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LIBERTA' PER MARCO !
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nolimpix Monday, Dec. 26, 2005 at 12:12 AM |
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il carcere infinito le case di lavoro
"RIDETE? AH! IL PROMESSO SHOW, STATE PER ASSISTERE AL PIU' AMBITO SPETTACOLO DAI GIUSTI: IL ROGO DELL'INGIUSTIZIA! OH...SUBLIME! ...PECCATO NON VEDRETE, SIETE LO SPETTACOLO RIDETE!" marco
Qualche mese fa mi è capitato tra le mani una specie di “breve saggio”, scritto da un detenuto (internato), che ha 47 anni di cui 27 li ha passati in carcere. Conosco un certo numero di persone che hanno vissuto quella che è la più orribile istituzione dello stato, del potere, dei ricchi. Le forme di restrizione alla libertà sono molte, ricordiamo, ad esempio, i domiciliari che stanno vivendo da tempo alcuni partecipanti al corteo antifascista che sfilò a Torino in risposta all’infame attacco al Barocchio conclusosi con due accoltellati. Ci sono molte altre forme che lo stato usa per limitare la libertà, ma la peggiore è, a mio avviso, la galera; quest’ultima alle volte cambia nome, un po’ come tutto ultimamente (la guerra non è più guerra, ma missione di pace o antiterrorismo). Di galera voglio parlare e far parlare. Voglio e posso dar voce ad un certo numero di persone che vivono direttamente o meno il carcere. Mi piacerebbe creare un dibattito, dare informazione e dar voce e spazio a chi solitamente non a che fare con i nostri canali (alternativi). Insomma sentire racconti di chi, come Vincenzo (l’autore del “breve saggio” che ho battuto riportando fedelmente parola per parola compresi gli errori grammaticali…) ha vissuto il carcere per parecchi anni; racconti di persone che sono state in carcere assieme ad Horst Fantazzini, ed hanno vissuto le più grandi rivolte avvenute nei carceri italiani (ad esempio racconti delle punizioni avvenute a Volterra dopo la famosa rivolta dove era presente lo stesso Horst, furono portati a due per volta in corridoio lungo una decina di metri e largo due che aveva una sola via di uscita, la quale si trovava dietro le spalle di quindici poliziotti in tenuta antisommossa armati dell’immancabile manganello) conoscere e vedere le diverse sfaccettature di cose che forse conosciamo, ma non da diversi punti di vista; conoscere i più grossi cambiamenti, in termini legali, degli ultimi anni che hanno cambiato i rapporti umani all’interno delle carceri (prima i detenuti si sostenevano molto tra di loro, schierati contro il nemico comune, ora invece ognuno per sé). Beh avete capito vorrei sapere e far sapere il più possibile, discutere e se possibile aiutare (conosco persone che vivono e rischiano per aiutare sconosciuti che “vivono” loro malgrado in galera). Per ora vi propongo uno scritto sulle case di lavoro, chi lo scrive non è un anarchico non è nemmeno comunista, ma leggete un po’….
-il titolo è mio-
Ergastolo bianco
La casa di lavoro è una misura di sicurezza detentiva, qualche volta viene data in sentenza come pena accessoria ma il più delle volte è un aggravamento della libertà vigilata, la danno per abitualità, professionalità o per tendenza. L’abitualità comporta come durata minima anni 1 o 2; la professionalità: durata minima anni 3 e per tendenza durata minima anni 4. Si parla di durata minima perché non c’è una fine certa. Quando scade il periodo della durata minima fanno una camera di consiglio per valutare se hai dato dei segni di reinserimento, se ritengono che ciò non è avvenuto te l’aumentano e quando termini l’aumento fanno di nuovo la camera di consiglio e si va sempre avanti di questo passo finche non pensano che le cose stanno cambiando. Solo una volta su cento si riesce ad ottenere nel corso della prima camera di consiglio la revoca totale della misura altrimenti il più delle volte ti fanno uscire con un anno di libertà vigilata e se trasgredisci a qualche prescrizione torni in casa lavoro e ricominci da capo la misura che ti era stata data all’origine. Solitamente si continua di questo passo per moltissimi anni e per questo motivo viene definita “ergastolo bianco”. In Italia ci sono quattro case di lavoro: Castelfranco Emilia (Mo) circa 30 internati; Saliceta San Giuliano (Mo) circa 25 internati; Sulmana (Aq) circa 50 internati e Favigliana (Tp) meno di 10 internati. Nel caso durante l’internamento avviene un aggravamento, la stessa viene tramutata in colonia agricola e vieni mandato in Sardegna Isili (Nu) circa 20 internati. Saliceta San Giuliano è una struttura adibita solo a casa di lavoro, ha le stesse modalità di un carcere ma per fortuna c’è una direttrice (Dallara) che si interessa agli internati ed è in stretto contatto con il Magistrato di Sorveglianza e questo da la possibilità agli internati di usufruire spesso di licenze trattamentali che danno la possibilità agli internati di potersi trovare un lavoro e di riallacciare i contatti con la famiglia. Castelfranco Emilia fino a un anno fa era solo Casa di lavoro ma ora ha solo una sezione perché il resto è diventata casa di reclusione. Il magistrato è lo stesso di Saliceta ma la direzione si interessa in po’ meno e gli internati escono con un pochino più di difficoltà. A Sulmona gli internati si trovano in due sezioni all’interno della casa circondariale. Le prime licenze si cominciano ad ottenere dopo 4/5 mesi ma sono più brevi di quelle che si