Torna l'eroina. Ma cambiano i consumatori
Dopo il boom degli «eccitanti» è l'ora dei «sedativi». Ma la dipendenza non è più «il buco» Non sono gli anni `80 Oggi si mescolano più sostanze. Il sociologo Cippitelli: le politiche repressive non aiutano la prevenzione EMANUELE BISSATTINI ROMA Scordatevi la vecchia immagine del tossicomane da eroina disadattato, problematico, corpo estraneo e deviante di una società che non lo vuole, errore di percorso sulla strada della coesione sociale. Dopo anni in cui il fenomeno sembrava sulla via di una regressione pagata al prezzo (salato) di centinaia di campagne di informazione non sempre utili, molto più spesso contestate, dati e addetti ai lavori dicono che consumi e consumatori di eroina sono tornati ad aumentare. Sono la seconda onda dopo quella, devastante, di cocaina, ecstasy, amfetamine (ecstasy) e metamfetamine (speed), che ha contribuito fortemente a determinarla. «C'è stato negli ultimi anni un fortissimo aumento del consumo di eccitanti che determina ora un'impennata di quello dei sedativi», dice Guglielmo Masci, direttore dell'Agenzia Comunale per le tossicodipendenze di Roma. I nuovi eroinomani «sono persone che usano sostanze eccitanti per migliorare sensazioni e percezioni, che esagerano, e hanno bisogno di sostanze come il metadone e l'eroina per scendere, per sedarsi. Anche perché i disturbi di lungo periodo che danno gli eccitanti, dalle sindromi paranoidee a forti tachicardie, spesso sono molto difficili da gestire». Sono consumatori diversi nello stile, nella provenienza sociale, nel modo di vivere, da quelli di 20 anni fa. Si tratta di policonsumatori, ragazzi e ragazze che vivono una vita normale, che non portano necessariamente marchiati sulla pelle i segni di una vita difficile. Giovani. «Da noi i ragazzi che arrivano spontaneamente per problemi di eroina - dice la responsabile di un Sert romano - hanno 20, 25 anni. sono assolutamente trasversali quanto a provenienza sociale, sono il figlio dell'operaio come quello dell'insegnante o del professionista. E sono terrorizzati, perché si trovano alle prese con un problema che non riescono assolutamente a contenere». Hanno il problema di gestire una sostanza difficile in un momento impossibile. Dice Guglielmo Masci:«La difficoltà ulteriore per questi ragazzi è che si trovano ad affrontare l'eroina in una fase difficile della vita, l'adolescenza, in cui non è affatto semplice valutare i rischi che si corrono».
Problema ulteriore è che l'eroina è una vecchia signora che non riesce a nascondere i suoi anni. Alla sua nuova giovinezza si accompagnano antichi pregiudizi, che rendono i possibili interventi più complicati. «Da un lato è più semplice lavorare con un giovane consumatore di eroina, perché ha una storia di dipendenza più breve - dice la responsabile del Sert - dall'altro è più difficile, perché rifiutano i farmaci tipici, tipo il metadone, perché non vogliono considerarsi né essere considerati come dei tossici. E poi adesso anche l'eroina è assunta e vissuta in gruppo, perciò smettere vuol dire uscire dal gruppo. Per un ragazzo non è facile». Non solo. Nuovi modi di assumere vecchie sostanze chiamano nuovi strumenti di intervento che non esistono e non vedranno la luce ancora per molto tempo. «La differenza più grande rispetto agli anni `70-`80, quelli del fenomeno eroina, è che adesso c'è una realtà di policonsumo - dice Claudio Cippitelli, sociologo, presidente del coordinamento nazionale nuove droghe (Cnnd) - dagli anni 90 in poi gruppi che sembravano non osmotici, tipo i consumatori di cannabis o quelli di eroina, per esempio, hanno iniziato a mescolarsi». Chiaramente progetti, mezzi e risorse del pubblico e del privato sociale non riescono neanche lontanamente a tener dietro a cambiamenti così rapidi, anzi, spesso si trovano a combattere anche contro un avversario in più, le linee guida di un governo per il quale la parola d'ordine in materia di tossicodipendenze è repressione. «Oggi il pusher non sei costretto ad aspettarlo in piazza, lo chiami col cellulare - dice Cippitelli - il che vuol dire, per esempio, che diventano più difficili gli interventi classici. Occorrono servizi che siano in grado di effettuare una presa in carico precoce, che non intervengano quando c'è già una dipendenza in atto, ma prima». http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/06-Dicembre-2005/art55.html
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