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SI È COSTITUITO A PESCARA UN FORUM PER LA LAICITÀ
by lalidè Sunday, Nov. 13, 2005 at 9:56 PM mail:

SI È COSTITUITO A PESCARA UN FORUM PER LA LAICITÀ, LA LIBERTÀ E LA DEMOCRAZIA DENOMINATO CON L’ACRONIMO LALIDE’.

Dall’incontro di persone attive sia in associazioni che in partiti politici,che si sono impegnate nel comitato referendario per il sì ai quattro quesiti per la parziale abrogazione della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, è nata l’esigenza di non disperdere la forza e l’impegno maturati nell’esperienza di lavoro comune


Le tematiche referendarie che hanno trovato nell’opinione pubblica una difficoltà di comprensione rivelando la necessità di approfondimento e maggiore discussione, ci hanno determinato ad aprirci al confronto con quanti ritengono di dover affermare innanzitutto il valore laico del rispetto delle diversità .

Il 22 luglio scorso al Museo Colonna a Pescara si è tenuta la prima assemblea pubblica del forum.Hanno raccolto il nostro invito a partecipare la consigliera regionale M R La Morgia ed il Prof. Di Orio, rettore dell’Aquila davanti ad un pubblico numeroso ed attento che ha dato un contributo di idee e riflessioni che in autunno saranno riprese ed ampliate nel calendario degli incontri del Forum LaLiDe’.



CHI SIAMO

Un gruppo di persone che si sono impegnate nella campagna per il referendum abrogativo della Legge 40 (fecondazione assistita).

Appartenenze politiche diverse. Diverse anche le sfumature che hanno indotto ciascuno/a di noi a impegnarsi in quella campagna (scienza, libertà femminile, lo Stato laico).

Il giorno stesso dei risultati sul referendum ci siamo autoconvocati e abbiamo immediatamente condiviso un'idea: che quei punti deboli messi in evidenza dal risultato referendario non potevano essere di nuovo abbandonati a se stessi per poi magari riemergere alla prossima occasione da rincorrere in difesa.

Abbiamo deciso di non accantonare quel risultato tra le sconfitte e dimenticarlo al più presto, ma rilanciare e aprire una nuova stagione di impegno, riflessione e iniziative su quelli che si sono evidenziati come nodi sensibili, nervi scoperti del nostro sistema democratico.

Su quel risultato negativo, è stato detto, hanno pesato molte questioni corpose:

La estrema e violenta politicizzazione di quella campagna, nel senso più deleterio, di schieramento che prescinde da un ragionamento sui contenuti.

Il vuoto di discussione e di confronto vero con la società, a partire dall'iter parlamentare.

Nessuno si è mai sentito interpellato in quella fase, a partire dalle donne, che invece di quel discorso sulla procreazione dovevano essere le protagoniste, visto che non può esserci vita al di fuori di un corpo di dona, almeno per ora.

La difficoltà dei partiti a veicolare informazione e consenso in competizioni non-elettorali.

HA pesato come non era mai accaduto negli ultimi 30anni il ruolo di una chiesa cattolica pesantemente schierata e mobilitata in funzione intransigente che ha giocato il proprio ruolo con grande spregiudicatezza guardando al risultato da incassare a tutti i costi.

Avversaria della laicità non è la religione, bensì la sua pretesa di monopolizzare l'etica pubblica, negando pari dignità morale ad altre visioni morali della vita. Avversario della laicità è lo spregiudicato utilizzo delle procedure democratiche che alterano il senso e il valore stesso della consultazione referendaria

Ma ciò che ha pesato di più , e che all'origine della nostra decisione di dare vita a LaLiDè, la difficoltà a esplicitare l'importanza di difendere la laicità dello Stato.

Abbiamo quindi pensato che fosse necessario non disperderci, costruire un punto di aggregazione, che abbiamo definito un FORUM PERMANENTE, chiamandolo per semplicità e per leggerezza LaLiDè.

LaLiDè non sarà un'associazione e nemmeno un fortino assediato in cui rinchiuderci in difesa.

Sarà un luogo concreto e simbolico insieme, aperto a quanti hanno a cuore questi temi, a prescindere dalla loro collocazione politica.

(I nostri referenti sono le persone, più che le forze politiche, perché crediamo ancora che i cambiamenti si determinano a partire dalla società e poi nelle forze politiche che quella società pretendono di interpretare. Certo, le forze politiche e coloro che amministrano la cosa pubblica lo fanno anche in nostro nome, e a loro quindi dovremo chiedere conto dei principi in base ai quali orientano le loro scelte).

Anche di questo si occuperà LaLiDè, che sarà un luogo di discussione, di riflessione, di scambio di idee, di ragionamento sulla realtà e di iniziative. Anche in considerazione del fatto che nella nostra città un luogo così non esiste, e che su questi temi i partiti hanno mostrato tutta la loro fragilità.

Il forum si articolerà in modo da dare a quanti lo desiderino la possibilità di partecipare e poter affrontare le questioni che per ora abbiamo ritenuto più importanti ed urgenti su cui ragionare e

prendere iniziative.