ottengono in Emilia Romagna. Il trattamento è lo stesso sia in nelle sezioni adibite al carcere che nelle sezioni adibite a casa di lavoro. A Favigliana di andare in licenza non se ne parla proprio, essendo casa di reclusione è piena di ergastolani e di persone che devono scontare tanti anni di carcere. Gli internati li tengono al 3° reparto ma nello stesso reparto ci sono anche tanti reclusi, il trattamento è lo stesso. Nel 2004 e nei primi due mesi del 2005, non c’è stato un internato che sia andato in licenza. Per natale 17 reclusi (anche con pene alte) hanno ottenuto il permesso premio ma gli internati niente. Quando sei internato non puoi usufruire dei 90 giorni di liberazione anticipata che spettano ai detenuti in caso di buona condotta e siccome ti mandano in casa di lavoro solo dopo che hai scontato per intero la pena che ti era stata inflitta per i reati che avevi commesso, ti trovi lì senza alcun reato e quindi l’internato non usufruisce né di indultino, né di eventuali amnistie e indulti. Come si può notare dai numeri, gli internati in Italia sono circa 130 e di questi sono una piccolissima parte che riescono a venirne fuori perché solitamente si va in casa di lavoro dopo avere scontato una vita di carcere e durante tutti gli anni trascorsi in carcere quasi tutti hanno perso i contatti con la famiglia: chi si è lasciato con la moglie e i figli si sono fatti grandi e vivono una loro vita, chi ha perso i genitori perché con il passare degli anni si sono fatti anziani e molti sono deceduti e così via. Oltretutto la popolazione internata è formata per circa il 50% da persone che in passato avevano o hanno ancora problemi di alcolismo o di tossicodipendenza. Con tutte le ristrettezze che ti vengono imposte quando ti mandano in licenza è molto difficile mettere a frutto quei giorni per costruire qualcosa di buono. Non è molto facile da spiegare ma è veramente difficile venire fuori da un ingranaggio che ti stritola giorno dopo giorno. E’ molto difficile accettare di seguire delle regole quando ci si rende conto che si è dentro senza alcun reato e anche se la parola “casa di lavoro” può dare l’idea di qualcosa di meno duro, non è così! Si è all’interno di una struttura che non ha niente di diverso dal carcere. I custodi sono gli agenti di polizia penitenziaria e anche per lavorare si aspetta il turno come in qualsiasi carcere. A Castelfranco oltre ai soliti lavori che ci sono in ogni carcere (scopino - cucina detenuti – spesino – e piccola manutenzione interna) c’è una piccola azienda agricola vi lavorano circa 5 persone è all’esterno della struttura ma sempre all’interno di un recinto guardato da un agente e vi lavorano solo persone che già usufruiscono di licenza e ci vuole il permesso del giudice. Siccome sono in pochi, cercano di far lavorare un po’ tutti a rotazione. Le ore d’aria sono le stesse che ci sono in tutte i carceri e fino alle 19 per molte ore si può stare nei corridoi, sempre con le guardie che ti tengono d’occhio. Le sbarre delle finestre le sbattono per un controllo 2 volte al giorno, le conte vengono effettuate dal capoposto negli stessi orari in cui le fanno negli altri carceri. A Saliceta i lavori interni sono ancora di meno e a parte qualche lavoro di responsabilità, gli altri lavorano tutti a rotazione (lavori un mese e poi aspetti di nuovo il tuo turno). A Sulmona sia i controlli che la sorveglianza e il lavoro si svolgono allo stesso modo sia nelle sezioni detenuti che in quelle internati. Quando in TV parlano per i vari fatti di cronaca del supercarcere di Sulmona, non accennano mai al fatto che all’interno ci sono anche due sezioni per internati. A Favigliana il discorso si differenzia da tutti gli altri: le sezioni o reparti, si trovano 7 metri sotto il livello della strada, infatti quando si arriva appena terminano con le perquisizioni, si scendono delle scale e siccome è tutto sottoterra, nelle celle non ci sono finestre, le celle danno direttamente sui passaggi, sia che sei internato o recluso, non fa differenza, a passeggio vanno insieme detenuti e internati, quando piove non si può uscire dalla cella perché non esistono corridoi e ai passeggi non esistono tettoie. Quando piove è anche un problema per il mangiare che passano con i carrelli perché appena alzano il coperchio, il mangiare si riempie di acqua. Sia l’educatore che la direzione dicono che non sono preparati per gli internati ma continuano ad accettare persone in casa di lavoro. In superficie c’è un capannone adibito a sartoria e tessitoria, vi lavorano sia detenuti che internati, è sempre un posto recitato e controllato da agenti. Un po’ più di un anno fa è andato il Ministro di giustizia “Castelli” senza neanche visitare tutti i reparti ha detto che come posto era invivibile e che bisognava chiuderlo, nel giro di due mesi hanno fatto partire circa la metà dei reclusi, sembrava che chiudeva da un momento all’altro ma poi una volta trascorso quel momento, le persone sono tornate ed è di nuovo pieno come prima. Circa 5 mesi fa è venuta in visita un altra commissione, anche lì hanno fatto sembrare che il carcere stava per chiudere da un momento all’altro e subito doveva essere eliminata da quella struttura la casa di lavoro, ne hanno parlato i telegiornali locali ma poi non è cambiato niente. Le voci dicono che trattandosi di una piccola isola, d’estate vive sul turismo ma per il resto dell’anno