Pestaggi a Sollicciano
Firenze, 5 dicembre 2005
Pestaggi a Sollicciano
Firenze, 5 dicembre 2005
Noi sottoscritti gruppi e associazioni di volontariato denunciamo con la presente gli episodi di violenza e intimidazione verificatisi all’interno del Nuovo Complesso Penitenziario di Sollicciano nel corso del mese di novembre dell’anno 2005. Dei seguenti episodi siamo venuti a conoscenza parlando con detenuti direttamente coinvolti o testimoni degli episodi stessi, in alcuni casi potendo constatare personalmente segni di percosse, e attraverso il racconto di terze persone che a vario titolo operano nel carcere di Sollicciano:
Mercoledì 2 novembre: violenze ai danni di un detenuto italiano e di uno arabo nella cella 17 della VII sezione Venerdì 4 novembre: - pestaggio di tre detenuti (due arabi e un italiano) nella cella 15 della VI sezione; - in V sezione (dove sono concentrati i detenuti albanesi), durante la battitura delle sbarre per protesta contro le condizioni di detenzione, agenti con il volto coperto entrano ed escono dalle celle minacciando violenze ai danni dei detenuti; Martedì 8 novembre: una quindicina di agenti hanno picchiato un detenuto senegalese mentre da un cortile di passeggio lo portavano alle celle di isolamento; nella stessa occasione, cinque detenuti di nazionalità albanese sono stati picchiati durante il trasferimento dal ‘cellone’ che occupavano ad altre sezioni. La vicenda è già stata denunciata nel comunicato stampa del gruppo Dentro e Fuori le Mura del 12 novembre scorso. Benché esplicitamente sollecitata in tal senso, non risulta che la Magistratura di sorveglianza sia mai intervenuta in merito. Giovedì 17 novembre: pestaggio di un detenuto rumeno appena giunto a Sollicciano e rinchiuso nella cella 13 della VI sezione.
Alcuni di questi episodi e altri di cui al momento non conosciamo i dettagli sono stati segnalati al Direttore dell’istituto penitenziario, dott. Cacurri, e al Comandante della Polizia Penitenziaria, Masciullo, nel corso di una riunione tenutasi presso gli uffici della Direzione del carcere nella mattinata di sabato 26 novembre 2005. All’incontro hanno preso parte: Giuliano Capecchi (associazione Pantagruel), Alessio Scandurra e Giuseppe Caputo (associazione L’Altro Diritto), Marco Lombardo (ARCI), Nicola Zuppa (coordinatore della scuola). Nella stessa sede è stato fatto esplicito riferimento ai comportamenti posti in atto dall’ispettore Santoro, incaricato del servizio di custodia nel reparto giudiziario a partire dal mese di ottobre. Il Direttore ha peraltro precisato di aver personalmente provveduto al trasferimento dell’ispettore dal servizio alla rotonda centrale al servizio al reparto giudiziario per “riportare l’ordine”, ritenendo troppo “morbidi” i metodi utilizzati dai precedenti ispettori. Risulta da più fonti che l’ispettore Santoro: a) è solito recarsi all’interno delle sezioni del reparto giudiziario con un manganello in vista; b) in più occasioni si è recato all’interno delle sezioni indossando una divisa priva di mostrine e ha preso a schiaffi i detenuti che si sono rivolti a lui chiamandolo “agente”; c) in più occasioni, nel corso di colloqui tenuti nell’ufficio del comandante da lui occupato, ha preso a schiaffi e intimidito i detenuti che gli stavano di fronte; d) nella mattinata di mercoledì 23 novembre si è recato nel cortile di passeggio della IV sezione (e forse anche di altre sezioni) dicendo ai detenuti che erano arrivate al direttore delle lettere contro di lui, che se avevano cose da dire le dicessero direttamente a lui; poi scherzando minacciava; e) ha più volte mostrato ad altri agenti un fotomontaggio raffigurante il suo volto sovrapposto a quello di Padre Pio e sovrastato dalla scritta “Dio perdona, io no”.
