La droga di fiducia
Oggi il voto sul decreto legge che introduce il carcere per chi fuma gli spinelli
ELEONORA MARTINI
ROMA
Il governo ha incassato ieri, per la seconda volta, la fiducia sul decreto legge per le Olimpiadi invernali che, con lo stralcio Giovanardi, detta le nuove norme in materia di droghe. Ed è slittato a oggi il voto, a scrutinio segreto, dell'intero provvedimento. Anche al Senato era stato approvato, il 26 gennaio scorso, con un voto di fiducia (e sono 45 nel corso dell'intera legislatura). Uno «sfregio istituzionale», ha commentato Giovanni Russo Spena (Prc) che ha partecipato alla protesta del movimento antiproibizionista, dentro e fuori Montecitorio. E mentre sulla piazza si accendevano spinelli, al centro dell'emiciclo parlamentare alcuni deputati del Prc, Pdci, Verdi e sinistra Ds innalzavano cartelli per invitare a «mandare in fumo la legge Fini» e disturbare per qualche secondo le dichiarazioni di voto. Un tempo comunque sufficiente per far sospendere la seduta per cinque minuti, come ordinato dal vicepresidente Clemente Mastella. Incassata la fiducia (307 sì e 207 no), con la quale è stata aggirata la valanga di emendamenti preparati dall'Unione, il governo si appresta ora a votare per intero il decreto legge sulle Olimpiadi. Ma dovrà fare i conti con gli oltre 200 ordini del giorno presentati come «unica altra forma possibile di ostruzionismo creativo» dell'opposizione. Con uno di questi, Franco Grillini (Ds) ha raccontato la storia di Giuseppe Ales, il giovane di Pantelleria suicidatosi perché incriminato per possesso di alcuni germogli di marijuana. «Era l'unico modo di aprire un minimo di discussione nel merito di una questione così delicata e complicata», racconta ancora Russo Spena. E una spina, giusto quella, sembra essere stata conficcata nel fianco della Cdl, vista l'opinione molto simile espressa anche da Chiara Moroni, portavoce del Partito socialista Nuovo Psi, che ha definito un «grave errore» che «non si sia voluto prevedere il diritto all'uso terapeutico della cannabis».
«L'iter procedurale con cui si è imposta questa norma potrebbe già essere considerato incostituzionale, perché per emanare un decreto legge si ha bisogno di requisiti di "indifferibilità e urgenza", che certo non rientrano nel caso», conclude Russo Spena che taglia corto: «E' solo un manifesto elettorale di An». Era pronto da più di cinque anni, infatti, il provvedimento che riforma la legge precedente sulle droghe, la 309 del 1990, della quale erano stati poi abrogati alcuni punti per via referendaria nel 1993. L'altro carattere di incostituzionalità, secondo alcuni studiosi dell'opposizione, sta nella delega in bianco al governo del cuore del provvedimento, quello con il quale si deciderà effettivamente la pena. E'la tabella, alla quale sta già lavorando il ministro Giovanardi, che stabilirà le fasce di quantità massima consentita. Con un decreto ministeriale attuativo, la tabella mancante al maxi emendamento (quella riguardante i farmaci invece c'è) segnerà il limite tra le sanzioni amministrative e quelle penali. L'orientamento sembra essere quello di determinare una dose massima di sostanza e non il quantitativo di principio attivo contenuto in essa. Ricordiamo che la legge Fini, che il governo si appresta a varare, equipara nella stessa tabella sostanze come la cannabis e l'eroina. Mentre le modalità di presentazione, il frazionamento, e altri indizi, saranno elementi di aggravamento delle pene. In sostanza, essere sorpresi a fumare uno spinello, e non possedere altre droghe, è condannabile con sanzioni amministrative, mentre essere sorpresi a passare una canna ad altri, è sanzionabile con il carcere. Al tavolo di discussione del programma dell'Unione non avevano immaginato come sarebbe stata imposta la legge - a fine legislatura e con questi metodi - ma, dicono, l'abrogazione del decreto non è in contraddizione con le linee guida del centrosinistra. «Sarà abrogata», promette tra gli altri Rosi Bindi (Margherita) che nella sua dichiarazione di voto si è detta contraria alla carcerazione e alla repressione e ha messo in evidenza «l'ignoranza scientifica» che ha ispirato lo stralcio Giovanardi. Inoltre ha ricordato quanto le norme siano arretrate rispetto ad altre leggi europee che - in Spagna, come in Svizzera o Gran Bretagna - depenalizzano il consumo di cannabis. Anche la Fict, una federazione di comunità vicine al mondo cattolico, ha protestato perché la legge «non tiene nemmeno conto delle indicazioni della Conferenza di Palermo», alla quale, pure, avevano partecipato, a differenza degli altri operatori del privato sociale. http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/08-Febbraio-2006/art28.html
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