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Amnistia: giornata di "digiuno e dialogo" a favore della clemenza
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Agenzia radicale Saturday, Jan. 07, 2006 at 7:59 PM |
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Amnistia: giornata di "digiuno e dialogo" a favore della clemenza
Agenzia Radicale, 7 gennaio 2006
È partita alla mezzanotte del 6 gennaio una giornata di "digiuno di dialogo" dentro e fuori le carceri rivolto alla Commissione Giustizia della Camera che il 10 gennaio prossimo si riunirà per decidere sull’iter legislativo dei provvedimenti di amnistia e indulto.
L’iniziativa è stata promossa da numerose associazioni e gruppi che hanno organizzato la Marcia di Natale per l’Amnistia, tra cui la Comunità di Sant’Egidio, Exodus, Nessuno tocchi Caino, Comunità San Benedetto al Porto, Conferenza nazionale volontariato e giustizia, Radicali Italiani, Rosa nel Pugno, Antigone, Associazione "Il detenuto ignoto", Gruppo Abele, SocietàInformazione. Insieme ai leader di queste organizzazioni impegnate a difesa dei diritti dei detenuti, digiuneranno anche i responsabili dei principali sindacati di polizia penitenziaria: Osapp, Sappe e Cgil.
Oltre a Don Antonio Mazzi, Don Andrea Gallo, Mario Marazziti (portavoce Comunità di Sant’Egidio), Patrizio Gonnella (Presidente Antigone), Stefano Anastasia (Presidente Conferenza nazionale volontariato e giustizia), Don Sandro Spriano (Cappellano di Rebibbia), Don Salvatore Lo Bue (Fondatore Casa dei Giovani), Sergio Segio (Gruppo Abele, Direttore di SocietàInformazione), Sergio D’Elia (Segretario Nessuno tocchi Caino), Irene Testa (Segretaria Associazione Il detenuto ignoto), Rita Bernardini (Tesoriera di Radicali Italiani), Salvatore Ferraro (Associazione Il detenuto ignoto), Sergio Stanzani (Presidente del Partito Radicale), Ornella Favero (Direttore di Ristretti Orizzonti), Riccardo Arena (conduttore di Radio Carcere), partecipano alla giornata di digiuno anche Leo Beneduci (Segretario Generale Osapp), Fabrizio Rossetti (responsabile settore penitenziario Cgil), Donato Capece (Segretario Generale del Sappe).
Dopo la giornata di digiuno e in vista della ripresa dei lavori parlamentari, è previsto per le giornate dell’8 e del 9 gennaio, dalle 8 di mattina a mezzanotte, un Presidio permanente davanti alla Camera dei Deputati che proseguirà nella giornata del 10 gennaio, per diventare nel pomeriggio una Manifestazione che accompagni lo svolgimento dei lavori della Commissione Giustizia. Alle ore 16 del 10 gennaio, prima dell’inizio dei lavori della Commissione, il Presidente Gaetano Pecorella, incontrerà una delegazione delle associazioni promotrici dell’iniziativa. Sit-in sono previsti per la giornata del 10 gennaio anche davanti a molte carceri italiane.
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Un tg sulle ali della libertà
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Silvia Tolve Wednesday, Jan. 11, 2006 at 9:42 PM |
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Un telegiornale realizzato da detenuti dell’istituto penitenziario di Saluzzo racconta la vita delle carceri Un tg sulle ali della libertà di Silvia Tolve
SI PUO' essere giornalisti dietro le sbarre? Si. Ce lo dimostrano i detenuti del carcere di Saluzzo (Cn) che hanno dato vita ad un tg a “circuito chiuso”: 20 minuti al giorno di suoni e immagini per raccontare la vita dentro e fuori dal penitenziario.
Il neonato tg rappresenta una grande conquista per i reclusi-redattori, che come afferma il direttore dell’istituto di detenzione Marta Costantino, non saranno sottoposti ad alcuna forma di censura.Poiché il 40% degli “inquilini” dell’istituto cuneese proviene da 13 Paesi diversi, ogni edizione sarà tradotta in albanese e magrebino.
I fondi messi a disposizione dall’amministrazione comunale hanno permesso l’acquisto delle apparecchiature. La redattrice del corriere di Saluzzo, Susanna Agnese, coordina cinque giornalisti ufficiali, promotori dal 2003 di un giornale quindicinale distribuito in allegato al quotidiano locale.
