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FERMIAMOLA CROCIATACLERICO-FASCISTA CONTRO L'ABORTO E LA 194
by emmelle Thursday, Jan. 05, 2006 at 10:14 AM mail:

IN PIAZZA IL 14 GENNAIO.

FERMIAMOLA CROCIATAC...
manifcrociataanti194.gif, image/gif, 267x378

FERMIAMOLA CROCIATACLERICO-FASCISTA
CONTRO L'ABORTO E LA 194


Come era ampiamente prevedibile, dopo il boicottaggio del referendum sulla fecondazione assistita il Vaticano e le forze clerico-fasciste sono partite all'assalto dell'aborto e della legge 194 convinti che questa sia la volta buona dopo quasi trent'anni di assedio e di attacchi continui.
Vanno in questo senso i ripetuti tentativi del ministro della salute, il fascista Francesco Storace, di bloccare la sperimentazione della pillola abortiva RU 486, nonché la proposta dello stesso ministro di aprire le porte dei consultori pubblici ai volontari del nero "Movimento per la vita" per "aiu-tare" le donne a evitare l'aborto. Sempre di Sto-race è la proposta alle regioni di sottoscrivere un accordo per monitorare la "prevenzione" prevista dalla 194 "con particolare riferimento al ruolo dei consultori e delle associazioni di volontariato".
A ruota è giunta la richiesta dell'UDC di istituire un'indagine parlamentare sulla pillola abortiva RU 486 e sull'attuazione della legge 194, prontamente autorizzata dal presidente della camera, Pierferdinando Casini.
Dai continui richiami alla "difesa della vita" e di condanna dell'aborto si è insomma passati ad atti concreti che vanno a colpire le donne che abortiscono e gli operatori sanitari che si fanno carico di garantire fra mille difficoltà l'applicazione della legge negli ospedali e nei consultori pubblici.
La cosa più preoccupante, rispetto al passato, è che il Vaticano e i clerico-fascisti non vengono seriamente osteggiati dai partiti dell'Unione che tentano in ogni modo di restare aggrappati alle to-nache del papa e di Ruini come è già avvenuto durante la campagna referendaria sulla feconda-zione assistita.
Eloquente a tal proposito è il silenzio del lea-der dell'Unione, Romano Prodi, che pur chiamato a intervenire sul tema rifiuta qualsiasi commento. C'è da parte della "sinistra" borghese un atteggia-mento di sostanziale tolleranza, debolezza e connivenza con la crociata antiabortista. Partico-larmente grave la posizione di Rutelli che si propone di presentare una proposta di legge in difesa dell'embrione.
Questo atteggiamento non riflette la volontà della base dei partiti che compongono l'Unione.
Anche settori cattolici e cristiani, come i Valdesi e gli evangelici, hanno espresso la loro totale condanna della persistente ingerenza del Vaticano negli affari interni italiani e il tentativo di trasforma-re totalmente lo Stato italiano in uno Stato teocra-tico e confessionale.
Occorre creare una grande unità di tutte le forze politiche, sociali, sindacali e religiose che in-tendono non darla vinta al Vaticano e ai clerico-fa-scisti e che sia in grado di promuovere una grande mobilitazione di massa e di piazza in difesa della legge 194 e rappresenti un fermo stop alla crociata in atto contro l'aborto. Occorre ricreare il clima, lo spirito e la mobilitazione che permise nell'81 la schiacciante vittoria nel referendum sull'aborto.
La legge 194 è una legge già parziale e fortemente condizionata dalla mediazione e dal compromesso realizzati nel 1978 fra l'allora DC e PCI revisionista in piena era di "solidarietà nazionale". Essa è stata spesso in questi anni vanificata da mancanza di mezzi, strutture e personale medico non obiettore, da un'iter lungo e ferraginoso soprattutto per le minorenni. Era a noi chiaro fin dalla sua approvazione che il concetto di "prevenzione" previsto dalla legge rappresentava il cavallo di Troia per manovre tese a svuotare e liquidare la legge dall'interno.
Nonostante ciò oggi occorre difendere la 194 per quello che di positivo essa contiene, ma anche perché essa è un simbolo delle conquiste sociali e civili delle masse femminili, costate anni e anni di lotte e sacrifici. Occorre sbarrare il passo alla strategia egemonica della Chiesa cattolica, avallata e legittimata dalla destra e dalla "sinistra" borghese, e a chi pretende di ripiombare le donne nella subalternità sociale, familiare, maritale e sessuale e l'intero nostro Paese nell'oscurantismo medioevale.


PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO
Per contattare il PMLI: Sede centrale: via Gioberti 101, Firenze - Recapito postale: IL BOLSCEVICO - CP 477 - 50100 FIRENZE tel. e fax 055 2347272 - e-mail: pmli.cc@tiscalinet.it - http://www.pmli.it st. in prop. 03.01.2006

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Gulag
by Vitalismo Thursday, Jan. 05, 2006 at 10:21 AM mail:

Non capisco, compagni, perchè vi ostiniate a difendere Stalin che si è reso protagonista e complice di assassini di persone nei gulag. Per quanto riguarda la crociata antiabortista, d'accordo con voi.

