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[Milano] Statale - «Avanti con l’occupazione». «Ora basta, è illegale»
by dal corriere Thursday, Nov. 03, 2005 at 10:03 AM mail:

«Non ci sentiamo rappresentati dai manifestanti». Capanna: lotta giusta, anche noi all’inizio eravamo in pochi. Statale, l’occupazione spacca gli studenti. L’ala dura: avanti con il blocco delle lezioni (???). Il Senato accademico: è illegale, intervenga il rettore.

L’occupazione della Statale continua. Ma fa discutere e divide. Gli studenti per primi. Da una parte, il gruppo di ribelli che da venerdì si è preso il piano terra della sede di via Festa del Perdono, e che ieri è passato di aula in aula per chiedere ai docenti di interrompere le lezioni. Dall’altra, tutti gli altri iscritti della Statale che vogliono continuare con le lezioni e non si sentono rappresentati dagli «occupanti». «Nessuno li ha eletti - dicono - e per colpa loro abbiamo saltato ore importanti del semestre». Anche il senato accademico, che ieri si è riunito in seduta straordinaria, ha condannato la protesta «di pochi» e ha dato mandato al rettore, Enrico Decleva, di «svolgere ogni azione opportuna per riportare al più presto la vita dell'ateneo alle sue naturali finalità». Oggi il rettore non interverrà, ma non è escluso, per i prossimi giorni, l’intervento della polizia. Sostiene invece l’occupazione Mario Capanna, leader della contestazione studentesca ’68. E dice: «Anche noi eravamo in pochi, ma riuscimmo a coinvolgere i docenti».

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Il senato accademico ha dato mandato al rettore di «svolgere ogni azione per riportare al più presto la vita dell’ateneo alle sue naturali finalità». Gli studenti della Statale si spaccano sul blocco delle lezioni. «Anche se tutti contestiamo la riforma Moratti».


Il senato accademico straordinario si riunisce nel primo pomeriggio. Ci sono tutti: rettore, prorettore, rappresentanti dei docenti, dei ricercatori, degli studenti. Due ore di dibattito, 34 persone, e una mozione di condanna di un’occupazione «illegale, decisa e attuata da poche decine di persone, prive di qualsiasi rappresentatività, molte delle quali estranee all’ateneo e proseguita con episodi di disturbo e impedimento delle attività didattiche». Si spacca la Statale. Sull’occupazione iniziata venerdì e che ieri ha impedito a centinaia di studenti di seguire le lezioni, sul ruolo dei ragazzi che hanno organizzato la protesta, sui toni e la gestione dell’iniziativa. «Non ci sentiamo rappresentati dai manifestanti - spiega Federico Illuzzi, eletto nella lista moderata "Obiettivo studenti" (ALIAS COMUNIONE E LIBERAZIONE) - , nessuno di loro è stato eletto. Questi ragazzi si sono presi l’università senza interpellarci, mentre la maggior parte di noi vorrebbe fare lezione». Continua Elio Franzini, preside della facoltà di Lettere: «Ieri hanno impedito ai docenti di entrare nelle aule, bloccando la didattica. Altro che rispetto per chi voleva fare lezione».
Non che le ragioni della protesta non siano condivise. «È fuori discussione - viene ribadito dal senato accademico - la piena libertà di discutere i problemi universitari, compresa l’approvazione della legge sullo stato giuridico dei docenti, sulla quale lo stesso senato non ha mancato di esprimere la propria valutazione critica. Ma non sono ammissibili blocchi alla didattica, in totale disprezzo del diritto degli studenti di assistere alle lezioni e di quello dei docenti di svolgerle».
Quattro aule occupate, sedici corsi fermi, lezioni trasferite - quando possibile - da un piano all’altro. Ma ci sono anche gli incontri organizzati dagli occupanti con ricercatori e professori, le assemblee affollate, i dibattiti, la distribuzione di vivande all’ora di pranzo. Due volti dello stesso ateneo. Tra protesta e routine.
Esprimono solidarietà ai «ribelli» della Statale i consiglieri lombardi Giuseppe Civati (Ds) e Luciano Muhlbauer (Prc). «Forse il centrodestra - dicono - si era illuso che l’approvazione del ddl Moratti potesse zittire la vastissima protesta che vede protagonisti tutti i soggetti del mondo universitario. Si sono sbagliati».
E mentre oggi si va avanti con l’occupazione, il rettore, Enrico Decleva, dovrà decidere cosa fare: il senato accademico gli ha dato mandato di «svolgere ogni azione opportuna per riportare al più presto la vita dell'ateneo alle sue naturali finalità». Commenta Decleva: «È un capriccio di pochi, stanno giocando. L’intervento della polizia? Per oggi non la chiamo, ma non escludo nulla: non è una decisione semplice».
Rispondono gli occupanti: «Abbiamo tentato in tutti i modi di parlare con il rettore, due di noi sono pure intervenuti in senato chiedendo a tutti i presenti di sostenerci. Ebbene, nessuno si è degnato di darci una risposta. Ma andiamo avanti, siamo molto motivati. E non è vero che siamo pochi: abbiamo ricevuto decine di mail da docenti pronti ad aiutarci. L’altra sera eravamo 400 e oggi continuiamo con gli incontri. Non siamo stati eletti in nessuna lista? Forse è questo che dà fastidio: non rappresentiamo i partiti, ma le richieste degli studenti».

