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Milano - Statale, non rinunciamo all’occupazione
by dal corriere Monday, Nov. 07, 2005 at 10:51 AM mail:

Assemblea fino a tarda notte. Decleva aveva proposto la ripresa delle lezioni entro oggi in cambio della concessione di spazi. Gli universitari accolgono a metà l’ultimatum del rettore: autogestione in due aule.

Continua l’occupazione della Statale, cominciata venerdì 28 ottobre. Ma dimezzata. Ovvero non più cinque, ma solo una o due aule restano occupate. Una decisione che gli studenti hanno a lungo dibattuto ieri, fino a notte fonda, accogliendo solo in parte la nota-ultimatum inviata dal rettore Enrico Decleva per ribadire che la fine dell’occupazione entro oggi era «pregiudiziale» all’accettazione da parte dell’Università di alcune delle loro richieste (innanzitutto quella di uno spazio riunioni permanente e l’utilizzo dell’aula magna per un’assemblea d’Ateneo). «Vogliamo continuare ad autogestirci», hanno risposto gli occupanti. Domani gli studenti dovrebbero partecipare alla riunione del Senato accademico, ma sulla riforma Moratti non hanno cambiato idea: «Istituzionalizza la precarietà, umilia la didattica, vincola la ricerca agli investimenti privati, favorisce il baronato». E quando ancora non avevano deciso se continuare l’occupazione oppure porle fine, rilanciavano un nuovo obiettivo: «Strutturare capillarmente le rivendicazioni in tutti gli atenei».
Nel pomeriggio, gli occupanti avevano organizzato nell’aula 102 di via Festa del Perdono un’«assemblea cittadina» (cui hanno partecipato un paio di sindacalisti, qualche insegnante di elementari e medie, alcuni ricercatori). Hanno sostenuto che di loro «s’è parlato a sproposito»: «Non abbiamo occupato per divertimento; ci siamo impegnati in una discussione ricca di contenuti politici e sociali». Si son professati soddisfatti di sé e si sono augurati che «l’occupazione serva a risvegliare l’impegno di tutti i giovani». Unica nota critica del loro bilancio: «Non siamo riusciti a creare una protesta di massa», riconoscono i duecento dell’aula 102. Hanno letto e applaudito calorosamente il «documento finale» che hanno elaborato come «piattaforma critica e rivendicativa» e come «proposta politica al movimento studentesco e universitario che sta nascendo». Sotto il titolo «l’Università che vogliamo», rivendicano «un aumento dei finanziamenti pubblici all’istruzione tale da garantire a tutti, indipendentemente dal proprio reddito l’accesso a un’università di qualità e ai suoi servizi».
Chiedono, in particolare, «un piano di edilizia scolastica concordato che garantisca strutture adeguate»; «alloggi accessibili a tutti gli studenti fuori sede che ne facciano richiesta»; «l’apertura serale dell’Università per le attività didattiche e per i servizi bibliotecari»; «l’abbassamento del prezzo dei libri di testo e un servizio di comodato d’uso»; «la gratuità per gli studenti del servizio di trasporto pubblico e accessi facilitati agli eventi culturali».


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