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sui Gulag
by emmelle Thursday, Jan. 05, 2006 at 11:44 AM mail:

I Gulag, abbreviazione di Glavnoje upravlenije lagerej (Amministrazione generale dei campi di lavoro correttivi), sono da ricondursi al 1919. Essi nacquero come risposta socialista al problema delle carceri. Nell'Occidente capitalista la detenzione doveva avere, e l'ha tutt'oggi, un carattere punitivo. Nell'Urss di Lenin e Stalin rivestiva un carattere correttivo e rieducativo.I Gulag si ispiravano al principio sancito solennemente dalla prima Costituzione sovietica del 1918 che stabiliva che il lavoro era un dovere per tutti i cittadini della Repubblica dei soviet e proclamava la parola d'ordine: "Chi non lavora non mangia''. Come nella società dove tutti, anche i borghesi, dovevano lavorare per vivere, anche nei Gulag il lavoro per la collettività dava diritto all'esistenza. Affacciare un parallelo tra i Gulag e i lager nazisti, è un falso storico a tutto tondo. Quelli hitleriani erano centri di sistematico sterminio, dove furono commessi i più efferati crimini contro l'umanità che la storia ricordi. Nell'Urss di Lenin e Stalin chi sbagliava pagava non con le camere a gas o i forni crematori ma provando, nella stragrande maggioranza dei casi, per la prima volta nella vita cosa volesse dire realmente lavorare.
Nei Gulag venivano inviati i nemici del comunismo e della patria sovietica; speculatori, incettatori, sabotatori dell'economia, oziosi, kulaki (contadini ricchi antisovietici, trotzkist), parassiti borghesi privilegiati, ma anche terroristi, disertori, seguaci del vecchio regime zarista, collaborazionisti delle armate bianche durante la guerra civile e degli invasori nazisti nella seconda guerra mondiale, agenti della borghesia e dell'imperialismo occidentale infiltrati nel partito e nello Stato, fino ai delinquenti comuni. Insomma scandalizza che nei campi di rieducazione sovietici c'erano i ricchi e gli anticomunisti, mentre nelle carceri occidentali e dei paesi reazionari a languire sono stati, e sono in prevalenza i poveri, i comunisti e chiunqua si opponga al dominio di ferro del capitalismo e dell'imperialismo. Un gran baccano velenoso è fatto artatamente sul numero dei detenuti nei Gulag, sposando la cifra di 40-50 milioni avanzata da controrivoluzionari e anticomunisti storici russi e non solo. In realtà nel 1921 erano 70 mila su una popolazione di oltre 135 milioni e nel momento della sua massima estensione, all'inizio degli anni '50, anche stime borghesi parlano all'incirca di 2 milioni e mezzo di detenuti su una popolazione di più di 200 milioni. Nulla toglie che siano stati commessi degli errori alle spalle e contro le indicazioni di Stalin. Fu Stalin in prima persona a rimuovere dal posto di Commissario del popolo per gli affari interni prima Jagoda (1936), smascheratosi in seguito come seguace del destro Bucharin e poi il "sinistro'' Ezov e a criticare pubblicamente più volte l'ambizioso Beria, denunciandone gli eccessi e ricordando loro scopi e natura dei campi di rieducazione e chi doveva realmente finirci.
Altre falsificazioni riguardano le condizioni di vita e di lavoro nei Gulag. La borghesia e i suoi lacché parlano di malattie, morti per fame, bieco schiavismo, negazione dei più elementari diritti. Che infami! Tutt'oggi giudicano e definiscono come il regno della democrazia gli Usa, dove impera la pena di morte fascista, dove i penitenziari come Alcatraz hanno fatto la peggiore storia detentiva, mentre a Guantanamo i prigionieri islamici vengono trattati come bestie, torturati e annientati psicologicamente. E si può non pensare ai boia sionisti israeliani che schiacciano e sfruttano i palestinesi in enormi campi lager nei territori occupati? L'inferno di queste carceri davvero non ha nulla a che vedere con i campi di rieducazione dell'epoca di Lenin e Stalin. Certo che c'erano le malattie come il tifo e lo scorbuto, che infierivano anche nelle città durante l'aggressione imperialista occidentale e dei controrivoluzionari bianchi dopo il 1917. Certo che il cibo era scarso in questo periodo o durante la seconda guerra mondiale, ma questa era la difficile e inevitabile situazione di tutto il paese, di tutto il popolo sovietico, dove i prodotti alimentari erano giocoforza razionati. All'inizio degli anni '30 con il contributo del lavoro dei rieducandi vennero creati grandi centri industriali negli Urali, nel Kuzbass e sul Volga; le città di Magnitogorsk e Komsomolsk sull'Amur sorsero su terre vergini. Nuove tecnologie furono portate nelle remote terre del Kazakhstan e del Caucaso. Fu costruita la gigantesca diga del Dnepr, che triplicò la produzione di energia elettrica. E poi ancora strade, ferrovie e idrovie, e altre importanti attività produttive dei campi di lavoro come l'estrazione dell'oro e di materiali non ferrosi, fino al taglio del legname.
I detenuti non erano identificati con un numero come nei lager nazisti. Si sentivano comunque parte integrante della cittadinanza sovietica, tanto più dalla fine degli anni '30 in poi allorché venne applicato il principio secondo cui essi dovevano essere utilizzati in base alle loro particolari capacità e specializzazioni. Basti ricordare che lo stesso Tupolev, padre dell'aeronautica sovietica, iniziò a dare i suoi contributi lavorando nei Gulag e dopo aver pagato il suo tributo alla giustizia sovietica rientrò tranquillamente al suo posto di progettatore. Sappiamo tutti come sono finiti Hitler, Mussolini e tutti i dittatori della loro stessa natura. Lenin, Stalin e Mao sono scomparsi amati e pianti dai rispettivi popoli. E' questo il nocciolo della questione, è questo che dice la storia, tutto il resto sono solo falsità e menzogne.

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