Comportamenti violenti e intimidatori nei confronti dei detenuti sono stati del resto posti in atto nel corso del mese di novembre anche da parte di altri esponenti della Polizia Penitenziaria in servizio al carcere di Sollicciano, autonomamente quindi dal ruolo dell’ispettore Santoro. E’ stato riferito ad esempio da un detenuto che il 16 novembre nell’ufficio del maresciallo è stato picchiato da due graduati mentre il capoposto lo tratteneva per un orecchio. Risulta altresì che nel corso delle ultime tre settimane sono state poste in atto operazioni volte a coprire le violenze stesse. In particolare: - il clima di intimidazione e di paura tra i detenuti è tale che ormai non soltanto i detenuti rifiutano di denunciare penalmente e anche solo di riferire quanto subito o visto, ma una decina tra quanti sono stati direttamente coinvolti o testimoni di violenze e intimidazioni hanno firmato una lettera nella quale smentiscono preventivamente qualunque voce o comunicato stampa sui pestaggi. - alcuni dei detenuti che hanno subito violenze e intimidazioni sono stati ammessi o sono in attesa di essere ammessi al lavoro all’interno del carcere, previo ottenimento del codice fiscale. - dopo essere stati picchiati, i detenuti sono stati spostati dalle proprie celle alle celle di isolamento o di altre sezioni senza essere sottoposti ai necessari accertamenti e cure mediche nelle infermerie o nel centro clinico. Di conseguenza, non esiste alcun referto che attesti le conseguenze delle violenze. - nel corso del già citato incontro di sabato 26 novembre e in successivi colloqui tra volontari e autorità penitenziarie, queste ultime hanno inteso ‘spiegare’ l’intervento degli agenti con la necessità di dividere detenuti che si stavano picchiando tra loro o di rispondere a violenze commesse dai detenuti contro gli agenti stessi. A sostegno di questa tesi, in alcuni casi gli agenti hanno preventivamente fatto rapporti disciplinari contro alcuni dei detenuti picchiati e uno di essi e’ già stato portato davanti al Consiglio di Disciplina. - alcuni volontari che hanno provato ad assumere informazioni sulle violenze e le intimidazioni verificatesi sono stati minacciati dal Direttore e dal Comandante di essere segnalati al Giudice di Sorveglianza perché li escludesse dalla facoltà di entrare nel carcere (art.17 dell’Ordinamento Penitenziario).
Chiediamo l’allontanamento immediato dell’Ispettore Santoro e degli altri agenti resisi responsabili di violenze e intimidazioni ai danni dei detenuti. Chiediamo che le autorità giudiziarie competenti (Magistratura di Sorveglianza e Procura della Repubblica) indaghino su questi gravi episodi che contrastano nettamente con l’ art. 27 della Costituzione comma terzo (“Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”) e con l’Ordinamento Penitenziario legge 26 luglio 1975 n° 354 art. 1 comma uno(“Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona”). Invitiamo parlamentari e consiglieri regionali ad effettuare visite ispettive a Sollicciano e le autorità politiche in generale a non lasciar cadere nel vuoto questa denuncia, ad esempio presentando nelle sedi competenti interrogazioni in merito a questi fatti. Invitiamo volontari, operatori, detenuti, loro familiari ed ex-detenuti a conoscenza di fatti relativi alle violenze e alle intimidazioni delle ultime settimane a rompere il silenzio rendendoli pubblici.
Dentro e Fuori le Mura, Redazione Fuori Binario, Associazione Pantagruel, Movimento di Lotta per la Casa, Casa dei Diritti Sociali, Associazione Aurora, Comunità dell’Isolotto, Associazione Periferie al Centro, Don Alessandro Santoro, Comunità di base delle Piagge, Associazione per l'Altro
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