Un precedente esempio di libertà dietro le sbarre è il TG Due Palazzi , realizzato da 15 detenuti presso la casa di reclusione di Padova , e in onda anche su una tv locale. Oltre ai temi più strettamente carcerari, gli argomenti più trattati sono i tabù dell’emarginazione (dalla tossicodipendenza all’immigrazione) inquadrati dall’interessante punto di vista di chi, dopo aver sperimentato simili situazioni, ha voglia di ritrovare un proprio ruolo di convivenza e integrazione sociale.
www.mediazone.info
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Ex Cirielli, sciopero Camere penali
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reporter Sunday, Jan. 15, 2006 at 7:42 PM |
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Penalisti fermi fino a mercoledì, domani manifestazione a Firenze Randazzo: "Le legge è una resa all'ingiustizia di una giustizia differenziata" Ex Cirielli, sciopero Camere penali "E' una legge incostituzionale"
ROMA - "Una legge fuori-legge", "fuori dal nostro sistema costituzionale", ma soprattutto "una resa evidente all'ingiustizia di una giustizia differenziata". Così, "con vivo allarme", definisce la ex Cirielli (quella che modifica i tempi di prescrizione del reato e le norme sulla recidiva) l'avvocato Ettore Randazzo, presidente dell'Unione delle Camere penali, la più importante unione dei penalisti con 8500 iscritti. Proprio contro la ex Cirielli i penalisti hanno indetto tre giorni di sciopero, a partire da domani - fino a mercoledì - con una manifestazione a Firenze alla quale prenderanno parte anche docenti universitari.
"Si tratta di una legge che ha avuto una bocciatura multipla - spiega Randazzo - oltre che da parte nostra, dai magistrati, dai direttori delle carceri, dagli studiosi di diritto e dagli agenti di custodia cautelare, e la cui illegittimità costituzionale è evidentissima". L'astensione dalle udienze è stata decisa per denunciare "la devastante gravità di un regresso incompatibile con la nostra civiltà".
Secondo il presidente dell'Unione Camere penali, gran parte dei cittadini "continua a ritenere che questa legge sia soltanto la 'salva- Previti'. A noi non importa se questa legge vada in favore di questo o quel deputato di destra, o di sinistra, a noi interessa soltanto che le leggi siano utili a tutti i cittadini".
Secondo la delibera approvata dalla giunta dell'Unione delle Camere penali lo scorso 23 dicembre, saremmo di fronte a "una gravissima regressione del sistema penale nel suo complesso sorretta da una concezione del diritto penale tanto sorpassata nel pensiero giuridico quanto propria dei sistemi autoritari". E' la settima volta in quattro anni che l'Unione delle Camere penali chiama gli avvocati ad astenersi dalle udienze e da tutte le attività giudiziarie. Una protesta che, questa volta, potrebbe costringere la Cassazione a rinviare l'udienza del processo Imi-Sir che vede tra gli imputati l'ex ministro e deputato di FI, Cesare Previti, fissata proprio per domani.
(15 gennaio 2006)
www.repubblica.it
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Abbattiamo il muro
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dentro e fuori le mura Wednesday, Jan. 25, 2006 at 5:26 PM |
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dentroefuorilemura@inventati.org |
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Abbattiamo il muro
150 morti all'anno nelle carceri italiane. Dal 1998 al 2005 si contano 1191 decessi di cui 448 suicidi. In questi freddi numeri si possono annoverare morti per malasanità, suicidio ed una buona percentuale di morti “sospette”. Quante di queste hanno subito la stessa sorte di Marcello Lonzi e sono passate sotto silenzio?
Venerdì 3 febbraio dalle ore 18.30 Serata di finanziamento per costruire una iniziativa con concerto davanti a Sollicciano in solidarietà con i prigionieri
Proiezione del video “La rivolta delle Murate” Mostra fotografica “Le Murate” di Sandra Nastri Interventi e testimonianze Cena sociale e a seguire dance hall reggae con Ban Pay + guest
Ci sono nuovamente oltre mille detenuti a Sollicciano, un carcere costruito per 460 persone, dei quali la maggioranza è composta da tossicodipendenti ed immigrati. In Italia i prigionieri sono circa 60.000 dei quali la metà in attesa di giudizio con condizioni igienico-sanitarie inesistenti, con una spesa per il vitto di 1 euro e 58 centesimi al giorno (per colazione, pranzo e cena).
Alle legittime rivendicazioni dei detenuti per queste condizioni al limite della tortura, si è risposto con pestaggi, violenze, minacce e un clima generale di intimidazione costante che dura tuttora: questo è il carcere civile e democratico di Firenze! E' il momento di interrogarsi seriamente sulla funzione e l'utilità dell'istituzione carceraria oggi!
