da "IL Domani" Le lunghe notti nell'Ateneo occupato di Luca Molinari
Musica reggae come sottofondo. Occhiaie lunghe un metro. Cena sociale a base di frutta e verdura offerta dai commercianti di Piazza Aldrovandi e via Petroni. Sulle gambe un plaid rosso, di quelli con le frange ai lati e i quadrettoni larghi. Le notti da occupanti gli studenti universitari le passano così. Scienze politiche, Lettere e Filosofia e Giurisprudenza: sono già tre le facoltà dell’Università più antica del mondo ad essere occupate per protestare conto il decreto Moratti che, a detta di studenti e professori, stravolge l’Università italiana, la rende più “di classe” (nel senso che avvantaggia chi è ricco di famiglia e può frequentare corsi privati) e condanna i docenti del futuro ad essere tutti dei precari. Occupazioni che dureranno fino al 25 ottobre, data in cui è prevista l’entrata in funzione del decreto Moratti e per la quale studenti e professori hanno già organizzato una grande manifestazione a Roma. Tre facoltà occupate, due in via Zamboni, l’altra in Strada Maggiore: di sera, quando le strade di Bologna sono vuote, a guardarli da fuori sembrano dei locali notturni. Sulla porta ragazzi iscritti all’ultimo anno, fanno da buttafuori. Filtrano chi entra. «Niente casino, solo studenti, non siamo a un festino», spiegano a Lettere. Dentro musica, ventenni che dormono nelle aule avvolti in qualche sacco a pelo. Ragazzi e ragazze abbracciati. «Sembra una grande gita di classe, come si faceva alle superiori», scherza Giulia, 27 anni occupante a Scienze politiche. Tra le due facoltà (Lettere e Scienze politiche, Giurisprudenza la “prima notte” l’ha fatta solo ieri sera) che non chiudono la sera, la più tranquilla è quella di via Zamboni. Lettere, invece, conferma la sua tradizione di facoltà più “autonoma”, ossia dove più forte è la presenza di collettivi e associazioni di sinistra radicale. Scienze politiche «Questa sera facciamo presto, l’altra notte abbiamo fatto la lunga: tutti in piedi fino alle tre....». Barba incolta, avvolto in una felpa più grande di lui, Mauro - 27 anni, parmense “fuorisede” sotto le Due Torri - è un po’ la guida di chi passa la notte nella facoltà che fu fondata da Beniamino Andreatta, Achille Ardigò e Nicola Matteucci. Spiega i perché dell’occupazione, sottolinea i buoni rapporti con i professori («Pasquino, Pombeni, Gentili: hanno capito le nostre ragioni, forse non tutti la pensano come noi, ma almeno non ci guardano come marziani...») ed evita polemiche politiche (niente sigle, per l’amor di Dio»). L’altra notte, la seconda di occupazione, a Scienze politiche hanno dormito non più di cento persone, ma fino a mezzanotte la facoltà è stata punto di ritrovo di almeno altrettanti studenti. Una lunga notte di festa iniziata con una cena sociale tutta a base di verdura: «Siamo andati dai fruttivendoli di Piazza Aldrovandi a chiedere che ci dessero gli avanzi, sono stati generosi», prosegue Mauro. Due ore di cena vegetariana e poi musica e balli. Alle 23 scatta il coprifuoco: gli stereo vengono abbassati: «Non vogliamo disturbare i residenti», si giustifica il ragazzo. Il dormitorio è tutto a piano terra, nelle aule del secondo cortile, di fianco al dipartimento del corso amministrativo. Due aule grandi e un paio più piccole. «Per chi vuole un po’ di intimità», scherza Valentina, 24 anni, a Bologna da tre con alle spalle un’esperienza a Padova. Tutte la aule con macchinari e materiale che potrebbe andare distrutto sono state chiuse. Sotto chiave anche il “Giardino d’Inverno”, la sala affrescata che serve per i ricevimenti e che si affaccia sul giardino Dubcek: «Non siamo dei vandali, ma studenti», precisa Mauro. Nel buio dello scalone che porta alla Sala dei Poeti si gioca a carte e si beve. Qualcuno si sente male. Gli amici si improvvisano infermieri: un caffè, una sosta al bagno e la ragazza “che ha bevuto troppo” si è già ripresa. «Non vorrei che sulla stampa finisse che è solo un modo per divertirsi», spiega Valentina che ricorda che «siamo qui per protestare contro la riforma, una legge che colpisce tutti e riduce la qualità dell’Università».. Insomma, festa di notte. Ma soprattutto impegno politico. «Dobbiamo sensibilizzare la città sui danni che questa riforma fa al sapere», attacca Mauro. Il cortile di Scienze politiche appare come una grande palco elettorale: sui quattro lati lenzuola bianche con scritte e slogan. Tutti invocano un “mondo libero dal mercato”. Parlano di lotta alla precarietà, al sapere commercializzato, al sistema che deprime la fantasia... Tanti slogan che sembrano arrivare direttamente dal ’68, però la maggior parte del popolo della notte delle occupazioni di maggio francese e “fantasia al potere” è piuttosto digiuno. I punti di riferimento sono molto più recenti: Genova e il G8, il movimento no global e Action di Roma, il gruppo “radicale” che nella capitale ha aperto il ragionamento sulle case occupate. «Non è che vogliamo cambiare il mondo, ma se si può migliorarlo questo sì...», scherza Patrizio, 22 anni originario di Cagliari, iscritto all’indirizzo storico. Il ragazzo è tra i più giovani: l’età media degli occupanti, infatti è quella tipica dei fuoricorso, dai 24 in su. Con i suoi compagni più anziani, però, condivide un elemento: è fuorisede, arriva cioè da fuori Bologna. Cagliari, Potenza, Napoli, Foggia. Salerno, Verona e Milano: sembra la cartina d’Italia, ma è solo l’elenco delle città da dove vengono gli occupanti. Pochi i bolognesi che passano la notte nell’aula dove di solito Paolo Pombeni fa lezione sul sistema politico tedesco. Motivo? «I genitori, dicono sempre “tornate a casa presto”», si arrabbia Cesare, 24 anni di Casalecchio. Per i fuorisede, invece, la lontananza da casa è sinonimo di libertà. Lettere Nella facoltà che fu di Carducci e Pascoli va in scena lo stesso film di Scienze politiche, solo che nelle aule di via Zamboni le misure di controllo sono più rigide. «Dobbiamo evitare che entrino punkabbestia e spacciatori», spiega lo studente-body guard all’entrata. Stesse facce, stesse storie: sogni giovanili e voglia di stare insieme. Ma a Lettere emerge anche la seconda faccia delle occupazioni: quella più politica e legata a movimenti “radicali”. Nei corridoi accanto a ragazzi che sognano di cambiare il mondo circolano battuta al vetriolo verso il rettore Calzolari («è la faccia buona del male») e il prorettore Tega, che della facoltà fu per anni preside. Posizioni radicali, da autonomi a cui fanno da contorno volti noti di altre occupazioni in città, quelle delle case del quartiere San Donato. «Qui può entrare chiunque, noi non mandiamo via nessuno: entrano questi ragazzi come anche i ricercatori e i professori», commentano alcuni degli occupanti. Fonte: http://www.ildomanidibologna.it/articolo_03.htm
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