Mai così tanti in piazza per rispondere al Sap, che chiama «sciacallo» chi chiede verità su Aldro
Quel sindacato di destra che vuole chiudere il caso Ferrara
Checchino Antonini
Ferrara nostro inviato
Fiori. Fiori veri e fiori di carta. Ce n’erano tanti fino a ieri ma qualcuno ha “fatto pulizia” intorno allo spigolo del muro dell’Ippodromo dove il disegno di un angelo in kimono ricorda Federico Aldrovandi, il ragazzo morto durante un misterioso, violentissimo, controllo di polizia. Accadeva il 25 settembre dell’anno scorso. Cinque mesi dopo, i genitori, il fratello minore, gli amici sono ancora lì ad accendere fiaccole nel crepuscolo che avvolge Ferrara. Un ragazzo depone alcuni fiori di cartoncino colorati. «Più li tolgono, più li rifaccio», dice. E arrivano altri mazzi mentre la fiaccolata si dispone sulla via. In silenzio. Sul cancello del galoppatoio un cartello annuncia la conferenza di ufologia della Contrada Borgo S. Luca in corso là dentro. Si discute di «avvistamenti nella nostra zona: Ufo, alieni e strane luci pulsanti». Non è raro trovare, in città, qualcuno che pensi, proprio come ad alieni, questi ragazzini, spesso con i loro genitori, che rinunciano allo struscio del sabato pomeriggio, per reclamare verità e giustizia. Solo la sera prima, 140 persone avevano riempito ogni ordine di posti, nella pregiata Sala Estense, per ascoltare Giuliano Giuliani, il papà di Carlo, il ventitreenne ucciso a Genova nel luglio 2001. Ieri, almeno 5-600 persone, e poi ancora di più all’arrivo in piazza Trento e Trieste, sono sfilati per Via Bologna, l’arteria che arriva da sud. Non erano mai stati così tanti. Composti, silenziosi. Rispondono così all’attacco verbale violento di un leader nazionale del Sap, sindacato di polizia considerato vicino alla destra, venuto da Roma a definire sciacalli tutti coloro che si azzardano a mettere in fila i dubbi sulla versione ufficiale confezionata con fatica, gaffe e contraddizioni evidenti dalla polizia del posto. Sotto accusa sindaco, cittadini, stampa e perfino il fiacco fronte delle destre cittadine, la presunta maggioranza silenziosa, colpevoli agli occhi del Sap, di non reagire alle accuse rivolte alla polizia. Parole che Patrizia Moretti, madre-coraggio di Federico, definisce «inaccettabili, smodate ed offensive». Lei ha dichiarato, fino allo spasimo, la propria fiducia e il rispetto per le forze dell’ordine. D’altronde, suo marito Lino è ispettore della polizia, sia pure municipale, non lontano da Ferrara. E in tutti questi mesi, accanto alla domanda di verità, non ha mai fatto passare liscie manifestazioni di intolleranza nei confronti della ps. «E’ inaccettabile che, proprio da parte di quei sindacati di polizia, si voglia a tutti i costi trascinare nel fango l’intero corpo di polizia di Ferrara in una polemica assurda palesemente volta a giustificare gli errori di qualcuno che quella mattina certamente ha violato i propri doveri. Ma chiedere che chi ha sbagliato la mattina del 25 settembre sia chiamato ad assumersi la responsabilità dei propri errori, è un diritto sacrosanto e legittimo mio, della mia famiglia, di chi mi sta vicino e di chiunque altro voglia la verità - spiega ancora - e se Tonelli (il segretario del Sap in questione, ndr) si riferiva a noi quando alludeva agli sciacalli, “mammiferi che si nutrono anche di carogne” si è dimenticato che la “carogna” era quella di mio figlio».
A pensare che arrivino «attacchi oltre ogni limite», contro chi si occupa del caso c’è l’Associazione stampa ferrarese, il sindacato dei cronisti. «Quella del Sap è una sfida alla città», dice a Liberazione, Andrea Botti, il presidente dell’Asf, mentre si accoda al corteo di fiammelle. Il sindacato dei giornalisti sta cercando di capire cosa significhi l’ondata di fax della procura a tutti i giornali che hanno preso a seguire il caso «dopo l’autocondizionamento dei primi tempi».
Nelle prossime ore, intanto, i legali della famiglia Aldrovandi renderanno note le controdeduzioni dei periti sull’autopsia di Federico. Malgrado l’attivismo mediatico della procura e della questura, la relazione dei periti del pm non chiarisce granché quando enfatizza il ruolo della droga nel compromettere le funzioni respiratorie del ragazzo che si imbatté in due volanti chiamate dai residenti di Via Ippodromo perché lo avevano visto agitato. Quella perizia non solo non trova grandi consensi nella cerchia dei tossicologici ma «non è compatibile con le testimonianze (l’ultima delle quali sarebbe stata resa domenica scorsa fornendo, pare, elementi decisivi per le indagini, ndr)», ricorda Paolo, l’amico fraterno di “Aldro”, uno dei promotori del comitato trasversale per verità e giustizia che ha raccolto più di mille firme di ferraresi e ha preso contatti con persone di altre città, toccate dalla vicenda. Ogni sabato, giorno del sit-in, non mancano i bolognesi, come ancora ieri gli attivisti Prc del circolo Navile, come non manca Arnaldo Cestaro, il pensionato vicentino vittima alla Diaz di abusi e violenze di polizia. Domani anche il sindaco Sateriale, accusato di scarso senso delle istituzioni per aver chiesto indagini rapide e trasparenti, prenderà la parola sul caso rispondendo a un’interpellanza della consigliera Prc Irene Bregola.
In piazza, all’arrivo degli “alieni”, ci saranno ancora fiori per Federico e poesie, diapositive, musiche e i disegni degli studenti dell’Artistico. Loro pure se lo immaginano come un angelo. http://www.liberazione.it/giornale/060226/LB12D6B9.asp
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