Dentro e Fuori le Mura Web: http://www.inventati.org/dentroefuori E-mail: dentroefuorilemura@inventati.org
Presso il Centro Popolare Autogestito Fi-Sud Via di Villamagna 27/a – Firenze Zona Piazza Gualfredotto (Bus 8, 23, 31, 32, 80) Mail cpa@ecn.org Web http://www.cpafisud.org
www.inventati.org/dentroefuori
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CONTRO IL CARCERE, L'ISOLAMENTO, IL 41BIS
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compagni/e contro il carcere e l'isolamento Monday, Feb. 06, 2006 at 12:37 PM |
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PER ORGANIZZARE A PARMA UNA SERIE D’INIZIATIVE A SOSTEGNO DI UNA CAMPAGNA CONTRO L’ISOLAMENTO E IL 41 BIS
RELAZIONE SULL’ASSEMBLEA DEL 21 GENNAIO Sabato 21 gennaio si è tenuto a Parma un incontro sul carcere e l’isolamento tra diverse realtà del nord d’Italia: erano presenti i compagni/e dell’OLGA (è Ora di Liberarsi da tutte le GAlere), Centro Ilic e Panetteria Occupata di Milano, Amici a Parenti dei prigionieri politici di Brescia, i Carc e lo Spazio Sociale Libera di Modena, c.s.a. Dordoni di Cremona, i compagni/e di Crema, Centro di documentazione proletaria di Genova e i compagni/e di Rivoluzione. I compagni di “Filarmonici”, del collettivo “Giù mura giù box” di Forlì e del coordinamento “Dentro e fuori le mura” di Firenze, sono stati impossibilitati a partecipare per iniziative concomitanti. Un documento di saluto all’assemblea ci è giunto da Paolo Dorigo e da SRP.
Nell’introduzione, come compagni di Parma, abbiamo riassunto le ragioni che ci hanno portato ad intervenire sul carcere cittadino e le difficoltà riscontrate a causa del regime di massima sicurezza imposto a tutta la struttura, per la presenza di una sezione in cui è applicato il 41 bis. I tre suicidi usciti alla luce solo un mese dopo sulla stampa, confermano le gravi condizioni d’invivibilità che accomunano il carcere di via Burla alla maggior parte degli istituti penitenziari - vedi l’escalation di violenze, abusi, strani suicidi avvenuti tra novembre e dicembre in varie carceri italiane.
L’urgenza e l’attualità dell’intervento sono però avvalorati da due considerazioni: in primo luogo, l’estensione del 41 bis ai militanti delle BR-PCC, applicato a dei comunisti prigionieri per la prima volta, e preludio per la sua futura estensione ad una fascia più vasta di compagni (in questo senso testimoniano le lettere provenienti dalle sezioni ad elevata sorveglianza disseminate sul territorio, in cui vengono denunciate condizioni anche peggiori rispetto al 41 bis ed in particolare il frequente ed arbitrario ricorso all’isolamento nelle modalità più svariate); in secondo luogo, è stato sottolineato come la differenziazione del sistema penitenziario sia uno dei cardini che permea e condiziona la vita carceraria, sia all’interno, dove la pace è mantenuta da criteri di premialità e dalla minaccia di sezioni punitive, ricatti, sanzioni di vario genere per chi non collabora, sia all’esterno, dove si fa strada la previsione di carceri ad hoc per tipologie diverse di detenuti. In questo senso, l’Emilia Romagna ne è un laboratorio, se pensiamo all’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia, ai CPT di Modena e Bologna, al carcere per tossicodipendenti di Castelfranco.
La consapevolezza che il carcere rappresenti un “nervo scoperto” nelle dinamiche politiche della città, visto e considerato lo sforzo che viene fatto istituzionalmente per occultare quanto avviene dentro le mura, e la necessità di fare uscire la questione da un piano puramente locale, ci portano a contribuire alla costruzione di una campagna nazionale contro il 41 bis, e a cercare di stabilire un collegamento con tutte quelle situazioni che in Italia promuovono lotte contro il carcere.
Nel corso della discussione sono stati toccati vari aspetti, tra cui la necessità di far emergere il nesso tra l’aumento della repressione delle avanguardie e l’inasprimento delle condizioni in carcere e fuori. Il contesto in cui tutto ciò accade infatti è quello della guerra “preventiva”, che si manifesta nel suo “fronte interno” attraverso la repressione a scopo preventivo delle possibili opposizioni sociali, la militarizzazione del territorio, la concessione di sempre più ampi poteri alla polizia. In questo senso vanno visti l’inasprimento dell’articolo 270 bis e l’approvazione bipartisan e a tempo record della "legge Pisanu", una nuova legge in materia di "lotta al terrorismo internazionale", finalizzata in primo luogo ad ostacolare chi lotta, chi si oppone nel nostro paese allo sfruttamento, quanti esprimono solidarietà e sostegno alle lotte dei popoli, alle loro avanguardie, nonché quegli stranieri che si oppongono in tutte le forme all'oppressione dell'imperialismo.
