IL RITIRO DEL DDL MORATTI;
· L’ABOLIZIONE DELL’UNIVERSITA’-SPEZZATINO DEL 3+2;
· LA STABILIZZAZIONE DEI RICERCATORI PRECARI;
· IL RILANCIO DELLA FUNZIONE PUBBLICA DELL’UNIVERSITA’
UNIVERSITA’: DALL’AGITAZIONE ALL’OCCUPAZIONE! PER IL RITIRO DEL DDL MORATTI, PER ELIMINARE IL 3+2, CONTRO PRECARIATO, CARO-AFFITTI/TASSE/LIBRI, PER RIQUALIFICARE LA DIDATTICA E LA FORMAZIONE CULTURALE
La protesta contro il DDL Moratti, partita dai settori accademici interessati più al mantenimento dei propri privilegi e strutture di potere che ad un reale ripensamento della funzione pubblica dell’Università nella formazione del sapere, sta tracimando, con la mobilitazione sempre più forte, ampia e decisa dei ricercatori precari e di un soggetto che torna protagonista nella lotta dentro le università italiane: gli studenti. Le occupazioni si stanno moltiplicando in questi giorni (Roma, Bologna, Firenze, Milano), con obiettivi che vanno al di là del semplice ritiro del DDL Moratti. Ciò che si rivendica è un profondo ripensamento di quello che è stato il processo di liberalizzazione e privatizzazione del sapere che, già con il centrosinistra e la riforma Berlinguer-Zecchino, ha distrutto la didattica, reso sempre più elitario l’ingresso alle Università tramite il numero chiuso, determinato un impoverimento delle conoscenze e trasformato i ricercatori precari in “cottimisti” e gli studenti in “cacciatori di crediti” a discapito degli approfondimenti e della formazione culturale. In discussione, dunque, non è più solamente il Decreto Moratti, che aggrava e provoca un ulteriore smottamento della funzione pubblica delle Università italiane verso i ricatti del mercato; a questo si aggiunge la critica e la messa in discussione radicale della formula del 3+2, che ha dequalificato negli anni la preparazione e la formazione degli studenti, preparando il terreno alla demolizione delle università pubbliche con il progetto, tanto caro al senatore-rettore Modica (e al direttore della Normale Settis) di affidare a Fondazioni private la gestione amministrativa e finanziaria degli atenei (e della Normale), con ripercussioni sugli organici del personale tecnico e amministrativo, spesso dimenticati ma essenziali al buon funzionamento delle attività. Finalmente, i soggetti più deboli della catena universitaria si sono mossi: ricercatori precari (lavoratori intellettuali costretti ad uno sfruttamento intensissimo e senza alcuna prospettiva di stabilità del rapporto di lavoro) e studenti hanno dalla loro le ragioni e la forza per cambiare realmente la situazione nelle università, potendo condividere obiettivi generali entro cui inquadrare rivendicazioni specifiche, complementari fra loro e non in contrapposizione. Come Cobas, mentre crediamo che sia molto importante che ricercatori precari e studenti raccordino le forze in vista di un rovesciamento dei processi di privatizzazione, precarizzazione e svuotamento culturale portati avanti da Berlinguer-Zecchino prima e Moratti adesso, sosteniamo fino in fondo (anche contro gli “spot” di rettori, presidi, parlamentari in campagna elettorale) le loro rivendicazioni, che - nell’opposizione al DdL Moratti - vanno oltre la difesa della legge Zecchino, per ripensare complessivamente l’impianto del sistema universitario e rilanciare una battaglia contro la precarizzazione (alla quale può essere chiamato a unirsi anche il personale docente e tecnico-amministrativo) e contro il caro-università. PER
· IL RITIRO DEL DDL MORATTI; · L’ABOLIZIONE DELL’UNIVERSITA’-SPEZZATINO DEL 3+2; · LA STABILIZZAZIONE DEI RICERCATORI PRECARI; · IL RILANCIO DELLA FUNZIONE PUBBLICA DELL’UNIVERSITA’
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