Prot. 3502234/05 Roma,10_novembre 2005
MINISTERO DELL'INTERNO UFFICIO AMMINISTRAZIONE GENERALE DIPARTIMENTO DELLA P.S. UFFICIO PER LE RELAZIONI SINDACALI 00184 ROMA
OGGETTO: Val di Susa – realizzazione del tunnel della linea TAV/TAC. Sottosezione Polstrada di Susa. “La RFI (Rete Ferroviaria Italiana) ha presentato, nel mese di dicembre 2003, il progetto preliminare della linea TAV/TAC per la tratta nazionale della Torino-Lione. La tratta, da Settimo Torinese a Bruzolo, ha una lunghezza complessiva di circa 44 km, e prevede, rispetto al precedente progetto, una galleria unica da Grange di Brione a Borgone (galleria Musinè-Gravio) di quasi 23 km con il passaggio in galleria anche nella zona di Caprie. Allo scavo principale andrebbero inoltre ad aggiungersi almeno tre “finestre di sicurezza”, ovvero gallerie secondarie in località Rivera, Caprie e Grangetta. Per quanto riguarda invece la tratta internazionale, il progetto prevede il cosiddetto tunnel “di base” di 53 km, da Venaus a St. Jean-de-Maurienne. Nel gennaio 2003 un’equipe di geologi del centro di Geotecnologie dell’Università di Siena ha svolto, per conto di RFI, un’indagine finalizzata alla ricerca di amianto nelle rocce della bassa valle, con prelevamento di 39 campioni in 29 punti di osservazione, ubicati nel territorio compreso fra Grange di Brione e Condove. In circa la metà dei campioni esaminati è stata riscontrata la presenza di amianto in diverse forme. Sulla base di questo studio RFI ha valutato l’estrazione di materiale roccioso contentente amianto: il volume previsto è di 1.150.000 metri cubi (per avere un’idea si pensi ad un grattacielo di base 50 per 50 alto 460 metri); è previsto che circa la metà (500.000 mc) di questo materiale venga stoccato in località Tetti S. Mauro (Almese), dal progetto non risulta previsto un piano di sicurezza che possa impedire la dispersione di fibre d’amianto durante le fasi di lavorazione e di stoccaggio. Tra le malattie causate dall’amianto, il mesotelioma, tumore maligno della pleura, è sicuramente la più grave. Si manifesta dopo 15-20 anni dall’inalazione di particelle di amianto, ma ha una mortalità del cento per cento e conduce a morte in media entro nove mesi dalla diagnosi. Non esiste esposizione sicura, cioè non esiste una soglia di esposizione al di sotto della quale l’amianto sia innocuo. Nella nostra provincia si verificano ogni anno 5 decessi per mesotelioma ogni 200.000 abitanti: è una percentuale molto più alta rispetto a quella nazionale. Nel caso di una prolungata esposizione ambientale, come quella che dovrebbe derivare dalla movimentazione di più di un milione di tonnellate di rocce contenti amianto, i casi di questa malattia potrebbero aumentare di molto.
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Nel massiccio d’Ambin attraversato dal traforo sono presenti numerosi giacimenti di uranio, come documentato dal CNR fin dal 1965; per maggior precisione il materiale presente è pechblenda, forma notevolmente radioattiva; non è conosciuta per il momento una previsione di LTF (la società che gestirà la costruzione della tratta internazionale) sulla quantità di uranio che potrà essere contenuto nel materiale estratto (cosiddetto smarino): ben 15 milioni di metri cubi, pari a sei volte il volume della piramide di Cheope. L’uranio si disperde nell’aria e può essere inalato, ma soprattutto contamina le falde acquifere e va ad inquinare i corsi d’acqua che possono essere utilizzati per l’irrigazione. L’uranio, se inalato o ingerito, provoca contaminazione interna e può essere causa di linfomi. Un recente studio dell’Istituto Superiore di Sanità ha evidenziato un incremento di linfomi di Hodgkin nei militari impiegati in missione di pace nei Balcani ed esposti all’uranio impoverito: ben il 236% in più rispetto alla popolazione non esposta. L’uranio che potrebbe essere estratto nelle nostre zone è notevolmente più radioattivo di quello impoverito a fini bellici. La situazione che si prospetta per il nostro territorio è, a nostro avviso, estremamente preoccupante, tale da configurare la concreta possibilità di severi danni alla salute pubblica. Come medici operanti in Val di Susa crediamo sia nostro dovere pretendere che siano attivate misure di sicurezza tali da impedire la contaminazione del nostro territorio. Quanto sopra riportato è un documento di 100 medici di base della Val di Susa. ___________________________ La realizzazione del tunnel della linea TAV/TAC è oggetto di fortissime contestazioni da parte dei cittadini della Val di Susa e da esponenti politici di quella zona, anche se sembra che sull’esigenza di attuare tale opera si trovano d’accordo sia il centro-destra che il centro-sinistra.