Rompere il terrore dell'isolamento significa impedire l'annientamento dei compagni prigionieri e il tentativo d'intimidire la determinazione a lottare. Per queste ragioni è stato promosso l’invito a mobilitarsi attraverso l'invio ai prigionieri di cartoline, lettere, telegrammi, riviste, giornali e libri, si è diffuso l’appello ai librai a contribuire in questo senso ed infine a rendere permanente la campagna contro il 41bis, attraverso iniziative concrete.
La presenza a Parma di uno dei militanti BR sottoposti al 41 bis, Marco Mezzasalma, è un’ulteriore occasione per denunciare con forza il regime a carcere duro e per riprendere quella battaglia già vinta in passato con l’abolizione dell’articolo 90. In questo senso esiste già un precedente grazie al presidio indetto per Marco dall’Asp a Napoli.
Si è quindi proposta la costruzione di un’iniziativa divisa in due momenti: un’assemblea pubblica ed un corteo che si concluda sotto il carcere di via Burla, da tenersi entrambe a Parma rispettivamente il 4 e il 25 MARZO.
Ricordiamo che sono iniziati i volantinaggi nei giorni dei colloqui sotto il carcere di Parma e che tutte le realtà che partecipano alla campagna si muoveranno già da subito con iniziative e momenti di mobilitazione nei propri territori. Si è pensato inoltre ad un manifesto unico che pubblicizzi le due iniziative, di cui nei prossimi giorni comunicheremo luoghi e orari precisi.
Compagni e compagne di Parma contro il carcere e l’isolamento. No al 41bis!
olga2006@autistici.org no41bis_parma@virgilio.it
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Sabato 4 marzo assemblea a Parma contro il carcere e l'isolamento
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compagni/e contro il carcere - Parma Friday, Mar. 03, 2006 at 9:33 AM |
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CARCERE E ISOLAMENTO Rompiamo il muro di silenzio!
*Carcere di via Burla – regime di massima sicurezza, abusi e violenze, 5 morti negli ultimi mesi
*Differenziazione trattamento e apparati carcerari – l’Emilia Romagna come “laboratorio di detenzione” (Cpt, carcere per tossicodipendenti di Castelfranco, manicomio criminale di Reggio Emilia)
*41bis e isolamento – per la prima volta il regime è applicato a dei comunisti prigionieri, ricorso frequente ed arbitrario all’isolamento
*Repressione – aumento della repressione delle lotte sociali, inasprimento dei reati associativi, legge Pisanu
*Solidarietà – testimonianze di quanti lottano nei propri territori contro carcere e isolamento
Assemblea pubblica Parma, SABATO 4 MARZO ORE 15.00 C/o Sala Primavera, vicolo Santa Maria 1A – secondo piano
***
Corteo sabato 25 marzo
(si concluderà sotto il carcere di via Burla)
indicazioni per raggiungere la sala primavera all’indirizzo: http://www1.autistici.org/anarcotico/index.php?module=PostSchedule&view=event&eid=1164&date=03/04/2006
per info: no41bis_parma@virgilio.it 3298648057 - 3203469192
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CORTEO A PARMA SABATO 25 MARZO
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compagni/e contro il carcere - Parma Monday, Mar. 20, 2006 at 11:38 AM |
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CARCERE E ISOLAMENTO ROMPIAMO IL MURO DI SILENZIO!
SABATO 25 MARZO CORTEO Partenza da p.le Allende Ore 15.00 – Parma
Carcere di via Burla
Nel carcere di Parma vige la “massima sicurezza” per la presenza di una sezione in cui ci sono all’incirca 70 persone sottoposte al 41bis. In realtà il regime di massima sicurezza si estende a tutti i detenuti del carcere di via Burla: in molti ci hanno detto che in altre galere non è così pesante come a Parma. Questo significa per tutti 21 ore chiusi in cella, censure alla posta e ai pacchi, attività ricreative col contagocce, “domandine” senza risposta, sezioni punitive (come la 1B), oltre al “normale” corso della vita penitenziaria fatta di precaria o inesistente assistenza medica, scadente qualità del vitto e prezzi altissimi dello spaccio, mancanze nei servizi essenziali come l’acqua calda o magazzino degli effetti personali. Da settembre a dicembre sono morte 5 persone, appena dopo la visita al carcere di via Burla del presidente della commissione Giustizia al Senato che, facendo anche dell’ironia, ha dichiarato che nel carcere è tutto a posto e che il problema del sovraffollamento è inesistente. Per il direttore del carcere Di Gregorio sono episodi normali che accadono sia fuori che dentro; peccato però che a Parma succedano un po’ troppo spesso, come denunciamo già dal 2001, quando la notizia di una serie di morti a catena ci arrivò dalle lettere dei detenuti.
