Dario Fo: «Si approfitta della disattenzione della città». La polizia in tenuta antisommossa ha intimato agli occupanti di uscire. Alcuni sono saliti sul tetto e minacciano di gettarsi nel vuoto.
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È iniziato lo sgombero dello stabile occupato dal 15 novembre in via Lecco 9 a Milano. La polizia, in tenuta antisommossa, ha spostato di peso gli occupanti, che si erano incatenati davanti al portone e, tra proteste e urla degli stranieri, ha sfondato il portone d'ingresso. Alcuni immigrati si sono arrampicati sul tetto per sfuggire allo sgombero e i vigili del fuoco hanno steso un materasso pneumatico per tentare di salvarli in caso di caduta. Alcuni, infatti, hanno minacciato di gettarsi nel vuoto. «Siamo rifugiati politici, siamo persone come voi, non siamo bestie» hanno detto gli occupanti parlando dalla finestra con un megafono. La polizia ha accompagnato all'interno don Virginio Colmegna, nella speranza di convincere gli occupanti ad uscire spontaneamente. Ed è stato proprio don Colmegna, poco prima delle 11, ad annunciare una visita al prefetto, insieme a rappresentanti della Cgil e di Rifondazione Comunista, «nel tentativo di stemperare la tensione - ha detto - e di trovare una soluzione». Presenti, oltre a don Colmegna, Dario Fo e Franca Rame, fotografi, cameramen, giornalisti ed esponenti dei centri sociali. Autobus dell'Atm sono fermi dalle prime ore di oggi nei vicini bastioni di Porta Venezia a disposizione per trasportare le persone sgomberate. La polizia, presente in forze, ha bloccato le strade adiacenti via Lecco. Alcuni rifugiati e un esponente dei centri sociali si sono incatenati davanti al portone, sprangato con una catena e un lucchetto. «Si approfitta della disattenzione della città e della gente in vacanza per fare una cosa orrenda - ha detto Dario Fo -. Sembra che li portino nei container. Vorrei ogni tanto che nei container ci andassero a vivere gli amministratori comunali. È disumano, è infame trattarli così. Tanto sono neri, sono abituati al disagio. A Milano ci sono un sacco di case libere: o c'è una volontà politica seria, oppure si mette questa gente nei container». Davanti al portone sono stati affissi dei cartelli: «Abbiamo visto i container offerti dal Comune. Andate a vederli anche voi, non sono adeguati neppure per un animale. Chiediamo ai medici dell'Asl di verificare se quelle lamiere sono adeguate per un essere umano. Dove è finita la prima proposta del Comune che ci aveva offerto dei posti (non dormitori, non container) offrendoci sei mesi gratis e dopo proponendoci di pagare 3 euro al mese? Chiediamo a tutte le realtà che ci appoggiano, di sollecitare un incontro urgente con il prefetto. Grazie». Poco prima delle 10 un funzionario della Digos si era avvicinato al portone d'ingresso intimando lo sgombero. Gli ha risposto il consigliere provinciale di Rifondazione comunista Luigi Tranquillini, che ha chiesto un colloquio con il prefetto e lo sgombero è stato momentaneamente sospeso. Poi il funzionario ha ripetuto l'ordine di sgombero con un megafono. «Gli occupanti sono invitati a uscire immediatamente - ha detto -. Sono state adottate idonee soluzioni abitative da parte di enti istituzionali e caritatevoli. Si invita gli occupanti di nuovo a lasciare immediatamente lo stabile per evitare il ricorso alla forza pubblica». L'appello è stato ripetuto due volte.
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