Chiesa e Governo contro la 194:
Che la revisione della legge 194 sull'aborto non sia in calendario per questo governo è un dato quasi certo. Ma allora perché ogni tanto, a scadenze regolari, vescovi e politici di turno tuonano contro l'aborto, chi vi ricorre, chi lo sostiene ed invocano rispetto per la vita? Tutte in questi ultimi giorni abbiamo potuto constatare alcune novità: - il comitato etico ha accolto tutte le richieste di Storace e a Torino abortire attraverso l'uso della pillola RU486 sarà sempre più complicato ed occorrerà essere ricoverate per almeno 3 giorni (paradossalmente l'intervento chirurgico "classico" e più invasivo avviene in day hospital). - Storace minaccia di bloccare l'importazione della pillola alle frontiere, dimostrando di aver dimenticato le stesse leggi del "suo" parlamento, pur di mettere un freno a questo metodo abortivo (del resto un altro rappresentante del suo partito, tempo fa, aveva con molta finezza definito la ru486 "pillola stura utero"). - Storace, ancora lui, continua con l'opera iniziata quando era presidente della regione Lazio: l'affossamento dei consultori, la schedatura delle donne che chiedono di abortire e l'introduzione di volontari del Movimento per la vita nei consultori stessi. - Ruini plaude e conferma il ruolo della chiesa di difensore della vita. Tutto ciò nel pieno rispetto della legge! Effettivamente non c'è alcun bisogno di cambiare la legge 194: come dice il ministro, basta applicarla! Infatti la 194 prevede (al punto 2) la presenza di volontari all'interno dei consultori e prevede anche che i medici debbano contribuire a superare le cause che inducono una donna ad abortire. Sarebbe pericoloso oggi attaccare direttamente una legge che fu sostenuta nel 1981, al momento del referendum, da una maggioranza inusuale per la storia italiana: votò quasi l'80% ed i no all'abrogazione della legge ottennero l'88,4%. Ciò che viene perseguito oggi quindi non è cambiare la legge, ma cambiare la mentalità. Ristabilire un ruolo subalterno della donna alle istituzioni. Oggi riportare nei consultori persone "buone" che "ne sanno più di te", che "aiutano a superare i problemi" è ancora una volta un mezzo per aumentare i sensi di colpa. È facile previsione affermare che i volontari non faranno "prevenzione" ma dissuasione. I consultori, che al loro nascere negli anni '70 erano, almeno la maggioranza, luoghi in cui le donne si incontravano consapevolmente e trovavano aiuto e rispetto, diventano oggi luoghi in cui si incontrano i "missionari", pronti a diffondere il verbo e una concezione della vita basata sull'accettazione, sul sacrificio, sul dovere. Oggi la chiesa si trova costretta a serrare le fila: di fronte alla crisi sempre più crescente che sta attraversando, ha la necessità di ricostruire la sua potenza e può farlo solo attraverso discorsi ideologici che riaffermino il suo ruolo di controllore e repressore. Nessuna donna è favorevole all'aborto: basterebbe un po' di buon senso per capire questo. Il ricorso all'aborto è sempre un dramma o quantomeno una sconfitta perché costringe a fare i conti con la propria incapacità di controllare il proprio corpo e il proprio futuro e qualsiasi donna ne farebbe a meno. Ma quando ne ha la necessità vorrebbe essere libera di scegliere. La legge 194 (già da tempo affossata dai medici obiettori di coscienza che raggiungono quasi il 70% ) verrà dunque usata non come mezzo per garantire assistenza medica, ma come un modo per controllare le donne, i loro corpi, i loro pensieri attraverso aiuti caritatevoli. Dopo gli insopportabili depliant pubblicitari del movimento della vita diffusi da tempo in ospedali e consultori, quasi sempre con il sostegno anche economico delle regioni, oggi ci ritroveremo "il verbo" in diretta. Ciò che sta accadendo in questi giorni ci ricorda ciò che già sappiamo: una legge non riesce a difendere nessun diritto. Essa può essere usata come aiuto se il movimento è forte ma anche, al contrario, come arma contro le donne in momenti di debolezza dei movimenti sociali. Se questo è vero sappiamo che cosa dobbiamo fare…
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