Una grande assemblea propone un appuntamento nazionale «per la libertà delle donne». Più di mille donne in assemblea. Contro le destre, le ingerenze del Vaticano e un'Unione troppo «arrendevole» sulla 194.
L'appello è telegrafico, da ieri viaggia sul sito http://www.usciamodalsilenzio.org e attende riscontri: «Libertà delle donne, autodeterminazione, difesa della legge 194 e tanto altro sono le ragioni che ci hanno portate a proporre una manifestazione nazionale». Da tenere a Milano sabato 14 gennaio. Proposta approvata per acclamazione da oltre mille donne (e qualche uomo) martedì sera alla Camera del lavoro di Milano, al termine dell'assemblea suscitata dal «dove siamo?» buttato in rete dalla giornalista Assunta Sarlo, rilanciato da Susanna Camusso e Cristina Pecchioli (Cgil regionale). Il pienone indica (almeno) due cose: la misura è colma e le donne vogliono riprendere visibilità e azione su questioni non «femminili» ma che investono il rapporto tra i sessi e la politica. E' stata una grande festa politica, non un lamentoso muro del pianto. Libertà, e non aborto, è stata la parola più usata nei rapidi interventi (qualcuno fatto «alla garibaldina», in piedi sul tavolo mentre si riparava l'impianto audio). La presenza di giovanissime figlie ha evitato l'effetto rimpatriata tra ex femministe over cinquanta. Mancava la generazione intermedia. La condizione delle migranti (un terzo delle interruzione volontarie di gravidanza riguarda loro) è arrivata filtrata dal racconto delle donne che lavorano negli ospedali e nei consultori. C'era, in compenso, un'indomita algerina dell'Associazione di difesa dei diritti delle donne: «Attenzione, l'integralismo non è solo islamico. E' ovunque». A riprova del fondamentalismo della giunta Albertini la diessina Marilena Adamo ha ricordato, oltre all'ambrogino d'oro alla Fallaci, i 200 mila euro destinati a un centro «per i valori dell'Occidente» e scippati al fondo per le donne vittime di violenze sessuali e familiari.
Con Ottavia Piccolo alla regia, sono intervenute giuriste (Bianca La Monica e Anna Perosino), ginecologhe, sindacaliste, donne dei partiti (Ds e Prc) e di piccole associazioni. Due, in sintesi, i fili conduttori. Il rilancio dei consultori pubblici, fatti deperire proprio perché i privati (compresi i volontari del Movimento per la vita) vi si possano meglio installare. La difesa della legge 194 e, quindi, dell'autodeterminazione delle donne che «non deve diventare merce di scambio tra i partiti».
«Non siamo disposte a essere insultate da elemosine come le quote rosa o i bonus bebè», ha detto Graziella Carneri, segretaria della Cgil milanese. Il giorno dopo, nell'elenco avrebbe messo anche l'emendamento Bindi-Turco alla finanziaria, che non sarà «evita-aborto» ma poco ci manca? Una mossa prevista da Lea Melandri che ha dedicato buona parte del suo intervento all'«arrendevolezza» dei partiti del centro sinistra quando in ballo c'è il corpo delle donne e la sessualità. «Non lo fanno per mero tatticismo elettorale, per non inimicarsi il Vaticano. Il fatto è che non hanno un pensiero autonomo sulla libertà femminile». Anche per molte politiche della sinistra la donna resta fondamentalmente madre, «soggetto debole da proteggere» dall'aborto o con gli anticoncezionali o con i sussidi economici. «Guardano all'aborto solo come faccenda tra madre e bambino, mentre l'aborto attiene alla sessualità, al rapporto tra donne e uomini. Non dobbiamo chiederci perché le donne abortiscono, ma perché restano incinte».
Dalla comprovata arrendevolezza del centro sinistra deriva una certezza: la buona riuscita della manifestazione nazionale poggia per intero sull'autorganizzazione delle donne, dal lavoro di rete che si riuscirà a fare. Per questo Susanna Camusso sollecita le donne delle altre regioni di farsi vive con tempestività. Il 18 dicembre si farà il punto della situazione. L'indicazione di tenere la manifestazione a Milano non è dettata solo da ragioni di comodità o di campanile. «Formigoni si merita una bella manifestazione», dice Giovanna Capelli, del Forum donne di Rifondazione, «oltre ad aver scassato la sanità pubblica, con anni d'anticipo su tutti ha fatto leggi profamiglia che considerano persona l'embrione».
Che a Milano le donne abbiano voglia di «muoversi» lo conferma quanto è successo ieri mattina, sempre alla Camera del lavoro: una conferenza stampa, convocata dai sindacati per sventare la chiusura di due consultori pubblici, si è trasformata in un'assemblea di donne, operatrici e utenti. Tutte molto arrabbiate con chi descrive i consultori come luoghi in cui non si fa altro che «prescrivere aborti».
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