l’economia dell’isola si basa sul carcere e quindi finche non faranno una nuova struttura (si dice che presto inizieranno i lavori) tutto rimarrà così com’è adesso. Quando durante la casa di lavoro ti arriva una carcerazione definitiva da scontare, ti sospendono la casa di lavoro, ma non cambia niente, cambia solo la dicitura in matricola, da internato passi a detenuto. Nonostante la mia famiglia sia residente a Torino, dopo un lungo periodo trascorso in casa di lavoro a Castelfranco Emilia, alla direzione arrivarono voci su un mio probabile cattivo comportamento e mi trasferirono a Favigliana, fregandosene che avevo una famiglia e che essendo così distante non avevo la possibilità di fare dei colloqui e nonostante le mie numerose istanze per ottenere il trasferimento in un istituto un pochino più vicino, mi hanno sempre risposto di no. Da queste robe si potrà capire perché uno si incattivisce con certi tipi di istituzioni. Uno si rende conto di continuare a stare in carcere nonostante abbia pagato fino all’ultimo giorno le pene inflitte per i reati commessi, in più ti mandano su un isoletta a 2000 km di distanza e non contano le leggi previste per gli internati nonostante siano riportate dal codice. La cosa che ogni internato si chiede è questa: ma possibile che in tutt’Italia siano sempre e solo noi ad essere giudicati irrecuperabili? Le case di lavoro furono ideate da Mussolini e vi metteva dentro gli antifascisti dell’epoca, poi le hanno usate per tutti quelli che erano imputati per prostituzione e maltrattamenti in famiglia ed ora piuttosto che eliminarle, si sono inventati nuove categorie da rinchiudervi. Si parla tanto di garantismo ma questo problema che per gli internati è grosso ma per lo stato è minuscolo, non viene mai discusso. La maggior parte delle persone non sanno che esiste la “casa di lavoro” e qualcuno che per caso ne ha sentito parlare, non riesce ad immaginarsi di cosa si tratta.
-Quello che segue e un altro scritto di Vincenzo il titolo e suo-
“BEATO “A,, PINOCCHIO” Di un articolo letto sulla “Repubblica”, mi ha colpito oltre al titolo (se Pinocchio finisse in carcere) anche l’interpretazione della fiaba di Pinocchio. Noi siamo qui perché siamo stati dichiarati “delinquenti abituali o professionali”; questi titoli ci vengono assegnati perché nell’arco della nostra vita abbiamo commesso più di un reato, peraltro tutti pagati con la galera. Alcune volte e in alcune città i Magistrati di Sorveglianza supponendo che forse la nostra indole ci porterà a commettere altri reati ci da uno, due tre anni di durata minima di misura di sicurezza detentiva, chiamata Casa di Lavoro. Siamo un centinaio in tutta Italia, per chi non sa potremmo sembrare i più cattivi d’Italia e invece se viene qualcuno a farci visita si accorge che il nostro non è neanche un mondo carcerario, è un sottomondo. A Castelfranco Emilia siamo una ventina, quasi la metà è senza famiglia e quindi manca loro persino l’affetto di una persona cara, quasi tutti abbiamo problemi di tossicodipendenza o di alcolismo, però quello che ci provoca inquietudine è sapere che non è un obbligo metterci in carcere senza reato, perché fuori come noi ce ne sono centomila! E sono fortunati in quanto abitano in città dove i Magistrati di Sorveglianza capiscono che la Casa di Lavoro, nonostante il nome possa trarre in inganno, è un carcere a tutti gli effetti. Quindi non ritengono opportuno confinare all’interno di queste strutture persone che forse domani commetteranno un reato. A quest’ora Pinocchio sarebbe il mio vicino di cella, perché ne combina una dietro l’altra e ogni volta si pente e giura di non farlo più, ma ogni volta ci ricasca. Cap.V: “Il Grillo Parlante aveva ragione. Ho fatto male a rivoltarmi al mio babbo e a fuggire da casa…..”. Cap.VIII: “Vi prometto, disse il burattino singhiozzando, che da oggi in poi starò buono…..”. CAP XVII: “Oh! Ma un’altra volta non mi farò tanto pregare! Mi rammenterò di quei conigli neri, con la bara sulle spalle….” CAP.XX: Liberato dalla prigione, dice fra sé e sé, “Ma da questa volta in là, faccio proponimento di cambiare vita e diventare un ragazzo ammodo e ubbidiente….”. CAP.XXI: Acchiappato mentre ruba l’uva moscatella, piange, : “Un’altra volta non lo farò più….”. CAP.XXIII: “Perché non sono morto io, che sono tanto cattivo?….Voglio stare sempre col mio Babbo e non lasciarlo più, più, più!”. CAPXXV: “Da oggi in poi voglio mutare vita!”. CAP.XXIX: “Io sono un monello, che prometto sempre di correggermi e non mantengo mai!…”. CAP.XXX: “Ma ora non ci ricasco più!…”. Perfino la Fata perde la pazienza ad un certo punto: “Anche per questa volta ti perdono, ma guai a te se ne fai un’altra delle tue!…”. Ma la fata ha un principio saldo: “Dai ragazzi buoni di cuore, anche se sono un po’ monelli e avvezzati al male, c’è sempre da sperare che rientrino sulla vera strada: Come possono una piccola parte dei Magistrati di Sorveglianza ergersi alla stregua di Dio: - Va e non peccare più!!-. Fanno ridere perché, per gettare fumo negli occhi o per cattiveria pura marchiano come pericolosi sociali un centinaio di persone senza chiedersi come mai nell’ultimo decennio la popolazione detenuta è raddoppiata: da trentamila è passata a sessantamila!!. Meno male che Pinocchio non ha trovato il mio Magistrato di Sorveglianza, altrimenti a quest’ora sarebbe il mio vicino di cella… alla “12” della sezione bronx!!