Abbiamo individuato quattro aree tematiche che consentono una elaborazione per gruppi di approfondimento :

LA LAICITÀ.

LA SCIENZA E LA BIOETICA.

LA CULTURA DELLE DONNE E LA MATERNITÀ.

TEMI E VALORI DELLA POLITICA.

Naturalmente altre tematiche si potranno affiancare a quelle già individuate così come sarà possibile coniugarle diversamente da come abbiamo pensato.Per ciascuno di questi temi abbiamo cominciato a elencare i capitoli di un discorso. Nell’assemblea del 22 luglio abbiamo chiesto ai partecipanti di compilare una scheda di adesione che indicasse le preferenze sulle tematiche da riprendere nel prossimo periodo.Per indicare una traccia di lavoro per ogni campo abbiamo indicato alcuni contenuti.

LA LAICITÀ

Che cosa esattamente intendiamo quando parliamo di Stato Laico, e di valori di una coscienza laica, (due temi diversi, che si intrecciano tra loro).

Quali sono i valori che possiamo definire laici, perché il rischio è che passi la grossolana semplificazione che laicità sia sinonimo di mancanza di valori, che quindi l'unico custode/garante di valori condivisi sia la chiesa cattolica, o una chiesa purchessia, che diventerebbe così l'unica autorità morale legittimata a rivolgersi alle coscienze.

Come si sostanziano nella vita pubblica e privata di tutti i giorni, nelle scelte della politica e in quelli dei singoli cittadini.

Come rendere possibile il monitoraggio dell'attività pubblica, amministrativa e politica, e la sua coerenza con i valori di uno Stato laico.

LA SCIENZA E LA BIOETICA

Il referendum ha svelato la difficoltà/disabitudine a confrontarsi su temi ritenuti "specialistici" e per addetti ai lavori.

La diffidenza molto estesa nei confronti di una scienza che appare lontana e rispondente a interessi non esplicitati. Che è anche diffidenza nei confronti della manipolazione della vita.

La semplificazione spesso operata da un modo di fare informazione "sensazionalistico" , di facile presa ma di scarso rigore, che crea mostri e illusioni.

Come la politica si misura/confronta/rapporta con la scienza, e con quale bussola possiamo districarci noi nella nostra vita quotidiana, per valutare quello che accade qui e nel resto del mondo globale.

LA CULTURA DELLE DONNE E LA MATERNITÀ

In questo referendum ha brillato l’assenza di un discorso delle donne. Come se fosse indifferente mettere a fuoco un tema semplice: che senza un desiderio e un corpo femminile la vita non può esistere. E’ apparso un discorso tra tecnici e tra uomini. In cui il corpo femminile rischia sempre di più di essere ridotto a mero contenitore.

Emergono conflitti vecchi e nuovi, che pensavamo risolti, tra la legge del padre e quella della madre. Tra il richiamo ostentato al valore della naturalità, del legame di sangue, della certezza della paternità, e la procreazione come relazione in cui sia il padre che la madre sono tali per relazione.

E’ mancata la narrazione dell’esperienza femminile, (come è invece accaduto per la vicenda del referendum contro la legge sull’aborto). Narrazione che manca però da molto tempo. Come se dopo la stagione del controllo sulla fertilità, che è stata segnato da un percorso di libertà femminile, il desiderio di maternità non abbia trovato parole, e sia stato consegnato/delegato alla tecnologia, senza porsi troppe domande. Ne’ sul desiderio né sulle cause dell’aumento della sterilità.

Sul tema è indispensabile il confronto tra generazioni diverse di donne, per mettere a fuoco il tema della scelta, del desiderio, del rapporto con le tecnologie riproduttive.

Inoltre pensiamo che si potrebbe organizzare un Osservatorio locale sull’impatto della L.40 rispetto alla salute delle donne.

TEMI E VALORI DELLA POLITICA

Questo referendum ha evidenziato un grande limite della politica e dei partiti, dell’area del centro-sinistra, e molte domande a cui ci piacerebbe rispondere, nell’interesse della politica stessa. Il limite consiste nella incapacità quasi culturale, e poi organizzativa, a farsi carico di temi che sono altro rispetto alla gestione del potere.Questo dipende dal fatto che i partiti sono quasi esclusivamente maschili?Oppure si tratta di una caratteristica della politica di oggi?Di una sua incapacità di reggere le sfide di una modernità che deve essere declinata?

Quali sono gli orizzonti culturali e ideali di questa politica? Per quali vittorie sanno organizzarsi questi partiti, e per quali contenuti? E come si può incidere su una selezione della classe politica che parta dagli impegni sui contenuti e sui valori? E’ possibile e come stipulare patti espliciti con chi ci rappresenta?