Non è certo nelle intenzioni del COISP schierarsi dall’una o dall’altra parte. Noi riteniamo irragionevole non condividere le esigenze di realizzare nuove infrastrutture, sempre che esse siano realmente utili al nostro paese, ma in ugual modo riteniamo che mai le realizzazioni di tali opere debbano poter essere causa di gravi malattie ai cittadini.
Le forti preoccupazioni espresse dai comitati dei cittadini della Val di Susa e da quei medici troverebbero fondamento nelle analisi effettuate sulle rocce della valle da istituti specializzati e dal fatto che sembra che non siano stati messe in conto idonee misure di sicurezza volte ad impedire una pericolosissima dispersione delle fibre di amianto, la cui presenza in quella zona viene data per assodata. Sembra che nei progetti non vi sia il minimo accenno ad un piano di messa in sicurezza dell'amianto estratto (è previsto semplicemente uno stoccaggio in valle a cielo libero), che con i frequenti venti della ValSusa verrebbe distribuito e respirato in tutta la cintura ovest di Torino ed in Torino stessa.
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Il tracciato della costruenda linea ferroviaria ove verrà effettuato il tunnel della TAV è a brevissima distanza dalla Sottosezione Polstrada di Susa ed anche quei nostri colleghi sono fortemente preoccupati per la propria salute e di quella delle loro famiglie. E ciò anche in ragione della attuale situazione epidemiologica della Valle di Susa in cui recentemente sembra essersi registrato un notevole aumento di tumori in genere, ed in particolare di quelli del sangue, segnatamente nei territori limitrofi alla diga AEM di Venaus, per la cui realizzazione sono stati movimentati milioni di metri cubi di rocce della stessa composizione di quelle in cui si andrà presto a scavare per il T.A.V..
È una situazione veramente preoccupante. Plaudiamo quindi alle dichiarazioni del Ministro dell'Ambiente Altero Matteoli il quale, sul tema delle proteste contro l'Alta velocità in Val di Susa, ha affermato che "Se troveremo amianto fermeremo subito i lavori" – "Ma se si vuole persino proibire di andare ad acclarare se esiste un rischio amianto vuol dire che si protesta a prescindere". Bene, il COISP non “protesta a prescindere” ma inviterà i poliziotti della Val di Susa a segnalare immediatamente l’eventuale rinvenimento, durante gli scavi, del citato o di altri pericolosi materiali. Quindi chiederà a codesto Dipartimento di intervenire per tutelare la salute dei cittadini e dei poliziotti e chiederà al Governo di bloccare i lavori nell’immediatezza. In caso contrario non esiteremo a protestare in massa unitamente alla popolazione per tutelare la vita umana.
Oggi comunque, considerato che l’analisi dell’attuale situazione non sembra far pensare ad una cessazione delle proteste dei cittadini ma piuttosto ad un aumento delle stesse con l’inizio degli scavi, considerato che ciò non potrà non rendere necessaria una presenza costante delle Forze di Polizia per consentire il regolare svolgimento dell’opera, si invita codesto Dipartimento a predisporre idonee misure, anche con la dotazione di giusti dispositivi di sicurezza, nei confronti di quel personale che si troverà ad operare nelle zone limitrofe agli scavi e che, nel caso di rinvenimento delle suesposte materie pericolose, si troverebbe ad essere esposto ai loro effetti altamente nocivi.
Nell’attesa di cortese urgente riscontro, l’occasione è gradita per porgere cordiali saluti.
Il Segretario Generale Aggiunto Franco Maccari
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