vincenzo
Vincenzo ha scritto tutto ciò per informare, per far sapere. Voleva usare qualsiasi canale e non aveva e non ha paura di firmare col suo nome e cognome, (ho deciso io di non mettere il suo cognome essendo fortemente perseguitato dalla legge). Quando presi in mano le pagine da lui scritte vennì a conoscenza del fatto che dovevano arrivare in mano ad un giornalista della Repubblica (di cui non faccio il nome per rispetto di una persona a me cara che purtroppo ha dei rapporti con lui) che, a suo dire, le voleva pubblicare e commentare; per me fu inutile, poi ho un profondo odio per il giornalismo e quindi per i giornalisti servi nelle mani dei potenti, inventori folli di realtà inesistenti, “deformatori” laureati della verità…infami è il giusto epiteto. Ma ovviamente nessuno pubblicò l’articolo. Lo faccio io (anche se non posso essere sicuro che nessun giornalista non lo pubblichi in futuro, dato che il testo originale è stato restituito). Spero giri in più canali possibili, spero si crei un dibattito e spero non rimanga una goccia…spero in un acquazzone, io da parte mia butterò altra acqua…
HO UN SOGNO NEL CUORE, UN PENSIERO, LA CHIAMANO UTOPIA...L'ANARCHIA! PER UN MONDO SENZA GALERE... A.C.A.B. marco “pino” -_entropia_-@libero.it
Marco libero Libertà per gli antifascisti/antirazzisti torinesi Libertà per tutti i detenuti
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MASSIMA SOLIDARIETA' A MARCO...
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Comitato di lotta popolare notav Monday, Dec. 26, 2005 at 12:15 AM |
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Esprimiamo la nostra solidarietà a Marco, arrestato per la manifestazione di Torino in risposta allo sgombero del presidio di Venaus. Denunciamo con forza il clima che la questura e la magistratura torinese stanno instaurando teso a criminalizzare la lotta no tav ed attaccare frontalmente ogni forma di dissenso,e di antagonismo, tenendo ancora agli arresti gli antifascisti dopo più di sei mesi di detenzione, arrestando e denunciando chi lotta. ancora una volta: non un passo indietro! a sarà dura! no tav comitato di lotta popolare centro sociale Askatasuna
http://www.notav.info
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POLETTO STAI ZITTO, L'ABORTO E' UN DIRITTO
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Precari sociali Monday, Dec. 26, 2005 at 9:49 AM |
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Torino, 8 fermi e denunce per protesta femminista davanti alla Curia Il corpo delle donne non si tocca!! 8 fermate/i e identificate/i dopo l’iniziativa alla Curia
Questa mattina, in quanto universitari/e precari/e del Movimento Facciamo Breccia abbiamo manifestato davanti alla Curia Metropolitana di Torino contro gli ultimi attacchi della legge 194 sull’aborto da parte del Vaticano e contro le affermazioni del Cardinale Poletto.
L’iniziativa è stata assolutamente pacifica. Abbiamo attaccato due striscioni alle pareti esterne della Curia con scritto “PIU AUTODETERMINAZIONE, MENO VATICANO” e “POLETTO STAI ZITTO, L’ABORTO E’ UN DIRITTO” e distribuito volantini. A quanto pare la Chiesa non accetta pareri diversi ai suoi, infatti dopo che ci siano allontanate, in Via Roma abbiamo avuto una dimostrazione della vera carità cristiana. E’ stato richiesto infatti l’intervento delle forze dell’ordine per farci inseguire e fermare per cosiddetti “accertamenti di identità.” Nonostante tutti avessero con sé i documenti siamo stati/e trasferiti/e in questura a forze di spintoni, insulti e minacce (pare che una di noi sia stata apostrofata con un volgarissimo “il***** te lo metto in bocca”).
