Inchiesta antidroga della Procura di Roma: coinvolto anche un collaboratore del viceministro di Forza Italia Micciché
Coca al ministero delle Finanze
Undici persone arrestate. Ai domiciliari anche l'ex calciatore della Roma e della Nazionale Andrea Carnevale
ROMA - Cocaina al Ministero delle Finanze. In manette (e subito dopo agli arresti domiciliari) è finito Alessandro Martello, qualche precedente per spaccio e detenzione di droga, personaggio vicino, secondo gli inquirenti, al viceministro Gianfranco Miccichè, il volto più noto di Forza Italia in Sicilia. In un passaggio dell'ordinanza di custodia cautelare viene definito collaboratore del "ministro junior" ma Miccichè smentisce con decisione: "Martello non ha mai lavorato per me. Se ha detto di essere il mio segretario o collaboratore mentiva".
Quello di Martello è il primo nome eccellente di una serie di undici ordinanze di custodia cautelare in carcere. L'uomo, secondo i carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria del Tribunale, avrebbe portato 20 grammi di "neve" all'interno del palazzo di via XX Settembre confidando che la sua posizione gli avrebbe evitato qualunque controllo. Nelle telefonate con gli spacciatori, Martello ha fatto il nome di Miccichè ma l'esponente di Forza Italia non è stato coinvolto in alcun modo nell'inchiesta, coordinata dai pm romani Giancarlo Capaldo e Carlo Lasperanza.
Arresti domiciliari anche per Alessandro Andrea Carnevale, 41 anni, ex attaccante della Roma e del Napoli ed ex marito di Paola Perego. Tra gli undici arrestati c'è un ispettore di polizia, Pierluigi Messa, in servizio presso il reparto scorte della Camera. Nella lista di provvedimenti giudiziari firmati dal gip Giovanni Di Donati compaiono un dipendente di una società di telefonia concessionaria della Wind, Massimo Imbruglia, e un commesso di una farmacia, Fabio Cannillo, che avrebbe procurato ai complici le sostanze per tagliare la coca. Sei gli indagati finiti in carcere.
L'indagine ha preso il via dalla morte di un tossicodipendente, William Bottigelli, folgorato da un'overdose, a Roma, il 25 marzo scorso. L'uomo si era iniettato la cocaina in vena e il suo cuore aveva ceduto immediatamente. Un'indagine di routine di cui nessuno poteva intuire gli sviluppi futuri. I carabinieri, nel giro di pochi giorni, individuarono lo spacciatore che aveva fornito la droga: Luca Antinori. Un pregiudicato romano che è stato tenuto a lungo sotto controllo: dalle intercettazioni telefoniche e ambientali sono emersi i contatti con Alessandro Martello. I militari hanno tallonato Martello per quattro, lunghi mesi, lo hanno visto entrare diverse volte al Ministero di via XX Settembre, lo hanno sentito vantare l'amicizia e il rapporto di lavoro con il "ministro junior".
Durante una conversazione telefonica, Martello va oltre e chiama direttamente in causa Gianfranco Miccichè. "In quel frangente tale ministro (Miccichè, ndr) sembrerebbe essere a Palermo - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere, quarantanove pagine firmate dal gip romano Giovanni Di Donati "ragione per cui l'indagato dichiara telefonicamente al complice Luca Antinori di avere dovuto anticipare lui il pagamento dello stupefacente". Un'affermazione gravissima, ridimensionata dagli stessi inquirenti: nessun riscontro porta all'esponente siciliano di Forza Italia, quello di Alessandro Martello sarebbe una semplice vanteria, un modo per ottenere il credito dagli spacciatori ed evitare di pagare la cocaina in contanti. Di certo, l'uomo aveva molti "clienti" di rango sparsi in tutta Roma, a cui rivendeva a prezzo maggiorato la "neve" acquistata dai suoi fornitori. Tutto il resto sono solo sospetti.
