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L'Unione legalizzi le droghe leggere Al via a Palermo la conferenza antiproibizionista dei movimenti. Dure critiche al ddl Giovanardi e un appello al centrosinistra: «Serve una politica radicalmente nuova». Gli osservatori europei denunciano: «L'Italia sta tornando indietro». Oggi il corteo ALFREDO PECORARO PALERMO Il manifesto è diviso in due parti: nella metà superiore c'è il volto di un giovane che fuma uno spinello a simboleggiare Giuseppe Ales il giovane di Pantelleria che si è suicidato dopo essere stato arrestato per aver coltivato poche piantine di marijuana; nella parte inferiore l'identikit del superlatitante di Cosa nostra Bernardo Provenzano; sopra, la scritta «Chi è il vero crimiale». E' racchiuso in questo messaggio la conferenza alternativa organizzata da «Diritti di strada», il cartello che raggruppa associazioni, movimenti, Ds, Prc e Cgil. Nel giorno dell'apertura della conferenza nazionale del governo sulla droga, da Palermo non solo partono dure critiche allo stralcio Giovanardi del ddl Fini, ma anche un chiaro invito a Romano Prodi perché inserisca nel programma dell'Unione la legalizzazione delle droghe leggere e politiche di riduzione del danno. Gli oppositori del governo alzano la voce in due conferenze alternative: da una parte movimenti, associazioni, operatori Prc, Ds, Cgil riuniti nel cartello «Diritti di strada»; dall'altra Radicali, associazione «Luca Coscioni» e giovani socialisti. Dalle due conferenze, una nella Facoltà di Lettere l'altra nel municipio di Palermo, parte il «no al ddl Fini» che oggi sarà il tema dominante del corteo di studenti, politici e operatori che partirà alle 9 da piazza Politeama e si concluderà a palazzo d'Orleans, a pochi passi dalla sede dell'Assemblea regionale siciliana, dove si terrà la seconda giornata della conferenza nazionale sulle droghe. «Chiediamo la legalizzazione delle droghe leggere eliminando le sanzioni penali per i consumatori e la liberalizzazione delle droghe pesanti con la somministrazione controllata - ha detto Enrico Buemi, deputato dello Sdi - Chiediamo che venga inserita nel programma di Prodi la proposta di legge antiproibizionista sulla droga del 2003 che prevede quattro centri di somministrazione in Italia, di cui uno a Palermo». A Prodi si è rivolto anche Luigi Manconi, secondo cui «in caso di vittoria delle elezione, l'Unione deve costruire una politica radicalmente nuova, partendo da un principio fondamentale: l'autonomia dell'individuo su di sè e sul proprio corpo, rispetto al quale nè la legge nè la morale devono intervenire». «Chiederemo a Prodi - ha sottolineato Capezzone - di cambiare la direzione di marcia nella legislazione che riguarda gli stupefacenti. Lo stralcio del ddl Fini-Giovanardi non fa altro che tutelare le organizzazioni criminali che hanno interessi sul narcotraffico». Per l'eurodeputato Prc Giusto Catania «Prodi deve ascoltare gli operatori e le associazioni che chiedono politiche di riduzione del danno, la legalizzazione delle droghe leggere, l'auto-coltivazione, la depenalizzazione del consumo e l'applicazione delle sperimentazioni più avanzate in Europa sulle droghe pesanti».
Ma il comune denominatore delle due conferenze alternative è stato il netto «no» all'inasprimento delle pene per i consumatori e alla «equiparazione tra droghe pesanti e leggere». «Per riempire il teatro Politeama a Palermo - ha detto Riccardo De Facci del Cnca, il coordinamento nazionale comunità di accoglienza - fino all'ultimo il governo ha contattato individualmente le associazioni a lui vicine, offrendo viaggio e alloggio gratis fino a un massimo di quattro persone». De Facci ha criticato il governo «che non ci ha messo nelle condizioni di confrontarci con un tema delicato come quello delle droghe», sostenendo tuttavia che «purtroppo questo stralcio del ddl Fini non consente l'apertura di un dialogo».
Critici nei confronti del ddl anche Joep Oomen dell'Encod di Anversa, Pien Metaal del Transnational Istitute di Amsterdam e Miguel De Andreas del Clat di Barcellona che alla contro-conferenza hanno portato la loro testimonianza di operatori. «Siamo molto preoccupati - ha detto De Andreas - per quello che sta accadendo in Italia», mentre secondo Pien Metaal «l'Italia sta compiendo dei passi indietro rispetto alla tendenza di apertura delle politiche sulla droga portate avanti in molti Paesi dell'Unione europea». «Bisogna contrastare la politica criminogena del governo - ha sottolineato Manconi - che con questo stralcio vuole trasformare lo stato sociale in stato penale. Oggi nelle carceri italiane il 27% dei detenuti ha problemi di tossicodipendenza. Il combinato legge ex Cirielli e stralcio ddl Fini potrebbero portare in carcere altri 20 mila individui, facendo aumentare al 40% la quota di detenuti con problemi di tossicodipendenza». http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/06-Dicembre-2005/art52.html
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