comunicato stampa sulle udienze di ieri e oggi
L'udienza di oggi si apre con la decisione del Tribunale di ammettere i riconoscimenti fotografici incrociati delle parti offese solo se già fatti in sede di interrogatorio di fronte al PM oppure nel caso in cui essi risultino rilevanti sulla base delle testimonianze delle medesime. Sei sono i testimoni che sono stati ascoltati in questi due giorni. Nell’udienza di ieri, lunedì 27 febbraio, sono stati ascoltati tre testi, che hanno raccontato delle violenze e umiliazioni subite nella caserma di Bolzaneto per le quali sono rinviati a giudizio in 45 tra poliziotti, carabinieri, agenti penitenziari e personale medico. Il primo dei tre testi ha ricordato i pestaggi e il singolare invito rivoltogli da un agente digos poco prima di lasciare la caserma: "Mi sconsigliò di andare a dormire nella sede del glf", ovvero la scuola Diaz, assaltata la sera dopo dalle forze dell'ordine. Il terzo teste viene addirittura arrestato mentre si trovava in un bar: ricorda con precisione le botte con cui venne costretto a entrare in cella, ricorda i pestaggi con i guanti imbottiti ed infine gli insulti fascisti e mirati all’appartenenza ideologica delle persone fermate: "Gli agenti dicevano che con Berlusconi, avrebbero potuto fare ciò che volevano". Sono inquietanti i racconti che si susseguono anche nell’udienza di oggi, durante la quale si consolidano i dettagli di quella follia. “In corridoio si ballava continuamente, sembrava un valzer”: così M.D. definisce i passaggi in corridoio tra due ali di poliziotti dove “ognuno dava il suo contributo”. M.D. viene arrestato con l’amico S.D.. Entrambi vengono portati dapprima al commissariato di San Fruttuoso e da lì, intorno a mezzanotte, a Bolzaneto. Sono tra gli ultimi ad arrivare in caserma nella notte del 20 luglio. “Nella cella vi erano tracce di sangue sul muro all’altezza della testa” Così si presenta Bolzaneto di notte: non mancano neanche i riferimenti al fascismo, le suonerie con Faccetta Nera, gli slogan inneggianti al “duce”, le percosse gratuite. “Farci sbattere la testa contro il muro era contemplato nelle modalità usate dalle guardie carcerarie per farci rimanere in posizione: faccia al muro, gambe divaricate, mani legate dietro la schiena” racconta S.D. “Un ragazzo tedesco portato in cella con noi sviene più volte nel corridoio e viene trascinato nel bagno, da dove ne usciva fradicio, ma non riusciva a riprendersi, stava così male che alla fine dovettero portarlo all’ospedale” . Inoltre, i due ragazzi hanno entrambi riconosciuto nelle fotografie mostrate dal PM Antonio Gugliotta come l’agente che li ha percossi e umiliati ripetutamente nel corridoio. M.D. ha anche riconosciuto in Giuliano Patrizi uno degli agenti che entrava nella cella a malmenarli, lo stesso che si accanì particolarmente sul ragazzo tedesco. L’udienza si conclude con altri piccoli dettagli, come il falso referto medico scritto dal dott. Toccafondi a M.A., dove dichiara ”lamenta di lesioni al cuoio capelluto ma non vi sono segni visibili” quando, perfino dalle foto segnaletiche, e’ evidente un’ampia ferita sulla fronte del ragazzo. Sono “attimi che sembravano ore”, che alla fine della XVII udienza trovano sempre di più un posto nella ricostruzione della sadica e malata follia che ha spopolato a Bolzaneto cinque anni fa. Prossima udienza lunedì 6 marzo.
Supporto Legale.
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