Le “favole di Giovanardi”: la canna e l’uva
Legge sulle droghe: l’associazione Itaca punta il dito sull’articolo del decreto che definisce i criteri per cui una pianta può essere coltivata oppure no. I principi attivi dell’alcol e quelli della cannabis Coltivare una vigna sarà illegale quanto coltivare canapa dopo l'approvazione definitiva della nuova legge sulla tossicodipendenza. Lo ha ribadito stamane l’associazione Itaca del cartello «Non incarcerate il nostro crescere», alla conferenza stampa indetta in occasione del passaggio alla Camera del cosiddetto "Stralcio Giovanardi", riporta l’agenzia redattore Sociale. Sotto la lente d’ingrandimento dell’associazione in particolare l’articolo del decreto che definisce i criteri per la formazione delle tabelle delle sostanze illegali (art. 4 vicies ter, art. 14): oppio e derivati, foglie di coca e anfetamine, ma anche “ogni altra sostanza che produca effetti sul sistema nervoso centrale ed abbia capacità di determinare dipendenza fisica o psichica dello stesso ordine o di ordine superiore a quelle precedentemente elencate” (punto 4) e “ogni pianta i cui principi attivi possono provocare allucinazioni o gravi distorsioni sensoriali e tutte le sostanze ottenute per estrazione o per sintesi chimica che provocano la stessa tipologia di effetti a carico del sistema nervoso centrale” (punto 7). Tutti effetti prodotti anche dall’alcol, che secondo Itaca rientrerà a pieno titolo tra le sostanze illegali all’approvazione della legge, che dovrebbe essere inserita all’ordine del giorno martedì prossimo e vincolata a voto di fiducia. Ma non basta, per assurdo rischiano l’illegalità anche le vigne italiane. Il decreto sancisce che “è vietata nel territorio dello Stato la coltivazione delle piante comprese nella tabella 1 di cui all’articolo 14”. Non si tratta evidentemente di una crociata del Governo contro i produttori italiani, ma piuttosto secondo Itaca di un macroscopico esempio di quanto sia fatta male la legge. Una legge “cialtrona”, complicata e peggiorata stralcio dopo stralcio, nata senza una reale consultazione con associazioni, istituzioni e operatori. Franco Corleone, Garante dei diritti dei detenuti a Firenze e presidente di Forum droghe, ha ricordato che nel 2004 sono state segnalate per detenzione di sostanze stupefacenti circa 80mila persone (80% per cannabis): uno degli effetti prevedibili della nuova legge sarà dunque che migliaia di persone entreranno nel circuito penale con l'accusa di spaccio e per 4 o 5 grammi di cannabis dovranno dichiararsi "tossicodipendenti" e, farsi "recuperare" in strutture chiuse, isolandosi per molto tempo dalle proprie normali relazioni. «Con questa legge - ha detto - l'Italia diventa il paese con la legislazione più arretrata d'Europa» e ha aggiunto «La persecuzione penale fa più male del consumo di droghe. (…) Chiediamo che nella prossima legislatura sia fatto immediatamente un decreto che blocchi la legge Fini-Giovanardi e che si apra immediatamente il percorso per arrivare ad approvare una nuova legge sulle droghe». Il Cnca si chiede in che modo si potranno gestire in una comunità «un tossicomane che ha oltre 10 anni di consumo di droghe sulle spalle e un diciottenne che ha fumato uno spinello con gli amici». Il coordinamento ha ribadito che non accetterà nelle proprie comunità giovani e adulti «sottoposti alle misure punitive di questa legge» e che non certificherà lo stato di tossicodipendenza: «questo è un compito che non può essere demandato ai privati». http://www.liberazione.it/giornale/060202/LB12D6B0.asp
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