Andiamo Tutti a Roma
Il 25 è stata indetta la manifestazione nazionale contro il ddl Moratti. Un occasione importantissima per manifestare il nostro dissenso a questa riforma classista che precarizza il mondo universitario e trasforma sempre di più gli studenti in operai alienati e sfruttati. Contro l'Università dei crediti e del 3 + 2 dobbiamo combattere per un università democratica. Gli studenti debbono avere un ruolo importante e di primo piano nella gestione dell'università, un pò come affermava tempo fà Heidegger nel celebre Discorso sul Rettorato. In tantissime università italiane le lezioni sono state bloccate e, all’astensione parziale dal lavoro di docenti e ricercatori in opposizione al Ddl Moratti, si è aggiunta la determinazione degli studenti, la voglia di gridare la propria rabbia. Come un virus benefico, dentro le università l’occupazione si è estesa immediatamente alle facoltà di Chimica, Matematica, Lettere, Scienze Politiche, Psicologia, Geologia, Informatica, Sociol. Erano almeno 15 anni che non accadeva una cosa del genere! In più la cosa accade nell’università della riforma, del 3+2, della frequenza obbligatoria, università in cui ogni forma di protesta e di mobilitazione sembrava impraticabile.
Il 25 ottobre, mentre le università di tutta Italia chiedono a gran voce il ritiro del Ddl, la Moratti si appresta a concludere, a colpi di fiducia, l’iter parlamentare di ratifica della legge. La ricerca pubblica italiana, già debole e priva di finanziamenti, sarà sottoposta ad un drammatico processo di precarizzazione. L’insegnamento verrà ulteriormente dequalificato.
Il ritiro del Ddl e le dimissioni della Moratti rappresentano per tutti un obiettivo decisivo e non rinviabile!
Nelle occupazioni, inoltre, è emerso con forza un discorso radicalmente critico nei confronti delle trasformazioni che hanno investito l’università in questi ultimi anni. Una didattica povera, tempi di studio e di vita insopportabili, l’illusione di una rapporto diretto con il mercato del lavoro. Processi che hanno ridisegnato le università italiane a partire dagli anni novanta, in linea con le direttive europee (da ultima la direttiva Bolkenstein), segnandone la disfatta. I saperi specialistici e parcellizati producono precari, ricattabili, privi di diritti e di forza contrattuale. L’università della riforma Zecchino e, ancora peggio, quella della "Y", immaginata dalla Moratti, hanno un solo obiettivo: distruggere l’università come spazio pubblico e come laboratorio di saperi critici! Nuovi sbarramenti e processi di selezione investono tanto il campo delle conoscenze, quanto quello dell’accesso e dei servizi. La conoscenza segue un percorso frammentato, pieno di intoppi e di costi insostenibili, quanto inutili. Costi legati all’aumento delle tasse, al caro-libri, all’inesistenza di forme gratuite e pubbliche di circolazione dei saperi, così come al mercato della formazione post-laurea (master). Il diritto allo studio è ormai messo all’angolo dai processi di privatizzazione selvaggia dei servizi (casa, mense).
Il protagonismo e il conflitto degli studenti chiede a gran voce una revisione strutturale del modo di funzionare dell’università. Le occupazione parlano già da ora di un’altra università in movimento, fatta dagli studenti, dai loro desideri di conoscenza, non asservibili agli interessi del mercato!
È a partire da questa esperienza piena, di occupazione e di autogestione che si sta manifestando nell’università romana, ci sentiamo di rivolgere un invito alla relazione a tutti quei soggetti che in questi anni, e in particolare in queste settimane, si sono battuti per il carattere pubblico dell’istruzione e della cultura in genere. In primo luogo gli studenti e il mondo della scuola, colpito, a partire dal 2001-2, in modo inesorabile dalla furia devastatrice della Moratti e che richiede l’abrogazione immediata della riforma. Poi i lavoratori precari della cultura e dello spettacolo che, già privi di diritti, sono vittime dell’ultima finanziaria di Tremonti. Finanziaria che "chiude i conti" con la spesa pubblica (sanità, enti locali, ricerca), per continuare a destinare fondi agli interventi di guerra e alle misure di sicurezza.
Riteniamo che sia venuto il tempo di smettere di abbassare la testa. Una nuova sconfitta sarebbe letale per l’università e l’istruzione italiana. Non basta testimoniare la contrarietà alla Moratti e al governo Berlusconi, c’è bisogno di riprendersi la parola e il diritto a decidere. Il movimento degli studenti e dei riceratori precari, così come degli studenti medi, che da Roma si sta estendendo al resto d’Italia, è l’unica speranza forte di arrestare il processo di devastazione sociale che ha riguardato il nostro paese in questi anni e di riorientare preventivamente le politiche dei futuri governi in materia di istruzione.
Il 25 ottobre invitiamo tutti a Roma per una grande giornata di mobilitazione, per assediare con creatività e determinazione i palazzi della decisione e del governo illeggittimo di questo paese.
Invitiamo tutti a fare treni e corriere, a mettersi in viaggio e a raggiungere Roma, perchè la distanza non può fermare i nostri sogni!
Qualcuno pensa che ci sia poco da sperare e che bisogna fare i conti con la sconfitta, pensa che le occupazioni siano una piccola parentesi utile ma breve e poco significativa.
Noi rispondiamo che è ancora presto per tornare a casa e che il nostro tempo è appena cominciato!
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