E’ vero sì che in caso di pioggia la rivoluzione si terrà al coperto
E’ vero sì che in caso di pioggia la rivoluzione si terrà al coperto, ma, per capirci subito, noi vogliamo prenderci anche la libertà di scegliere se pioverà o meno. Dunque, voi, grande maggioranza silenziosa, che non siete neanche passati in questi giorni cari non solo compagni militanti e militonti ma fratelli tutti coetanei e meno, coabitanti e coabitati dell’edificio immateriale UniversiTà, del pianeta terra sezione distaccata ubicata in Bologna, non siamo certo qui per invecchiare a nome di saturi scorregevoli impianti architettonici nonché pezzi di carta dal valore supermercato del lavoro uguale a ma? se siamo qui a solleticare le braccia di Atlante che regge il mondo universitario (o quel che resterà di esso) è perché siamo tutti sulla stessa Sfottuta barca. Di legno marcio, tra le altre cose. sappiamo benissimo che credete fermamente in quella che pusher istituzionali spacciano per vita auspicabile. Bene, noi vi diciamo che vi hanno ingannato. Vi è stato detto che accumulare crediti e sottrarre debiti sia la via da percorrere, l’Unica. Vi è stato detto che l’unica offerta possibile sia un futuro di cartellini da timbrare, di contratti, progetti, cococo, cocopro, cocolcazzo. Può darsi. A patto però di rinunciare a parlare, immaginare, creare: vivere. Tutti pensiamo al futuro ( e anche per questo studiamo all’università). Ma se provassimo a pensare anche al presente? Perché è in questo presente che si sta abbattendo parte del nostro futuro. Non so voi, ma noi non ci teniamo proprio a diventare gomma piuma per assorbire meglio e non lamentarci mai. Siamo fatti di pelle e sulla pelle i lividi restano. Questo è quello che sta succedendo oggi nella nostra università. Noi siamo le cavie di un delirio matematico che passa dal tre più due, all’uno più due più due, al quattro più uno, al cinque per otto, all’otto per mille. La verità è che chi sta dando i numeri ci vuole ridurre a pi greco mezzi. Qualcuno gli spieghi che non siamo soltanto agenti economici, non viviamo soltanto per massimizzare profitto, per accumulare ricchezza ( che cos’è poi questa ricchezza?). Ci è venuta in mente la delirante perversione che la ricchezza sia il tempo per godere delle nostre vite. Non c’è un unico modo, come vorrebbero farci credere. ognuno conosce il proprio, il problema è comunicarlo, URLarlo. Porco cane, qui stiamo soltanto chiedendo di poterci sistemare comodamente a dire stradire ribadire blaterare di tutte le altre vie possibili. Ci vogliono con bei sorrisi di circostanza a prospettare di fronte a sinistri grigi uomini morti la nostra presunta efficienza, raccontando che le nostre vite sono scritte in curriculum bianchi. Be’, ci piacerebbe che il nostro curriculum fosse colorato. ci piacerebbe colarcelo noi stessi. Sentiamoci liberi di cagare orizzontale nel prato della correttezza! Forse non vi siete mai accorti che se vi danno un bacio tra l’orecchio e il naso, vi stanno toccando! Riacquistiamo il nostro rapporto erotico con il tavolo: “sinestetizziamoci”! Vi hanno insegnato ad essere marionette composte desensibilizzate, snaturate, menti senza corpo, corpi senza menti. Riprendiamoci l’orgasmo multiplo detemporalizzato! Io, quando deliro, godo. Ma voi pensate che stiamo sragionando su?! No,no, noi stiamo giù, ma proprio giù. E’ che qualche volta un piccione caga sulle nostre teste e allora guardiamo verso l’alto e ci accorgiamo che c’è anche il cielo. In quel momento, presi da strani sentimenti di ascensione, pensiamo quasi sia possibile scrollarci il letame di dosso e prendere il volo.
Ma cara grande massa silenziosa, per una sorta di ingiustizia atavica, ci siamo resi conto che i piccioni possono cagare in testa a tutti.
Il Drago
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