Dopo il fallimento sulla procreazione assistita a cui in molti e molte (anche a sinistra) si sono sottratti, destra italiana e chiesa si sentono ancora più legittimati ad attaccare la legge 194 (e quindi anche i consultori) e l'autodeterminazione delle donne.
Qui sotto uno tra i tenti appelli contro questi attacchi.
La Legge 194 “Norme sulla tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza” è una buona legge che, nella sua sperimentata applicazione, le donne hanno usato facendo valere la propria autonomia. Se la legge ha retto nel corso del tempo agli attacchi ripetuti e mai sopiti cui è stata sottoposta, tra cui il referendum abrogativo del 1981, è perché nella pratica essa non ha incentivato l’aborto, ha garantito assistenza a chi ne ha avuto necessità, e soprattutto si è affidata al senso di responsabilità delle donne. Oggi la si vuole snaturare con nuovi insidiosi tentativi di colpire ciò che da sempre i suoi oppositori non vogliono accettare: il principio di libertà e responsabilità della donna nella procreazione che la Legge 194 sostiene con il riconoscimento a lei della decisione finale.
Per questo la Legge 194 non è una delle tanti leggi. L’autodeterminazione delle donne è la competenza a decidere della propria vita a partire dalle scelte di sessualità e di maternità.
La proposta di aprire un’inchiesta parlamentare sull’applicazione della Legge è dettata da un intento di colpevolizzazione delle scelte femminili. Le donne non ricorrono, mai e poi mai, all’aborto con leggerezza e la Legge 194 non è abortista. Sappiamo già di cosa ci sarebbe bisogno: investire di più nella prevenzione, rendere più efficienti e rispettosi della donna i servizi sanitari e la rete dei consultori in tutto il territorio nazionale, far fronte a nuove domande come quella proveniente dalle migranti.
Nel Paese si sono realizzate, anche grazie alla professionalità di operatori e operatrici, importanti esperienze: sono queste i significativi riferimenti per un completamento e una qualificazione della rete dei consultori, piuttosto che la presenza di “volontari” del Movimento della Vita.
Rifiutiamo, invece, quelle proposte che vogliono interferire con la libertà di scelta delle donne, usando ogni mezzo, anche quello monetario, illusoriamente dissuasive e irrispettose della dignità femminile.
Le donne sono soggetto responsabile di scelta. Il riconoscimento della libertà e responsabilità della donna sulla propria vita, a partire da quello sulla procreazione, è principio indisponibile.
Per questo è importante l’impegno di donne e uomini per la riuscita della annunciata manifestazione nazionale promossa dall’assemblea delle donne di Milano.
Chiara Acciarini, Fulvia Bandoli, Mara Baronti, Gloria Buffo, Marisol Brandolini, Elisa Castellano, Paola Concia, Silvana Dameri, Cecilia D’Elia, Titti Di Salvo, Valeria Fedeli, Betty Leone, Mara Nardini, Marisa Nicchi, Laura Pecchioli, Simonetta Pellegrini, Morena Piccinini, Silvana Pisa, Giulia Rodano, Nicoletta Rocchi, Alba Sasso, Lalla Trupia, Katia Zanotti.
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