Balfour Zapler "È un bene o un male per gli ebrei?" Questa famosa frase ha rappresentato per decenni la risposta tipica dell'ebreo dell'Europa centrale, immigrato negli Stati Uniti e non certamente acculturato, quando gli si chiedeva un parere su qualche nuovo partito politico o movimento ideologico. Si parla di poveri diavoli reduci da luoghi dove per lunghi anni l'antisemitismo era aperto e violento e in molte nazioni vi erano periodi di vera e propria caccia all'ebreo, discriminazioni di ogni genere e pogroms.
L'ebreo identificava "male per gli ebrei" i movimenti intolleranti sciovinisti e xenofobi che caratterizzavano la "destra" di allora. Gli intellettuali ebrei si buttavano a sinistra dove erano esaltati gli ideali di uguaglianza, fratellanza senza distinzioni di credo o provenienza… quindi era tutto ciò che era "bene per gli ebrei".
Ma con il tempo, la sconfitta del nazi-fascismo, il sorgere di democrazie, il ripudio mondiale all'orrore della Shoà, la fondazione dello Stato d'Israele, la persecuzione degli ebrei nello Stato simbolo del socialismo, l'Unione Sovietica, hanno cambiato l'intimo significato politico di ciò che era chiamato "destra" e ciò che era chiamata "sinistra".
Con il tempo, il risorgere di Israele è stato visto dalle sinistre come una "occupazione" di terra altrui, un colonialismo che opprimeva le allora inesistenti aspirazioni indipendentistiche dei "palestinesi" e di lì, una certa sinistra si è schierata apertamente contro le "legittime aspirazioni palestinesi" al punto da giustificarne la lotta armata e finanche il bieco terrorismo mirato a vittime innocenti. Arrivando all'estremo di osteggiare qualsiasi tentativo di pace chiedendo, quindi, in sana sostanza, l'estinzione del neonato Stato d'Israele che segnerebbe l'inizio di una nuova diaspora. Chi propugnava uno Stato teocratico sedeva nei vari presidii delle internazionali socialiste. Gli arabi di regimi assolutistici erano ricevuti da calorosi applausi alle assemblee internazionali social comuniste.
Gli israeliani che rappresentavano uno Stato creato sul socialismo puro, lo Stato del "kibbutz", non ne erano ammessi. Tutto ciò lasciava perplesso chi, come chi scrive, credeva nel socialismo e negli ideali ugualitari sui quali aveva in piccola parte contribuito a costruire lo Stato d'Israele, in cui i più potenti gruppi industriali erano di proprietà della Histadruth, la Confederazione dei lavoratori e non del "capitalismo". E allora? Dove e chi era la destra? Dove e chi era la sinistra? Premesso ciò non ci preoccupa più di tanto l'aumento del numero di ebrei che scelgono la "destra" in Europa.
Contiamo ora oltre 20 milioni di mussulmani in Europa e se l'andamento demografico rimane costante, cosa che si prevede invece in aumento, tra nascite e flusso immigratorio, la popolazione islamica aumenterà nel nostro continente fino a oltre 50 milioni entro il 2025, come afferma in questo numero di Shalom lo storico Emanuele Ottolenghi. E la rapida crescita della popolazione islamica è già accompagnata da certi timori e il "benpensante" europeo - tra cui si annoverano gli ebrei tranquillamente assimilati - vedono in ciò un pericolo per la stabilità sociale, per l'ordine e la sicurezza.
Ci riferiamo quindi anche al partito belga Vlaams Belang i cui fondatori si dice fossero xenofobi che collaborarono con i nazisti e che ora sfrutta le paure suscitate da immigrati arabi e, a differenza dei partiti pre bellici da cui discende, ambisce a conquistare i voti ebraici. Quello belga è un caso estremo di fronte al nascente antisemitismo e allo schierarsi della " sinistra" in favore totale ed assoluto alla causa palestinese, ma è indicativo quale spostamento politico più ampio che si sta verificando nell'elettorato ebraico europeo, che da un lato vuole integrarsi completamente in Europa e che considera la destra una garanzia di "ordine", "stabilità" e che ancora non accetta chi, secondo loro, si schiera con chi predica la distruzione dello Stato d'Israele.
La sinistra dovrebbe smorzare i toni e dimenticare slogan e stereotipi del passato per permettere agli ebrei di schierarsi con la millenaria tradizione democratica e progressiva del popolo d'Israele. Lo stesso "falco" Sharon, militare che predicava l'occupazione violenta e brutale dei territori e che ne ha incentivato gli insediamenti, dando pieno appoggio governativo a coloro che volevano stabilirsi definitivamente su terra non certo israeliana, ha dovuto ricredersi.
Come esplicitamente dichiarato da Shlomo Avneri, docente di Scienze Politiche all'Università Ebraica di Gerusalemme ed ex direttore generale del ministero degli Affari Esteri d'Israele ed eminente esperto della geo politica medio-orientale. Israele ha dovuto porre fine, in una maniera o nell'altra, a gran parte dell'occupazione, creando anche una barriera reale che mettesse fine al ciclo brutale di rappresaglie tra lo Stato ebraico e i palestinesi. L'unico modo per Sharon di pagare questo prezzo è stato quello di raggiungere un accordo con la sinistra, affinché gli ideologi più estremisti del suo partito, il Likud, e nei due partiti politici più piccoli dell'ala destra mantenessero la loro posizione e uscissero dal governo.
Come tali, il piano di disimpegno da Gaza non è affatto il simbolo di una nuova situazione di stallo, ma rappresenta il catalizzatore di un vigoroso slancio in avanti verso la pace. Vorremmo che la "vecchia sinistra" avesse una visuale più ampia, più democratica e meno populista. E' ormai ora di ridimensionare il vero significato di "destra" e "sinistra" che non possono essere quelli di cento anni fa. Ormai chi si definisce "comunista" è come colui che si definisce "fascista" e, cioè, un nostalgico che vive fuori del suo tempo, quindi un inguaribile reazionario. Il momento storico non può identificare la sinistra con l'Unione Sovietica di qualche decina di anni or sono.
Dobbiamo guardare avanti, al progresso, teso al benessere della classe lavoratrice che produce ricchezza per sé e non per pochi altri… valori che prescindono dai vecchi clichè di "sinistra" o di "destra". Cerchiamo di non identificare Israele solo come una forza colonialista che ha occupato della terra reclamata da altri, ma ricordiamo che Israele ha dato al mondo l'ideale del kibbutz, ben più avanzato di quanto non sia stato il Kolchoz sovietico o il "Ejido" messicano. Bisogna rendersi conto che al giorno d'oggi ciò che è un male o un bene per gli ebrei è anche un male o un bene per l'umanità.
|