Comunità in rivolta: la legge Fini è solo repressione Gli operatori del settore hanno boicottato per protesta la Conferenza nazionale: solo chiacchiere e nessun intervento La difesa del governo: le nuove regole favoriscono il recupero - «Centri terapeutici più legittimati, volontariato favorito»
palermo L'avvio ieri a Palermo della Conferenza governativa sulla droga ha arroventato il dibattito su questo tema. Associazioni e politici hanno colto l'occasione per ribadire la propria contrarietà alle politiche del governo e la sonora bocciatura del ddl Fini giacente in Parlamento. In rivolta poi le comunità che accusano Roma di non avere ancora definito una efficace politica contro le sostanze stupefacenti. L'appuntamento siciliano, disertato da parecchi operatori del settore, viene considerato una «ennesima, vergognosa farsa elettoralistica» dalla diessina Livia Turco che ritiene «inesistente» la proposta della maggioranza: «C'è soltanto - osserva - il manifesto ideologico di Fini che ha fatto da copertura a una legge, così orribile, a cui neppure il centrodestra crede tant'è che, per fortuna, è rimasta ferma in Parlamento». E di «farsa» parla anche Gigi Malabarba, capogruppo di Prc al Senato. «Quella conferenza - dice - è l'espressione della parte più reazionaria di una maggioranza alla ricerca disperata di voti tra gli strati più conservatori della società». Paolo Cento è convinto che il boicottaggio da parte di associazioni e operatori della Conferenza palermitana sia «un atto di civiltà». «Occorre dare il via - afferma il parlamentare dei Verdi - a una stagione di sperimentazione anti proibizionistica con l'amnistia e la depenalizzazione dei reati connessi al consumo di droga, concentrando sforzi delle forze dell'ordine a capacità investigativa dei magistrati contro il mercato clandestino di stupefacenti». «Sarebbe agghiacciante - aggiunge il collega Bulgarelli - se il ddl Fini divenisse legge dello Stato. Secondo Ugo Intini, presidente dei deputati della Rosa nel pugno, «mettere in galera i tossicodipendenti non risolve il problema, come l'esperienza ha dimostrato, ma contribuisce semplicemente a rendere il nostro sistema carcerario un ghetto per emarginati». «Altro che tridente, queste - dichiara il senatore della Margherita Mario Cavallaro, primo firmatario del ddl dell'Unione sulle tossicodipendenze - sono le tre truffe del centrodestra: legge elettorale, aborto e tossicodipendenza». Critici anche i Giovani comunisti che invitano il governo, tanto per cominciare, a mettere in soffitta la legge Fini. E pollice verso pure da parte delle associazioni studentesche (Udu e Uds) che per oggi hanno organizzato una manifestazione a Palermo contro il proibizionismo e la mafia. I Radicali Italiani puntano l'indice contro la «demagogia» del ministro Giovanardi e fanno notare che se la legge Fini fosse già in vigore Lapo Elkann sarebbe stato accusato di spaccio e rischierebbe una pena fra 1 e 6 anni di carcere. Durissima anche la reazione dell'associazione Antigone che a Palermo vede solo «chiacchiere e tanta repressione». «Come se non bastasse la legge Cirielli che chiude le porte di uscita dal carcere ai tossicodipendenti - afferma il presidente Patrizio Gonnella - ora arriva anche l'accanimento terapeutico con il disegno di legge stralcio sulle droghe». E don Albanesi della comunità di Capodarco aggiunge che «insistere sulla repressione è una scelta falsa e comoda» e accende i riflettori sulla mancanza in Italia di una politica giovanile. Respinge le critiche il responsabile di An per le politiche della famiglia Riccardo Pedrizzi per il quale «chi è contro la legge Fini è a favore degli spacciatori». «Dobbiamo batterci - aggiunge - perché il Parlamento l'approvi entro la fine della legislatura». Perché «questa proposta - spiega il collega di partito Maurizio Gasparri - favorisce le azioni di recupero, legittima il ruolo delle comunità terapeutiche e del volontariato e combatte con fermezza lo spaccio delle sostanze stupefacenti».
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