Adesso con una denuncia per vilipendio alla religione e manifestazione non-autorizzata siamo ancora più determinati/e a lottare per i diritti della donna, il laicismo e l’autodeterminazione. Tutto questo nella Torino, addobbata a festa sia per le imminenti feste natalizie sia per “l’evento”, ovvero queste olimpiadi invernali che finora hanno significato solo un aumento della repressione verso che vuol fare uscire una voce diversa, nella stessa Torino che vuole essere capitale internazionale della cultura, che invece è diventata il laboratorio della cancellazione dei diritti, sul corpo delle donne, verso gli immigrati e nelle montagne della Valsusa.
TUTTI INSIEME A MILANO IL 14 GENNAIO! CONTRO LA DITTATURA DEL VATICANO E PER LA LIBERTA DI SCELTA!
FACCIAMO BRECCIA
Giovedì, 22 Dicembre 2005 - 09:08
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COCA COLA POLETTO E CHIAMPARINO FUORI DA TORINO
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tmcrew Monday, Dec. 26, 2005 at 10:01 AM |
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COCA COLA POLETTO E CHIAMPARINO FUORI DA TORINO
TORINO - "Bisogna boicottare la Coca-Cola, togliendo lattine e bottigliette dai distributori automatici presenti negli edifici comunali". Lo dice un ordine del giorno , approvato lunedì notte da una parte del Consiglio di Torino. E' la città che dal 10 febbraio ospiterà le Olimpiadi invernali, che hanno proprio la multinazionale (già nel mirino qualche settimana fa di un paio di consigli di circoscrizione di Roma) tra i principali sponsor. Il documento è stato proposto da due esponenti di Rifondazione comunista e dei Comunisti italiani, Beppe Castronovo e Gianguido Passoni, "per esprimere una denuncia nei confronti dell'azienda", perché "negli Stati Uniti la Coca-Cola è stata citata in giudizio, per violazione dei diritti umani, dai sindacati di alcune imprese colombiane imbottigliatrici della bevanda". Si teme soprattutto un serio danno d'immagine a meno di tre mesi dall'inizio dei Giochi, mentre non dovrebbe esserci alcun effetto pratico. L'ordine del giorno è un semplice invito e i distributori comunali dovrebbero continuare a fornire Coca-Cola.
Il sindaco ha provato, l'altra mattina, a liquidare la sortita dell'assemblea municipale con una battuta: "Parafrasando Lenin, che diceva "l'estremismo è una malattia infantile del comunismo", io dico che l'infantilismo è una malattia senile del comunismo". In realtà Chiamparino non ha per nulla gradito la scarsa tenuta della sua coalizione (Rifondazione a Torino è all'opposizione), con Ds e Margherita che hanno lasciato libertà di voto ai consiglieri (i capigruppo della Quercia e dell'Udeur sono tra gli astenuti). "Basta con questa storia delle Olimpiadi intoccabili - ha commentato invece uno dei proponenti, Passoni del Pdci -. E' stata un'iniziativa un po' provocatoria per mettere in risalto il nodo dei diritti umani calpestati".
http://www.tmcrew.org/killamulti/cocacola/
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Arcivescovo Torino risponde a manifestazione anarchici
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Ansa Monday, Dec. 26, 2005 at 10:18 AM |
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La Chiesa non puo' essere 'zittita', perche' e' come 'voler zittire la voce di Dio'. In questo passaggio dell'omelia che il cardinale di Torino, Severino Poletto, ha pronunciato in Duomo durante la messa di Natale di mezzanotte, sono riecheggiate le polemiche scoppiate a Torino dopo la manifestazione che un gruppetto di anarco-antagonisti ha inscenato nei giorni scorsi davanti alla Curia. 'Poletto zitto, l'aborto e' un diritto', si leggeva in uno striscione appeso ai muri dell'Arcivescovado, al cui portone era anche stato affisso un preservativo, nove i giovani denunciati dalla polizia per vilipendio. La scorsa notte il cardinale e' tornato su questo concetto: 'Non c'e' prospettiva di poter sperare in una umanita' migliore - ha affermato - escludendo Dio e la Chiesa come realta' attraverso la quale Dio parla e si comunica agli uomini. La Chiesa, noi tutti, perche' la Chiesa siamo tutti noi battezzati, e' la voce che ricorda agli uomini la strada che Dio ha tracciato per la loro felicita'. Voler zittire la Chiesa, impedirle di annunciare i valori del Vangelo, che partono proprio dalla grotta di Betlemme, significa voler zittire Dio, non voler sentire la sua voce, che e' sempre una voce di misericordia e di amore'.
http://www.ansa.it/main/notizie/regioni/piemonte/news/2005-12-25_2208441.html
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Ingiustificato il fermo elle/dei militanti del Movimento Facciamo Breccia.
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cgil torino Tuesday, Dec. 27, 2005 at 7:35 PM |
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Comunicato stampa cgil torino su fermi e denunce avvenuti ieri delle/dei militanti del Movimento Facciamo Breccia
La CGIL di Torino ritiene ingiustificato il fermo e l’identificazione delle/dei militanti del Movimento Facciamo Breccia che hanno manifestato pacificamente le proprie idee contro le ingerenze delle gerarchie ecclesiastiche sulla Legge 194, legge che promuove con grande equilibrio politico ed etico la maternità libera e consapevole. Non condividiamo tale intervento ed esprimiamo solidarietà alle/ai militanti del movimento colpiti.
