenzale deve essere coltivato su uova embrionate. Per riusire a coltivare l'attuale virus dei polli ci hanno messo 5 anni. Ora sono più bravi, ma siamo sicuri che un eventuale nuovo virus non presenti simi difficoltà? Poi il virus deve essre isolato,il vaccino preparato e quindi testat. Questi passaggi non possono essere troppo accelerati. Ad esmpio per una temuta epidemia della metà degli anni 70 gli usa hanno prodotto a tempo di record un vaccino che ha causato molti danni neurologici (Sindromi di Gillame-Barrè) a chi si è vaccinato. E l'epidemia non c'è stata..
Il vaccino influenzale "normale" copre solo una piccola parte delle malattie respiratorie tipiche della stagione influenzale. E' un poco utile per anziani e malati cronici, ma non riduce molto i ricoveri e la mortalità. Ci sono revisioni della letteratura molto solide e indpendenti che lo dimostrano, ma qui in italia non ne parlano (gli addetti possono leggersi Cochrane Collaboration, e pubblicazioni su Lancet e BMJ e il dibattito seguente). E gli "scienziati" telegenici italiani consigliano di vaccinare anche chi non è a rischio solo per far aumentare la produzione delle case farmaceutiche. Sono arrivati a dire che è utile che la popolazione si vaccini per l'attuale virus influenzale perchè così si abita la gente alla eventuale vaccinazione dell'eventuale nuovo virus: cioè un farmaco inutile per abituare la popolazione ad un altro farmaco... Non sono pettegolezzi, oltre a dichiarazzioni televisive sta scritto anche nelle bozze del piano pandemico nazionale. Affermano che un pò di allarmismo fa bene per orientare la sanità pubblica ad organizzarsi per le emergenze. Attorno alle emergenze girano milioni di euro. Milioni e milioni. I soldi per la sanità ci sono, ma li cacciano dalla finesta .
Per quanto riguarda gli antivirali. L'unico papabile è il Tamiflu della Roche, che finora non è stato commercializzato in Italia perchè costosissimo e inutile per la popolazione generale (chi spenderebbe un sacco di soldi per abbreviare mediamente di mezza giornata la durata della malattia?). L'uso preventivo nel caso di un nuovo virus forse potrebbe esserci. ma dura poco e non si sa di sicuro l'utilità e certamente il dosaggio. E danno resistenze.
L'unico uso sensato di misure di saanità pubblica, ipotetici vaccini e antivirali può essere solo per bloccare alla fonte l'emergere di un nuovo virus influenzale, cioè nei paesi che non hanno neanche i soldi per piangere. Tutto il resto è inutilità ed egoismo.
un consiglio al medico che ha scritto prima: informati sulla letteratura seria.
un altro medico

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bravo qwerty
by complimenti Saturday, Oct. 15, 2005 at 12:16 AM mail:

finalmente un medico su indy che non è il solito mediconzolo che si informa su Tele Sette.

tienici aggiornati!

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