E' stato accertato, invece, che Alessandro Martello andava spessissimo al Ministero e che entrava e usciva in qualsiasi momento della giornata passando sotto gli occhi dei finanzieri che non si azzardavano a fermarlo nè tantomeno a perquisirlo. "Martello non si ferma neanche di fronte alla prospettiva di introdurre all'interno del Ministero la cocaina - scrive ancora il magistrato - probabilmente in quanto ritiene di godere di "protezione" di personaggi influenti e di poter eludere il servizio di vigilanza perché non sospettabile di attività delittuose, circostanza che gli permette di entrare liberamente in ora serale all'interno del citato Ministero".
L'indagine si è dipanata per oltre 120 giorni e i carabinieri hanno ricostruito i ruoli degli altri arrestati. In primo luogo l'ispettore di polizia, poi l'ex calciatore ("evidentemente in grado di procurarsi notizie riservate" specifica il gip) fino a Massimo Imburgia, il tecnico della telefonia "in grado di ottenere informazioni riservate relative a richieste dell'autorità giudiziaria a detta società telefonica". Imburgia, insomma, avrebbe saputo se i carabinieri richiedevano i tabulati alla Wind e avrebbe messo in guardia i complici sul rischio di essere intercettati dagli investigatori.
La notizia è filtrata dall'autentico muro di riserbo eretto dagli inquirenti di Piazzale Clodio, che hanno chiuso la rete nella giornata di giovedì. Alessandro Martello è stato bloccato a Palermo, dove abita ufficialmente. Dopo un primo interrogatorio, l'uomo ha ottenuto gli arresti domiciliari "con divieto di comunicazione con qualunque mezzo con persone diverse dai familiari". Nei prossimi giorni scatterà una tornata di interrogatori che dovrebbe coinvolgere gli undici indagati "ufficiali" e probabilmente anche molte altre persone. Quanto ad Andrea Carnevale, l'ex calciatore, ha lasciato i campi da gioco nel 1996 dopo una carriera di attaccante nel Napoli a fianco di Diego Maradona, poi centravanti della Roma e della Nazionale. Carnevale, secondo gli inquirenti, avrebbe acquistato la droga da uno dei due presunti pusher: Martello o Antinori. I due pm romani hanno lavorato nel silenzio più assoluto su tutto il gruppo dei sospettati e l'indagine è rimasta "coperta" dal segreto. Fino a ieri.
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La replica del viceministro dell'Economia. "Ha partecipato solo alla nostra campagna elettorale" Miccichè: "Lo conosco ma non lavora per me" di MASSIMO LUGLI
ROMA - "Non è vero che è il mio segretario. E se Alessandro Martello diceva qualcosa del genere, allora millantava. Non ha mai lavorato per me". E' infastidito Gianfranco Miccichè, viceministro dell'Economia, per le voci sull'arresto di quello che alcuni definiscono il suo autista, segretario o factotum.
Ma lei Martello lo conosce? "Sì, certo che lo conosco: ha fatto campagna elettorale per noi in Sicilia".
Quando vi siete visti la prima volta? "Più o meno un anno fa. Cercavamo volontari per i manifesti, i volantini, questo genere di attività e lui si è presentato. Sembrava una persona perbene, affidabile, ben vestita. Nella campagna elettorale è stato irreprensibile. Se ha quel problema mi spiace per lui".
Martello è stato visto entrare più volte al ministero e andare nel suo ufficio, perché? "Lavorava per una società legata a Sviluppo Italia sui prestiti d'onore. Veniva sempre assieme ad altre persone e io lo indirizzavo agli uffici competenti del ministero. Ripeto, nessun rapporto diretto, basta chiedere al mio vero segretario, anche se, naturalmente, aveva il mio numero di telefono".
Mai avuto sospetti? "Non personalmente ma, negli ultimi tempi, qualcuno mi ha detto che Martello non "gliela contava giusta" se vogliamo usare questa espressione. Sa, in politica sono sospetti che nascono continuamente. Per precauzione ho cominciato a tenerlo a distanza. Se mi telefonava dicevo di chiamare la segreteria e prendere un appuntamento".
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