Torino, 21 Dicembre 2005
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E i giornali cosa dicono...
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iskra Tuesday, Dec. 27, 2005 at 7:39 PM |
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Rassegna stampa sulle denunce del 21/12/2005
La Digos di Torino ferma un gruppo di femministe. Avevano manifestato in difesa della 194 Laicità. Riesumato il reato di ''vilipendio alla religione'' per una protesta nei pressi della Curia. Un vecchio slogan sembra tornato d'attualità: ''Tremate, tremate le streghe son tornate'' Roberto Mastroianni
Molti credevano che il femminismo fosse morto, e molti altri che il Medioevo fosse finito. Tutte e due le ipotesi vengono smentite dalla cronaca. Mercoledì 21 dicembre 2005 un gruppo di studenti universitari, alcuni ragazzi dei Collettivi e dei Centri sociali hanno affisso due striscioni fucsia ai lati del portone di ingresso della Curia torinese. Sugli striscioni era scritto: “Più autodeterminazione, meno Vaticano” e “Poletto (Arcivescovo e Cardinale di Torino n.d.r.) stai zitto l’aborto è un diritto”. E' finita in farsa, quella che sembrava essere una semplice manifestazione di contrasto alle politiche sulla procreazione assistita e sull’aborto di questo governo e alle ingerenze delle gerarchie ecclesiastiche nella vita politica italiana. Alcune manifestanti sono, infatti, state fermate alcuni minuti dopo la fine dell’azione dimostrativa dalla Digos di Torino che le ha portate in questura, in stato di fermo di polizia, per notificare il pericoloso reato 404 del Codice penale, ovvero, il “vilipendio alla religione”. I ragazzi fermati sono stati denunciati a piede libero per aver organizzato una manifestazione non autorizzata e aver oltraggiato la religione. La pericolosa offesa perpetuata da queste eversive femministe, e da alcuni maschietti con loro conniventi, consiste nell’aver incollato alcuni preservativi affianco al campanello della Curia. Il Codice penale punisce le offese lesive dell’integrità e del decoro del sacro, dobbiamo quindi immaginare che il campanello della curia di Torino sia una specie di reliquia e che la sacralità del cattolicesimo si spinga ad ammantare ogni aggeggio che un sacro prelato ha sfiorato. Per evitare eventuali e futuri oltraggi alla sacralità vaticana, d’ora in poi sarà consigliato ai barbieri vaticani di raccogliere e custodire ogni capello tagliato a un chierichetto e a un prete o ai baristi e ai ristoratori di trattare con ogni riguardo le posate toccate da un prelato. Non vorremmo che un barista disattento venga accusato di oltraggio per aver lavato in modo non opportuno una posata toccata da un monsignore. Oppure è da ipotizzarsi un reato di vilipendio al Vaticano, la cui sacralità in questo paese non può essere toccata neanche durante una manifestazione politica con un "offensivo" striscione che intoni “Più Autodeterminazione e meno Vaticano”. Ma le manifestazioni di libero pensiero, probabilmente, ledono l’aura sacrale che ormai cinge, come nel Medioevo, ogni stabile in possesso di Santa romana chiesa. I ricordi di uno Stato laico tendono a svanire, sembra normale, allora, che lo Stato pontificio assuma una dimensione metafisica e che la Repubblica italiana, oltre non esigere che gli immobili curiali paghino l’Ici, ne difenda l’integrità morale e sacrale. Le giovani femministe torinesi non si erano accorte che la regressione storica le avesse riportate indietro di un migliaio d’anni e che chiedere autodeterminazione equivalesse a compiere sacrifici umani, reato di eresia e stregoneria. Parlando con Chiara, del collettivo femminista Mafalda, scopriamo che la manifestazione davanti alla curia torinese è stata indetta contro le modifiche della 194 proposte dal ministro Storace e che “il volantinaggio era stato organizzato davanti alla Curia e non davanti a una chiesa proprio per evitare di offendere i credenti”. Ma in questo revival medievalista, che sembra aver investito l’Italia, dopo aver visto il grande inquisitore diventare Papa e il potere temporale (citando un presidente del Senato a caso, verrebbe in mente Pera) difendere strenuamente l’Occidente cattolico in pieno scontro di civiltà con le orde islamiche mancava di assistere al ritorno delle streghe. Ora che abbiamo visto le denunce di “vilipendio alla religione”, attendiamo i roghi in Campo de' Fiori. Se le streghe son tornate, d’ora in poi dovremo difenderci anche da loro e non solo dagli islamici che vogliono annientare la nostra civiltà. Le persone di maggiore cultura aspettano di sentire cosa ne pensa in merito la “Signora Fallaci”. Tra un’amenità e l’altra, si prepara il funerale della laicità dello Stato e per molti cattolici quello del Concilio Vaticano II. Senza scomodare fini teologi come lAdriana Zarri, molti di noi guardano con preoccupazione all’involuzione reazionaria di Papa Benedetto XVI. I credenti disperano per la deriva autoritaria di un papato sempre meno attento alla contemporaneità, alla povertà globale, al celibato dei preti e al sacerdozio femminile ma sempre più attento alle abitudini sessuali dei cittadini italiani. I cittadini italiani sono disperati per le pieghe assunte dagli apparati di Stato in merito ai diritti civili. Se la Digos può fermare e schedare incensurati per il semplice fatto di aver manifestato contro le ingerenze delle gerarchie ecclesiali, la libertà di espressione nel nostro paese è messa fortemente a rischio. Non ci resta che gridare “Tremate, tremate le streghe son tornate”. E sperare che nuovi movimenti, in prima istanza quello femminista, rivitalizzino la nostra democrazia malata.