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Capanna: le prime lotte? Anche noi eravamo pochi
by dal corriere Thursday, Nov. 03, 2005 at 10:04 AM mail:

Cosa pensa un ex ragazzo del ’68 come Mario Capanna dell’occupazione della Statale? «Innanzitutto che gli studenti hanno ragione a battersi contro una riforma che riduce la qualità delle lauree e non offre sbocchi lavorativi e che scontenta tutti, mica solo loro», dice il padre italiano della storica contestazione studentesca, ora scrittore e presidente del Consiglio dei diritti genetici (contro i rischi delle biotecnologie). E subito confessa che gli sarebbe piaciuto - se non avesse da onorare un impegno precedente - andare a incontrare gli occupanti di oggi: «Per ascoltarli, per scambiare idee sulla storia della Statale, sulla sua realtà di oggi e sul suo futuro». Ai suoi tempi, l’occupazione era di massa, in questi giorni i contestatori sono solo un paio di centinaia: una bella differenza. «Non mi meraviglia che i ragazzi che si sono messi in gioco per lottare per un’università di qualità siano al momento pochi. Anche noi eravamo pochi all’inizio. Eravamo un gruppo davvero sparuto, passavamo intere giornate a megafonare per sensibilizzare gli altri studenti alla protesta contro il rincaro delle tasse universitarie». Consigli per gli occupanti di oggi? «Ricordarsi quel che cantava Gaber: "La libertà è partecipazione". Il che vuol dire coinvolgere anche i docenti: nel ’68 la nostra lotta fu sostenuta da intellettuali di grande statura come Mario Dal Pra, Ludovico Geymonat, Enzo Paci». E al Senato Accademico della Statale che ha bollato l’occupazione come «illegale, attuata da poche decine di persone prive di rappresentatività», che cosa direbbe? «Che è meglio il dialogo di una scomunica».
L’occupazione in Statale è seguita con attenzione da un altro sessantottino, Mario Martucci, tra i fondatori del Movimento Studentesco, laureato in filosofia, oggi esperto di marketing e sondaggi. «Noi combattevamo contro l’autoritarismo baronale. Oggi c’è da rimpiangerli i baroni perché la qualità del corpo docente è svilita e il meccanismo dei concorsi è marcio. Insomma la realtà universitaria non è migliorata neanche un po’, è tremenda per docenti, ricercatori e studenti. Ai ragazzi di oggi dico di dialogare al massimo con tutte le componenti universitarie. E di stare attenti alle strumentalizzazioni». Un messaggio per il ministro Moratti? «Attenzione che la Statale di Milano potrebbe essere il fiocco di neve che provoca la valanga».

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