dall'unità on line
04.01.2006 Roma, 14 gennaio. In piazza per tutti i Pacs di Delia Vaccarello
Ha presentato la proposta sul Pacs nell'ottobre del 2002. Il 14 gennaio del 2006 una manifestazione nazionale solleciterà il parlamento a trasformare quella proposta in legge. Intanto i nostri vicini di casa - spagnoli, inglesi, francesi - vedono riconosciute a pieno titolo le unioni civili, sia omo che etero. I tempi dell'Italia sono sbalorditivi. «Per diritti e libertà l'Italia è un paese primitivo» commenta Franco Grillini, deputato ds, che del Pacs (patto civile di solidarietà) è non solo «padre», ma ogni sorta di parente prossimo. Pur nella preistoria qualcosa si muove: «Il tema è scritto nel programma dell'Unione. Passerà una legge al massimo nel 2007 se vince il centro sinistra». Subirà una mutazione per vedere la luce nella nostra alba dei tempi? «Siamo usciti dalla fase in cui si discute se riconoscere i diritti civili.
Adesso entriamo nella fase del come. In Europa un governo italiano di centro sinistra non può entrare solo con la moneta». Intanto il 14 alle 14.30 si scende in piazza Farnese. Firmano l'appello per una partecipazione massiccia una serie di associazioni gay, lesbiche, trans - da Arcigay e Arcilesbica alle famiglie Arcobaleno, da gayleft, all'Agedo, passando per il Mit, l'ufficio Cgil Nuovi diritti, e così via - , più i sostenitori alla spicciolata. Obiettivo: ribadire. Cosa? «La dignità delle nostre vite e dei nostri amori»; «il desiderio di vivere in un paese laico», «la richiesta di riforme attente ai diritti civili, a partire da una legge sul Pacs che, sulla base dell'art. 2 della Costituzione, dia riconoscimento giuridico alle coppie che lo vogliano, dello stesso sesso o di sesso diverso». In questi giorni a Roma a ribadire hanno cominciato i municipi. Secondo il sindaco Veltroni «quella dei pacs è una di quelle questioni che bisogna affrontare in sede di legislatura nazionale, e lì si vedrà che decisione verrà assunta».
Secondo i «minisindaci», cioè i responsabili dei municipi della capitale, già da ora si può dare il via al registro delle unioni civili. Lo ha fatto il decimo municipio, guadagnandosi i «rimproveri» del sito del settimanale diocesano http://www.romasette.it. Si legge: il decimo municipio «intende legittimare qualcosa di simile a un matrimonio, o almeno a un “piccolo matrimonio”, attuando una pervicace volontà e scelta ideologica, socialmente distruttiva oltre che inammissibile sul piano giuridico e ancor più su quello morale». Ma il pacs non è un matrimonio. Se lo fosse, perché lo vorrebbero anche gli etero che il matrimonio già ce l'hanno? Il pacs fornisce un quadro di diritti importanti per chi convive e lo situa in una cornice «agile», una specie di «ti amo e ti scelgo giorno per giorno» con qualche tutela. E poi il Pacs, o l'unione civile, avrebbe un feed-back che non ha prezzo. Fornirebbe un ritorno di dignità per tutti coloro, omosex e non, che non si sposano.
Tutt'altro che piccole nozze, ma unioni di valore. E infine: il pacs non serve solo agli amanti, ma anche agli amici cari. Sulle orme del decimo municipio, si è mosso, nel frattempo, l'undicesimo che dovrebbe varare il registro a giorni, e c'è chi dice, come Fabrizio Marrazzo di Arcigay Roma, che entro il 14 gennaio non resteranno soli.
Seguendo Elton John e George Michael, anche molti italiani vorrebbero unirsi secondo i contratti di civil partnership come si dice a Londra. A rappresentarli è la Liff, Lega italiana per le famiglie di fatto, che Grillini - l'ha fondata nel '97 - vorrebbe sottotitolare «forum delle nuove famiglie», in risposta all'altro forum, quello di matrice cattolica. Il 14 gennaio alle 10.30 le famiglie di fatto faranno un happening al caffe Renault, a Roma, dinanzi alla Banca d'Italia. In tre minuti, ciascuno parlerà della lotta per difendere la propria convivenza dal familismo a una dimensione.
Sul sito http://www.liff.it fioccano le adesioni. E le info: trovi gli anziani che vanno a vivere insieme; i dati della fertilità in aumento in Svezia e Norvegia, lì dove le coppie di fatto, gay e non, si impennano; Ambra Angiolini che convive con Francesco Renga, ha una figlia e vuole il Pacs. Il «Patto» entra anche nei linguaggi delle donne della libreria di Milano. Scrive Vita Cosentino: «Sono favorevole ai Pacs perché in qualche modo recepiscono - nei limiti di quello che può fare una legge - la libertà che già donne e uomini comuni si sono presi». Libertà di unioni nuove, dove la luce verde e quella rossa non sono più accese solo dal concetto di parentela. Come sarà la rete di legami nel mondo «agile» dei pacsati? Forse avranno luogo - non tanto costrizioni e ipocrisie - ma separazioni meno complicate e buone relazioni.
delia.vaccarello@tiscali.it
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