41bis e isolamento
Il regime di 41bis per noi rappresenta la prova di come lo stato di diritto in realtà voglia dire annientamento, distruzione di un essere umano, omicidio quotidiano compiuto giorno per giorno attraverso l’isolamento e continue restrizioni. Per la prima volta nel nostro paese questo regime è stato imposto a dei prigionieri comunisti, tra i quali anche Marco Mezzasalma, rinchiuso nel carcere di via Burla. Questa applicazione è da considerarsi come apripista in vista di una sua estensione a quelle aree del movimento non recuperabili all’interno di logiche di compatibilità, come sta già accadendo per i compagni anarchici colpiti dalla repressione.
Differenziazione
L’apparato politico tende sempre più verso la creazione di un sistema carcerario differenziato e la regolazione della vita carceraria attraverso l’aumento di logiche premiali. Stiamo già assistendo non solo all’accrescersi della differenziazione del trattamento all’interno del carcere, ma anche alla creazione di strutture carcerarie ad hoc per diverse tipologie di detenuti di cui l’Emilia Romagna ne è un laboratorio, grazie al carcere per tossicodipendenti di Castelfranco, l’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia e i vari Cpt –lager- per i immigrati presenti nella regione.
Repressione
Il contesto politico e sociale in cui tutto ciò accade è il contesto della “guerra infinita” e dell’inasprimento della repressione. La guerra, che ha il suo fronte esterno in Iraq, ha anche un suo fronte interno in cui vengono applicate legislazioni d’emergenza antiterrorismo e si inaspriscono i reati associativi, tutte manovre tese in primo luogo ad ostacolare chi lotta nel proprio paese, chi si oppone allo sfruttamento, alla guerra, chi esprime solidarietà alle lotte dei popoli oppressi dall’imperialismo.
Solidarietà
In molte parti d’Italia si intensificano le forme di lotta contro il carcere, isolamento ed i cpt. In solidarietà a Marco e a tutti i detenuti, abbiamo pensato un corteo che passerà in via Burla, per cercare di rompere il muro di silenzio creato attorno al carcere e ai prigionieri.
No all’isolamento, no al 41bis!
Libertà per i compagn* antifascist*! *** Ricordiamo alcune iniziative di mobilitazione:
Milano – 18 marzo manifestazione ad un anno dall’omicidio di Dax e in solidarietà agli antifascisti arrestati.
Pisa - 20 marzo inizio processo d’appello alle COR. Presidio fuori dal tribunale.
Milano - 23 marzo sentenza del processo a 4 compagni accusati di “resistenza, lesioni e danneggiamento” per i fatti della notte del 16/03/2003, quando all’assassinio di Dax sono seguiti furiosi pestaggi da parte delle forze dell’ordine dentro e fuori l’ospedale San Paolo. Presenza in aula al tribunale di Milano.
Parma – 25 marzo corteo contro il carcere, l’isolamento il 41bis
28 marzo 2° udienza del processo a 14 compagni/e arrestati il 12 novembre scorso in occasione di un corteo di solidarietà con la protesta dei prigionieri del carcere di Bergamo. Genova – prima metà di aprile tre giornate di mobilitazione anticarceraria
Lecce – dal 7 al 21 aprile presidi in solidarietà in occasione della seconda udienza contro gli anarchici colpiti dall’ “operazione nottetempo”
Per info: no41bis_parma@virgilio.it
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13 maggio Concerto davanti a Sollicciano
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Firenze contro il carcere Wednesday, May. 10, 2006 at 6:57 PM |
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Sabato 13 MAGGIO 2006 dalle ore 14 in poi CONCERTO davanti al carcere di Sollicciano (via Minervini) in solidarietà con i prigionieri e contro ogni carcere Suoneranno: Quarto Podere, Cayo Rosso, Malasuerte Fi-Sud, KinderGarten, Fiati Sprecati, Martinicca Boisson, Neglizi & Mr Tuca, Terra Terra, In-Fame, YounGang, Gigujwassa
Sono ormai oltre sessantamila le persone detenute ogni giorno nelle carceri italiane, il doppio rispetto a soli quindici anni fa. E’ il risultato della ristrutturazione del mercato del lavoro e dello smantellamento del welfare; è il risultato di leggi repressive come la Bossi-Fini sull’immigrazione, continuazione della Turco-Napolitano; situazione che peggiorerà con la Fini-Giovanardi sulle droghe, basata sulla Jervolino-Vassalli-Craxi , con la Cirielli sulla recidiva, con l'ulteriore inasprimento della legislazione contro i “reati politici” con l'ennesimo potenziamento delll’art.270 e non solo, della legge Pisanu per reprimere ogni dissenso politico e sociale, di immigrati o “indigeni”, dentro e fuori il carcere stesso. In altri paesi le leggi hanno nomi diversi ma producono lo stesso effetto: quello di un processo di carcerizzazione di massa.
