Oggi nell’aula 6 della facoltà di Lettere occupata si è svolta un’assemblea partecipata da studenti, ricercatori e docenti, al fine di ragionare e discutere sulle motivazioni e modalità della protesta. L’assemblea ha espresso una posizione fortemente critica e radicale, non solo rispetto al DDL Moratti, ma anche sull’attuale sistema universitario colpevole della deformazione e dello svuotamento di senso della didattica. La storia inizia dal varo del pacchetto Treu (1997), che ridisegna l’assetto del mondo del lavoro. Esso infatti istituisce nuove forme contrattuali che di fatto cancellano quello che era il contratto a tempo indeterminato e tutte le garanzie sociali che da questo derivavano. Si istituisce quindi, per legge, la figura del lavoratore flessibile (volgarmente detto precario). La conferenza di Bologna (1999) è l’ottimizzazione nel settore dell’istruzione pubblica del processo precedentemente avviato, che svilisce l’università pubblica con l’obiettivo di appiattire la cultura alle esigenze del mercato del lavoro. Come debita conseguenza di questa logica è stata varata la riforma Berlinguer-Zecchino (2000) che con l’inserimento del 3+2 e del sistema dei crediti ha imposto una massiccia presenza delle aziende private che hanno quindi allungato le loro mani “interessate” sulla formazione studentesca, proiettandola ulteriormente nel mondo del precariato. Dopo numerosi tentativi inascoltati di far sentire la propria voce, si è giunti all’assemblea studentesca dell’ 11 ottobre 2005 che ha sancito l’occupazione delle Facoltà poiché gli studenti, i veri protagonisti della vita stessa dell’università, hanno ritenuto necessaria e legittima una forma più intransigente di protesta. Oggi si è quindi discusso il senso stesso dell’occupazione ed è stata ribadita con forza la necessità di questa azione, ma sono state anche avanzate proposte concrete relative al riordino della didattica all’interno delle facoltà, in particolare riguardo al problema dei crediti per esame chiedendone l’aumento. Si è inoltre espressa una decisa critica ai sistemi d’accesso alle lauree specialistiche, che in particolare con l’innalzamento spropositato delle tasse hanno reso impossibile l’accesso alle fasce più deboli della popolazione studentesca. I docenti e i ricercatori che hanno preso parte all’assemblea hanno riconosciuto in molti punti la legittimità e validità delle richieste degli studenti, evidenziando così una spaccatura nel corpo docenti tra “solidali e non”. Le istituzioni accademiche delle facoltà e il movimento studentesco si sono date un nuovo appuntamento per Lunedì 24 Ottobre, dove verrà ribadita la necessità del ritiro del DDL Moratti e coerentemente una radicale revisione della riforma Zecchino sulle cui fondamenta è stato disegnato l’attuale DDL, cercando così di avviare un confronto teso a gettare le basi per una nuova riforma universitaria, capace di rappresentare realmente le esigenze del mondo studentesco.
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