Maristella Lippolis, Silvana Prosperi per LaLiDe’



(10-11-2005)

http://www.italialaica.it

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evoluzione miope
by ateo Monday, Nov. 14, 2005 at 2:21 AM mail:

Evoluzione miope


I darwiniani, per togliere di mezzo Dio, finiscono per credere agli extraterrestri... di Francesco Agnoli C’è da credergli, a Darwin, quando parlando di se stesso scrive di “essere molto portato a inventare coscienti bugie, e sempre allo scopo di provocare movimento”. E pure quando ricorda più volte, ponendola tra le doti alla base del suo “successo come scienziato”, la sua “buona dose di inventiva” (Autobiografia). Nell’esporre la sua ipotesi di un evoluzionismo trasformista, infatti, Darwin non solo ignora i meccanismi dell’ereditarietà, al punto di non degnarsi neppure di leggere uno scritto inviatogli dal povero monaco Gregor Mendel, ma costruisce un’ipotesi sull’uomo fondandosi solo sulle affinità morfologiche, fisiologiche, e secondo lui psicologiche, con altri mammiferi. Come se la somiglianza tra una moto e una bicicletta, o tra una poesia di Dante e una ricetta di cucina, bastassero a dimostrare la derivazione delle prime dalle seconde. In verità Darwin non ha prove paleontologiche, e si limita a ritenere che un giorno verranno scoperti i famosi anelli mancanti, intermedi, testimonianze della transizione graduale da una specie all’altra. Tali anelli sono stati cercati, ma il risultato sembra essere solo l’accumularsi di errori, di casi incerti, oltre che di falsi ideologici certi, come l’uomo di Piltdown, o molto probabili, come l’uomo della Cina, o Sinatropo. Dopo un secolo di ricerche, la realtà è che siamo ancora in alto mare. Secondo due autorevolissimi paleontologi, entrambi evoluzionisti, Stephen Jay Gould e Niles Eldredge, infatti, “gli anelli semplicemente non esistono, e l’evoluzione non sarebbe il risultato di molte piccole variazioni graduali, come per Darwin, ma di cambiamenti bruschi, seguiti da lunghissimi periodi di stabilità” (Mariano Artigas, “Le frontiere dell’evoluzionismo”, Ares). Basterebbe riflettere su posizioni così antitetiche, quelle di Darwin e quelle di Gould, per comprendere come le “certezze” della macroevoluzione siano assolutamente risibili. Anche a Darwin, per tornare alla sua “inventiva”, vengono attribuite falsificazioni volontarie: parte delle foto utilizzate a sostegno della sua tesi vennero truccate, su sua esplicita richiesta, dal fotografo Rejlander (http://www.disf.org). Il maestro, per il vero, sembra sia stato ben imitato: oltre ai falsi già ricordati, si possono menzionare quelli del suo apostolo, Ernst Haeckel, già denunciati da A. Brass e A. Gemelli nel 1911, e quelli di P. Kammener, deprecati da un darwinista eccellente come il genetista italiano G. Montalenti nel suo “Elementi di genetica”. Fattori poetici e indefiniti Ma non è solo qui che l’inventiva del Nostro sembra brillare particolarmente. E’ dovendo indicare il meccanismo dell’evoluzione, infatti, che ci offre il meglio di sé e della sua “scienza” non sperimentale: incapace, cioè, come ha scritto il fisico Antonino Zichichi, di rigore, di riproducibilità, di basi matematiche e di “predire il valore esatto dei tempi che caratterizzano l’evoluzione umana”; incapace, come aggiunge Pietro Omodeo, di fare previsioni, e cioè di “ricavare applicazioni pratiche”. Cosa fa Darwin? Attribuisce tutto a tre fattori “vaghi e indefiniti”, e per questo poetici assai, come la selezione naturale, di cui si scrive che “il suo potere non ha limiti creativi” (proprio al pari del Creatore!), il tempo, che sembra assumere lo stesso ruolo delle fate con bacchetta magica, e il Caso, altro personaggio sfuggente come pochi, essendo indefinibile, un non ente non causante, eppure caricato di compiti straordinari. Ma perché attribuire trasformazioni così complesse, dalla “larva” all’uomo, al tempo e al caso? Semplicemente per negare il finalismo, il disegno intelligente, l’“unità di disegno” sostenuta da Voltaire, come pure dai più grandi scienziati della storia, da Galilei a Morgagni, Pasteur, Mendel, Maxwell, Planck… Siamo chiaramente di fronte a una posizione ideologica, che traspare anche dalle affermazioni di quanti, da Haeckel, a Montalenti, a Dawkins, sostengono che tutto, nella sua armonia e complessità, “ha l’apparenza di essere stato progettato per uno scopo”, ma solo l’apparenza! E’ così che, negando l’evidenza, al solo scopo di accantonare Dio, si finisce per appellarsi agli extraterrestri, come fa lo scopritore della struttura del Dna, il premio Nobel Francis Crick, allorché scrive: “L’origine della vita appare quasi un miracolo, tante sono le condizioni che hanno dovuto essere soddisfatte perché essa potesse avere inizio”. Un miracolo? Sì, ma grazie ai “microrganismi inviati in una qualche navicella spaziale da una civiltà extraterrestre” (F. Crick, “Life itself”). Il Foglio 3 novembre 2005

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