In carcere, dove spesso attendono per mesi una sentenza definitiva, i detenuti sono costretti a vivere in condizioni intollerabili. Come a Sollicciano, costruito per 460 e popolato da 1000 detenuti, privati della loro libertà fisica e mentale, letteralmente accatastati per ventuno ore al giorno a tre a tre in celle di dieci metri quadri. Minacciati dallo spettro della negazione delle misure alternative, dei trasferimenti punitivi e dell’isolamento, di quel regime di vera e propria tortura psicofisica che è il 41bis.
Chi va in carcere oggi?Sono immigrati, tossicodipendenti, persone con problemi di salute mentale, prostitute, transessuali, giovani delle periferie delle grandi città. Persone a cui sono stati negati i diritti sociali prima e ancora di più dopo l’entrata in carcere. Oggi più che mai la ‘questione carcere’ è un problema di tutti. Si rinchiudono decine di migliaia di persone nelle carceri per controllare le vite e i comportamenti di interi gruppi sociali, interi spezzoni di classe.
E’ tempo di rilanciare nella società un ampio dibattito sulla funzione dell’istituzione penitenziaria al fine del suo superamento. Noi lavoriamo per l’abolizione del carcere, che è e non può che essere lo strumento violento di una sistematica e radicale selezione su base di classe, continuando comunque a sostenere ogni rivendicazione specifica che, partendo dai detenuti stessi, tenda a migliorare le condizioni di detenzione: il diritto all’assistenza sanitaria, alla difesa e all’affettività, contro l'uso sistematico degli psicofarmaci, contro gli arbitri costanti degli agenti di custodia quando non veri e propri pestaggi delle squadrette (come nel mese di novembre 2005).
Assemblea ‘Firenze contro il carcere’
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Presidente Napolitano, le chiedo di adoperarsi per l’amnistia
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Don Vitaliano Della Sala Friday, May. 19, 2006 at 6:39 PM |
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Signor Presidente della Repubblica, non ho seguito la “solenne liturgia laica” del Suo giuramento perché, un po’ polemicamente nei Suoi confronti, ero nel Centro di permanenza temporaneo per migranti di Bari Palese: mi perdoni l’ardire (e qui non vorrei riaprire il vecchio contrasto con Lei per le sue scelte del passato) ma questi - le assicuro - son luoghi tanto disumani, che vanno contro la nostra tradizione di popolo ospitale e accogliente. La situazione di questi luoghi di sofferenza - presidente - è drammatica; in essi sono frequenti gesti di autolesionismo e tentativi di suicidio, maltrattamenti e percosse; spesso non è garantita un’adeguata assistenza medica e precarie sono le condizioni sanitarie. Quasi tutti i Cpt “ospitano” pochi migranti, a dimostrazione che non esiste nessuna emergenza “clandestini”, ma solo la volontà di incrementare e foraggiare il business umanitario. In realtà tutti i Cpt sono inutili, costosi e lesivi di ogni diritto e della dignità dei migranti che vengono ingiustamente rinchiusi in essi, pertanto vanno immediatamente smantellati.
Lo faccia all’inizio del suo mandato presidenziale, come dimostrazione che il nostro è un Paese di diritti civili, come ha anche detto nel Suo discorso di insediamento: la maturità di un popolo si misura dalla civiltà delle sbarre delle sue prigioni. Perciò, una volta quando si incoronava il re o si insediava un nuovo Capo dello Stato, c’era la tradizione di concedere l’amnistia ai detenuti: un segno di clemenza che simboleggiava la scommessa che si faceva sui cittadini detenuti perché avessero modo di cominciare anche loro una nuova vita. Quale segno più bello per iniziare il Suo alto mandato della fiducia concessa dallo Stato a chi ha sbagliato?