tratto da http://www.aprileonline.info/articolo.asp?ID=7748&numero='75'
Torino IL CASO Manifestano sotto la Curia Una denuncia per 8 giovani Dalla Cgil arriva la solidarietà al gruppo "Fare breccia" La Chiesa: nessun esposto contro di loro
di NICCOLò ZANCAN
Un preservativo appiccicato sul citofono della curia. Uno striscione rosa shocking davanti all'ingresso: "Poletto stai zitto, l'aborto è un diritto". Per qualcuno è il ritorno di un nuovo movimento femminista: "Non è proprio così, noi ci siamo sempre state. Ma i tempi oscuri che stiamo vivendo ci obbligano a un impegno più concreto. Diciamo che è il ritorno all'azione". Di sicuro la protesta andata in scena alle undici di ieri mattina in via Arcivescovado non è passata inosservata. Una trentina di persone, fra ragazze e ragazzi del coordinamento "Facciamo Breccia". Una realtà che mette insieme collettivi universitari, centri sociali, collettivi femministi e alcuni circoli gay. La manifestazione non era autorizzata. "Vero - spiega Chiara - abbiamo deciso sotto una spinta emotiva, dopo l'assemblea in difesa della legge 194 che si è tenuta martedì sera all'Avogadro. Ma anche se non era una manifestazione autorizzata, non stavamo facendo nulla di male e non abbiamo offeso nessuno. Anzi, abbiamo scelto di fare volantinaggio proprio davanti alla Curia, invece che davanti a una chiesa, proprio per non dare fastidio alle persone". Però la polizia è arrivata lo stesso. Solo con alcuni minuti di ritardo. Gli agenti hanno fermato cinque ragazze e tre ragazzi, che a quel punto stavano guardando le vetrine in via Roma: "Assurdo, era tutto finito. Non c'erano gli estremi per portarci in questura". Sono stati identificati e denunciati a piede libero dalla Digos per vilipendio alla religione e manifestazione non autorizzata. "Pazzesco - commenta sempre Chiara, portavoce dei manifestanti - non pensavo neanche che esistesse più come reato, il vilipendio. Una legge arcaica e oscurantista che non fa che confermare tutti i motivi per cui abbiamo scelto di manifestare". Li riassume così: "Contro tutte le ingerenze del Vaticano nella vita delle persone. Noi riteniamo che le scelte di convivenza, l'orientamento sessuale e l'aborto riguardino esclusivamente l'individuo". Lo slogan che si sentiva di più: "Fuori i preti dalle mutande". Il volantinaggio è durato mezz'ora. Qualche attrito con la custode: "Tornate a lavorare!". L'idea era di raggiungere la sala dove era in corso l'incontro far il cardinale Poletto e i giornalisti per il tradizionale incontro di fine anno. Ma poi le ragazze i ragazzi del collettivo hanno cambiato idea. Così dopo altri slogan e altri volantini distribuiti agli automobilisti, si sono allontanati. Alcuni erano in via Roma, altri verso l'Università, quando hanno visto arrivare le volanti mandate dalla centrale operativa della questura. I commenti del pomeriggio sono tre. Quello della curia più che altro è una precisazione: "Non abbiamo denunciato nessuno". La Cgil: "Riteniamo ingiustificato il fermo e l'identificazione dei militanti del movimento "Facciamo Breccia". Hanno manifestato pacificamente le proprie idee contro le ingerenze delle gerarchie ecclesiastiche sulla Legge 194. Esprimiamo la nostra solidarietà". L'avvocato Gianluca Vitale, che difende gli otto denunciati: "Da quello che ho potuto capire, mi sembra molto difficile ipotizzare il reato di vilipendio della religione. E mi sembra comunque grave che un episodio minimo abbia prodotto conseguenze del genere".
(Repubblica, La del 22/12/2005)
Torino, 8 fermi e denunce per protesta femminista davanti alla Curia Donne Il corpo delle donne non si tocca!! 8 fermate/i e identificate/i dopo l’iniziativa alla Curia
Questa mattina, in quanto universitari/e precari/e del Movimento Facciamo Breccia abbiamo manifestato davanti alla Curia Metropolitana di Torino contro gli ultimi attacchi della legge 194 sull’aborto da parte del Vaticano e contro le affermazioni del Cardinale Poletto.
