sembra che Don Abbondio Ciampi non abbia ancora firmato la Legge Fini. C'è ancora speranza?
La fiducia al Governo sulla fascistissima Legge Fini è passata, le modifiche peggiorative sono già in cantiere... Rimane il Presidente della Repubblica Ciampi che potrebbe ancora non firmare il provvedimento.
L'appello degli artisti contro la Legge Fini è stato consegnato l'altro ieri al Quirinale. I promotori invitano tutti i singoli cittadini a fare lo stesso e a mandare direttamente a Ciampi questa lettera
A Carlo Azeglio Ciampi Presidente della Repubblica Italiana Quirinale – Roma presidenza.repubblica@quirinale.it Fax 06.46993125 Caro Presidente Ciampi, mi rivolgo rispettosamente a Lei nella speranza di meritare un poco della Sua attenzione, nonostante le modalità irrituali del mio appello. Sono un semplice cittadino, seriamente preoccupato per le possibili conseguenze sociali del decreto legge Giovanardi recentemente approvato e relativo alle droghe. Tale decreto è, a mio avviso, una palese violazione del referendum popolare del 1993, che aveva sancito la non punibilità dei consumatori. Esso prevede inoltre l’ equiparazione tra droghe leggere e droghe pesanti, nonostante tale omologazione sia assolutamente ingiustificabile dal punto di vista medico- scientifico. In una parola, tra qualche settimana tutti i consumatori di cannabis in Italia verranno considerati spacciatori e rischieranno pene minime da 1 a 6 anni nel caso vengano colti in flagrante con un quantitativo di hashish superiore a quello che dovrà essere fissato dal Ministero della Sanità (quantitativo che si preannuncia assolutamente minimo). Per cogliere l’implicazione sociale di un tale provvedimento, Le basti pensare solo che l’anno scorso circa 80.000 persone sono state segnalate alla Prefettura per possesso di cannabis. Molte di queste persone, con questa nuova legge, sarebbero destinate a riempire carceri già drammaticamente sovraffollate o, in alternativa, ad essere assegnate quali “tossicodipendenti” a comunità di recupero private. Sorvoliamo su tutti gli altri effetti dannosi su ogni politica di riduzione del danno, e veniamo al dunque: sono consapevole che in questo momento, Lei è l’unica persona in Italia che può impedire quello che mi sembra un possibile. scempio. Perciò Le rivolgo un sentito appello, in qualità di Presidente ma anche di cittadino, e Le chiedo di non firmare il decreto in oggetto. Penso che la questione della droga meriti di essere trattata, in un prossimo futuro, con maggior serenità e senza l’assillo di obblighi elettorali che rischiano di rovinare inutilmente la vita a decine di migliaia di persone in questo paese. Mi permetto inoltre e in conclusione di sottolineare l'importanza di un esame dettagliato e rigoroso della legge licenziata dal Parlamento, se è vero che - come si può dedurre dagli atti del Senato e della Camera - autorevoli esperti di grande competenza giuridica hanno messo in luce numerosi punti di gravissima e manifesta incostituzionalità. Grazie per quanto vorrà o potrà fare. I miei migliori saluti. (firma) spediscila direttamente all'indirizzo presidenza.repubblica@quirinale.it
Ci sono comunque altri appelli in circolazione. Su
http://www.siamotuttiuguali.org/petizioni/stu/
trovate l'appello di siamotuttiuguali.org che dice SIAMO TUTTI UGUALI Petizione contro la discriminazione dei consumatori di canapa. I cittadini italiani ed europei chiedono di modificare le legislazioni nazionali e comunitarie rimuovendo ogni discriminazione derivante dall'uso personale della canapa, in ottemperanza con i principi espressi dalla: Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: Articolo 12 Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, nè a lesioni del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni. Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea: Articolo 21 - Non discriminazione 1. È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali. La Costituzione della Repubblica Italiana: Articolo 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E' ora di mettere a tacere il mito che consumare canapa e' sinonimo di attivita' deviante. Il suo consumo non e' piu' deviante di altre abitudini sociali o individuali diffuse, accettate, riconosciute. I consumatori di canapa non sono diversi dai non consumatori. Sono, come la maggior parte dei cittadini, persone responsabili. Lavorano, amano le proprie famiglie e contribuiscono alla vita della comunità. I consumatori desiderano essere rispettati e non subire discriminazioni. Essere uguali agli altri. Ogni anno migliaia di cittadini responsabili vengono umiliati, sottoposti a controlli di polizia, a test sanitari, licenziati, arrestati, marchiati come tossicodipendenti. Consumare canapa e' largamente diffuso e comune. In Italia sono piu' di 4.000.000 i consumatori abituali di canapa, cittadini discriminati e costretti a delinquere. Siamo tutti uguali?
L' Appello contro l'intolleranza della Società della Ragione lo trovate invece su: http://www.societadellaragione.it/sdr/stampa/appellointo e dice LA GUERRA ALLA CANAPA PORTERÀ MIGLIAIA GIOVANI IN GALERA. NON CONFONDIAMO IL DIRITTO CON LA MORALE. Oggi la Camera dei Deputati è chiamata a votare una nuova legge sulle droghe, senza poter discutere e modificare un testo ultraproibizionista e punitivo che elimina la differenza tra sostanze pesanti e leggere. I deputati sono costretti,come è già accaduto ai senatori, ad esprimere una fiducia tossica, approvando un provvedimento che offende la scienza, i dati della realtà e dell’esperienza e soprattutto viola il principio del giusto processo sancito dall’articolo 111 della Costituzione. Infatti sarà sufficiente detenere anche un milligrammo in più di qualunque droga rispetto a quanto previsto da un decreto affidato al ministro della salute, per essere condannato come spacciatore, seppure presunto, a una pena da sei a venti anni di reclusione o da uno a sei anni nei casi di lieve entità. “Una visione farmaceutica del diritto”che cancella il valore della prova e le garanzie minime. Le conseguenze, anche dal punto educativo, saranno assai gravi perché ai giovani si trasmetterà il messaggio che tutte le droghe sono uguali senza distinguere i rischi e si spingeranno gli spacciatori veri,a parità di pena,a vendere le sostanze più redditizie anche se più pericolose. Si realizzeràuna vera e propria macelleria giuridica sull’altare di uno straccio di bandiera di propaganda elettorale. In nome di uno pseudo-solidarismo, in realtà di un paternalismo autoritario,si sostiene che si potrà evitare il carcere,facendosi certificare lo stato di ossicodipendenza da strutture convenzionate presso le quali si sarà ricoverati fino a sei anni per lavori di pubblica utilità gratuiti.Si realizzerà così una sorta di esecuzione penale privata presso comunità-carcere,espellendo dalla società soggetti bisognosi di integrazione sociale e non di emarginazione spacciata come recupero e salvezza. L’accanimento persecutorio contro una pianta millenaria,catalogata nei più recenti rapporti scientifici come la più sicura tra tutte le sostanze psicoattive legali e illegali,si spinge fino al divieto dell’uso terapeutico della marijuana che è già permesso in molti stati d’Europa. Vi sono molti altri aspetti di incostituzionalità, dalla violazione delle competenze delle Regioni a quella del diritto alla salute messo a rischio dalle limitazioni all’uso del metadone. Vogliamo sperare che non si debba attendere l’intervento del Presidente della Repubblica o della Corte Costituzionale per cancellare tale obbrobrio. La politica deve saper affermare la sua responsabilità e ogni singolo deputato deve affermare la propria autonomia di giudizio e di scelta.
Per aderire scrivi a: info@societadellaragione.it
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