Il mito del potere per il potere di Piero Sansonetti
Qualche giorno fa, su questo giornale, Giorgio Cremaschi ha spiegato in modo lucidissimo e convincente il "mistero Cofferati". In cosa consiste il mistero? Nel fatto che un leader politico, che è stato il simbolo della lotta per i diritti e contro i poteri, nel giro di pochi mesi diventa il simbolo della lotta dei poteri contro i diritti. Come avviene questa giravolta? Cremaschi ci ha spiegato che non c'è niente di eccezionale: è la normale evoluzione di un male storico e devastante della sinistra - soprattutto della sinistra novecentesca - che è il poterismo, ovvero lo stalinismo. Questo male consiste nella convinzione che il problema principale della politica non è in quale modo e con quali fini e con quali mezzi e con quali programmi si governa, ma è, semplicemente, chi governa. Cioè: dov'è lo scettro. Solo a questo è votata la lotta delle classi, delle idee, dei principi, delle organizzazioni sociali, o sindacali, o partitiche: la presa del potere. E la presa del potere, di per se, è la vittoria: chi dovesse mettere in discussione questa vittoria, quindi questo potere, quindi questa sinistra, è il nemico, va battuto.
Non è vero? Cofferati non sta dando un esempio lampante di cos'è lo stalinismo moderno? Tra quelli che negano questa tesi, e difendono Cofferati, c'è Armando Cossutta. Ora, voi sapete bene che Cossutta è il padre nobile dello stalinismo italiano, e sicuramente il più prestigioso dei suoi esponenti (lo dico senza nessunissima ironia). Ma non è per questo che il suo giudizio benevolo su Cofferati (intervista di domenica al Corriere della Sera) suona più come conferma che come smentita del giudizio di Cremaschi. E' per l'argomentazione di fondo che Cossutta usa nella sua difesa del sindaco di Bologna. All'intervistatore (Roberto Zuccolini) che gli fa notare come donne e bambini, che sono stati scacciati da Cofferati dalla bidonville demolita, ora siano in mezzo a una strada o al Cpt, e come questo non sia bello, Cossutta risponde: «Ho fiducia nelle capacità del sindaco: ha le spalle grosse, alla fine riuscirà a sistemare le cose». Che vuol dire? Non conta cosa fa Cofferati (insegue i lavavetri, sbatte gli studenti fuori dal centro, manda la polizia contro i giovani e fa bastonare anche il capo di Rifondazione comunista di Bologna, demolisce le baracche e mette in strada gli sfollati...), conta solo che è di sinistra e ha "le spalle grosse": in queste due caratteristiche sta già la soluzione a tutti i problemi. Non è importante cosa fa il potere, importante è chi è il potere.
Credo che il caso Bologna sia assai rilevante per tanti motivi. Sia per le singole questioni che ci pone, sia per il valore simbolico che rappresenta. Ce lo ha ricordato ieri, sulla Stampa Lucia Annunziata. Cofferati è una parabola della sinistra che va al governo e vede i problemi non più dal punto di vista dei governati ma dei governanti. E quindi cambia la sua politica e la fa diventare realpolitik. La realpolitik è di destra.
Lucia Annunziata dice che quando la sinistra sarà al governo dovrà fare come Cofferati.
Tutto giusto, nel ragionamento della Annunziata, tranne la conclusione. La sinistra deve andare al governo per rovesciare il vecchio "poterismo". Se no è inutile. Non si va al governo per avere il potere ma per governare. Non si va al governo per identificarsi nel potere, ma per criticare il potere, da una posizione di forza, e dal punto di vista dei governati, cioè delle vittime del potere. Questa è la sfida che la sinistra lancia all'Unione. E anche questo giornale. Oggi Liberazione si batte contro il sindaco di Bologna, e gli chiede di sospendere la sua crociata contro i povericristi, domani si batterà contro chiunque, nel futuro governo di centro sinistra, cercherà soluzioni di destra e moderate a problemi che si possono affrontare solo con la radicalità e l'anticonformismo.
25 ottobre 2005
www.liberazione.it
|