L’iniziativa è stata assolutamente pacifica. Abbiamo attaccato due striscioni alle pareti esterne della Curia con scritto “ PIU AUTODETERMINAZIONE, MENO VATICANO” e “POLETTO STAI ZITTO, L’ABORTO E’ UN DIRITTO” e distribuito volantini. A quanto pare la Chiesa non accetta pareri diversi ai suoi, infatti dopo che ci siano allontanate, in Via Roma abbiamo avuto una dimostrazione della vera carità cristiana. E’ stato richiesto infatti l’intervento delle forze dell’ordine per farci inseguire e fermare per cosiddetti “accertamenti di identità.” Nonostante tutti avessero con sé i documenti siamo stati/e trasferiti/e in questura a forze di spintoni, insulti e minacce (pare che una di noi sia stata apostrofata con un volgarissimo “il***** te lo metto in bocca”).
Adesso con una denuncia per vilipendio alla religione e manifestazione non-autorizzata siamo ancora più determinati/e a lottare per i diritti della donna, il laicismo e l’autodeterminazione. Tutto questo nella Torino, addobbata a festa sia per le imminenti feste natalizie sia per “l’evento”, ovvero queste olimpiadi invernali che finora hanno significato solo un aumento della repressione verso che vuol fare uscire una voce diversa, nella stessa Torino che vuole essere capitale internazionale della cultura, che invece è diventata il laboratorio della cancellazione dei diritti, sul corpo delle donne, verso gli immigrati e nelle montagne della Valsusa.
TUTTI INSIEME A MILANO IL 14 GENNAIO! CONTRO LA DITTATURA DEL VATICANO E PER LA LIBERTA DI SCELTA!
FACCIAMO BRECCIA tratto da: http://www.anarcotico.net/index.php?name=News&file=article&sid=5990
http://www.facciamobreccia.org
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Facciamo Breccia
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Comunicato Stampa Tuesday, Dec. 27, 2005 at 7:47 PM |
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FACCIAMO BRECCIA è una mobilitazione plurale e dal basso, a carattere nazionale, in difesa del diritto all'autodeterminazione nelle scelte di vita.
In essa si riconoscono gruppi e individui, espressione dei diversi modi di intendere la laicità e di difenderla attraverso differenti pratiche politiche. Su una cosa siamo però concordi: che non si possa rispondere alle manifestazioni di opinione con denunce come quella per "vilipendio alla religione", che le otto persone fermate si sono viste notificare, insieme a quella per "manifestazione non autorizzata". Ribadendo la solidarietà di tutti/e per le persone denunciate, sottolineamo che si è trattato di una manifestazione non violenta e pacifica in difesa della legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza. E a chi si scandalizza perché abbiamo criticato direttamente la gerarchia cattolica, ribadiamo che questa stessa gerarchia non risparmia colpi per delegittimare e umiliare espressioni e forme di vita non conformi ai suoi dettati. La chiesa cattolica, inoltre, non è un semplice interlocutore nel dibattito pubblico, ma un'istituzione che ha il potere di determinare, senza alcuna discussione argomentata, gli orientamenti e le scelte politiche dello stato in materia di educazione, riproduzione, stili di vita, ricerca medico-scientifica. Siamo noi quindi a denunciare: - l'istituzione di una commissione d'indagine sul funzionamento della legge 194; - l'ingresso ufficiale del "Movimento per la vita" nei consultori; - il boicottaggio dell'uso della pillola abortiva RU486; - le ingerenze su etica dei comportamenti e orientamenti sessuali, sulle scelte di convivenza (Pacs) e di riproduzione; - l'imposizione della famiglia eterosessuale "tradizionale" come unico modello possibile.
Il rispetto dovuto alle opinioni di ciascuno/a non è in contraddizione col diritto di critica nei confronti di chi è più forte, solo per il timore reverenziale che è capace di suscitare.
L'assemblea torinese di Facciamo Breccia
http://www.facciamobreccia.org
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Ma perchè???
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Federico Saturday, Jan. 07, 2006 at 11:16 AM |
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Si da il caso che la manifestazione in oggetto è deprecabile da diversi punti di vista. Il primo luogo c'è da considerare che i modi utilizzati dai manifestanti costituiscono vilipendio della religione. In base al concordato dell'82 non c'è più l'oltraggio della religione cattolica in quanto essa non è più religione di Stato, tuttavia la legislazione italiana punisce il vilipendio contro qualsia fede religiosa, in quanto tale azione è ingiuria contro le persone che aderiscono a tale fede. Irrompere in luoghi altrui per distribuire profilattici, appendere gli stessi al citofono, lanciare insulti e minacce è un atto grave, concepito dall'attuale legislazione come l'apologia del fascismo, che lede i fondamenti del vivere civile. Allora la magistratura ha il dovere di indagare.
In secondo luogo nessun cattolico si è mai presentato agli agnostici razionalisti o in un centro sociale utilizzando tali metodi. Nessuno vieta al vostro sodalizio di diffondere le proprie idee, spesso appoggiare da importnti organi d'informazione, come il Corriere della Sera o il Sole 24 ore (quindi non potete dire di essere ghettizzati), e quindi non essendo stati oggetto di provacazione, potendo distribuire i preservativi dove vi pare, non si capisce l'utilità di ciò che avete fatto.
Buon anno a tutti Federico
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