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Frida Nacinovich Ninete fumo, siamo berlusconiani. I registi della Casa delle presunte libertà girano il loro ultimo e definitivo capolavoro: una canna e vai dentro. In carcere, al gabbio, al limite in un centro di recupero tossicodipendenti. Privato, s’intende, come quelli di muccioliniana memoria. Il governo ha fretta, una fretta del diavolo, sabato deve chiudere bottega. Così la nuova legge contro le droghe viene inserita nel decreto sulle Olimpiadi di Torino. Addirittura. La scusa? Anche il doping è droga. Buonanotte.
La Camera cerca di approvare fra le proteste dell’opposizione la nuova legge voluta in primis da Alleanza nazionale e imposta dal governo a colpi di fiducia. Le ultime mosse di Berlusconi & c. seguono alla lettera i dettami del manuale Cencelli: ai leghisti le nuove norme sulle pistole facili, alla destra il carcere per gli spinelli, a Forza Italia l’inappellabilità delle sentenze. Quanto all’Udc, Casini e Buttiglione hanno provato a mettere mano alla 194. Non hanno vinto. Speriamo non ritentino.
Cinque anni di brutte giornate, coronate dall’ennesima legge mostro. Un provvedimento “ad partitum” per permettere ad Alleanza nazionale di presentarsi in campagna elettorale più a destra che mai. Che tristezza. Deputate e deputati di Rifondazione comunista e dei Verdi alzano cartelli con la scritta: «Mandiamo in fumo la legge Fini sulle droghe». Magari. La Casa delle libertà tira dritto, come uno schiacciasassi. L’Unione, compatta, critica il governo. «Vergogna», dice il Verde Paolo Cento. Enrico Buemi dello Sdi bolla la legge Fini come «proibizionista, demagogica e propagandistica». E, almeno sul no alla nuova legge sulla droga, si registra l’unità tra i socialisti: Chiara Moroni (Nuovo Psi, quello berlusconiano) annuncia infatti che voterà la fiducia al governo ma si opporrà al provvedimento nel voto finale, considerando «inadeguato un approccio di tipo proibizionista al problema della tossicodipendenza e scientificamente errata la scelta di equiparare droghe leggere e droghe pesanti, frutto di un pregiudizio ideologico».
Durissimo Franco Giordano di Rifondazione comunista: «Non ha senso l’equiparazione tra droghe leggere e droghe pesanti, anche in considerazione dell’uso terapeutico della cannabis. Un vostro burocrate, che magari si sente erede di qualche tribunale di inquisizione, ed in stile totalmente medievale cancella, con un tratto di penna, millenni di letteratura scientifica e sanitaria». E fortemente critica è Rosy Bindi (Dl), che parla di una legge «che rispecchia l’impostazione punitiva e repressiva di questo governo che non tende né al recupero né alla riabilitazione». Il diessino Luciano Violante parla di «una legge che si affida all’illusione repressiva, nel senso che non dice al cittadino perché viene punito, e non prevede nulla di vero per la cura della tossicodipendenza».
La maggioranza berlusconiana si lancia in un’improbabile difesa del provvedimento. Gianfranco Anedda (An) ribadisce che le norme «rappresentano una mossa per contrastare lo spaccio e scoraggiare l’uso di tutte le droghe che sono tutte ugualmente dannose». Ti pareva. Ecco Antonio Leone di Forza Italia: «Si colma una “zona grigia” tra consumo e spaccio che in questi anni tanto danno ha fatto». Dagli al drogato, che sia un trafficante internazionale di eroina o un ragazzino che si fuma uno spinello poco conta. Punire, punire, punire.
La Camera conferma con 307 sì la fiducia al governo sul decreto legge sulle Olimpiadi invernali di Torino che contiene le nuove norme sulla tossicodipendenza. I voti contrari sono stati 207. Ora l’assemblea passa all’esame degli ordini del giorno presentati dall’opposizione, che sono 221: un numero altissimo per praticare l’ostruzionismo e allungare i tempi per l’approvazione del decreto.
Dentro Montecitorio l’opposizione protesta. Anche fuori si protesta. «Fini-amola con i luoghi comuni - recita uno striscione - Chi comincia con una canna non è detto diventi presidente di An». Alcuni parlamentari si uniscono alla fumata di gruppo: da Paolo Cento ad Elettra Deiana, da Graziella Mascia a Giovanni Russo Spena, da Vittorio Agnoletto a Titti De Simone si sono passati uno spinello violando così la nuova futura legge repressiva sulle droghe. Segnali di fumo, segnali di civiltà. http://www.liberazione.it/giornale/060208/LB12D6BD.asp
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