Ieri il sit-in antiproibizionista a Montecitorio
Né tossici
né criminali,
l’11 marzo
in piazza
«Né tossici né criminali, contro la Fini- Giovanardi resistenza psicoattiva». Era scritto nei manifesti esposti alla Camera dai parlamentari, durante la votazione del disegno di legge sulle droghe, era lo slogan del movimento antiproibizionista che fuori Montecitorio aspettava i risultati (scontati) della votazione. E mentre la fiducia con, 307 voti favorevoli, calava il sipario sulla messa in scena in tema di droghe, esponenti dell’associazionismo, delle comunità terapeutiche, dei centri sociali, bruciavano un enorme spinello di cartone appoggiato su un camion con più di duecento giovani che accendevano le cosiddette “canne” insieme ad alcuni parlamentari di centro sinistra. Una manifestazione di protesta contro le norme contenute nel nuovo piano di intervento nazionale sulle droghe che ha riunito nuovamente tutto il fronte antiproibizionista dopo il voto al Senato del 26 gennaio scorso.
«Siamo qui oggi e ci saremo anche domani- ha spiegato Valentina portavoce del movimento di massa antiproibizionista romano (Mdma) - chiunque vada al governo deve sapere che la nostra attenzione rimarrà alta e che ostacoleremo in tutti i modi questa legge».
La piazza chiede l’abrogazione delle Fini-Giovanardi, l’apertura di un confronto ampio che coinvolga gli operatori del settore, che tenga conto della enorme vastità del fenomeno, che si ritorni alla centralità del pubblico in tema di tossicodipendenze. In particolar modo vengono contestate le norme che equiparano droghe leggere e droghe pesanti, l’estensione della titolarità sulla certificazione delle tossicodipendenze a tutti i segmenti del settore ( anche privati), il ritorno al lavoro coatto come forma di recupero. «Questa legge - secondo Francesco Raparelli di Esc, un centro sociale del quartiere romano San Lorenzo - cambierà in peggio la vita di tanti liberi consumatori, che subiranno sulla loro pelle gli effetti di una legge ideologica che, invece di combattere la mafia, provocherà un arresto in ogni famiglia».
«Sono un consumatore/produttore - gli ha fatto eco Fabrizio, musicista, malato affetto da una sindrome reumatica - coltivo la mia erba, a casa, da cinque anni. Non ho mai spacciato e in questo modo sono uscito dal giro della distribuzione illegale. I dolori mi passano solo quando fumo, e solo così riesco a lavorare. Non faccio del male a nessuno, sono incensurato, ma vengo perseguitato. Su di me gravano 12 procedimenti penali sempre per coltivazione». Fabrizio vive a Chieti ed è appena uscito dal carcere Madonna del Freddo, dopo 3 mesi di detenzione, in attesa di giudizio. Se la prende soprattutto con Fini, padre putativo della legge, così come fa tutta la protesta: «Finiamola con i luoghi comuni, chi comincia con una canna non è detto diventi presidente di An». Ricordando poi che sarà il ministero della salute a emanare il decreto che fisserà la soglia, cioè la quantità di sostanza attiva oltre la quale si configurerà lo spaccio le attenzioni si sono spostate anche sull’ex governatore del Lazio: «Storace, Storace, il fumo ci piace». Negli ultimi cento giorni di mandato, quindi, Alleanza nazionale in tutta fretta porta a casa un successo da spendere in campagna elettorale, mentre nei primi cento giorni, della nuova legislatura, il movimento chiede all’Unione di cancellare il provvedimento. In tarda mattina, alcuni esponenti del centro sinistra hanno poi raggiunto il sit-in a piazza Montecitorio. Per i verdi c’era Pecoraio Scanio e Paolo Cento, che alla richiesta dei manifestanti di un impegno preciso, hanno rilanciato «l’ipotesi referendaria». Assenti, ingiustificati, esponenti dei Ds e della Margherita, ai quali Giovanni Russo Spena di Rifondazione comunista (presente anche Graziella Mascia) ha ricordato «l’accordo già raggiunto con l’Unione sulla abrogazione della nuova legge e la modifica della attuale legge 309».
Con le bandiere al collo, c’era anche una delegazione della Rosa nel pugno accompagnata da Daniele Capezzone. E’ intervenuto anche l’europarlamentare Vittorio Agnolotto che ha denunciato: «L’atteggiamento oltranzista dell’Italia, che di fatto ritorna alla penalizzazione del consumo mentre tutti parlano di riduzione del danno, in netta contrapposizione con il resto d’Europa». Della «necessità di uscire dall’isolamento allargando il consenso» ha parlato Paolo di Vetta di Action che ha poi invitato tutti a: «Parlare alla gente, far capire quanto questa legge penalizzi loro stessi, i loro figli. Uscire dall’autoreferenzialità». L’appuntamento è già stato fissato: il prossimo 11 marzo una grande manifestazione nazionale, a Roma, per ribadire «che giusto o sbagliato non può essere reato» e che «non può essere una legge dello stato a sancire la liceità delle scelte individuali».
Il sit-in si è poi sciolto in un corteo con il gigantesco spinello fumante che vagava per le vie del centro storico sotto gli occhi divertiti e stupefatti dei passanti.
Gi. Ros.
http://www.liberazione.it/giornale/060208/LB12D6BA.asp
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