Pertanto Le chiedo di adoperarsi con tutte le Sue forze perché il nuovo Parlamento italiano conceda l’amnistia ai detenuti e la possibilità di riscattarsi. Una volta anche quando veniva eletto un nuovo papa si concedeva l’amnistia; invece noi abbiamo assistito all’insulto del vecchio Parlamento nei confronti del defunto papa Giovanni Paolo II: applaudito da tutti i parlamentari quando chiese con forza un gesto di clemenza per i detenuti, un gesto che non è mai arrivato! Non accontentarono il pontefice nemmeno quei parlamentari che si riempiono la bocca di cristianesimo e di valori cristiani, che dicono di ispirarsi alla tradizione cattolica e al Vangelo, dimenticando che tra le prime parole che Gesù pronuncia, ce ne sono alcune di speranza e di liberazione proprio per i carcerati: «Il Signore mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione; per rimettere in libertà gli oppressi» (Luca 4, 18). Ora il Parlamento ha la possibilità di accontentare papa Woityla, seppur tardivamente.
Le carceri sono stracolme e assomigliano sempre più a “discariche sociali” dove sversare gli scarti della nostra società, le persone che non riusciamo a far entrare nei nostri progetti di sviluppo, gli esclusi da ogni pur minima forma di sopravvivenza, i disperati, gli emarginati, insomma coloro che è meglio togliere di mezzo, come immondizia che si nascondere sotto il tappeto della storia.
Le carceri scoppiano di disperazione. Nelle carceri ci sono tantissimi immigrati e tanti connazionali che non dovrebbero stare lì, che stanno dietro le sbarre perché non possono permettersi un avvocato e quello d’ufficio non si occupa di loro; dietro le sbarre ci sono cittadini che si sono macchiati di reati per i quali basterebbe pagare una multa; c’è gente che ha fumato uno spinello in più del numero consentito o che ha falsificato un cd, mentre sta fuori chi, pur sniffando cocaina, appartiene ai quartieri alti e alle famiglie intoccabili che possono permettersi i migliori avvocati, e chi ha frodato lo Stato per milioni di euro. La frase scritta in ogni aula giudiziaria, “la legge è uguale per tutti”, appare sempre più il sogno di un’altra giustizia possibile, lontana da noi nel tempo e nello spazio.
Sto visitando anche le carceri in questo periodo, e sto toccando con mano quanto siamo capaci di essere peggiori dei detenuti che rinchiudiamo nelle prigioni: sovraffollamento, celle minuscole e invivibili nelle quali non faremmo vivere nemmeno il nostro cane; prigioni vecchie e cadenti ricettacolo di ratti e scarafaggi; impossibilità di qualsiasi forma di rieducazione per un futuro reinserimento nella società.
E’ vero, ho incrociato anche tanta umanità e professionalità nel personale, nella stragrande maggioranza degli agenti di polizia penitenziaria, nei direttori: ma il loro lavoro risente di troppi problemi che spesso minacciano l’indispensabile serenità che ci vuole per lavorare in ambienti tanto a rischio. Insomma, bisogna assolutamente cominciare ad intervenire con un gesto di clemenza che ridia speranza ai detenuti, al personale delle carceri e alle loro famiglie, prima che sia troppo tardi; e immediatamente dopo, occorre che il Parlamento “decarcerizzi” alcuni reati, allargando le misure alternative al carcere; inoltre bisogna che si impegni a fare delle carceri non il luogo della vendetta dello Stato, ma luogo di rieducazione e di reinserimento reali; infine la carcerazione preventiva non può essere sproporzionatamente lunga e bisogna depenalizzare i reati d’opinione o di “lotta” per i diritti. Signor Presidente, il 2 giugno è la Festa della Repubblica. Si è ridotta ad essere la giornata delle forze armate nella quale si sfoggiano in una ridicola e anacronistica parata militare, le armi di morte e si mostrano i muscoli della nazione. C’è da chiedersi a che serva mostrare muscoli da topolini alle superpotenze atomiche. Sarebbe giusto che la Festa della Repubblica diventi il giorno di riflessione sulla nostra democrazia, sui suoi difetti da correggere e sui suoi problemi da risolvere. Sarebbe il giorno più adatto per un concreto gesto di clemenza verso le nostre sorelle e i nostri fratelli detenuti nelle carceri e nei Centri di permanenza temporanea.
Lo faccia, Presidente, e comincerà con il piede giusto il Suo settennato, riparando l’omissione che nel Suo discorso di insediamento ha fatto dimenticando di sollecitare un gesto di clemenza al Parlamento. Ascolti la voce di questi “figli” del nostro stesso Paese meno fortunati di noi ma pur sempre nostri concittadini, che Lei, comunque, rappresenta.
Il Signore benedica il Suo lavoro al servizio dell’unità nazionale, della Costituzione e, mi permetta, degli italiani maggiormente bisognosi di aiuto.
