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Appello dalla Sapienza occupata
by zed Wednesday, Oct. 19, 2005 at 4:36 PM mail:

Il 25 ottobre invitiamo tutti a Roma per una grande giornata di mobilitazione, per assediare con creatività e determinazione i palazzi della decisione e del governo illeggittimo di questo paese. Invitiamo tutti a fare treni e corriere, a mettersi in viaggio e a raggiungere Roma, perchè la distanza non può fermare i nostri sogni! Qualcuno pensa che ci sia poco da sperare e che bisogna fare i conti con la sconfitta, pensa che le occupazioni siano una piccola parentesi utile ma breve e poco significativa. Noi rispondiamo che è ancora presto per tornare a casa e che il nostro tempo è appena cominciato!

Appello dalla Sapienza occupata
19 ottobre 2005
Quello che segue è il testo dell'appello che gli studenti della Sapienza occupata hanno diffuso.


Agli atenei occupati e a quelli in agitazione, alle studentesse e agli studenti dell'università e delle
scuole, ai ricercatori precari


Lunedì 10 ottobre gli studenti universitari de La Sapienza di Roma si sono ripresi il tempo e la parola.
Un concentramento convocato dagli studenti di fisica si è trasformato in una manifestazione gioiosa e selvaggia tra le aule delle facoltà. Le lezioni sono state bloccate e, all'astensione parziale dal lavoro di docenti e ricercatori in opposizione al Ddl Moratti, si è aggiunta la determinazione degli studenti, la voglia di gridare la propria rabbia.
Di lì a poco una grande assemblea dava inizio all'occupazione del dipartimento di Fisica. Come un virus benefico, l'occupazione si è estesa immediatamente alle facoltà di Chimica, Matematica, Lettere, Scienze Politiche, Psicologia, Geologia, Informatica, Sociologia, Economia, Architettura.
L'ateneo più grande d'Europa è in rivolta, è bloccato, è attraversato dall'iniziativa autonoma di centinaia di studenti e ricercatori precari. Erano almeno 15 anni che non accadeva una cosa del genere! In più la cosa accade nell'università della riforma, del 3+2, della frequenza obbligatoria, università in cui ogni forma di protesta e di mobilitazione sembrava impraticabile.
Il 25 ottobre, mentre le università di tutta Italia chiedono a gran voce il ritiro del Ddl, la Moratti si
appresta a concludere, a colpi di fiducia, l'iter parlamentare di ratifica della legge. La ricerca
pubblica italiana, già debole e priva di finanziamenti, sarà sottoposta ad un drammatico
processo di precarizzazione. L'insegnamento verrà ulteriormente dequalificato.
Il ritiro del Ddl e le dimissioni della Moratti rappresentano per tutti un obiettivo decisivo e non
rinviabile!
Nelle occupazioni, inoltre, è emerso con forza un discorso radicalmente critico nei confronti delle
trasformazioni che hanno investito l'università in questi ultimi anni. Una didattica povera, tempi di
studio e di vita insopportabili, l'illusione di una rapporto diretto con il mercato del lavoro. Processi
che hanno ridisegnato le università italiane a partire agli anni novanta, in linea con le direttive europee (da ultima la direttiva Bolkenstein), segnandone la disfatta. I saperi specialistici e parcellizzati producono precari, ricattabili, privi di diritti e di forza contrattuale. L‚università della riforma Zecchino e, ancora peggio, quella della "Y", immaginata dalla Moratti, hanno un solo obiettivo: distruggere l'università come spazio pubblico e come laboratorio di saperi critici! Nuovi sbarramenti e processi di selezione investono tanto il campo delle conoscenze, quanto quello dell‚accesso e dei servizi.
La conoscenza segue un percorso frammentato, pieno di intoppi e di costi insostenibili, quanto inutili. Costi legati all‚aumento delle tasse, al caro-libri, all'inesistenza di forme gratuite e pubbliche di circolazione dei saperi, così come al mercato della formazione post-laurea (master). Il diritto allo studio è ormai messo all‚angolo dai processi di privatizzazione selvaggia dei servizi (casa, mense).
Il protagonismo e il conflitto degli studenti chiede a gran voce una revisione strutturale del modo di funzionare dell‚università. Le occupazione parlano già da ora di un‚altra università in movimento, fatta dagli studenti, dai loro desideri di conoscenza, non asservibili agli interessi del mercato!
È a partire da questa esperienza piena, di occupazione e di autogestione che si sta manifestando nell'università romana, ci sentiamo di rivolgere un invito alla relazione a tutti quei soggetti che in questi anni, e in particolare in queste settimane, si sono battuti per il carattere pubblico dell'istruzione e della cultura in genere. In primo luogo gli studenti e il mondo della scuola, colpito, a partire dal 2001-2, in modo inesorabile dalla furia devastatrice della Moratti e che richiede l'abrogazione immediata della riforma.
Poi i lavoratori precari della cultura e dello spettacolo che, già privi di diritti, sono vittime dell‚ultima finanziaria di Tremonti.
Finanziaria che "chiude i conti" con la spesa pubblica (sanità, enti locali, ricerca), per continuare a destinare fondi agli interventi di guerra e alle
misure di sicurezza.
Riteniamo che sia venuto il tempo di smettere di abbassare la testa. Una nuova sconfitta sarebbe letale per l'università e l'istruzione italiana. Non basta testimoniare la contrarietà alla Moratti e al governo Berlusconi, c'è bisogno di riprendersi la parola e il diritto a decidere. Il movimento degli studenti e dei ricercatori precari, così come degli studenti medi, che da Roma si sta estendendo al resto d'Italia, è l'unica speranza forte di arrestare il processo di devastazione sociale che ha riguardato il nostro paese in questi anni e di riorientare preventivamente le politiche dei futuri governi in materia di istruzione.
Il 25 ottobre invitiamo tutti a Roma per una grande giornata di mobilitazione, per assediare con
creatività e determinazione i palazzi della decisione e del governo illeggittimo di questo paese.
Invitiamo tutti a fare treni e corriere, a mettersi in viaggio e a raggiungere Roma, perchè la distanza non può fermare i nostri sogni!
Qualcuno pensa che ci sia poco da sperare e che bisogna fare i conti con la sconfitta, pensa che le occupazioni siano una piccola parentesi utile ma breve e poco significativa.
Noi rispondiamo che è ancora presto per tornare a casa e che il nostro tempo è appena cominciato!


Dalle facoltà occupate de La Sapienza
http://ww2.carta.org/notizieinmovimento/articles/art_4494.html

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