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Carceri, i sindacati chiedono chiarezza
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Matteo Bartocci Friday, Jun. 02, 2006 at 9:25 PM |
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Le organizzazioni di polizia penitenziaria, sconcertate dalla nascita di una piramide di spionaggio parallela, chiedono «trasparenza», temono strumentalizzazioni e chiamano il governo a un ampio tavolo di confronto.
Bonelli (Verdi): «Il ministero apra un'indagine». Di Lello (Prc): «Intercettazioni indiscriminate e senza ok della magistratura sono illegali»
L'ipotesi di una rete di spionaggio parallela e illegale nelle carceri italiane, gestita in modo piramidale dal capo dell'ufficio ispettivo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria pubblicata ieri non viene smentita dagli uffici di largo Daga. Ma il muro di gomma innalzato sulla vicenda non impedisce ai sindacati di polizia e alle forze politiche di chiedere al ministero di fare la necessaria chiarezza sulla vicenda. I maggiori sindacati di polizia penitenziaria (Fp Cgil, Fp Cisl, Uil Pa, Osapp, Uspp e Siappe) hanno diffuso ieri un lungo comunicato unitario per sgombrare il campo da possibili strumentalizzazioni sulla nuova rete di spionaggio. Una nota congiunta infatti chiede ai nuovi responsabili di via Arenula di avviare quanto prima un tavolo di confronto che «anche a tutela del personale», inizi «ad individuare soluzioni capaci di rispondere alle esigenze di professionalità, funzionalità e totale trasparenza anche in materia di organizzazione dei servizi istituzionali». «Siamo agenti di polizia come tutti gli altri e già da tempo svolgiamo funzioni di polizia giudiziaria sotto il coordinamento della magistratura - rilevano i sindacati - c'è il rischio che senza chiarezza i cittadini maturino un'idea sbagliata del compito gravosissimo che svolgiamo». Il malessere dei 44mila agenti italiani è più che diffuso. L'opacità dell'amministrazione, la ristrettezza delle risorse e le voci ricorrenti su un clima interno ai vertici saturo di sospetti non contribuiscono a sanarlo. Il contesto è tale che ormai si preferisce parlare solo dietro garanzia di anonimato: «Siamo allo sbando e non accettiamo che si parli di noi solo quando ci sono le disgrazie». I racconti degli operatori sono concordi: l'aumento dei carichi di lavoro e il blocco del turn over del personale impediscono un lavoro sereno, ne è prova l'aumento delle richieste di passare ai ruoli civili. Con i tagli al comparto mancano perfino i soldi per la benzina, tanto che spesso i servizi di scorta operano al di sotto delle norme di sicurezza. Tutto ciò mentre il giro di vite previsto dalla Cirielli, gli effetti perversi della Bossi/Fini e della nuova legge sulle droghe non conoscono crisi. Il Dap ha comunicato proprio ieri che nei 207 penitenziari è stato raggiunto ad aprile il numero record di 61.392 reclusi: il picco più alto da 15 anni a questa parte. In pochi mesi la sola Cirielli ha portato dietro le sbarre 3mila persone in più, mentre i detenuti extracomunitari sono ormai il 40% del totale. E' necessario voltare pagina. «Le ultime notizie confermano l'esigenza di fare chiarezza - afferma il presidente di Antigone Patrizio Gonnella concordando seppur da postazione diversa con l'allarme dei sindacati - proprio per questo l'avvicendamento ai vertici del Dap è un'occasione che non può andare sprecata. Per il carcere quelli passati sono stati anni di scarsa trasparenza, mentre è ineludibile garantire al meglio la funzione rieducativa della pena, con la quale non c'entrano nulla meccanismi di controllo diffusi e illegali». Dello stesso avviso le forze in parlamento. Giuseppe di Lello, magistrato e neosenatore del Prc, avvisa: «Fra i compiti istituzionali della polizia penitenziaria non c'è quello di svolgere attività di intelligence. Le uniche intercettazioni legali sono quelle disposte dalla magistratura per ipotesi di reato specifiche». Di Lello esclude risolutamente anche collegamenti legittimi con il 41bis. L'interpellanza presentata alla camera da Graziella Mascia (Prc) trova nuova linfa: «Le sollecitazioni che arrivano dai sindacati rafforzano la necessità di un'interlocuzione politica e di un dialogo pubblico e trasparente sul tema del carcere e di una nuova giustizia». Mentre Angelo Bonelli, capogruppo dei Verdi alla camera, chiede al ministero di aprire subito un'indagine: «Se le notizie fossero confermate saremmo di fronte a fatti inquietanti e intollerabili per un paese civile, un servizio segreto autonomo, creato all'insaputa dei ministri competenti e in assenza di governo è un fatto di una gravità inaudita. Bisogna fare piena luce».
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